26/12/15

FDIM 70 ANNI / Festa d'anniversario a Cuba

La Federazione delle donne cubane alle donne del mondo

Il saluto di Teresa Amarelle, segretaria della FMC, alle donne convenute a Cuba per il 70° della FDIM: «Care delegate, invitate, amiche del mondo, costruiamo la pace con giustizia, solidarietà, diritti, uguaglianza!» 

  

Care delegate, invitate e partecipanti
per la Federazione delle Donne Cubane è un grande onore per festeggiare a Cuba il 70 ° anniversario della costituzione della Federazione Internazionale Democratica delle Donne (Fdim/Widf), organizzazione nata alla fine della Seconda Guerra Mondiale, grazie all'azione rivoluzionaria di donne determinate a dedicare i loro sforzi alla costruzione di una nuova vita, a preservare la pace, l'indipendenza nazionale e il progresso sociale; donne che decisero di unirsi per proteggere i loro figli e figlie, far valere i propri diritti, contribuire a rendere più forti l’umanità e la democrazia.
Lo facciamo a Cuba, un paese che dal 1959 va costruendo un progetto di uguaglianza e giustizia sociale edificata sulla pace e che ha ribadito il suo impegno a consolidare l'America latina e i Caraibi come Zona di Pace, dove le divergenze tra le nazioni si risolvano col dialogo, il negoziato o altre forme di soluzione pacifica, in pieno accordo con il diritto internazionale.
Il risultato di questo nostro incontro è stata la convergenza dei pensieri, delle correnti e identità progressiste e rivoluzionarie diverse, che hanno in comune la lotta per l'uguaglianza di genere e il mantenimento della pace.
E’ stata una giornata fruttuosa che ci consegna la sfida di portare a livelli più elevati il funzionamento di questa prestigiosa organizzazione e aggiungere il nostro granello di sabbia al rapporto che si è forgiato nel corso di molti anni di lotta per il benessere delle nostre popolazioni e la conquista di un futuro migliore per l'umanità.
Siamo straordinariamente soddisfatte delle profonde analisi e delle proposte scaturite dal dibattito, che sono state concordi nel sottolineare questioni che sono di vitale importanza per progredire nella ricerca di strategie comuni capaci di migliorare il nostro lavoro nel mondo, in risposta alle esigenze e necessità dell’attuale congiuntura internazionale.

In questi 70 anni la Fdim/Widf non ha mai smesso di agire in difesa della pace, contro l'imperialismo e per l'emancipazione delle donne.
Nel contesto delle dittature militari (in America Latina), che portarono una scia di persecuzioni, sparizioni di persone, tortura e morte, emerse e si moltiplicò la partecipazione delle donne nei partiti politici di sinistra e nei movimenti sociali, che si distinsero tra le varie forze che assunsero la lotta armata come mezzo per raggiungere la seconda e definitiva indipendenza.
Due fatti non possono essere sottaciuti, tuttavia, per il danno che causarono  in quegli anni, e il duro colpo che rappresentarono per i partiti e movimenti della sinistra rivoluzionaria del mondo.
Il primo fu nel 1987, in occasione della celebrazione del IX Congresso della Fdim/Widf a Mosca, nel quale si evidenziò, tra le varie discussioni che vi si tennero, l'intenzione di far tornare le donne tra le mura domestiche. Si adombrava il proposito di far smobilitare le donne, cosa che costituiva un insulto e una forma di disprezzo per il potenziale creativo e rivoluzionario da esse dimostrato in ogni tempo.

Il secondo fatto fu la disintegrazione dell'URSS e della comunità dei paesi socialisti dell'Europa orientale, che significò la rinuncia alla via socialista allo sviluppo. Quel fatto determinò un momento difficile, smobilitante per l'organizzazione internazionale, non solo perché un folto gruppo di organizzazioni affiliate uscì dalla Fdim/Widf e andò perduta la sede centrale di Berlino, ma anche per lo scetticismo, e i dubbi sul futuro, che scoraggiarono molte dirigenti della Federazione e del movimento delle donne.
Di fronte a questa situazione si poneva l’urgente necessità di affrontare ogni ostacolo, perché non venissero ripiegate le bandiere della lotta e non si rinunciasse alle giuste ragioni che avevano portato alla creazione della Fdim/Widf nel 1945.

L'imposizione del modello economico neoliberista e gli aggiustamenti strutturali hanno fatto salire i livelli di povertà a limiti inauditi; si è allargato il divario tra i paesi del Sud e del Nord, e all'interno di ogni paese. L'impatto della crisi si è fatta sentire più forte tra le donne, i cui effetti più dannosi sono stati:
 La femminilizzazione della povertà
 La perdita di molti benefici sociali per le lavoratrici
 L'esclusione crescente in materia di occupazione e di istruzione
 La disoccupazione, l’aumento del lavoro precario e del lavoro minorile
 L’aumento delle difficoltà e del lavoro a domicilio.

Molteplici ed eterogenee organizzazioni di donne sono sorte in risposta al peggioramento dei guasti sociali. La Fdim/Widf ha lanciato diversi piani d'azione per evitare un ritorno al caos mortale della guerra e al rigurgito dell'ideologia fascista.
In questo complesso scenario, ruolo significativo hanno svolto donne di valore di ogni continente, alcune delle quali sono qui oggi, e altre che, pur non essendo presenti fisicamente, ci hanno lasciato il loro esempio per il presente e il futuro.

Compagne,
non saremmo coerenti se non dedicassimo qualche parola di sentito omaggio a chi, dal suo primo incontro con la Fdim/Widf nel novembre 1959, ne apprezzò la portata nella difesa dei diritti delle donne. Ci riferiamo alla presidente eterna della Federazione delle Donne Cubane (FMC), la compagna Vilma Espin, che è stata vice presidente della Fdim/Widf dal 1963 fino al 2007.

Le iniziative messe in atto grazie alla sua naturale capacità dirigente hanno di fatto impedito la disattivazione della Fdim/Widf e ne hanno tenuto in vita gli obiettivi strategici.

Nel febbraio 1990 in una riunione dell'Ufficio di presidenza della Fdim/Widf, tenutasi a Berlino, quello che è oggi il Comitato direttivo propose la creazione dei coordinamenti regionali per contribuire da tutte le regioni a rafforzare la Federazione e non permettere che scomparisse in mezzo al crollo del socialismo nell’Europa orientale.
Ma, senza dubbio, il più grande contributo di Vilma è stata la creazione, di concerto col nostro amato Comandante in capo Fidel Castro, della Federazione delle donne cubane (FMC) il 23 agosto 1960, che al significato in sé della costituzione di una nuova organizzazione,  aggiungeva quello che la sua affiliazione rappresentava per le donne di un paese in rivoluzione, appena liberato dalla dominazione imperialista, i cui principi si basano sulla giustizia, l'uguaglianza, la sovranità e l'indipendenza nazionale.

Sotto la sua guida, si sono verificate le più profonde trasformazioni nella vita e nel pensiero delle cubane sul ruolo attivo che devono svolgere nella società.
Pertanto confermiamo che di Vilma si dovrà parlare sempre al presente. La sua opera e il pensiero sono una bella eredità per l’oggi e il domani nella lotta per le rivendicazioni delle donne.
A 70 anni dalla costituzione della Fdim/Widf, l'ordine mondiale attuale spende di più per le armi che per l'istruzione o la salute. La fame, l'analfabetismo, le migrazioni forzate hanno volti di donne e bambini, che muoiono ogni giorno anonimamente per malattie prevenibili, mancanza di acqua potabile o "danni collaterali" in conseguenza di guerre e conflitti che non hanno fine. Così non è possibile ottenere lo sviluppo umano e si realizza la profezia del leader storico della rivoluzione cubana, Fidel Castro: una specie è in via di estinzione, la specie umana.
La politica aggressiva e interventista degli Stati Uniti, rivolta a propositi geopolitici di  dominazione, il linguaggio militaristico che si adopera nelle grandi potenze, suscitano l'allarme di alcuni esperti e un dispiegamento mediatico che segnalano il pericolo di una nuova guerra mondiale.
E’ indiscutibile sullo sfondo di questo clima bellicista sta la sfrenatezza del capitale finanziario transnazionale, che contribuisce ai molteplici squilibri economici internazionali e a una concentrazione sempre più assurda delle ricchezze, che i beneficiari cercano di conservare per sé ad ogni costo.
Nelle zone di conflitto prevale la presenza delle potenze occidentali, sia che agiscano direttamente sia indirettamente. Assumono il ruolo di polizia globale nei conflitti interetnici in Africa, stanno dietro il colpo di stato fascista in Ucraina e hanno suscitato e istigato le guerre in Medio Oriente, ricreando un cerchio di eterni scontri e caos perenne di cui approfittano le grandi transnazionali.
Ci auguriamo che la saggezza e l'intelligenza umana prevalgano sulla irrazionalità che può condurre solo ad un mondo di distruzione e di barbarie.


Care delegate, invitate, amiche del mondo:
si è appena conclusa la sessione di alto livello del Settantesimo dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite dedicata agli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile, definiti a partire dai cosiddetti Obiettivi del Millennio, che ci hanno permesso di andare avanti, ma non abbastanza, nella maggior parte dei paesi. Sperando che siano applicati adeguatamente, e si misurino con  le vere cause della povertà, con la discriminazione, e affrontino la quota di responsabilità che ci spetta in modo che possiamo avanzare più rapidamente nello sviluppo integrale delle donne.
A 20 anni dalla quarta Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sulle donne  e dalla approvazione  della Dichiarazione e la Piattaforma d'azione di Pechino, si è tenuta la Conferenza dei leader mondiali sulla parità di genere e l'empowerment delle donne: "Un impegno per l’azione". Si sono rilevati progressi in alcuni paesi più che in altri. Ma ancora le 12 aree di interesse speciale identificate rimangono sfide e mete da raggiungere in molti Stati.
Al momento dell’adozione della Piattaforma d'azione di Pechino, il nostro paese già aveva realizzato molti obiettivi strategici in essa contenuti.
Il progetto sociale cubano, profondamente umanista, non riduce lo sviluppo al solo piano materiale. Noi lo concepiamo come diritto a condizioni di vita dignitose, alla salute, all'occupazione, all'istruzione, alla partecipazione politica. Le persone sono il centro e il fine dello sviluppo, e le donne e le bambine sono una parte essenziale di questo processo, non solo come destinatarie, ma come protagoniste.
Cuba ha portato avanti il suo programma di sviluppo umano affrontando in più di 50 anni una crudele guerra economica: il blocco economico, finanziario e commerciale imposto dal governo degli Stati Uniti, che è stato condannato dalla comunità internazionale alle Nazioni Unite in 24 occasioni, ma resta in piedi, e finché resterà, noi lo combatteremo, convinte di poter contare sulla solidarietà, come è stato finora, di tutte voi, di tutte le vostre organizzazioni e della Fdim/Widf.
Noi cubane, da parte nostra, apprezziamo tutto il supporto ricevuto per il ritorno dei Cinque Eroi cubani in patria. Continueremo a sostenere le giuste cause dei popoli nostri fratelli nella regione latinoamericana e nel mondo, continueremo a sostenere la lotta delle donne in difesa dei loro diritti più elementari, contro la povertà, la discriminazione e ogni forma di violenza da qualunque parte provenga.

Mosaico di pace per i 70 anni della Fdim















Care sorelle e amiche del mondo, 
molte ragioni ci assistono nel rivolgerci come donne di questo tempo alle affiliate della Fdim/Widf, alle organizzazioni femminili, femministe, alle personalità, a tutti gli uomini e le donne che sognano un mondo migliore, più giusto ed equo per i nostri figli e figlie, lontano dal consumismo brutale che ci viene imposto, affinché siamo uniti nella denuncia e condanna dell'ingerenza straniera, delle politiche interventiste di terrore e di guerra che l'imperialismo e i suoi alleati promuovono.
Noi cubane sottoscriviamo ciò che ha dichiarato il nostro presidente Raúl Castro, lo scorso 28 settembre alle Nazioni Unite:
... "All'umanità viene negato il diritto di vivere in pace e il suo diritto allo sviluppo. È nella povertà e nelle disuguaglianze che devono essere ricercate le cause dei conflitti, generate dal colonialismo e dall'espropriazione delle popolazioni indigene, prima, e dall'imperialismo e la divisione in sfere di influenza poi ".
L'unità è una condizione indispensabile nella lotta per la pace, salvaguardarla è un prerequisito per la soluzione dei grandi problemi mondiali che rendono incerto il futuro. Uniamoci, dunque, per garantire a donne e uomini, ragazze e ragazzi, bambine e bambini, a tutta l'umanità, il diritto alla vita.
Molte grazie

22/12/15

FDIM 70 ANNI !

A Cuba per la festa d'anniversario


Il 1° dicembre 2015 la Federazione democratica internazionale delle donne (Fdim / Widf) ha celebrato il suo Settantesimo anniversario a L'Avana





di Ada Donno


E’ stato, insieme, un appuntamento della memoria, una festa di emozioni, un’occasione di riflessione consapevole e preoccupata sul presente, per noi delegate delle associazioni affiliate alla Fdim  e le invitate che ci siamo ritrovate da ogni parte del mondo: da Cuba, Brasile, Venezuela, Paraguay, Colombia, Guyana, Panama, Guatemala, El Salvador, Messico, Palestina, Libano, Siria, Giordania, Bahrain, Iraq, Portogallo, Grecia, Italia, Cipro, Ucraina, Angola, Mozambico, Sahara Occidentale, Repubblica popolare di Corea e India.

La Federazione delle donne cubane e la Oficina Régional della Fdim per le Americhe e i Caraibi, che ha sede a Cuba, sono state  le speciali organizzatrici di questo significativo evento: a loro va la riconoscenza di tutte noi, per il generoso sforzo organizzativo e per l’accoglienza riservataci.  Dall’Italia vi abbiamo partecipato in tre, delegate dell’Awmr Italia, che è affiliata alla Fdim dal 2006. 
Le attività sono state coordinate dalle vicepresidenti della Fdim Annie Raja (per l’Asia), Skevi Kokouma (per l’Europa), Luzia Ingles (per l’Africa), Mona Alkhill (in rappresentanza di Mayada Abbassi, impedita da motivi di salute, per la regione araba), Maritza Roquet (in rappresentanza di Elizabeth Tortosa, impegnata nella campagna elettorale in  Venezuela, per l’America e i Caraibi), e da Teresa Amerelle, segretaria generale della Federazione delle Donne Cubane.
La presidente della Fdim Marcia Campos, che non ha potuto essere presente per motivi di salute, ha inviato dal Brasile un messaggio di saluto, nel quale ha espresso il sentito apprezzamento di tutta la Fdim alle compagne cubane per aver voluto realizzare l’evento “qui, nella terra di Vilma, di Fidel e del Che”.

Ci ha dato il benvenute Yanira Kupper, della Segreteria Nazionale della Fmc, che ci ha introdotte alla visione di due filmati: uno storico, sul congresso di fondazione della Fdim, nel Palais de la Mutualité a Parigi nel 1945, che ci ha riproposto le immagini – un lungo minuto d’intensa emozione - di quel lontano atto fondativo che elesse la prima presidente, la scienziata e umanista Eugenie Cotton. Il secondo filmato, più recente, era dedicato alla luminosa figura di Vilma Espin, partigiana della rivoluzione cubana, fondatrice della Fmc e vicepresidente della Fdim, scomparsa pochi anni fa.

Nelle relazioni delle vicepresidenti e di Teresa Amerelle, nei numerosi interventi delle partecipanti, nei messaggi di saluto, è stata ricordata la storia grande e complessa della Fdim nei suoi settant’anni di attività: l’impegno ininterrotto per l’emancipazione e i diritti delle donne nei cinque continenti, all’interno dei paesi dove hanno operato le sue organizzazioni federate e nell’interlocuzione costante con le istituzioni internazionali, nell’ambito del sistema delle Nazioni Unite; l’impegno ininterrotto per l’emancipazione di popoli e paesi dal giogo colonialista e  imperialista, per la giustizia sociale, per la solidarietà internazionale e la pace nel mondo.  Sono state riconosciute e nominate le angustie del presente; sono state ipotizzate le vie di uscita e di sviluppo possibili, di superamento degli ostacoli e delle complicazioni prevedibili, per le donne e per la società umana in generale.



Un omaggio doveroso è stato tributato alle grandi donne che, negli anni passati e in quelli più recenti, si sono dedicate con tutta la cura, la forza e la passione di cui sono state capaci, all’impegno di far vivere e fare più grande la Fdim.  
Alicia Campos Perez, coordinatrice dell’ufficio regionale per l’America e i Caraibi, ne ha scandito i nomi, uno per uno: alcuni ormai leggendari, conosciuti nel mondo, come quelli della spagnola Dolores Ibarruri e della sovietica Nina Popova, partigiane della resistenza internazionale contro il nazifascismo e fondatrici della Fdim a Parigi; o quello della portoghese Maria Lamas, anch’essa presente all’atto fondativo di Parigi, resistente contro il regime fascista di Salazar. Altri nomi meno noti, e difficili da pronunciare per noi, come quello della vietnamita  Ha Thi Kiet, o quelli delle indiane Vidya Munshi (anche lei fra le fondatrici a Parigi) e  Malagika Chatterjez (tuttora vivente, fra le prime nella segreteria della Federazione). Altri nomi, ancora, entrati nella memoria collettiva dei loro rispettivi paesi per il ruolo svolto nella politica e nei movimenti delle donne, come le italiane Camilla Ravera, Ada Gobetti, Marisa Rodano, tutte fondatrici della Fdim (Marisa Rodano fu la più giovane delle numerose delegate italiane allo storico congresso di Parigi, ed è l’unica ancora vivente), e Carmen Zanti, che fu segretaria generale della Fdim negli anni ’60.



E poi, venendo all’oggi, la statunitense Vinie Burrows (tuttora presidente del WREE, l’Organizzazione per l'uguaglianza razziale ed economica delle donne); Emily Nafa (presidente della Organizzazione  delle donne  di Giordania); Ruth Neto, presidente dell’Unione delle donne angolane, protagonista delle lotte anticolonialiste degli anni ’50 e ‘60; Ligia Prieto (presidente dell'Unione delle donne paraguaiane); le cubane Yolanda Ferrer (già segretaria generale della Fmc), Dora Carcaño e Magalys Arocha (già coordinatrici della regione America e Caraibi); le greche Kalliopi Boudouroglou e Roula Koukoulou, la cipriota Cristina Dimitriadou, l’inglese Barbara Switzer, l’argentina Fanny Edelman, ed altre ancora. Particolarmente affettuoso il tributo alla libanese Linda Matar, da molti anni infaticabile coordinatrice della Regione Araba, che non ha voluto mancare a questo storico appuntamento.


La conferenza ha lasciato spazio a numerosi  interventi di saluto: di Antonio Guerrero, uno dei cinque cubani detenuti a lungo negli Stati Uniti con la falsa accusa di spionaggio e finalmente liberati di recente;  dei rappresentanti di organizzazioni internazionali con sede a Cuba, come la Federazione Sindacale Mondiale e la Federazione Mondiale della Gioventù Democratica; di organizzazioni cubane di respiro internazionale, come il Movimento Cubano per la Pace, l’Organizzazione di solidarietà con i popoli asiatici, africani e latinoamericani, l’Istituto cubano di amicizia con i popoli.
Gli spettacoli culturali offerti dal gruppo teatrale giovanile "La Colmenita" e dall'Accademia di Canto "Mariana de Gonitch" hanno chiuso i festeggiamenti.
Contestualmente alla celebrazione del 70° anniversario, si è svolta il 28, 29 e 30 novembre, la riunione del comitato direttivo della Fdim, che ha messo a punto l’agenda, le modalità di svolgimento e altri aspetti organizzativi del prossimo XVI congresso, che si terrà a Bogotà, Colombia, il 15-18 settembre 2016.


La proposta delle donne colombiane di tenere nel loro paese il XVI congresso è stata accolta con entusiasmo dalla Fdim. E’ una scelta che intende significare, dall’una e dall’altra parte, piena consapevolezza del momento cruciale che quel paese sta vivendo e insieme riconoscimento del ruolo svolto dalle donne colombiane nella storia recente dei conflitti politici, sociali e armati che hanno dilaniato la popolazione del loro paese, del loro  sforzo di smascherare il carattere oppressivo del sistema politico del loro paese e insieme operare per un possibile accordo di pace. Nell’accordo che si profila tra le forze insurrezionali e  il governo, le donne colombiane intravedono l’opportunità di un’affermazione delle loro aspirazioni, nel segno di una nuova era di riunificazione e di pace in Colombia.

Il XVI congresso dovrà definire l’azione e la nuova direzione della Fdim per il prossimo triennio. Sull’onda di questo comune sentire, il comitato direttivo ha concluso i suoi lavori con l’approvazione delle risoluzioni di solidarietà con Palestina, Siria, Venezuela, Cuba, Colombia, Repubblica democratica di Corea, Sahara Occidentale e Cipro, riaffermando che «gli effetti della crisi capitalistica globale hanno deteriorato la vita delle classi lavoratrici, e specialmente delle donne, che continueranno a difendere le libertà democratiche e i diritti delle donne, a resistere al riaffacciarsi del nazismo, del fascismo e del militarismo sotto nuove forme, a lottare per l’eliminazione di ogni forma di violenza, specialmente quella che impedisce alle donne di vivere con dignità, privandole dell’uguaglianza economica, politica e sociale…».

A conclusione dei lavori, tutte noi convenute, delegate e invitate, abbiamo sottoscritto all’unanimità la CARTA DE L’AVANA, dichiarazione d’intenti nella quale si riafferma la validità dei principi sui quali la Fdim fu fondata 70 anni fa e la volontà di continuare ad ispirarsi ad essi negli anni a venire.


FDIM 70 Anni !

CARTA DE L’AVANA 2015


Dichiarazione d’intenti sottoscritta dalle partecipanti alla conferenza della Federazione Democratica Internazionale delle Donne, a L’Avana il 1° dicembre 2015 

Noi, componenti la segreteria della Federazione Democratica Internazionale delle Donne e il comitato direttivo, coordinatrici degli uffici regionali, delegate delle organizzazioni affiliate e invitate alla celebrazione del 70 ° anniversario della FDIF / FDIM, riunite a L'Avana, Cuba, dal 28 novembre al 1 ° dicembre 2015, ribadiamo la validità dei principi antifascisti, antimperialisti e di pace che hanno dato origine alla nostra organizzazione mondiale nel suo primo Congresso, tenutosi a Parigi nel 1945.

Viviamo in tempi complessi, nei quali non solo assistiamo a guerre convenzionali, ma anche all’intensificarsi dell'aggressività imperiale sui fronti economico, politico, sociale e culturale e, di conseguenza, all’aumento di disoccupazione, povertà, miseria e al moltiplicarsi  delle guerre.

Nel mezzo di questi conflitti ci siamo noi donne, vittime dirette in ogni conflitto e, allo stesso tempo, combattenti. La nostra lotta si propone di rispondere ai bisogni attuali, che ci sono negati dal potere dei monopoli, a capovolgere strutture di dominio che sostengono le disuguaglianze, tra i paesi del mondo, dentro le nazioni e dentro la vita quotidiana stessa, dove sopravvivono e si  riproducono i rapporti di potere.

In questa congiuntura, siamo pienamente consapevoli del carattere ingiusto che lega strettamente il capitalismo e il patriarcato, e crediamo che solo in una società senza sfruttamento di un essere umano sull’altro, le donne possano raggiungere l'uguaglianza e l'emancipazione.

24/11/15

FDIM 70 ANNI !

FDIM 1945 / 2015. LA FEDERAZIONE DEMOCRATICA INTERNAZIONALE DELLE DONNE HA 70 ANNI !


La FDIM/WIDF - Federazione democratica internazionale delle donne - si riunisce a L'Avana (Cuba) il 30 novembre e 1 dicembre 2015 per celebrare il suo 70° anniversario. 
Nata a Parigi nel 1945, la FDIM è una ong che riunisce associazioni affiliate nei paesi dei cinque continenti. Attualmente ha la sua sede centrale a San Paolo (Brasile) e la sua attività internazionale è coordinata dai cinque uffici regionali per America, Asia , Africa, Europa, Paesi Arabi. 
L' Awmr Italia - donne del Mediterraneo è affiliata alla FDIM dal 2006.

La  FDIM fu fondata a Parigi il 1° dicembre 1945, anno in cui il mondo usciva dalla grande tragedia della seconda guerra mondiale – la più distruttiva che l’umanità avesse mai conosciuto – scatenata dal nazifascismo.


“E’ un’emozione per me salutare tante donne di ogni provenienza, percorsi di vita, età che qui rappresentano più di 40 paesi del mondo” disse in apertura dello storico congresso, al Palais de la Mutualité di Parigi, Eugénie Cotton, prima presidente della FDIF/WIDF.

“A nome di 81 milioni di donne, facciamo solenne giuramento di aderire allo sviluppo di questa grande organizzazione femminile …” dichiararono le 850 delegate di 181 organizzazioni di donne europee, americane, africane e australiane.
Nutrita e significativa era la delegazione italiana composta, fra le altre, da Camilla Ravera, Ada Gobetti, Marisa Rodano, Lina Merlin. Prime vicepresidenti furono elette Dolores Ibarruri (Spagna), Nina Popova (Urss) e Gene Weltfisch (Usa).

In questi 70 anni la FDIM/WIDF ha continuato a far sentire la sua parola e ad unire le sue energie a quelle delle donne che in tutto il mondo lottano per cancellare ogni forma di oppressione e discriminazione, per costruire un mondo più libero e solidale, più giusto e pacifico, più a misura di donna.
La solidarietà internazionale e l’impegno per una pace giusta è rimasto uno dei valori fondanti di questa grande organizzazione che ininterrottamente da 70 anni opera contro le guerre, le aggressioni militari, il fascismo, l’imperialismo, e per affermare il diritto di popoli e paesi all'autodeterminazione, alla sovranità, alla pace.

La FDIM/WIDF ha sollecitato le organizzazioni affiliate in ogni paese a promuovere la più ampia partecipazione all’evento. Dall’Italia partecipano le delegate dell’Awmr Italia, affiliata e componente del Comitato esecutivo internazionale.

Un programma di accoglienza dal 29 novembre al 2 dicembre è stato predisposto, in collaborazione con l’attuale presidente della FDIM, Márcia De Campos Pereira, dalla Federazione donne cubane (FMC) e dall’Ufficio regionale della FDIM per le Americhe (ORFDIM) Region America Fdim che ha sede a L’Avana, per le delegate e le invitate provenienti dai vari continenti. Per molte di esse questa sarà l’occasione unica di visitare Cuba, incontrare le magnifiche donne e il pueblo rebelde che hanno costruito un paese socialista indipendente e sovrano, resistendo con coraggio al lungo assedio economico, politico, ideologico-propagandisticodell’imperialismo.

Altre info:
https://www.facebook.com/awmr.italia
http://awmr-donneregionemediterranea-italia.blogspot.it/

12/11/15

Donne e lavoro

Uguale retribuzione per uguale lavoro: un diritto da conquistare

L'8 giugno 2015 si è svolto a Ginevra nella sede centrale dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) il seminario internazionale «Donne per un lavoro dignitoso: uguale retribuzione per uguale lavoro», organizzato dalla FDIM/WIDF nella ricorrenza dei suoi 70 anni attività.

Report audiovisivo di Milena Fiore

08/11/15

VENEZUELA

"La destabilizzazione del Venezuela segue il modello del Cile 1970"



Intervista al giornalista francese Maurice Lemoine. Le analogie 40 anni dopo dimostrano che non è casualità, bensì ben note prove tecniche di colpo di stato

http://www.lahaine.org/mundo.php/la-desestabilizacion-en-venezuela-sigue   

Hai analizzato i colpi di stato in America Latina e ritieni che ci siano alcune analogie con quello che sta accadendo oggi in paesi con governi progressisti. Quarant’anni dopo, quali sono le coincidenze?

Ero presente a Caracas l'11 aprile del 2002, quando ci fu il golpe contro il presidente Hugo Chavez , in punti chiave come il ponte Llaguno e fui il primo a documentare con fotografie  cosa realmente accadde. Sono stato anche in Bolivia nel 2008, quando ci fu un tentativo di destabilizzare il governo di Evo Morales e conosco bene il caso dell'Honduras con Manuel Zelaya, e anche il caso dell'Ecuador. Così ho voluto scrivere un libro sui "golpes light" (I figli segreti del generale Pinochet, Quito, 2015), ma ho pensato che per spiegare le differenze con i golpe degli anni '60 e '70 dovevo studiarli e ciò mi ha permesso di trovare le differenze e le somiglianze nel modo di procedere. Se analizziamo ciò che sta accadendo in Venezuela, la destabilizzazione economica ha esattamente lo stesso modello di quella che è avvenuta in Cile nel 1972.

07/11/15

Venezuela e Italia: una amicizia nel nome di Gramsci

A Roma, al convegno del Centro Gramsci di educazione e cultura «L'intellettuale collettivo» ha portato il suo saluto Julian Isaias Rodriguez Diaz, ambasciatore della Repubblica bolivariana del Venezuela


Nel suo intervento l'ambasciatore venezuelano ha sottolineato i legami che esistono tra il pensiero di Gramsci e la Rivoluzione bolivariana, auspicando scambi politici e culturali sempre più intensi tra le forze progressiste e gli intellettuali di Italia e Venezuela.


Cina e Italia più vicine nel nome di Gramsci

A Roma, il 7 ottobre 2015. si è tenuto il convegno «Antonio Gramsci, l'intellettuale collettivo», organizzazto dal Centro Gramsci di educazione e cultura. Ad esso ha portato il saluto Tang Youjing, consigliere dell'Ambasciata cinese in Italia. Tang Youjing ha auspicato che s'intensifichino gli scambi culturali tra studiosi e cultori del pensiero di Antonio Gramsci, italiani e cinesi, per la sua valorizzazione nel mondo di oggi.



30/10/15

NO NATO NO WAR


Verso un Coordinamento europeo No-Nato 



COMUNICATO FINALE DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE CONTRO LA GUERRA, PER UN’ITALIA NEUTRALE, PER UN’EUROPA INDIPENDENTE  

I partecipanti al ”Convegno internazionale contro la Guerra, per un’Italia neutrale, per un’Europa indipendente” svoltosi a Roma il 26 ottobre 2015 per iniziativa del Comitato No Guerra No Nato — provenienti da Italia, Spagna, Portogallo, Germania, Grecia, Cipro, Svezia, Lettonia, oltre che dagli Usa — denunciano la mega-esercitazione Nato Trident Juncture attualmente in corso nel Mediterraneo in preparazione di nuove aggressioni dell’Alleanza a guida Usa in Europa, Asia e Africa.
La Nato — responsabile di guerre che hanno causato milioni di morti,milioni di profughi e immani distruzioni — ci sta trascinando in una guerra senza fine i cui esiti, proseguendo lungo questa via, saranno catastrofici per il mondo intero.
Per uscire da questa spirale di guerra, i partecipanti al Convegno chiamano a un’alleanza fra tutte le forze democratiche, di pace, per la sovranità dei popoli, contro le guerre volute da un’infima minoranza di cinici profittatori.
Si impegnano a tal fine a costituire un Coordinamento europeo perché i paesi attualmente appartenenti alla Nato riacquistino la loro sovranità e indipendenza, requisito fondamentale per creare una nuova Europa che contribuisca a relazioni internazionali improntate alla pace, al rispetto reciproco, alla giustizia economica e sociale. Si impegnano allo stesso tempo a collaborare con qualsiasi movimento democratico nel mondo persegua scopi analoghi. 


24/10/15

NO NATO NO WAR


CONVEGNO INTERNAZIONALE CONTRO LA GUERRA 

PER UN'ITALIA SOVRANA E NEUTRALE 

PER UN'EUROPA INDIPENDENTE

Roma, 26 ottobre 2015
Centro Congressi Cavour

Convegno internazionale organizzato dal Comitato No Guerra No NATO, per l’uscita dell’Italia e dell’Europa dalla NATO, Partecipano parlamentari ed  esponenti dei movimenti europei contro la guerra per denunciare la mega esercitazione Nato Trident Juncture15 in corso attualmente nel Mediterraneo .
La NATO è responsabile di guerre che hanno causato milioni di morti, milioni di profughi e immani distruzioni. Per un’alleanza tra tutte le forze democratiche, di pace, per la sovranità dei popoli, contro le guerre volute da un’infima minoranza di cinici profittatori.



NO TRIDENT JUNCTURE

LA GUERRA COMINCIA QUI


Anche le DONNE IN NERO, con tante altre e altri, si oppongono alle esercitazioni di TRIDENT JUNCTURE 2015 e alle spinte verso un nuovo scontro mondiale

Siamo tutte e tutti colpiti dalla guerra. Alcuni di noi dalla violenza diretta all'interno dei paesi europei e alle frontiere della fortezza Europa; tutti noi come complici, anche se riluttanti, nella militarizzazione delle nostre società e nelle guerre lontane combattute nel nostro nome. Guerra e militarizzazione iniziano da qui: reclutamento, formazione, esercitazioni militari. Armi vengono prodotte, infrastruttura viene militarizzata, i media e il sistema educativo normalizzano la guerra e promuovono i valori militari che diventano una parte della vita quotidiana
Da anni noi donne in nero ci occupiamo di conflitti armati e guerre a partire dalla relazione con le donne dei luoghi dei conflitti, da tempo insieme a loro abbiamo individuato nella NATO una vocazione militare sempre più accentuata, che è passata da una strategia di difesa ad una di interventi militari, con l’intento di dominare aree sempre più vaste e il miraggio di vantaggi economici e finanziari per i paesi membri, fra i più ricchi del mondo. La NATO è sempre più propensa alla guerra, in grado di entrare in azione in paesi a noi vicini e ovunque nel mondo.


17/10/15

CUBA

FDIM: L’INGIUSTO BLOCCO IMPOSTO DAGLI STATI UNITI A CUBA DEVE FINIRE!


La FEDERAZIONE DEMOCRATICA INTERNAZIONALE DELLE DONNE (FDIM) ha preso parte a L’Avana, il 16 ottobre, al XII Forum della società civile cubana contro l’embargo.
Al termine della manifestazione, l’Ufficio regionale della  per l’America e i Caraibi della FDIM ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“A circa un mese dal compimento dei suoi 70 anni, la FDIM si unisce a quanti sollecitano l’attesa decisione di porre fine al blocco economico, politico e commerciale imposto dagli Stati Uniti a Cuba da più di 50 anni.
Fondata subito dopo la liberazione del mondo dalle orde fasciste, la nostra FDIM è nata dalle mobilitazioni delle donne che intendevano difendere i loro diritti e denunciare le ingiustizie al mondo. Dal suo Ufficio regionale per l'America e Caraibi, che coordina 67 organizzazioni affiliate e associate, a nome di tutte, esprime con forza la richiesta di immediata cessazione di questo blocco genocida.

13/10/15

STOP TTIP


Settimana internazionale di mobilitazione contro il TTIP (Trans-Atlantic Trade and Investment Partnership)

TURCHIA / Terrorismo di stato

INDIGNAZIONE E SOLIDARIETA' 

MESSAGGIO ALLE DONNE DEL MOVIMENTO PER LA PACE TURCO


Con profondo rammarico esprimiamo la nostra indignazione per l'attentato terrorista che ha causato la perdita di centinaia di donne e uomini, partigiani del Movimento della Pace. 
Condanniamo questo barbaro, inumano atto ed esprimiamo la nostra solidarietà al popolo turco, alle donne turche, alle famiglie che hanno perso i propri cari.
Care compagne, noi sosteniamo incondizionatamente la lotta antimperialista e decisamente la portiamo avanti poiché la speranza dell'umanità intera è che abbia fine il potere degli imperialisti che causano disastri, guerre, povertà e rifugiati.
Vi preghiamo di trasmettere le nostre condoglianze alle famiglie delle vittime innocenti.
Con tutta la nostra solidarietà

OGE - Federazione delle donne greche

12/10/15

NO WAR / NO NATO

SI ALLA PACE, NO ALLA NATO!

No alle esercitazioni belliciste 2015 in Spagna, Italia, Portogallo e nel resto d'Europa! E' necessario dire NO alle esercitazioni belliciste 2015 in Spagna, Italia, Portogallo e nel resto d'Europa! E’ diritto di ciascun popolo decidere sovranamente l’uscita del proprio paese dalla NATO. E' urgente costruire un mondo di pace, libertà e giustizia, diritti e progresso sociale - Appello congiunto del Movimento Democrático de Mulheres (MDM) del Portogallo, Awmr Italia (Donne della Regione Mediterranea) ed altri... 


La Nato ha annunciato al mondo che manovre militari su larga scala  si stanno tenendo in Spagna, Italia e Portogallo, dai primi di ottobre all'inizio di novembre 2015. Tali  esercitazioni militari  coinvolgono oltre 36mila militari provenienti da 28 Stati membri di questo blocco politico-militare e da altri paesi e organizzazioni "partner".
Considerate tra le più vaste esercitazioni militari della NATO mai tenute, queste si svolgono in una sequenza di manovre militari Usa e NATO che ha visto coinvolte diverse altre regioni d'Europa: Mar Baltico, Europa orientale (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Ucraina), Mar Nero:  una chiara, continuata dimostrazione di arroganza nei confronti dei popoli dell'Europa orientale e, in particolare, della Federazione Russa.
La NATO ha dichiarato  di voler costituire una forza permanente di reazione  di  13mila-30mila uomini e una forza d’intervento rapido di 5mila soldati.
Secondo la concezione strategica della Nato, approvata nel vertice di Lisbona del 2010, questa forza militare non si limiterà alla difesa  dei territori dei paesi membri.
La NATO dunque agisce come un'estensione della potenza militare degli Stati Uniti, in funzione dei loro interessi, strumento di aggressione a popoli e stati sovrani.

08/10/15

PALESTINA

APPELLO DELLA FEDERAZIONE DEMOCRATICA INTERNAZIONALE DELLE DONNE (FDIM/WIDF) PER UNA CAMPAGNA DI "PROTEZIONE INTERNAZIONALE PER IL POPOLO PALESTINESE"


La Federazione Internazionale Democratica delle Donne (WIDF) a nome della  sua  vicepresidente Mayada Abassi, palestinese,  e dell'Unione Generale Donne Palestinesi , unite e insieme con i popoli amanti della pace giusta in tutto il mondo, invita voi e le vostre organizzazioni ad aggiungersi a una grande catena di tutta l'umanità in difesa e per la protezione internazionale del popolo palestinese.
Chiediamo la vostra preziosa partecipazione a questa campagna, sollecitando altre entità del vostro paese, parlamentari, sindacalisti, cittadini e cittadine, scrivendo ai vostri governi e agli organismi internazionali, aggiungendosi alla voce di ogni palestinese che chiede protezione per il suo popolo e la sua nazione contro le aggressioni comandate da Israele con il pieno supporto degli Stati Uniti.
Abbiamo ascoltato il grido del Presidente Palestinese che il 6 ottobre presso le Nazioni Unite ha chiesto a tutti  di unirsi al suo popolo in questo momento di recrudescenza degli attacchi alla Palestina. La resistenza del popolo palestinese e soprattutto dei giovani che in ogni angolo, con le pietre in mano, affrontano con coraggio e determinazione i soldati israeliani e i coloni armati, che uccidono la gente in tutte le città e villaggi. Dei coloni armati hanno bruciato un bambino palestinese di 3 anni con la madre e il padre, la famiglia Dawabshe, rapito una bambina di 9 anni che era per strada, l'hanno presa e bruciata. I coloni hanno bruciato i raccolti, gli ulivi centenari, alberi simbolo del Paese, che assicurano la sopravvivenza del popolo palestinese.
La popolazione difende la sua terra e le sue case confiscate con la forza in tutti i modi, a Gerusalemme, luogo sacro per il popolo palestinese, dove Israele sta bruciando chiese, moschee e impartisce ordini militari di uccidere chi cerca di resistere. Tentano in tutti i modi d'impedire che la terra di Palestina diventi lo Stato di Palestina, che essi occupano dal 1967. L'occupazione vuole impedire la creazione dei due Stati, quello d'Israele e quello di Palestina.
La lotta per la Palestina libera e sovrana, con Gerusalemme Est capitale, cresce in tutto il mondo. Oggi sono 139 i Paesi che riconoscono lo Stato palestinese, che vogliono e supportano la creazione di uno Stato palestinese libero e sovrano!
La nostra volontà incrollabile e la vostra adesione a questo manifesto può vincere questa ultima aggressione israeliana contro il popolo palestinese e la Patria Palestinese Libera.

Marcia Campos


presidente della Federazione Democratica Internazionale delle Donne (WIDF)

07/10/15

NO WAR - NO NATO

“Le bombe che sganciano i mass media sono quelle che causano le prime vittime”




Nell’intervista al settimanale online Canarias-semanal, ANGELES DIEZ, sociologa esperta di comunicazioni di massa, spiega perché “Guerra e mass media” sarà uno dei temi più urgenti  in discussione nella Conferenza internazionale del 6-7-8 novembre 2015 a Madrid, in cui si costituirà il Tribunale Permanente dei Popoli contro la guerra imperialista e la NATO


- Qual è il rapporto tra la NATO ed i mass media? Si può dire che questi sono al servizio del potere imperialista?

   - La prima cosa da notare è quale ruolo giocano i mass media nei conflitti armati, sia nella possibilità che avvengano, sia nella loro giustificazione. E poi, spiegare qual è il ruolo dell’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (NATO)   nel mantenimento e l'espansione del  potere imperiale.  Si suol dire che i media sono  quarto potere.   Cioè, insieme al potere legislativo, esecutivo e giudiziario, sono un nuovo potere che, attraverso la creazione e la gestione della opinione pubblica, generano un potere diverso. Si suole anche dire che sono meri strumenti del potere. Se partiamo da queste premesse, la conseguenza logica sarebbe quella di pensare che a seconda di chi o che cosa controllano i media, avremo dei media che servono l’uno o l'altro (stati, aziende, partiti politici, l'esercito ....) e che basterebbe appropriarsi di uno o più mezzi di comunicazione per contrastare gli effetti dei media al servizio del potere. Ma la realtà è ben diversa. Oggi i mass media sono la forma nella quale  il potere si manifesta. Cioè, sono una delle facce del potere, una parte sostanziale.

06/10/15

Afghanistan

CODEPINK ai vertici militari Usa: bombardare un ospedale è un crimine di guerra. Questa impunità deve finire!


 Codepink, movimento di donne per la pace statunitense, ha lanciato una petizione per chiedere che gli Usa ammettano la propria colpa nel bombardamento dell'ospedale di Medici senza Frontiere  a Kunduz e risarciscano le vittime.
“Bombardare un ospedale è un crimine di guerra. Ma questo è esattamente ciò che l'esercito americano ha fatto a Kunduz, in Afghanistan, durante il fine settimana quando diverse bombe sono state sganciate  su un ospedale di Medici Senza Frontiere, uccidendo 22 persone e ferendone decine di altre. Il 6 ottobre (2015), Codepink avrà un'audizione presso l’Armed Services Committee, con il comandante in capo degli Stati Uniti in Afghanistan, il generale John Campbell. Noi gli chiediamo di chiedere scusa per il bombardamento, di ricostruire l'ospedale, fornire assistenza sanitaria ai feriti e risarcire le famiglie delle vittime, e di sottoporsi ad un accertamento indipendente delle responsabilità!
Il criminale bombardamento ha fatto 22 morti, tra cui 12 membri dello staff, 10 pazienti, tre dei quali erano bambini. Medici Senza Frontiere aveva fornito nei giorni precedenti le coordinate dell'ospedale alla coalizione capeggiata dagli Usa in Afghanistan, e ora chiede un'indagine indipendente su quello che viene definito giustamente un crimine di guerra.
L’8 ottobre si compiranno 15 anni di presenza militare americana in Afghanistan, la più lunga guerra in cui gli Stati Uniti siano stati coinvolti. Gli Stati Uniti sono stati responsabili della morte di migliaia di afghani innocenti nel corso degli anni ma raramente hanno riconosciuto le loro responsabilità. Questa impunità deve finire!”.

03/10/15

HELSINKI

UNA SICUREZZA COMUNE PER L'UNIONE EUROPEA E LA RUSSIA



Si è svolta ad Helsinki la Conferenza su NATO e Russia nella regione del Mar Baltico, organizzata dalla rete internazionale No guerra – No NATO con la partecipazione di WILPF Finlandia, Donne per la pace  finlandesi, Donne per la pace svedesi,  Svenska Kvinnors Vänsterförbund / donne svedesi di Sinistra, Comitato dei 100 in Finlandia, Comitato per la Pace finlandese, Psicologi finlandesi per la Responsabilità Sociale, Artisti per la Pace (PAND), Istituto di Educazione alla Pace, Unione per la Pace di Finlandia, Medici per la responsabilità sociale, e con il supporto della GUE -Sinistra  Europea.
Al termine dei lavori è stata approvata la seguente dichiarazione comune:

Dichiarazione sulla sicurezza comune per l'Unione europea e la Russia
Helsinki, 6 Settembre 2015:  .
In Svezia, prima delle elezioni parlamentari nel 2014, il governo svedese ha firmato l'Host Nation Agreement (accordo della nazione ospite) con la NATO. L'implicazione di questa firma è che la NATO, in tempi di crisi e di guerra, sarà in grado di dispiegare equipaggiamenti e personale militare per l’addestramento sul suolo svedese. Dal momento che le armi nucleari non sono direttamente menzionate in questo accordo, potrebbero benissimo essere incluse nel processo, costringendo la Svezia a supportare la politica nucleare della NATO.
In Finlandia, il 'Protocollo d'intesa di Host Nation Support' - il preludio all'accordo - è poco conosciuto dal pubblico e, probabilmente, anche dalla maggior parte dei politici. Si dice che sia solo una parte di "una pianificazione e revisione dei processi" che riguardano la Finlandia. Si compone di 57 punti che portano a un coinvolgimento estremamente impegnativo nella NATO.
Mentre perfino al culmine della Guerra Fredda, la Finlandia e la Svezia sono rimaste neutrali, esse sono ora, senza tanta discussione e né dibattito pubblico, forzate ad allontanarsi dalla neutralità in un rapporto molto più stretto con l'Alleanza NATO e ad avvicinarsi pericolosamente alla piena adesione alla NATO. Questo processo aumenta la tensione nella regione del Baltico in quanto implica un aumento delle esercitazioni di guerra e, di conseguenza, della corsa agli armamenti.