Domenica 20 gennaio, Khalida Jarrar è stata liberata dopo 5 mesi e 1
settimana di isolamento trascorsi nelle carceri israeliane! Complessivamente 69 palestinesi e 21 minori detenuti sono stati
rilasciati, nel quadro dello scambio di prigionieri e dell'accordo di cessate
il fuoco tra l'occupazione israeliana e la resistenza palestinese.
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| @comunita.palestinese.campania |
Khalida Jarrar, leader palestinese e consigliera legislativa del
FPLP dal 2006, ricercatrice dell'Università di Birzeit e instancabile
sostenitrice della causa dei prigionieri palestinesi, era stata arrestata il 26
dicembre, un giorno prima della sua prevista partecipazione a una tavola
rotonda sulla condizione dei prigionieri palestinesi durante la guerra genocida
di Gaza.
Khalida Jarrar, nel corso degli ultimi dieci anni, è stata imprigionata più volte dalle autorità israeliane. Nel 2015 ha trascorso 14 mesi in carcere e diversi mesi in detenzione
amministrativa senza accusa né processo. Nuovamente arrestata nel 2017, ha
passato altri 20 mesi in detenzione amministrativa. E ancora altri due annicirca, dal 2019.
In occasione della tragica scomparsa di sua figlia Suha, avvenuta per infarto nel luglio 2021, le
autorità israeliane negarono a Khalida perfino il rilascio provvisorio per
motivi umanitari, per poter partecipare al funerale: poté visitare la tomba
della figlia solo in settembre, dopo che fu rilasciata.
Al momento della liberazione, Khalida
è apparsa molto provata fisicamente, le sofferenze della detenzione nel carcere sionista si leggono
dolorosamente nel suo aspetto. Insieme ad altri palestinesi rilasciati, le cui
condizioni di salute sono pessime, è stata accompagnata immediatamente in
ospedale dai parenti.
Durante la detenzione KHALIDA
JARRAR ha scritto una preziosa testimonianza su una precedente esperienza carceraria, che testimonia la sua straordinaria forza d'animo e capacità di resistenza. La riportiamo integralmente.
"Per noi palestinesi, la
speranza in prigione è come un fiore che cresce su una pietra"
«La prigione non è solo
un luogo fatto di alte mura, filo spinato e piccole celle soffocanti con
pesanti porte di ferro. Non è solo un luogo definito da un suono metallico. In
effetti, lo stridio o lo sbattere del metallo è il suono più comune che si
sente nelle carceri, quando si chiudono porte pesanti, quando si spostano letti
o armadi pesanti, quando si bloccano o si allentano le manette. Persino le
merde – i famigerati veicoli che trasportano i prigionieri da una prigione
all'altra – sono bestie di metallo, il loro interno, il loro esterno, persino
le loro porte e catene incorporate.
No, il carcere è più di
tutto questo. Sono anche storie di persone vere, di sofferenze quotidiane e di
lotte contro le guardie e l'amministrazione penitenziaria. Il carcere è una
posizione morale che deve essere assunta quotidianamente e che non può mai
essere abbandonata.