"La destabilizzazione del Venezuela segue il modello del Cile 1970"
Intervista al giornalista francese Maurice Lemoine. Le analogie 40 anni dopo dimostrano che non è casualità, bensì ben note prove tecniche di colpo di stato
http://www.lahaine.org/mundo.php/la-desestabilizacion-en-venezuela-sigue
Hai analizzato i colpi di stato in America Latina
e ritieni che ci siano alcune analogie con quello che sta accadendo oggi in
paesi con governi progressisti. Quarant’anni dopo, quali sono le coincidenze?
Ero presente a Caracas
l'11 aprile del 2002, quando ci fu il golpe contro il presidente Hugo Chavez , in
punti chiave come il ponte Llaguno e fui il primo a documentare con
fotografie cosa realmente accadde. Sono
stato anche in Bolivia nel 2008, quando ci fu un tentativo di destabilizzare il
governo di Evo Morales e conosco bene il caso dell'Honduras con Manuel Zelaya,
e anche il caso dell'Ecuador. Così ho voluto scrivere un libro sui "golpes
light" (I figli segreti del generale
Pinochet, Quito, 2015), ma ho pensato che per spiegare le differenze con i
golpe degli anni '60 e '70 dovevo studiarli e ciò mi ha permesso di trovare le
differenze e le somiglianze nel modo di procedere. Se analizziamo ciò che sta
accadendo in Venezuela, la destabilizzazione economica ha esattamente lo stesso
modello di quella che è avvenuta in Cile nel 1972.
Screditare l'immagine del governo fa parte del
processo di destabilizzazione?
Sì, si comincia a
screditare l'immagine e poi si crea il disagio economico. L’abbiamo visto lo
scorso anno, quando improvvisamente i mass media di tutto il mondo diffusero la
notizia che in Venezuela mancava la carta igienica. Uno si domanda com’è che da
un giorno all’altro non c’è più carta igienica, ma è una campagna che fa ridere
il mondo intero e insinua l’idea del caos totale. Nel 1972 anche in Cile mancò
la carta igienica per le stesse ragioni, accade una cosa molto semplice,
cercano di creare disagio nella gente.
Oggi in Venezuela ci
vogliono quattro ore per fare la spesa nei supermercati perché non si trova il
riso, non si trova la farina ... e bisogna cercare in giro perché i
commercianti non espongono più i prodotti sugli scaffali, ma li passano a
piccoli venditori ambulanti che li offrono a prezzi 3 a 4 volte superiori, così si
crea carenza e stanchezza nella popolazione, oltre all’inflazione. Con questo
si ottiene che nelle prossime elezioni la gente dica: "Se continuiamo a
votare per Nicolas Maduro continuerà questa situazione", e si indebolisce
il governo.
Lo stesso sabotaggio si
applicò in Cile nel 1973, quando organizzarono lo sciopero dei camionisti, che
in un paese lungo quattromila km fu terribile. Trovare modalità simili a 30 e
40 anni di distanza fa pensare che non si tratta di casualità, bensì di
tecniche ben note a chi le usa e ci permette di affermare che si tratta di
colpo di stato. L'unica differenza è che non è militare, come fu con Pinochet,
ma oggi si sono fatti più cauti e astuti. In Honduras nel 2009 un commando militare prelevò Zelaya da casa, lo
espulse in Costa Rica e consegnarono il
potere ai civili; in Venezuela nel 2002, un gruppo di militari sequestrò Chavez,
lo trasferì sull'isola di Orchila e consegnò il potere ai civili.
Consegnando il potere ai civili si legittima un
colpo di Stato?
Passando il potere da un
civile ad un altro si può sostenere che il presidente era sbagliato, che ha
violato la Costituzione e che è solo un processo di transizione, ma alla fine
si tratta di un colpo di stato. L'obiettivo è trarre in inganno la comunità
internazionale, ma non ingannano i propri concittadini. A Quito la cittadinanza
sa quello che è successo il 30 settembre del 2010 (30-S), anche se alcuni
negano che fosse un tentativo di colpo di stato.
Gli attivisti stranieri
che hanno partecipato a ELAP 2015, nel mese di settembre a Quito, hanno detto
che il 30-S i canali mediatici hanno riferito che in Ecuador c'è stata una
rivolta popolare, non una sollevazione della polizia. Cosa ricorda di quel
giorno?
I giornalisti di destra
sanno che l'informazione deve contenere una dose di verità per legittimare una
menzogna. Quello che hanno evidenziato i media internazionali fu l'imprudenza del presidente di andare al Reggimento Quito e gli imputarono la responsabilità del fatto per
una presunta rivendicazione salariale dei poliziotti. Inoltre l’Ecuador ha la
particolarità di avere indigeni e le dimostrazioni che li videro protagonisti nel mese di agosto
di quest'anno sono state presentate all'estero come "gli indios contro
Rafael Correa", senza specificare che si trattava di una frazione indigena
che - come dice Correa – alle elezioni non
raggiungono neppure il 3% dei voti. In Europa abbiamo una visione romantica
delle popolazioni indigene, e un senso di colpa per la conquista e l’etnocidio,
quindi, per definizione, l’indigeno è buono e non si sa che ci sono gli
indigeni di destra, i progressisti, conservatori, ecc. Questo è un elemento chiave per affrontare le
questioni di Ecuador e Bolivia, ma se parliamo di Venezuela si farà riferimento
alla società civile e non alla destra ed estrema destra.
La strategia della destra in America Latina è 'commuovere'
la comunità internazionale?
Un lettore europeo che
veda: "La società civile protesta contro le misure del presidente Nicolas
Maduro" si sentirà compartecipe. Nel 2014 si diceva che in Venezuela gli studenti protestavano contro Maduro, ma non
si chiariva che erano studenti di ultradestra ed etichettarono Maduro come dittatore .
E la rapidità con cui queste notizie si
diffondono accentua il discredito di un
governo ...
I media non organizzano
un colpo di stato, ma preparano l'opinione pubblica internazionale ad
accettarlo in qualsiasi momento. In Francia da 15 anni sostengono che Chavez
era un dittatore e che anche Maduro lo è, e lo stesso dicono del presidente
Rafael Correa. Ma ciò che è cambiato è che sono nati UNASUR e CELAC, gli
strumenti che consentono di resistere a questo assalto della destra. Ma è da
notare che la "comunità internazionale" in realtà non funziona solo perché
coinvolge gli Stati Uniti e l'Unione europea mentre il mondo è più ampio.
Quando il presidente Barack Obama ha emanato un decreto che considerava il
Venezuela una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti, questo è stato
respinto dal Al ba, UNASUR, CELAC, il G77 + Cina e il Movimento dei
Non-Allineati, come dire dai 2/3 dei membri delle Nazioni Unite. Dunque gli
africani, asiatici e latino-americani non fanno parte della "comunità
internazionale".
In questo gioco entrano i network internazionali
d’informazione ...
Con internet abbiamo
notato che l'informazione è facile come "copia e incolla". In Europa
vi è un fenomeno, un giornale dà la linea, ed è El Paìs spagnolo . Per ragioni
storiche la Spagna è vicino all’America Latina, per cui gli europei ritengono
che conosca meglio la regione, anche se oggi El Paìs è il portavoce delle
multinazionali spagnole e il periodico più ostile alla sinistra in America
Latina. E 'anche socio di Caracol della Colombia e di Le Monde in Francia,
questo spiega come funziona l’informazione.
Le ONG che dicono di sostenere la libertà di
espressione chiudono questo cerchio?
Io sono un giornalista e difendo
ferocemente la libertà di espressione, e nello stesso tempo il diritto
all'informazione. I Latinos sono avanzati rispetto all’Europa nel lavorare su
una regolamentazione della gamma mediatica in cui le banche non possono investire,
cosa che è positiva, e di assegnare un terzo dello spettro ai media comunitari.
I media privati attaccano i paesi con "leggi bavaglio", perché
"non c'è libertà di espressione", ma quando vengo in Ecuador leggo
tutti i giornali e vedo i notiziari, quindi, se questo non è la libertà di
espressione, che cos'è? Le ONG come Fundamedios, Reporters sans frontières
(RSF) e la Società interamericana della stampa (SIP) chiudono il cerchio. Le
Monde Diplomatique ha denunciato che RSF è finanziato dal National Endowment
for Democracy (NED) e l'estrema destra cubana di Miami e siamo stati attaccati
da questo. Oggi sappiamo anche che nel 2014 il NED ha dato più di 1 milione di
dollari all'opposizione ecuadoriana e più di 2 milioni di dollari all'opposizione
venezuelana, nell'anno delle guarimbas
(blocchi stradali dell’estrema destra ndt).
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