Le donne vogliono la pace nel mondo
Intervista a Marcia Campos, presidente uscente della Fdim/Widf, apparsa nell’imminenza del 16° congresso sul settimanale colombiano VOZ del 14/20 settembre 2016
di Ana Elsa Royas Rey
Incontriamo
la compagna Marcia Campos, proveniente
da San Paolo del Brasile, presso il centro congressi Tequendama di Bogotà, dove
si trova per partecipare ai lavori del 16°
congresso della Federazione democratica internazionale delle donne (FDIM/WIDF)
di cui è stata presidente per tre mandati.
Marcia, benvenuta a
Bogotà, eri già stata qui prima d’ora?
Innanzitutto voglio ringraziare molto il periodico VOZ,
importante mezzo di comunicazione colombiano, noto nel mondo per il suo ruolo in
difesa dei diritti dei popoli, e fondamentalmente delle donne, che lottano per
il cambiamento e per conquistare una vita degna. Ma non posso tralasciare di manifestare
la mia riconoscenza a tutte voi donne colombiane che siete state così coraggiose
da accogliere questo congresso in un momento così cruciale per il vostro paese,
dopo quasi 60 anni di guerra. Io ne sono una testimone, poiché venni qui alcuni
anni fa, insieme con altre donne di Argentina, Cuba, Brasile e Venezuela, nel
momento in cui migliaia di donne si trovavano in carcere con l’accusa di essere
terroriste: con molto dolore ascoltavo i loro racconti, di figli strappati dalle
braccia di donne che dovevano scontare condanne lunghissime; di figlie alle
quali avevano assassinato le madri, di sparizioni, deportazioni, che poi abbiamo
riferito al mondo intero. Parlammo con esponenti del governo colombiano, dei
sindacati, di altre forze sociali, e da allora non abbiamo avuto il minimo
dubbio che voi avreste raggiunto la vittoria, poiché avete rotto il cerchio della
paura e fatto emergere il valore della dignità.
Questo profumo di pace già allora si percepiva, poiché è
chiaro che quando si reprime con tale ferocia, i popoli si rafforzano. Il
vostro è un chiaro esempio per ogni parte del mondo, di come noi donne svolgiamo
un ruolo da protagoniste nel conseguimento della tranquillità, della libertà e
la fine della guerra, e questa è una garanzia per l’applicabilità degli accordi
pattuiti e noi altre veniamo a rendere tributo a ciò che voi avete ottenuto.
L’imperialismo quando percepisce che i popoli stanno
vincendo, attacca con maggior forza per far abortire processi così importanti,
lo vediamo in America Latina e in particolare in Venezuela, al quale va tutta
la nostra solidarietà, in Medio Oriente, Palestina, Siria. Ma alla fine, la
vittoria dei popoli è certa, non dell’imperialismo.
Che cosa ti motivò a
venire in Colombia allora, con una situazione così difficile nel paese?
Fu una decisione concordata con la direzione della nostra
organizzazione, esprimere la solidarietà internazionalista è uno dei principi basilari
della Fdim, e fu un insegnamento
grandissimo, poiché in quella situazione, con le vostre denunce così crude,
l’avere voi rotto il cerchio del terrore instaurato in quell’epoca, è stato un
esempio per i nostri paesi, e oggi voi state raccogliendo i frutti del vostro
sacrificio.
E la tua presenza oggi?
La mia presenza oggi è dovuta alla realizzazione del nostro
grande congresso nel quale infine la Colombia si presenta con l’immagine della
speranza alle altre donne del mondo, e con ogni certezza tutte noi saremo
convinte che vale la pena lottare, che vogliamo esserci anche noi a condividere
questa allegria con i figli della Colombia che, dopo tanti anni di lotte condotte
dai loro nonni e dai loro padri, oggi raggiungono la vittoria meritata, e
vivono questa realtà. I sogni si realizzano con la tenacia. Ci sono anche altri
paesi che stanno vivendo momenti simili, ma abbiamo scelto la Colombia per ciò
che significa politicamente, perché qui si rivelano con più chiarezza le
contraddizioni dell’imperialismo che opera nel nostro continente. Per questo
siamo consapevoli che i dialoghi di pace in corso necessitano del supporto di
tutte le donne del mondo. Non veniamo a passeggiare, per quanto Bogotà sia
bella, veniamo a manifestare il nostro sostegno. La motivazione centrale è contribuire
a far sì che si applichino gli accordi nella loro totalità, specialmente per
quanto si riferisce ai diritti delle donne, perché non accada quanto è accaduto
in Salvador, per esempio. La Fdim ha autorevolezza e trova ascolto presso le
Nazioni Unite, e lì denunceremo qualsiasi inadempienza.
Quali sono i temi del vostro congresso?
Fondamentalmente la lotta contro l’imperialismo e altri temi
molto importanti: terremo otto gruppi di lavoro in cui si parlerà della
condizione delle donne in Africa, delle donne arabe, delle donne che subiscono
le guerre imperialiste, delle condizioni lavorative delle donne (uguale salario
per uguale lavoro). Discuteremo di ogni forma di violenza contro le donne, di
ogni etnia e cultura, della situazione delle donne migranti, del problema della
tratta, dei diritti delle donne alla salute e all’istruzione, dei problemi
ambientali.
Altro aspetto importante del congresso è la festa delle
nazioni nella quale esporremo prodotti di
artigianato dei vari paesi. Noi donne produciamo cose bellissime. Immagina, popoli diversi, tanta storia riunita
insieme in un momento così importante per voi che state lottando per il
successo del referendum sugli accordi di pace. Una festa potenzia l’entusiasmo,
è un momento molto bello in cui unite festeggeremo la pace: la pace che voi
andate a costruire sarà la pace di noi tutte. Inoltre faremo una camminata per
Bogotà e alla fine di essa proporremo un Patto internazionale e
interistituzionale da sottoscrivere tra la nuova presidente della Fdim e le
istituzioni colombiane. L’abbiamo chiamata Caminata
de Lucha de las Mujeres , sfileremo con i vestiti tipici dei nostri paesi,
le nostre bandiere e le colombiane marceranno con le bandiere del Sì, con l’allegria
e il sorriso del Sì, il Sì agli Accordi
di pace. Penso che sarà un’opportunità di incontrare le donne e la cittadinanza
di Bogotà, di far vedere che la lotta è una festa, che noi donne del mondo
vogliamo la pace, che stiamo dalla parte di quanto è stato concordato per
costruire un mondo di uguaglianza.
Quale significato ha il congresso per le donne della Colombia
e quelle del mondo?
Prima di tutto, che i sacrifici valgono la pena, che quando
si lotta, prima o poi si è libere. Poi,
ricordando tutte le conquiste che abbiamo ottenuto e quelle che ancora vogliamo
ottenere usciremo più forti, più fiduciose, più unite, perché solo con l’unità
e la sorellanza internazionale raggiungeremo il nostro obiettivo finale e
sconfiggeremo l’imperialismo.
Quali azioni intraprenderà il congresso in difesa dei
dialoghi di pace?
Ci sarà una dichiarazione a sostegno dei dialoghi di pace e
avremo un evento di solidarietà dentro il Congresso. E’ stato concordato tra il
governo e la insurgencia che sarà uno
dei momenti più alti del congresso. Il documento che uscirà lo sottoporremo a
tutti gli organi ufficiali in Colombia e in ciascuno dei nostri paesi, perché
il mondo sappia ciò che stiamo sostenendo in Colombia.
Quale messaggio puoi mandare come presidente uscente alle
donne si uniscono ad una nuova forma di lotta politica?
Diciamo loro di unirsi a noi perché la lotta è per sempre:
oggi vogliamo la pace, domani l’uguaglianza e dopodomani occupare il posto che
ci spetta in parlamento, fino alla presidenza. Mi resta solo da mandare un
bacio alle donne che arrivano e a quelle che già ci stanno. E ora andiamo al
nostro congresso!
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