26/06/25

Il 5% alla NATO? Un osceno tradimento dei bisogni globali

 «Mentre il mondo brucia, la NATO sta facendo scorta di legna da ardere. Il 5% alle spese militari non è difesa: è estorsione su scala globale, istigata da un presidente Usa che considera la diplomazia un'estorsione e la guerra un buon affare. Per il futuro del nostro pianeta, dobbiamo rifiutare l'economia di guerra e la NATO».

L'Aja 2025. Il controvertice delle donne per la pace  

di Medea Benjamin, World BEYOND War

Al vertice NATO di questa settimana all'Aia, i leader hanno annunciato un nuovo obiettivo allarmante: portare la spesa militare al 5% del PIL nazionale entro il 2035. Inquadrata come una risposta alle crescenti minacce globali, in particolare quelle che proverrebbero dalla Russia e dal terrorismo, la dichiarazione è stata salutata come un passo avanti storico. Ma in realtà, rappresenta un grosso passo indietro: ci si allontana dal far fronte ai bisogni urgenti delle persone e del pianeta e si riavvia una corsa agli armamenti che impoverirà le società mentre so arricchiranno i mercanti di armi.

Questo scandaloso obiettivo di spesa del 5% non è nato dal nulla: è il risultato diretto di anni di intimidazioni da parte di Donald Trump. Durante il suo primo mandato, Trump ha ripetutamente rimproverato ai membri della NATO di non aver speso abbastanza per le loro forze armate, facendo pressione su di loro affinché raggiungessero una soglia del 2% del PIL, già controversa e così eccessiva che ben nove paesi della NATO sono tuttora al di sotto di tale "obiettivo".

Ora, con Trump tornato alla Casa Bianca, i leader della NATO si stanno allineando, fissando l’obiettivo sbalorditivo del 5% che nemmeno gli Stati Uniti, che già spendono oltre 1.000 miliardi di dollari all'anno per le spese militari, riescono a raggiungere.

Questa non è difesa; è estorsione su scala globale, promossa da un presidente che considera la diplomazia un'estorsione e la guerra un buon affare.

Alcuni paesi in Europa e Nord America stanno già tagliando i servizi pubblici e tuttavia ora ci si aspetta che destinino ancora più denaro dei contribuenti alla preparazione alla guerra. Attualmente, nessun paese della NATO spende per le spese militari più che per la sanità o l'istruzione. Ma se tutti raggiungessero il nuovo obiettivo del 5% per la spesa militare, 21 di loro spenderebbero più per le armi che per la scuola.

La Spagna è stata una delle poche a respingere questa escalation, con il primo ministro Pedro Sánchez che ha chiarito che il suo governo non avrebbe sacrificato pensioni e programmi sociali per raggiungere un obiettivo di spesa militarizzata. Anche altri governi, tra cui Belgio e Slovacchia, hanno reagito tacitamente.

Ciononostante, i leader della NATO hanno continuato a insistere, applauditi dal segretario generale Mark Rutte, che ha elogiato la richiesta di Donald Trump di aumentare la spesa per la difesa in Europa. Rutte ha persino chiamato Trump "Papà", un commento che, sebbene liquidato come uno scherzo, la dice lunga sulla sottomissione della NATO al militarismo statunitense. Sotto l'influenza di Trump, l'alleanza atlantica ha abbandonato del tutto la pretesa di essere un patto difensivo, abbracciando invece il linguaggio e la logica della guerra perpetua.

Poco prima che i leader della NATO si riunissero all'Aja, i manifestanti sono scesi in piazza sotto lo striscione "No alla NATO". E nei loro paesi d'origine, i movimenti della società civile chiedono un ri-orientamento delle risorse verso la giustizia climatica, l'assistenza sanitaria e la pace. I sondaggi mostrano che la maggioranza degli Stati Uniti si oppone all'aumento della spesa militare, ma la NATO non si preoccupa dei cittadini. Si preoccupa delle élite politiche, dei produttori di armi e di una logica da Guerra Fredda che vede ogni sviluppo globale attraverso la lente della minaccia e del dominio.

L'espansione della NATO, sia in termini di spese belliche che di dimensioni (è passata da 12 membri fondatori a 32 paesi oggi), non ha portato la pace. Al contrario. La promessa dell'alleanza atlantica di integrare l'Ucraina nei suoi ranghi è stata uno dei fattori scatenanti della brutale guerra della Russia e, invece di de-escalation, l'alleanza ha raddoppiato il ricorso alle armi, invece che alla diplomazia. A Gaza, Israele continua impunemente la sua guerra sostenuta dagli Stati Uniti, mentre le nazioni della NATO inviano più armi e non offrono alcun serio impulso alla pace. Ora l'alleanza atlantica vuole prosciugare le casse pubbliche per sostenere queste guerre a tempo indeterminato. Intanto la NATO sta sempre più circondando i suoi avversari, in particolare la Russia, di basi e truppe.

Tutto ciò richiede un ripensamento radicale. Mentre il mondo brucia – letteralmente – la NATO sta facendo scorta di legna da ardere. Quando i sistemi sanitari sono al collasso, le scuole sottofinanziate e le temperature torride rendono inabitabili vaste aree del pianeta, l'idea che i governi debbano investire miliardi in più in armi e guerre è oscena. La vera sicurezza non deriva da carri armati e missili, ma da comunità forti, cooperazione globale e azioni urgenti per affrontare le nostre crisi comuni.

Dobbiamo capovolgere questa situazione. Ciò significa tagliare i bilanci militari, ritirarci dalle guerre infinite e avviare un dibattito serio sullo smantellamento della NATO. L'alleanza atlantica, nata dalla Guerra Fredda, è ora un ostacolo alla pace globale e un partecipante attivo alla guerra. Il suo ultimo vertice non fa che rafforzare questa realtà.

Non si tratta solo del bilancio della NATO, ma del nostro futuro. Ogni euro o dollaro speso in armi è un euro non speso per affrontare la crisi climatica, far uscire le persone dalla povertà o costruire un mondo pacifico. Per il futuro del nostro pianeta, dobbiamo rifiutare la NATO e l'economia di guerra.

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