28/12/17

Best Wishes 2018




 for you, your friends and the world 

to enjoy and share peace, equality and justice

by 

 AWMR Italia -Donne della Regione Mediterranea



19/12/17

Lettera alla RAI TV

Se il servizio pubblico d'informazione non ci informa



LETTERA APERTA DI PROTESTA 
Alla Presidente RAI TV dott. Monica Maggioni
Al Direttore Generale RAI TV dott. Mario Orfei

non abbiamo parole per esprimere la nostra indignazione per il silenzio in tutti i TG e le reti della RAI TV Servizio Pubblico sull'importante cerimonia di Oslo (9-12 dicembre) per la consegna del Premio NOBEL per la PACE a ICAN , campagna mondiale per l'abolizione delle armi nucleari.
I media di tutto il mondo hanno dimostrato di avere compreso la portata storica di un avvenimento che ha gratificato l'impegno di centinaia di associazioni e movimenti da anni impegnati per elevare a livello giuridico l' aspirazione all'eliminazione degli ordigni nucleari, minaccia di morte per tutta l'umanità.
Il 7 luglio 2017 è la data che ha concretizzato un percorso, durato anni, con la firma del Trattato per la messa al bando di queste armi. Oslo ha voluto celebrare degnamente questa grande conquista di civiltà.
A Roma, lo stesso 11 dicembre, varie associazioni promotrici della campagna antinucleare hanno voluto solennizzare l'evento, e insieme sollecitare l'Italia alla RATIFICA DEL TRATTATO E ALLA RIMOZIONE DELLE BOMBE NUCLEARI che all'insaputa della gran parte dei cittadini sono ospitate nel nostro territorio. La Conferenza Stampa si è svolta presso la Sala NASSIRIYA del SENATO.
Il silenzio della RAI in tutta questa vicenda è inaudito e incomprensibile.
Si tratta di una battaglia di civiltà , sulla quale chi vive nel nostro paese ha diritto a essere informato e sensibilizzato. 
Assistiamo quotidianamente alla rappresentazione di fatti di assai secondaria importanza , non raramente in grado di sollecitare addirittura istinti riprovevoli, mentre non si è voluto dare spazio a un evento di questa portata, a differenza di quanto hanno fatto i mezzi di informazione di altri paesi.!
Esprimendo tutta la nostra disapprovazione porgiamo distinti saluti

Wilpf Italia, Disarmisti esigenti, Peacelink, Donne in nero, Pax Christi,Comitato Nazionale No Guerra No NATO - CNGNNIPPNWAssoc It.Medici Prevenzione guerra Nucleare. Awmr Italia - donne della regione mediterraneaAccademia Kronos - onlus , altri firmatari.

13/12/17

Palestina / GUPW

Unione Generale Donne Palestinesi (GUPW)

Noi donne palestinesi in lotta per i nostri diritti


A nome delle donne Palestinesi che combattono e lottano da decenni per il diritto del popolo palestinese alla autodeterminazione e alla costituzione di uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme Est come capitale, per il diritto al ritorno dei profughi secondo le legittime risoluzioni internazionali relative alla questione palestinese, leviamo la nostra voce contro la decisione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele e di trasferirvi la propria ambasciata, contraddicendo la posizione della comunità internazionale che riconosce Gerusalemme come parte del territorio palestinese occupato in base alla risoluzione 478. 
Questa decisione smaschera gli Stati Uniti come sostenitori dell’occupazione e non onesti mediatori del processo di pace.
Tutto il popolo palestinese rifiuta questa decisione e chiede a tutte le forze democratiche nel mondo che credono nei diritti umani e nella legalità internazionale di appoggiare il diritto del popolo palestinese a costituire uno stato palestinese indipendente entro i confini del 4 giugno 1967, con Gerusalemme est come capitale. 
Ci appelliamo al mondo come associazione di donne democratiche che sta con il popolo palestinese, contro l’imperialismo e il sionismo, perché si condanni, si deplori e si denunci questa decisione. Ci appelliamo alla comunità internazionale perché si promuova una conferenza internazionale sotto l’egida del processo di pace delle Nazioni Unite per raggiungere una giusta e complessiva soluzione alla questione palestinese.
Viva l’amicizia tra i popoli pacifici, viva la lotta del popolo palestinese, viva le donne palestinesi in lotta, libertà ai prigionieri politici palestinesi nelle carceri israeliane

INTISAR ELWAZIR
Presidente General Union of Palestinian Women

Palestina / Solidarietà

FUDANREN (Giappone)

Gli Usa ritirino la loro decisione irresponsabile



Noi donne del FUDANREN (Giappone) chiediamo l’immediato ritiro della decisione dell’amministrazione Trump che riconosce Gerusalemme come capitale di Israele.
Il governo giapponese è stato favorevole alla ricerca di una risoluzione del conflitto israelo-palestinese attraverso il raggiungimento della coesistenza pacifica fra i due Stati.  Oggi sollecitiamo il governo di Shinzo Abe a fare pressioni sull’amministrazione Usa perché ritiri la sua decisione irresponsabile.
Per la pace in Medio Oriente, noi chiediamo il ritiro delle truppe di occupazione israeliane dai territori palestinesi, il rispetto del diritto palestinese alla autodeterminazione e alla costituzione di un proprio stato sovrano, con il reciproco riconoscimento del diritto ad esistere.
Ci impegniamo ad operare ulteriormente per una giusta soluzione della questione palestinese e degli altri urgenti problemi del Medio Oriente.

Yuri Horie

Vice-Presidente di FUDANREN

12/12/17

Gerusalemme è palestinese

Movimento Democratico delle Donne del Portogallo 

Una decisione illegale alla luce del diritto internazionale 



Il Movimento Democratico delle Donne (MDM) condanna il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele da parte degli USA, atto politico imperdonabile che viola i diritti del popolo palestinese.
La decisione, annunciata lo scorso 6 dicembre del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele e di trasferire l’ambasciata nordamericana da Tel Aviv nella città considerata santa da cristiani, ebrei e musulmani, è illegale alla luce del diritto internazionale.
Nell’ambito delle Nazioni Unite essa costituisce una violazione gravissima del diritto internazionale, definito specificatamente in numerose risoluzioni, compresa la recente 2334 del Consiglio di Sicurezza del dicembre 2016, che esplicitamente menziona Gerusalemme Est come “territorio palestinese occupato”.
Ancora una volta, è stata dimostrata l’ipocrisia degli Usa nel presentarsi come “mediatori imparziali” nel conflitto, mentre hanno sempre appoggiato l’occupazione, l’espansionismo e l’aggressione israeliana contro il popolo palestinese, votando insieme ad Israele contro tutti le misure che riconoscono la legittimità della causa palestinese e il diritto al riconoscimento dello Stato palestinese, in particolare imponendo sanzioni contro gli organismi delle Nazioni Unite ogniqualvolta valorizzino il patrimonio politico e culturale della Palestina.
Ecco perché è importante ricordare, e l'MDM lo fa, che nel conflitto israelo-palestinese, le due parti non sono su un piano di parità, e che dalla parte della Palestina ci siano innumerevoli proposte di negoziato all'interno delle Nazioni Unite per il riconoscimento di due Stati.
Nell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del dicembre 2016, il presidente dell'Autorità Palestinese, aveva ribadito la speranza che il 2017 fosse l'anno conclusivo dei negoziati per l'indipendenza, con la proposta di Conferenza internazionale di pace entro la fine dell'anno. Con questo passo inaccettabile gli Stati Uniti, ancora una volta e in modo aperto, offrono copertura alla politica sionista di occupazione illegale dei territori palestinesi, compresa l'occupazione totale di Gerusalemme. Questa misura unilaterale e illegale degli Stati Uniti fa parte di un rapido deterioramento della situazione in tutto il Medio Oriente, con un crescendo di minacce e misure che costituiscono il pericolo di un ulteriore escalation di guerre e conflitti nella regione.
A questo punto, il MDM, in sintonia con la causa dell'indipendenza e della liberazione della Palestina fa appello allo Stato portoghese perché - come hanno fatto numerosi enti e paesi stranieri - condanni, in modo inequivocabile, il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele da parte degli Stati Uniti ed esiga nelle sedi internazionali il rispetto della legalità internazionale. Inoltre, chiede al governo portoghese, in obbedienza ai principi costituzionali e in osservanza delle raccomandazioni adottate nel Parlamento, di riconoscere formalmente lo Stato di Palestina con capitale Gerusalemme Est.
Nel mondo globale in cui viviamo, non possiamo tacere e ignorare le guerre e i pericoli che minacciano l'umanità, provenienti da paesi che – sotto le vesti di agnello, sono lupi - seminano odio, ingiustizia, disuguaglianze, oppressione nei territori altrui, a vantaggio dei propri  interessi e affari militaristici e di sfruttamento delle risorse naturali e umane.
L'MDM ribadisce la sua solidarietà con le donne e il popolo palestinese e sostiene la loro giusta lotta per il loro inalienabile diritto alla terra  e a costruire lo stato libero, indipendente, sovrano e vitale di Palestina nei confini precedenti al 1967 con la capitale a Gerusalemme Est, insieme a una giusta soluzione per la difficile situazione dei milioni di rifugiati palestinesi a cui sono state confiscate le proprietà, e che sono stati costretti a lasciare la loro terra e la loro patria.

L'MDM invita le donne portoghesi e del mondo a sostenere la giusta lotta del popolo palestinese per il diritto alla terra e chiede alle forze vive di denunciare l’ennesima violazione del diritto internazionale perpetrata dal governo degli Stati Uniti, e a respingere la politica di apartheid e genocidio  messa in atto dal governo di Israele, che umilia i diritti universali e la dignità umana del popolo palestinese, mette in pericolo la pace in quella regione del pianeta e nel mondo.

Palestina/Israele

Federazione delle donne greche

Respingiamo la provocatoria e cinica decisione di Trump


La Federazione delle Donne Greche (OGE) denuncia con forza l’inaccettabile decisione degli USA di riconoscere Gerusalemme come capitale d’Israele: in questo modo essi sturano gli “otri di Eolo” sulla questione palestinese

Con brutale provocazione e cinismo il presidente degli Usa Donald Trump ha descritto come “una delle democrazie di maggior successo nel mondo” lo stato di Israele, questo stato assassino che continua da decenni ad occupare i territori palestinesi e ad  opprimere un intero popolo con gli insediamenti illegali, le uccisioni, migliaia di prigionieri politici.
 Nello stesso tempo sia gli USA che l’UE  dipingono come terrorista il popolo palestinese che lotta per vivere in una patria libera e sovrana nel suo paese. Questa nuova sfida fa parte del più ampio disegno di “Grande Medio Oriente” che nei loro piani dovrebbe emergere dalle rovine di Siria, Libia, Iraq e gli altri paesi che hanno messo a ferro e fuoco.
Sollecitiamo il governo greco di SYRIZA-ANEL a riconoscere immediatamente lo Stato di Palestina con capitale Gerusalemme Est, secondo quanto stabilito dal parlamento greco nel 2015, invece di sostenere attivamente lo stato d’Israele intensificando i rapporti militari e commerciali e prendendo parte ai piani imperialisti Usa e Nato nella regione.
Noi denunciamo con forza questa politica. Siamo decisamente solidali col popolo palestinese, con le coraggiose donne palestinesi e continueremo a sostenere la loro eroica lotta.

11/12/17

Palestina e Israele

Movimento di Donne Democratiche in Israele




Noi, donne israeliane arabe ed ebree, chiediamo 

che  Trump ritiri la sua grave decisione



Il  Movimento di Donne Democratiche in Israele, che rappresenta migliaia di donne ebree ed arabe, esprime il proprio disappunto e rifiuto del riconoscimento annunciato dal presidente Trump di Gerusalemme come capitale di Israele. La decisione del presidente Trump è in contrasto con tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite contro l’occupazione israeliana dei territori palestinesi, compresa Gerusalemme Est. Noi siamo preoccupate che questo annuncio porti ad una rinnovata esplosione di violenze.
Tale decisione mette fine alla finzione degli Usa di giocare un ruolo di mediatore nel processo di pace. La politica del presidente Trump attizza il fuoco nel Medio Oriente e non aiuta a risolvere il problema. Per le donne della regione ciò si tradurrà in ulteriori sofferenze per le conseguenze della violenza repressiva. Negli ultimi giorni diversi palestinesi sono stati uccisi e centinaia sono stati feriti dall’esercito israeliano. Altre madri soffriranno per la perdita dei loro figli.
Noi ancora vogliamo credere che la soluzione di due Stati e la creazione di uno Stato Palestinese entro i confini anteriori al 1967 in Cisgiordania, Striscia di Gaza e Gerusalemme Est sia la giusta e durevole opzione per risolvere la perdurante occupazione.
La sovranità di Israele su Gerusalemme Ovest non è mai stata riconosciuta internazionalmente, e tutti i paesi mantengono le loro ambasciate a Tel Aviv. Il presidente Trump con questa sua decisione contraddice la posizione della comunità internazionale e sostiene l’occupazione illegale dei territori palestinesi da parte di Israele.
Tale decisione rinfocola i contrasti religiosi e incoraggia i gruppi fondamentalisti, poiché Gerusalemme è la città santa di tre religioni.
Noi, donne israeliane arabe ed ebree, chiediamo che il presidente Trump ritiri la sua pericolosa decisione e voglia svolgere un ruolo positivo nella soluzione del conflitto fra Israeliani e Palestinesi perché si giunga ad una giusta e durevole pace tra due Stati indipendenti.

10 dicembre 2017

Movement od Democratic Women in Israel

10/12/17

Solidarietà Palestina

Centro Regionale Arabo della FDIM/WIDF

Chiediamo solidarietà con i diritti umani e nazionali delle donne palestinesi



Nella giornata internazionale dei diritti umani, dove sono i diritti del popolo palestinese disperso nel mondo, la sua terra usurpata e la sua capitale minacciata?
Il Centro Regionale Arabo della Federazione Democratica Internazionale delle Donne denuncia che la decisione del presidente nordamericano Donald Trump di spostare l'ambasciata degli Stati Uniti ad Al Quds (Gerusalemme) e proclamare questa città capitale dello stato sionista costituisce il passo più pericoloso compiuto dall'amministrazione Usa in tutta la sua storia fatta di arroganza e dominazione e di sostegno agli ingiusti e usurpatori.
Questo fatto richiede una mobilitazione di tutte le donne e gli uomini liberi della regione araba e del mondo, a livello politico, giuridico, mediatico, diplomatico combattivo e militante.
Salutiamo le donne palestinesi che lottano e resistono fermamente, così come tutte le donne del mondo, quale forza promotrice e anche più influente, e ci rivolgiamo alla Federazione Democratica Internazionale delle Donne - che ha sostenuto tanto lungamente e continua a sostenere le lotte delle donne per i loro diritti come quelle dei popoli per la libertà e la democrazia, per la pace e contro la guerra, ed è in particolar modo accanto al popolo palestinese nella sua lotta per conquistare il suo diritto al ritorno e a costruire il proprio stato indipendente in terra di Palestina con Gerusalemme come capitale - per affrontare unite questa nuova biasimevole situazione.
In nome del Centro Regionale Arabo chiediamo alla WIDF/FDIM - come nostro alto e prestigioso forum democratico e nostra voce contro la flagrante ingiustizia che si sta compiendo contro la storia e il diritto dei popoli ed i loro valori nazionali - di rivolgere un appello alle donne del mondo affinché sia assunta una comune posizione di solidarietà con i diritti umani e nazionali delle donne palestinesi che oggi devono affrontare questa grave situazione provocata dalla decisione del presidente Usa Donald Trump.
Chiediamo appoggio per il popolo palestinese nella sua sollevazione contro la grave e pericolosa decisione di Trump.
Beirut, 8 dicembre 2017
Il Centro Regionale Arabo della WIDF/FDIM 

08/12/17

Palestina libera

Presidio per la Palestina

AWMR Italia -Donne della Regione Mediterranea aderisce al presidio per la Palestina di fronte all'ambasciata USA di Roma, indetto per il 9 dicembre dalla Rete di solidarietà con il popolo palestinese, per protestare contro la decisione arbitraria e illegale del presidente Trump di considerare Gerusalemme capitale dello stato di Israele e di trasferirvi l'ambasciata americana da Tel Aviv.


La AWMR Italia - Donne della Regione Mediterranea rifiuta il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele da parte degli USA, annunciato dal loro presidente Trump in aperta violazione del diritto internazionale e dei diritti del popolo palestinese. 
Respinge anche, come atto di ostilità nei confronti del popolo palestinese, l'annunciata intenzione di spostare da Tel Aviv a Gerusalemme l'ambasciata americana.
Tutto ciò sarebbe una violazione delle numerose risoluzioni dell'ONU, compresa la recente 2334 del Consiglio di Sicurezza (dicembre 2016) che esplicitamente cita Gerusalemme Est come "territorio palestinese occupato". 
Questo inaccettabile atto smaschera l'ipocrisia degli USA che si sono finora presentati come " mediatori imparziali" nel conflitto israelo-palestinese, mentre in realtà hanno sostenuto l'occupazione, l'espansionismo e l'aggressione israeliana contro il popolo palestinese,  votando all'ONU contro tutte le misure che riconoscono la legittimità della causa palestinese, in particolare quelle riguardanti l'applicazione di sanzioni contro gli insediamenti israeliani nei territori palestinesi.
Con questo inaccettabile passo gli USA palesemente appoggiano la politica sionista di occupazione illegale del territorio palestinese, compresa l'occupazione totale di Gerusalemme. 
Questa misura arbitraria e illegale degli USA, inoltre, innesca l'ulteriore deterioramento della situazione in Medio Oriente, col rischio di nuove escalation di guerre e conflitti nell'intera regione. 
La AWMR Italia, solidale con la causa dell'indipendenza e liberazione della Palestina, chiede al governo italiano di condannare e respongere - come hanno già fatto altri governi europei - questo atto e di reclamare presso il governo USA e nelle sedi internazionali il rispetto della legalità internazionale. 
La AWMR Italia inoltre sollecita il governo italiano a riconoscere formalmente e inequivocabilmente lo Stato di Palestina con capitale Gerusalemme Est, conformemente a alle risoluzioni delle Nazioni Unite. 
Ribadisce infine la piena solidarietà con le donne e tutto il popolo palestinese e ne sostiene la giusta lotta per l'inalienabile diritto alla terra e alla edificazione dello Stato palestinese libero, indipendente e sovrano dentro i confini esistenti anteriormente al 1967 con capitale Gerusalemme est, insieme alla giusta soluzione per la condizione delle migliaia di profughi palestinesi costretti a lasciare beni, terra e patria. 
Invita le donne italiane e del mondo a sostenere la.lotta legittima delle donne palestinesi per il diritto al ritorno in patria e a respingere, insieme a questa ennesima provocazione perpetrata dagli USA, la politica israeliana di apartheid e di occupazione dei territori palestinesi, che viola i diritti umani e umilia la dignità della popolazione palestinese, mettendo ulteriormente a rischio la pace nel mondo.

29/11/17

Persone, non confini

 Fight/right - Diritti Senza Confini, Roma 16 Dicembre 

Manifestazione nazionale per i diritti di migranti e profughi


AWMR Italia - Donne della Regione Mediterranea aderisce all'Appello  per uguali diritti e contro la ghettizzazione dei migranti/profughi e alla Manifestazione Nazionale indetta per il 16 dicembre a Roma.  Ore 14 da Piazza della Repubblica. 
    
                                       
«Siamo quelle donne e quegli uomini che attraversano il pianeta, decine di milioni di persone strappate alla loro terra e ai loro cari dalle scelte geopolitiche, economiche e ambientali dei potenti, costrette ogni giorno a combattere contro i fili spinati e i muri fisici e ideologici. Siamo i dannati della globalizzazione e delle politiche antisociali imposte dall'Unione europea e dalla Banca centrale europea (BCE) alle popolazioni d'Europa e d'Italia, che privano le persone del reddito, del lavoro e dell'alloggio indipendentemente dalla provenienza geografica.

«Basta parlare di noi, su di noi, contro di noi, o al posto nostro. Basta fare affari sulla nostra pelle, basta guadagnare voti sulla scelta di accoglierci o di cacciarci. Non abbiamo bisogno di retorica interessata, abbiamo bisogno di fatti. Il razzismo, lo sfruttamento sociale e lavorativo che viviamo concretamente non è possibile batterlo con la carità né speculando sulle nostre vite.
Il razzismo si sta diffondendo proprio tra chi sta più in difficoltà, tra le persone più povere. Il cambiamento che vogliamo non può riguardare solo la nostra condizione ma anche quella di quanti soffrono uno stato di ingiustizia e di privazione.

«È grazie ai tagli allo stato sociale e alla ghettizzazione di ampie fasce della società che molti territori, secondo una logica di confino e militarizzazione, sono stati trasformati in discariche di bisogni e depositi di ingiustizie sociali.

«Partendo dall'impegno costante nei territori, creando e valorizzando buone pratiche condivise, le nostre storie si sono intrecciate nella condivisione dei bisogni comuni, consapevoli di dover prendere il nostro destino nelle nostre mani per ottenere il riscatto sociale e rifiutare le campagne xenofobe e razziste condotte sulla nostra pelle, di qualsiasi colore essa sia.
Riteniamo l’insieme degli attuali dispositivi legislativi italiani (Bossi – Fini con il legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro; Minniti – Orlando; decreto Lupi) ed europei (Regolamento Dublino III) un tentativo di camuffamento della realtà che vuole far passare i migranti e i profughi come i responsabili primi delle disuguaglianze sociali. Gli obiettivi dichiarati sono la trasformazione del welfare in elemosina da elargire agli ultimi e l’individuazione del povero e del migrante come nemico da combattere, specchio inquietante di una società che si vuole governare con la paura e lo sfruttamento, contrastando e reprimendo le forme di dissenso e di lotta per i diritti.

«Consideriamo inaccettabile che chi nasce e cresce sul territorio italiano faccia fatica a essere riconosciuto come cittadino italiano. Basti osservare le reazioni scomposte al tentativo poco convinto di introdurre lo ius soli, alle quali opponiamo la certezza incrollabile che la politica si debba assumere la responsabilità di una legge sulla cittadinanza per le cosiddette seconde generazioni. Senza dimenticare la condizione dei minore straniero non accompagnato.
Siamo convinti che una parte significativa della filiera dei centri d'accoglienza neghi quotidianamente i nostri diritti e faccia invece parte a pieno titolo del sistema di sfruttamento economico, lavorativo e sociale che nega i nostri bisogni e colpisce la dignità non solo dei profughi ma anche degli operatori. Si vogliono trasformare le persone in oggetti invisibili e senza diritti, esattamente come si sente invisibile chi è in un centro d’accoglienza o chi è ancora privo di un permesso di soggiorno. Crediamo che la regolarizzazione sia l'unica via per restituire dignità a queste persone.

«Oggi la filiera dell'accoglienza è diventata troppo spesso la giustificazione umanitaria per alimentare un business che mantiene in una condizione di ricatto permanente le persone, permettendo l'arricchimento di cooperative e gestori dei centri.

«A partire dal lavoro nei territori e dalle pratiche quotidiane, abbiamo condiviso la necessità di coniugare antirazzismo, anti-sessismo, lotta per la giustizia sociale e la libertà di circolazione e di residenza. È per questo che abbiamo deciso di organizzare una manifestazione nazionale a Roma il 16 dicembre per rivendicare la giustizia sociale e il diritto all'uguaglianza per tutte e tutti.

«La manifestazione che vogliamo costruire è promossa pertanto proprio da noi, i dannati della globalizzazione e della colonizzazione economico finanziaria, uomini e donne in fuga o sfruttati. Non è la manifestazione che parla di noi, è la nostra manifestazione, per prendere parola e spiegare la nostra piattaforma rivendicativa, gli obiettivi concreti della nostra lotta.

«Proponiamo ed invitiamo tutte le realtà laiche e religiose, i movimenti antirazzisti a condividere e promuovere questa manifestazione nazionale partendo da una piattaforma articolata sui seguenti punti:

·Per la libertà di circolazione e di residenza;
·Per il rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari ai profughi a cui non è stata riconosciuta la protezione internazionale;
·Per la regolarizzazione generalizzata dei migranti presenti in Italia;
·Per la solidarietà, l’antirazzismo e la giustizia sociale;
·Per la regolarizzazione dei migranti presenti in Italia;
·Per l’abolizione delle leggi repressive (Bossi-Fini, Minniti - Orlando e Dublino III);
·Per la rottura del vincolo permesso di soggiorno/contratto di lavoro e residenza;
·Per il diritto all'iscrizione anagrafica;
·Contro i lager e gli accordi di deportazione;
·Per la cancellazione dell'art 5 della legge Lupi e della legge sulla Sicurezza urbana;
·Per un'accoglienza un lavoro dignitosi per tutti e tutte;
·Contro qualsiasi forma di ghettizzazione;
·Per spese servizi sociali fuori dal patto di stabilità;
·Per il diritto al reddito minimo per tutte e tutti »

Per promozione / informazioni /comunicazioni ed adesioni: 

28/11/17

DONNE PER LA PACE

Una Carovana di donne  per il disarmo nucleare



La Awmr Italia - donne della regione mediterranea aderisce alla CAROVANA DELLE DONNE PER IL DISARMO NUCLEARE che è in marcia su vari territori italiani per promuovere una maggiore coscienza sociale e politica sulla necessità di raggiungere il disarmo nucleare globale. Promossa da Wilpf Italia (sezione italiana  della Lega internazionale di donne per la pace e la libertà) e International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN), Premio Nobel per la Pace 2017, la Carovana si è avviata il 19 novembre a Livorno, città resa funzionale alla guerra attraverso una sinergia negativa tra porto nucleare (uno degli 11 esistenti in Italia), base militare Usa di Camp Darby e Hub aereo militare di Pisa. Dal 20 novembre fino al 10 dicembre in contemporanea si sono attivati in varie città presidi davanti a siti militari e basi militari dove sono stoccate circa 70 bombe nucleari Usa (Ghedi e Aviano), manifestazioni, raccolte di firme, incontri con gli studenti, filmati, mostre, presentazione di libri e iniziative d’arte per la pace.
Questo il messaggio riverberato dalla Carovana:
Ø      No alle Armi Nucleari.
Ø      Sì alla sicurezza dei territori e alla salute della popolazione.
Ø      Sì a una Economia di Pace.
Ø      Sì alla firma e ratifica italiana del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW, votato dall’Assemblea Generale delle NU il 7 luglio 2017).
Ø      Sì alla difesa e applicazione della Costituzione italiana.
Il 25 novembre la Carovana ha partecipato alla manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne indetta da NON UNA DI MENO e ha raccolto le firme.sulla Petizione che chiede al Governo italiano di ratificare il TPNW. L’11 dicembre consegnerà alla Presidenza della Repubblica le firme raccolte in ogni città.
 Altre associazioni co-promotrici: Disarmisti Esigenti, Comitato No guerra No Nato, Pax Christi, Pressenza, LDU, Accademia Kronos, Energia Felice, PeaceLink, Donne in Nero, Mondo senza guerre e senza violenza, Fermiamo chi scherza col Fuoco atomico (Campagna OSM-DPN).  

25/11/17

25 NOVEMBRE

Perché è necessario che gli uomini si esprimano contro la violenza sulle donne

Phumzile Mlambo-Ngcuka vice-segretaria generale delle Nazioni Unite
e direttrice esecutiva di 
UN Women
La violenza fisica e sessuale contro le donne continua a essere una delle violazioni più pervasive dei diritti umani nel mondo, con una donna su tre che la sperimenta in qualche modo nella sua vita. Aiutato dalla cultura del silenzio e impunità, questo ciclo diffuso di violenza priva innumerevoli donne del loro diritto a un senso di sicurezza personale e dell'opportunità di realizzare le loro potenzialità. Cosa fare per porre fine a questo modello di abuso?
La direttrice esecutiva di UN Women Phumzile Mlambo-Ngcuka sostiene in questa intervista del 20 novembre scorso - pochi giorni prima della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne - che rispondere con l’indignazione silenziosa non è abbastanza: bisogna fare rumore. Come si può lavorare tutte e tutti insieme per rendere il mondo un posto più sicuro per le donne e perché c'è così tanto bisogno che gli uomini si facciano avanti e si esprimano contro le molestie e le aggressioni alle donne.

08/11/17

1917-2017 CENTENARY

ONE HUNDRED YEARS OF WOMENS REVOLUTION



The Women's International Democratic Federation (WIDF)'  worldwide campaign aims to

    • highlight the women's protagonism in October Revolution
    • highlight benefits that the Bolshevik revolution brought not only to the Russian people and women, but also all over the world;
    • enhance political principles and ideals that motivated  the revolutionary process in Russia and have been influencing every revolutionary processes in the world, including the women's liberation movement.
    "The Bolshevik revolution has uprooted more prejudices about women than mountains of writings on women's equality", Lenin declared with justifiable satisfaction in 1920, during his famous interview with Clara Zetkin.
    "Women occupy management positions in the Soviets, Executives, in all kinds of ministries and public offices and this is a great value for us "- the leader of October Revolution added - "This is important for women all over the world, because it highlights the women’s capacity and the great value of their work  in our society."
    It’s true, in fact, that the 1917 Russian revolution has imprinted on itself the sign of the female leading role since its inception.

    07/11/17

    Centenario 1917-2017

    Le donne nella Rivoluzione d'Ottobre

    La rivoluzione bolscevica del 1917 reca impresso in sé fin dai suoi esordi il segno del protagonismo femminile. E ancora oggi noi possiamo dire, senza timore di smentite, che essa ha rappresentato una tappa storica fondamentale non solo nel cammino di emancipazione delle classi lavoratrici e dei popoli, ma anche delle donne. Non si può fare la storia del movimento internazionale femminile senza fare riferimento a quella straordinaria rivoluzionaria stagione e alla favolosa lotta delle donne bolsceviche, se vogliamo comprendere gli sviluppi di esso fino ai nostri giorni.
    WIDF FDIM FDIF 
    @fdim_   

    29/10/17

    1917-2017/ Cento anni di rivoluzione delle donne

     
    “La rivoluzione bolscevica ha sradicato più pregiudizi sulla donna che non le montagne di scritti sulla uguaglianza femminile”, dichiarò Lenin con giustificata soddisfazione nel 1920,  nel suo celebre colloquio con Clara Zetkin.
    “Le donne occupano posti di direzione nei Soviet, negli Esecutivi, nei Ministeri e negli uffici pubblici di ogni tipo  – aggiunse il leader della Rivoluzione d’Ottobre – e ciò costituisce un grande valore per noi. E’ importante per le donne di tutto il mondo, poiché evidenzia la capacità delle donne, il grande valore del lavoro che svolgono nella società”.
    E’ innegabile, in effetti, che la rivoluzione russa del 1917 porti impresso in sé, fin dai suoi esordi, il segno del protagonismo femminile.
    L’8 marzo del 1917 (corrispondente al 23 febbraio del calendario russo) le lavoratrici tessili di Pietrogrado entrarono in sciopero e scesero nelle strade per gridare la loro protesta contro la guerra e contro l’autocrazia zarista che privavano del pane i loro figli. Marciarono attraverso i quartieri popolari della città chiedendo alla popolazione di uscire dalle case e unirsi a loro. Il loro grido fu ascoltato da migliaia di pietrogradesi e, giorno dopo giorno, altre donne e uomini si unirono alla protesta. La stessa gendarmeria inviata a disperdere la folla si ammutinò e finì per schierarsi con la popolazione. Lo zar fu costretto ad abdicare e fu la rivoluzione.

    Nell’estate di quello stesso anno, i bolscevichi chiesero al governo provvisorio di Kerenskij l’uscita incondizionata dalla guerra  e lanciarono la parola d’ordine: “Tutto il potere ai soviet!”, cioè i consigli del popolo. In ottobre, il Palazzo d’Inverno fu preso d’assalto e occupato dal proletariato insorto. 
    Ora sappiamo anche che fu quel primo evento – la scintilla accesa dalle lavoratrici di Pietrogrado che aveva fatto divampare la fiamma della rivoluzione in tutto l’impero zarista – ad ispirare l’idea, alcuni anni più tardi, di scegliere l’8 marzo come giornata internazionale delle donne. 
    Un’immensa energia femminile rinnovatrice – secondo le parole di Aleksandra Kollontaj, che fu fra le protagoniste della Rivoluzione d’Ottobre - si sprigionò dalla “tempesta rivoluzionaria” ed essa si distinse proprio per il ruolo dirigente che molte donne vi ebbero. Un ruolo che si era consolidato attraverso alcuni passaggi essenziali che occorre ricordare.  
    Fin dal 1912 le militanti bolsceviche, vincendo la repressione zarista con gli escamotages più fantasiosi, destreggiandosi fra l’esilio e la clandestinità in patria, riuscivano a pubblicare il foglio di agitazione "Rabotnitsa" (Operaia), il primo giornale pensato e pubblicato per le donne operaie in Russia, che diffondeva le idee rivoluzionarie sulle  tematiche del lavoro e le specifiche problematiche femminili. Nel comitato editoriale del giornale troviamo i nomi di quelle che sarebbero state ricordate come protagoniste della rivoluzione del 1917: Nadezhda Krupskaja, Anna Elizarova, Inessa Armand, Ljudmila Stal’, Alexandra Kollontaj, Konkordiya Samoilova, Klavdia Nikolajeva.  

    1917 - 2017

    CENTENARIO. VIVA LA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE!




    100 ANNI DI RIVOLUZIONE DELLE DONNE
    www.fdim.org.sv

    Una campagna mondiale  della Federazione Democratica Internazionale delle Donne nel centenario della Rivoluzione d’Ottobre per

    • rendere visibile il ruolo di protagoniste che ebbero le donne nella Rivoluzione d’Ottobre, attraverso forme di comunicazione audiovisiva, grafica e digitale che contribuiscano alla riflessione politica attuale
    • rinnovare la memoria della straordinaria esperienza Rivoluzione d’Ottobre ed evidenziare i benefici che la rivoluzione bolscevica apportò alla popolazione e alle donne nella Russia e nel mondo
    • valorizzare i principi ideali e politici che motivarono quel processo rivoluzionario e che continuano ad influenzare i processi rivoluzionari nel mondo, compresi i movimenti di liberazione delle donne.

    27/10/17

    Convegno a Roma

    LIBERTA’ DELLE DONNE NEL XXI SECOLO 

    PENSIERI E PRATICHE OLTRE I FONDAMENTALISMI


    Si è tenuto a Roma dal 20 al 22 ottobre, nella Casa internazionale delle donne, il Convegno Libertà delle donne nel XXI secolo. Pensieri e pratiche oltre i fondamentalismi  promosso e organizzato da Awmr Italia - donne della regione mediterraneaCultura è Libertà una campagna per la PalestinaIl Giardino dei ciliegiWilpf Italia . IFE Italia, con il contributo di Transform Europe

    di Ada Donno

    Ciascuna di noi può dire, con grande soddisfazione, che è stato un convegno ricco e produttivo, anche oltre le nostre aspettative, per quantità di presenze e qualità degli interventi, per lo spirito partecipativo che l’ha animato, per le emozioni che l’hanno attraversato. E’ stato il meritato approdo di un percorso costruttivo  iniziato un anno e mezzo fa dalle organizzatrici che l’hanno convocato “arbitrariamente”,  mosse dall’urgenza di ragionare fra donne, ma rivolgendoci al mondo, sulla prepotente ascesa dei fondamentalismi nell’epoca che viviamo. Che sono di varia natura, ma abbiamo preferito occuparci soprattutto di quelli che più mettono a rischio la libertà delle donne.

    25/10/17

    LIBERTÀ DELLE DONNE NEL XXI SECOLO

    PENSIERI E PRATICHE OLTRE I FONDAMENTALISMI

    GRAZIE!

    http://libertadonne21sec.altervista.org/grazie/
    Il convegno ” Libertà delle donne nel XXI secolo. Oltre i fondamentalismi”,  che si é svolto a Roma dal 20 al 22 ottobre 2017 presso la Casa Internazionale delle Donne,  ha registrato una straordinaria presenza di donne, e uomini, che per tre giorni hanno seguito con attenzione gli interessanti ed approfonditi interventi delle tre sessioni che vertevano sul fondamentalismo del mercato nel sistema neoliberista, sull’avanzata di quello  ideologico religioso in ogni parte del mondo e sullo strapotere teconologico e scientifico (comprese le opposte reazioni antiscientiste che provoca) sul governo delle nostre vite.
    Le relatrici, provenienti da diversi paesi, hanno saputo coniugare, come era negli obiettivi del convegno, l’analisi teorica con le esperienze concrete di pratiche femministe.
    Ha suscitato grande commozione ed apprezzamento il docu-film “Uzak mi  (Distant)”  della regista Leyla Toprak, presente a tutte le sessioni del convegno, con la quale vi è stato un intenso confronto sulla realtà delle donne di Kobane.
    Così come è stato partecipato il confronto durante la presentazione del Dossier sui movimenti femministi in Nord Africa e in Medio Oriente.
    Confortate dal successo dell’iniziativa ( fortemente sperato ma inatteso nelle proporzioni) rifletteremo sulla possibilità e sulle modalità di proseguire il confronto, sempre in dimensione internazionale e con modalità inclusive, sui temi che  sono emersi con maggior forza . Temi  che verranno riportati puntualmente nel report che sarà prodotto nei prossimi giorni.
    Sul blog del Convegno (www.libertadonne21sec.altervista.org) , che sarà mantenuto, verranno pubblicate tutte le relazioni presentate ed report completo dei contenuti emersi dalle giornate.
    La registrazione di tutto il convegno è disponibile sul sito di “Radio Radicale”. http://www.radioradicale.it/gruppo/dibattiti?page=1
    Ringraziamo di nuovo le relatrici, tutte e tutti i partecipanti, le traduttrici, il tecnico che ha registrato, l’ufficio stampa.
    In particolare il nostro grazie va a Transform! per l’importante   contributo che ci ha permesso di  costruire il convegno e alla Casa Internazionale delle donne che lo ha ospitato e supportato.
    Imma Barbarossa, Giuliana Beltrame, Ada Donno, Francesca Koch, Chiara Giunti, Alessandra Mecozzi, Anna Picciolini, Nicoletta Pirotta, Antonia Sani
    English
    At the international meeting  ” Libertà delle donne nel XXI secolo. Oltre i fondamentalismi”, Rome, 20-22 october 2017, International Women’s House, there was an extraordinary participation of women, some men, who were following during the three days, the interesting and deep speeches in the three sessions.  About the market fundamentalism within the neoliberal system, the increase of the ideological religious all over the world and about the excessive technological and scientific power (including the opposed anti-scientific reactions) on the control of our lives.
    The speakers, from different countries, have been able to combine, as it was among the objectives of the Meeting, theoretical analysis and concrete  experiences of the feminist practices.
    The participants expressed emotion and appreciation for the docu-film “Uzak mi (Distant)” directed by the curd/turkish Leyla Toprak, who was attending the three sessions. There was an intense debate with her about the reality of women in Kobane. Same participation was expressed during the presentation of the Dossier about feminist movements in North Africa and Middle East.
    We have been encouraged by the success of the initiative (hoped, but unattended in such dimension) we will think about the possibilities and the best ways to go ahead, with an international dimension and inclusive way, about the subjects raised in a strongest way. All the themes will be reported precisely in the report that will be posted in the next days.
    The blog (www.libertadonne21sec.altervista.org) will keep working. All the presentations will be posted, with the contents raised during the three days.
    The video recording of the whole Meeting is available on the website of Radio Radicale  http://www.radioradicale.it/gruppo/dibattiti?page=1
    We thank once more all the speakers and all the participants, the interpreters and translators volunteering, the technician who has been recording all the time, the press office.
    Our special thanks go to Transform! for the important contribution that allowed us to build up the Meeting and to the International Women’s House, who hosted and supported it!!!