14/04/24

La retorica della guerra e le armi "intelligenti”

 "Quando il confronto con la guerra, la morte, la distruzione, le sofferenze, passa attraverso le macchine elettroniche e il loro automatismo, le tematiche relative alle convenienze strategiche di “sicurezza” e di “supremazia” prendono il posto di considerazioni e priorità legate al senso della reciproca tutela, sostituendosi alla legislazione internazionale umanitaria, alla ricerca di mediazioni diplomatiche di pace fra i contendenti…"

www.concorsiesercito.it/droni-militari-italiani/


di Letizia Oddo – pubblicato su CRS Centro per la Riforma dello Stato

La frase che segue è tratta da un testo scritto nel 1973 da un gruppo di giovani scienziati impegnati nel movimento per la pace che, venuti a conoscenza delle ricerche sui droni armati svolte dall’esercito americano dopo la guerra del Vietnam, scrissero un articolo per denunciarne i pericoli:

«Per i corpi umani, con le loro capacità necessariamente limitate anche se armati, ogni difesa è inutile contro questi strumenti, che non conoscono limiti se non quelli meccanici. La guerra a distanza è una guerra fatta da macchine umane contro il corpo umano. È come se lo spirito umano fosse migrato dalle macchine con l’obiettivo di distruggere il corpo umano»[1]1.

Uccidere il nemico nella guerra a distanza, avvalendosi di sistemi pilotati dall’intelligenza artificiale, può significare – riprendendo le parole dell’articolo – migrare dalle macchine lo spirito umano (la nostra ragione, sensibilità, affettività, senso di responsabilità) fino a concepire i dispositivi tecnologici, i sistemi d’arma, come entità completamente automatiche, tese a emanciparsi da qualsiasi forma di gestione e di controllo da parte degli esseri umani che dovrebbero governarli.

I sistemi d’arma ‘intelligenti’ diventano feticci divinizzati delle proiezioni di onnipotenza, nuovo idolo in cui racchiudere attese salvifiche. Da sempre la retorica della guerra si è avvalsa dell’introiezione, a livello dell’inconscio collettivo, della dinamica onnipotenza-impotenza, fomentando il senso di persecuzione evocato dai nemici e, al tempo stesso, il senso di supremazia proiettato su armi che rendono imbattibili. 

12/04/24

Migrazioni e asilo / il nuovo Patto europeo avrà conseguenze umanitarie devastanti

Il 10 aprile il Parlamento Europeo ha votato in composizione plenaria l’adozione del nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo: le norme approvate saranno formalmente adottate, dopo che il Consiglio europeo le avrà approvate, entro giugno del 2024.

 È la fine di un percorso iniziato quattro anni fa. La proposta legislativa della Commissione Europea del 2020 era nata con l’obiettivo di delineare un quadro comune europeo per la gestione della migrazione e dell'asilo, con diverse proposte legislative. Alla fine dello scorso anno, il Consiglio e il Parlamento Europeo avevano raggiunto un accordo provvisorio, ma che già marcava la direzione della politica dell’Unione, sui cinque pilastri chiave: il regolamento sulla gestione dell’asilo e delle migrazioni, la risposta alle crisi migratorie, le procedure di asilo, l’implementazione dello European Dactyloscopie (Eurodac) e le nuove procedure di screening. 

di Lucrezia Tiberio  - Valigia Blu,it  

L'entusiasmo delle istituzioni europee per un voto da loro definito “storico”

Il voto del 10 aprile è il punto di arrivo di un percorso legislativo iniziato a settembre del 2020 e ancora prima nel 2015 con il primo accordo sulla migrazione e l’asilo; nei risultati ottenuti riecheggia il graduale spostamento a destra dell’equilibrio politico di quasi tutti gli stati membri. Prima della votazione finale ci sono state molte discussioni interne, sia a Bruxelles che a livello nazionale, in cui non sono mancate critiche secondo le quali questa normativa alimenta ancora di più l’agenda dell’estrema destra, piuttosto che proteggere le persone vulnerabili.

Ylva Johansson, commissaria per gli Affari interni e forza politica trainante dell’accordo, ha dichiarato invece che con le riforme volte a “gestire l’immigrazione in modo ordinato”, i 27 paesi membri hanno fatto un passo avanti verso la neutralizzazione dell’estrema destra populista. La commissaria europea, volto di questa proposta insieme alla vicepresidente Margaritis Schinas, ha scritto su X di essere soddisfatta del compromesso raggiunto attraverso il quale si potranno “tutelare meglio le nostre frontiere esterne, i vulnerabili e i rifugiati, rimpatriando rapidamente coloro che non hanno diritto a restare, con la solidarietà obbligatoria tra gli Stati membri". Solo il Partito dei Verdi ha espresso profonda preoccupazione con alcune dichiarazioni sulla salvaguardia dei diritti umani e dell’integrità del diritto d’asilo.

«Il Patto rafforzerà i problemi esistenti concentrandosi in modo sproporzionato sulla deterrenza, anche attraverso la detenzione diffusa di persone e bambini, riducendone al contempo i diritti. Sposterà sempre più responsabilità verso i paesi terzi e maggiori risorse finanziarie verso governi autocratici e signori della guerra», ha dichiarato a Euronews Philippe Lamberts, copresidente dei Verdi.

11/04/24

MIGRAZIONE E ASILO: NO AL PATTO EUROPEO DELLA VERGOGNA!

 IL PATTO MIGRATORIO APPROVATO DAL PARLAMENTO EUROPEO E LA FINE DELLA FINZIONE DELL’EUROPA COME GARANTE DEI DIRITTI

Persone, non confini: no muri no recinti!

di Miguel Urban e Marta Mateos * www.público.es

Questo mercoledì l’UE ha posto fine alla finzione dell’Europa come garante dei diritti e paladina del rispetto del diritto internazionale umanitario. Dopo quasi quattro anni di dibattiti, il Parlamento europeo ha finalmente approvato il cosiddetto Patto su migrazione e asilo

La grande coalizione di socialdemocratici, liberali e popolari è riuscita a portare avanti, in extremis, una delle proposte chiave della Commissione europea per questa legislatura. L’accordo esprime la rappresentazione più evidente dello spostamento dell’arco politico europeo verso l’estrema destra, determinando un’enorme vittoria per quest’ultima che è riuscita a dettare l’agenda delle politiche migratorie all’UE e a piegarla ai suoi interessi in una sorta di ricatto politico, chiaramente vincente.

Questa vittoria dell’estrema destra fornisce normalizzazione e legittimità politica a quella che è, senza ombra di dubbio, una politica utilitaristica fatta di razzismo, esclusione e violazione dei diritti, concretizzata nella “lotta” contro i rifugiati, in ragione del profitto elettorale assicurato dalla propaganda politica su “la caccia al migrante” e la “necessità di proteggere le frontiere esterne”. Tanto più in un momento politico critico quale questo, di avvio delle campagne elettorali per le elezioni europee.

Non è un caso che la grande coalizione abbia fatto tutto il possibile per accelerare l'approvazione di questo pacchetto di misure legislative, anche a costo di consentire al Consiglio di approvarne alcune parti senza che il Parlamento vi avesse avuto accesso. Ma l’approvazione di questa legislazione era urgente. L’allineamento con gli interessi dell’industria della difesa e della sicurezza e la politica di riduzione dei diritti come unica via di sopravvivenza dell’UE richiedono tali politiche antipersona e tale discorso stigmatizzante nei confronti dei rifugiati. E così, abbiamo una legislazione caratterizzata dal riferimento ricorrente e ossessivo alla detenzione, alle deportazioni e alla criminalizzazione dei migranti.

Tra gli elementi più lesivi c'è l'obbligo per tutti gli Stati membri di disporre di una procedura di asilo alle frontiere, il cui obiettivo è, fondamentalmente e come ha esplicitamente affermato la Commissione, "il rimpatrio rapido nel paese di origine o in un paese terzo sicuro". Si tratta di un quadro normativo in materia di asilo che lascia quindi la porta aperta all’instaurazione dell’odioso modello “Ruanda”, tanto più se si tiene conto che parallelamente alla negoziazione del patto, la Commissione europea ha “lavorato” ad accordi con paesi terzi che prevedono una voce di finanziamento multimilionario del controllo delle frontiere. 

Questi accordi sono stati concordati senza il necessario riesame parlamentare, come è accaduto recentemente con l’Egitto, un paese che imprigiona la dissidenza politica e mantiene la sua popolazione nella miseria, mentre fa affari con le reti migratorie “irregolari” e con la causa Palestinese. La chiamano “alleanza strategica” ma significa solo una cosa: esternalizzazione dei confini e imposizione dell’agenda europea.

Oltre a trasferire la gestione delle frontiere a paesi non democratici, più specificamente, nella nuova legislazione si aumenta e si estende il tempo di detenzione; i richiedenti asilo non avranno accesso all’assistenza legale gratuita; le famiglie con minori potranno essere detenute, il che implica il rilevamento delle impronte digitali e dei dati biometrici dei minori a partire dai 6 anni; si estendono i casi in cui le domande di asilo possono essere respinte automaticamente; non potranno essere riconosciuti i casi in cui una persona arriva con un trauma o ha subito abusi; non ci sarà alcun ricollocamento obbligatorio, nemmeno nei casi di salvataggio in mare; viene negata la possibilità di essere trasferiti in un Paese UE dove si abbia un fratello/una sorella e quindi viene mantenuto il principio del primo Paese di ingresso del sistema Dublino; il meccanismo di controllo dei diritti umani alla frontiera è stato indebolito e, pertanto, non ci sarà modo di impedire involuzioni improvvisi; esiste la possibilità che uno Stato membro opti per non effettuare la ricollocazione e per "dare solidarietà" sotto forma di un contributo finanziario, che può includere un contributo per la gestione delle frontiere, ovvero muri e cavi a fisarmonica; tutte le persone che si trovino in una situazione irregolare possono essere arrestate e trasferite alla procedura di frontiera, il che senza dubbio aumenterà le retate di polizia razziste.

Infine, non possiamo dimenticare che questo Patto su migrazione e asilo è stato difeso e presentato come una delle grandi conquiste della Presidenza spagnola dell’UE (la Spagna è uno dei grandi promotori degli accordi di esternalizzazione) quando in realtà rappresenta la legge migratoria più lesiva dei diritti che si ricordi nella recente storia europea. In questo senso, è particolarmente preoccupante che nessun governo abbia alzato la voce per fermare questa barbarie, che nessuno dei “ministri di sinistra” abbia lanciato un ultimatum contro questo arretramento.

Restano senza risposta le denunce della società civile, del movimento antirazzista e degli stessi migranti riguardo ai problemi migratori su cui anche lo Stato spagnolo ha deciso di tacere e che questo patto non solo non risolverà, ma senza dubbio peggiorerà. Problemi che vanno acuendosi come le azioni razziste della polizia nei confronti delle persone razzializzate, i ritardi infiniti nelle richieste di asilo, la violenza poliziesca (con conseguenti morte e impunità) al confine meridionale, la mancanza di protezione per le donne migranti che vogliono denunciare la violenza sessista, il sovraffollamento e le terribili condizioni di vita dei lavoratori migranti nelle campagne…

Nei prossimi mesi verrà effettuata un'analisi tecnica della legislazione sull'immigrazione per vedere come attuarla in ciascuno Stato membro. E questo non sembra un compito facile per la natura stessa di quanto approvato: fondamentalmente un labirinto burocratico e senza senso sia per i migranti, ma anche per coloro che devono attuarlo. Approfittiamo di questo intervallo di tempo per continuare a denunciare questo Patto della Vergogna. Come dice Jorge Riechmann, "non abbiamo tempo per essere pessimisti". Smettiamo di fidarci dei ministri per risolvere i problemi e tessiamo alleanze sociali che ci permettano di sollevare un movimento popolare che dica: Non in nostro nome! No a questo patto della vergogna.

(Trad. AWMR Italia)

https://www.other-news.info/noticias/el-pacto-migratorio-y-el-final-de-la-ficcion-de-europa-como-garante-de-derechos/


02/04/24

75 anni di NATO sono abbastanza!

 Dichiariamo il 4 aprile Giornata di mobilitazione contro la NATO e la guerra!


Il 4 aprile del 1949 a Washington, 12 paesi tra i quali l’Italia firmavano il Trattato Nord Atlantico, Patto fondativo della NATO (Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord). Awmr Italia – Donne della Regione Mediterranea aderisce e partecipa alla Campagna internazionale di mobilitazione contro le basi Usa/Nato e contro la guerra - in occasione del 75esimo anniversario di fondazione dell'Alleanza atlantica. *

A fronte delle celebrazioni ufficiali previste in occasione del 75° anniversario della fondazione in Italia e negli paesi altri aderenti alla NATO, numerose iniziative diffuse si stanno promuovendo per denunciare la natura aggressiva e guerrafondaia di questa alleanza militare, la cui espansione (i paesi membri dal 1989 ad oggi sono raddoppiati) ha destabilizzato pericolosamente le relazioni internazionali, incentivandone la militarizzazione e alimentando conflitti che sempre più ci pongono a rischio di una catastrofe mondiale. 

Dichiariamo la nostra opposizione alla presenza delle basi USA-NATO nel nostro paese e all’uso del nostro territorio per le operazioni di guerra della NATO, denunciando il ruolo da essa giocato, scopertamente o in maniera occulta, sia nelle crisi interne che in quelle internazionali negli oltre sette decenni trascorsi. 

75 anni di NATO hanno fatto già abbastanza danno, specialmente da quando essa si è riconfigurata nel suo ruolo aggressivo di gendarme a 360°, abbandonando ogni infingimento difensivo, a partire dall’attacco alla ex Jugoslavia nel 1999 fino alle ultime guerre in corso, compresa la guerra di sterminio contro il popolo palestinese. 

La presenza delle basi USA-NATO in Italia ha comportato il pieno coinvolgimento in tutte le operazioni di guerra di cui la NATO è stata propugnatrice e che hanno portato a prefigurare oggi uno scenario di terza guerra mondiale, a cui si aggiungono i danni alle persone e all’ambiente causati dall’inquinamento delle basi NATO, nonché le ricadute delle politiche di militarizzazione sulla società, con la sottrazione di risorse pubbliche a sanità, istruzione, lavoro e tutela dell’ambiente, per favorire le spese militari e di guerra. 

75 anni di NATO sono già troppi! Partecipiamo alla mobilitazione diffusa internazionalmente in molti paesi, aderenti alla NATO e non, per costruire insieme la transizione a un mondo senza guerre in cui si affermi un concetto alternativo e condiviso di sicurezza umana demilitarizzata a 360°.

*AWMRItalia-Donne della Regione Mediterranea fa parte della rete internazionale GlobalWomen for peace United Against NATO (GWUAN) e ha sottoscritto nel 2023 la Dichiarazione per la Pace che puoi trovare tradotta in 26 lingue qui: https://womenagainstnato.org/declaration/

Firma e diffondi la Dichiarazione di Pace!

24/03/24

NATO E URANIO IMPOVERITO. UN CRIMINE DI GUERRA IN TEMPO DI “PACE”

 Il 24 marzo 1999, 25 anni fa, l’aggressione della Nato all’allora Repubblica Federale di Jugoslavia segnava il ritorno della guerra in Europa.

Bruxelles, 7 luglio 2023 - Sit in delle Global Women for Peace United Against NATO in piazza Albertina

Con i bombardamenti della NATO su Belgrado, per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale, degli stati europei aggredivano un altro Stato europeo  e la guerra tornava ad essere di fatto "strumento di regolazione" dei rapporti internazionali.

Violando i principi sui quali si era retto l’ordine postbellico dopo il 1945 e stracciando gli accordi internazionali di Helsinki del 1975, gli Usa e la Nato con l'occasione delineavano il paradigma assurdo della cosiddetta “guerra umanitaria”: scatenare una guerra contro uno stato sovrano in nome di una presunta finalità umanitaria. È nel contesto di quella guerra alla Jugoslavia che si concretizza la prima espansione della Nato (in Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca) e subito dopo, alla fine del 1999, gli Stati Uniti costruiscono in Kosovo la loro più grande base militare in territorio europeo, Camp Bondsteel, seguita da quella di Costanza, in Romania, a ridosso dei confini della Federazione Russa.

Nel corso della guerra contro la Jugoslavia, inoltre, la Nato avvia la riconfigurazione del proprio profilo con il Vertice di Washington, il 24 aprile 1999, quando viene adottato il “Nuovo concetto strategico”, perfezionato infine nel vertice di Madrid del 2022, che definisce l’organizzazione del Trattato del Nord Atlantico come strumento di guerra “globale”. Già l’art. 31 del documento adottato a Washington nel 1999 stabiliva infatti che la NATO avrebbe potuto intervenire con operazioni belliche in situazioni di crisi anche “al di fuori dell’articolo 5”, cioè oltre il limite europeo e nordamericano del raggio di azione.

Al contempo si avviava quel processo di omologazione in chiave «atlantica» del continente europeo, che si sarebbe completato con la “Dichiarazione congiunta sulla cooperazione UE-NATO” del 10 gennaio 2023, che definiva le politiche europee di difesa tout court “complementari” alla Nato. Come scrive Marilina Rachel Veca nella sua nota, da vent’anni ad oggi l’UE, in “complementarità” con Usa e NATO, ha avviato oltre trenta missioni internazionali armate. Attualmente nove missioni militari UE sono in corso in Africa, Medio Oriente e nella stessa Europa, compreso il pesantissimo impegno militare in Ucraina.

di Marilina Rachel Veca*

In questo 24 marzo 2024 - 25 anni dopo l'intervento nella ex Jugoslavia - dobbiamo affermare con forza che l'aggressione della NATO alla Serbia e Montenegro è stato un atto illegale e criminale.

Sebbene sia stato falsamente presentato dai mass media mainstream come un “intervento umanitario”, in realtà si trattava della guerra di espansione geopolitica NATO/USA verso est, verso i confini russi, creando anche il precedente per altre aggressioni che seguirono: Afghanistan, Irak, Libia, Siria... L'immediata creazione della principale base militare americana "Bondsteel", vicino a Urosevac, Kosovo e Metohija, è stata solo la prima di una lunga catena di nuove basi militari americane nell'Europa centrale e orientale - Bulgaria (3) , Romania (3), Polonia...

I paesi membri della NATO furono obbligati a portare le spese militari al 2% del PIL, ad adattare le infrastrutture civili alle nuove esigenze militari, a limitare la vendita delle principali aziende solo ai potenziali investitori dell’UE e della NATO (“per ragioni di sicurezza”), a non importare nuove tecnologie da “fornitori inaffidabili” (5G), a non acquistare gas e petrolio da chi li usa per “minare la sicurezza dell’Europa”.

I missili, compresi quelli con bombe all’uranio impoverito, comprese le bombe a grappolo, erano sicuramente caduti su Serbia e Montenegro, uccidendo i loro cittadini e distruggendo la loro economia. La Serbia sta ancora cercando di riprendersi dalle immense perdite economiche e sociali. Belgrado e altre grandi città, anche nelle zone più centrali, continuano ancora a vivere tra le rovine e le macerie degli edifici governativi e di altri edifici bombardati dalla NATO.

Tra le 10.000 e le 18.000 persone sono morte a causa del bombardamento della Serbia da parte della NATO nel 1999. Sono questi i primi risultati preliminari dello studio medico-scientifico, che indica un aumento di diverse malattie mortali. L’uranio impoverito è solo la punta dell’iceberg: sempre più bambini, soprattutto quelli di età compresa tra i 5 e i 9 anni, si ammalano di cancro, i tumori al cervello colpiscono quelli sotto i 18 anni.

La Serbia sta preparando una causa contro i paesi della NATO che l‘hanno avvelenata, la NATO è pesantemente impegnata in una campagna di propaganda sostenendo che "l'uranio impoverito non è dannoso" (a questo proposito, teniamo conto che il Regno Unito ha annunciato l’utilizzo di munizioni con DU in Ucraina, fatto passare per "normale") e che i bombardamenti non hanno nulla a che fare con l'aumento delle malattie letali in Serbia. Oltre alla battaglia legale, la Serbia deve vincere la guerra mediatica, perché chiunque vinca quest’ultima, vince la guerra complessiva.

 La NATO sta mentendo, sappiamo dell'esistenza di documenti segreti della NATO che dimostrano che i membri della NATO erano a conoscenza della natura dannosa dell'uranio impoverito anni prima del bombardamento. Abbiamo il diritto di sapere cosa sta realmente accadendo alla salute e alla vita delle popolazioni civili in tutti i paesi coinvolti in queste missioni di guerra, e specialmente in Serbia, dove l’uranio impoverito continua a fare sempre più danni in questi 25 anni dopo l’aggressione della NATO.

* Giornalista, è autrice del libro URANIO IMPOVERITO: LA TERRA È TUTTA UN LUTTO, Sensibili alle foglie 2023

20/03/24

I bambini di Gaza…o come morire di fame

 


di Marie Nassif-Debs*

Dall’8 ottobre 2023, agli occupanti sionisti non sono bastati i crimini che hanno messo fine alla vita di oltre trentamila persone nella Striscia di Gaza, preoccupandosi poco del fatto che tra le vittime ci siano più di undicimila bambini e ragazzi con meno di quindici anni, ma hanno aggiunto a questo genocidio, considerato da generazioni e generazioni uno dei crimini più orribili, un nuovo “fatto d’armi”… quello di eliminare un’intera popolazione con la fame e la sete.

È vero che non conosciamo ancora il numero reale dei bambini morti perché i sionisti hanno negato loro ogni possibilità di nutrirsi: alcuni dicono che questo numero ha superato i trentamila, altri dicono che è addirittura maggiore. Possiamo solo dire è che la verità è che la carestia si sta diffondendo molto rapidamente a Gaza, dove centinaia di bambini stanno già iniziando ad assomigliare a Yazan Kafarna, Anhar Chanbari, Jana Koudeih e Ahmad Kanaan, così come ad altri bambini le cui foto hanno girato sui media e sui social network. Tutto perché Netanyahu e la sua banda si rifiutano, ancora e ancora, di inviare loro qualsiasi aiuto alimentare. Oltre tutto, hanno ordinato alle loro truppe di bloccare al valico di Rafah i camion che trasportano cibo per la popolazione, che stanno deliberatamente affamando.

E mentre continuano a sganciare sulla striscia già devastata centinaia di tonnellate di bombe di ogni genere, che gli aerei americani ed europei forniscono dalle basi Nato, sparse dalla Germania al Mediterraneo (soprattutto in Italia, Grecia, Turchia e Cipro), e mentre il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ordina ai suoi soldati di costruire un “ponte” tra Cipro e Gaza per realizzare il piano pensato da anni e mirato al “trasferimento” della popolazione di Gaza, i regimi arabi asserviti all’imperialismo, da parte loro, continuano a posizionarsi in una apparente neutralità che di fatto sostiene i piani dell’aggressore.

Jonathan Crickx, portavoce dell'UNICEF in Palestina, ha dichiarato pochi giorni fa di temere il dilagare della carestia e, di conseguenza, la morte nella Striscia di Gaza se le potenze interessate non decideranno di costringere i capi sionisti a porre fine alla loro aggressione e ad agevolare l'ingresso degli aiuti umanitari, soprattutto nella parte settentrionale della Striscia... Ma il rumore assordante delle esplosioni indica che i criminali attuano la loro oscura agenda e non si fermeranno, se non di fronte ad una opposizione pratica, giuridica e politica muscolare.

Beirut, 18 marzo 2024

*Associazione Moussawat Wardah Boutros per il lavoro delle donne


15/03/24

Gaza / Gli "aiuti umanitari" dell'imperialismo Usa

 "Ci rubano il gas e ci mandano... pantofole di plastica e cibo per cani!"

Striscia di Gaza foto ANSA.it

di Marie Nassif-Debs *

Stamattina la sorpresa! Un video, diffuso dal sito "Ya Sour", mostra un pescatore libanese della città di Tiro che parla di pacchi di aiuti "umanitari" sganciati da aerei statunitensi nel Mare di Gaza, alcuni dei quali spiaggiati qui, proprio nel momento in cui i sacchetti di plastica strappati, contenenti pantofole di plastica e lattine di cibo per... cani, si aprivano davanti ai nostri occhi sbalorditi!

Questo video mi ha ricordato una caricatura di Plantu, pubblicata qualche anno fa, in cui si vedeva un giovane africano, emaciato e affamato, aprire una borsa, sganciata lì anche essa da un aereo "di beneficenza", contenente un vecchio computer!

Questi sono sempre stati i “doni” che i colonialisti e gli imperialisti hanno fatto ai popoli del Sud del pianeta. Degli avanzi, insieme alle bombe che seminano morte e distruzione.

Dovremmo forse aggiungere che l’imperialismo americano in particolare è specializzato nella scelta di doni al veleno offerti ai popoli della terra, dalla bomba atomica sganciata su Hiroshima e Nagasaki al napalm che ha bruciato Vietnam, Laos e Cambogia, fino alle bombe a grappolo e a fissione e fosforo bianco che hanno incendiato la Palestina e il Libano, ma anche altri paesi arabi… senza dimenticare l’appoggio incondizionato dato ai sionisti nel genocidio perpetrato contro le donne e i bambini di Gaza, lasciati morire di fame dall’esercito occupante, al quale Washington nella sua magnanimità lancia ciabatte e scatolette per cani per permettergli di combattere la fame e la sete...

Per di più, Biden e la sua amministrazione parlano di un ponte che colleghi Cipro a Gaza, presuntamente per facilitare l'arrivo degli aiuti umanitari, ma in realtà per cercare di agevolare l'entità israeliana nel suo piano di "trasferimento" degli abitanti di Gaza fuori dal loro paese.

Perciò consigliamo agli abitanti di Gaza, che certo non si lasciano ingannare sui veri obiettivi americani, di conservare le loro "pantofole" per gettarle in faccia al "cowboy" americano dopo avere sconfitto coloro che governano quella che è la loro “base” nella nostra regione.

Beirut, 13 marzo 2024

* Associazione Moussawat Wardah Boutros per il lavoro delle donne

07/03/24

Fermare le guerre! / Il 9 marzo 2024 manifestazione nazionale a Roma

#AWMR Italia-Donne della Regione Mediterranea condivide le finalità, aderisce e partecipa alla manifestazione convocata dalla coalizione #AssisiPaceGiusta


Dopo la giornata nazionale del 24 febbraio, convocata dalle coalizioni di #AssisiPaceGiusta e #EuropeforPeace, che ha visto più di 120 città e decine di migliaia di cittadine e cittadini mobilitarsi per chiedere di fermare tutte le guerre, per difendere i diritti democratici fondamentali come la libertà di manifestare, il diritto di sciopero, il diritto di associazione e di espressione, oggi messi in discussione, una MANIFESTAZIONE NAZIONALE è indetta per il 9 marzo 2024 a Roma dalla Coalizione AssisiPaceGiusta per:

“difendere il diritto e la libertà di manifestare, cessate il fuoco, impedire il genocidio, garantire assistenza umanitaria alla popolazione di Gaza, liberare gli ostaggi e prigionieri, la fine dell’occupazione, il riconoscimento dello stato di Palestina sulla base delle risoluzioni Onu e l’organizzazione di una conferenza internazionale per pace e giustizia in Medio Oriente.”