31/03/20

Emergenza COVID-19/Donne che costruiscono la pace

DONNE, PACE E SICUREZZA AL TEMPO DEL CORONAVIRUS



Con oltre il 70% della forza lavoro globale composta da donne e molti altri ruoli di assistenza alle spalle, le donne sono in prima linea nella lotta contro l’emergenza COVID-19, ma le conseguenze e le novità che si prospettano hanno implicazioni di genere che devono essere ben comprese. 
Sanam Naraghi Anderlini* richiama la nostra attenzione su questi impatti, sulle realtà delle donne che vivono questa pandemia e l’importanza delle donne nell'agenda per la pace e la sicurezza, ora più che mai.




Il 2020 sarà per sempre un grande anno per l'agenda delle Donne per la Pace e la Sicurezza (WPS); vent'anni dall'adozione della risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, la prima delle dieci risoluzioni delle Nazioni Unite che hanno posto le donne davanti e al centro dell'agenda globale per la pace e la sicurezza; 20 anni di attivismo e promozione, di studi accademici e progressi – in crescendo - nelle pratiche diplomatiche e di sviluppo; 20 anni di lotta contro un mix di pratiche ad hoc, apatia e amnesia per ottenere analisi di genere delle crisi e della reattività di genere nella programmazione, per ottenere l'inclusione sistematica delle donne costruttrici di pace nei processi di pace e per amplificare le differenti prospettive, ridefinizioni e priorità che le donne possono portare all'essenza stessa dei termini "pace" e "sicurezza".
L'anno è qui, ma lo è anche la pandemia di coronavirus. Mentre ci avvolge nei continenti, costringendo non solo alla cancellazione di eventi e alla stagnazione delle attività, ma anche alla definizione delle priorità negli sforzi umanitari, molti possono mettere in dubbio l’importanza del lavoro delle Donne Pace e Sicurezza (WPS) al tempo del coronavirus.

È interessante notare che questa pandemia con le sue molteplici dimensioni di sicurezza, sta dimostrando la centralità e la preveggenza dell'agenda WPS rispetto alle attuali sfide globali di pace e sicurezza. Nel 2000, quando un movimento globale di diritti delle donne e attivisti per la pace si mobilitarono per spingere il Consiglio di Sicurezza verso la risoluzione 1325, le loro ragioni erano chiare. La guerra in Bosnia e il genocidio in Ruanda dimostravano l'inadeguatezza dei correnti sistemi globali di pace e sicurezza per affrontare le guerre civili e transnazionali emergenti. Lo scettro del crescente crimine organizzato globale, le lotte indotte dal clima sulle risorse naturali e altre "minacce non tradizionali" si profilavano all'orizzonte. Prima dell'avvento dei farmaci antiretrovirali, malattie come l'HIV / AIDS e la devastazione che potevano comportare per il tessuto sociale ed economico delle società erano le principali minacce.

Il testo della Risoluzione del Consigliodi Sicurezza 1325 potrebbe non riflettere molti di questi problemi in dettaglio, ma nel chiedere una sicurezza umana incentrata sulle persone e uno sguardo di genere, la risoluzione e l'agenda che ha sviluppato riflettono il cambio di paradigma necessario per comprendere e affrontare i problemi di pace e sicurezza globali contemporanei. Le questioni così spesso poste dalla comunità WPS sono profondamente rilevanti anche per questa pandemia.

Analisi di genere

In termini pragmatici, l'agenda WPS richiede un'analisi di genere delle cause e delle conseguenze delle crisi e la mappatura delle parti interessate e degli attori. Questa analisi è fondamentale per garantire un'adeguata preparazione, attenuazione, risposta e recupero dalle crisi. È profondamente rilevante anche per la pandemia.
I dati disaggregati per sesso sono cruciali per comprendere l'impatto del virus. Finora, i dati provenienti da Cina, Italia, Corea del Sud e Iran rivelano una netta differenza dei decessi tra uomini e donne. In Corea del Sud, più donne che uomini contraggono la malattia, ma stanno morendo più uomini. In Italia, l'80% dei decessi sono stati di sesso maschile, nel frattempo studi condotti dal Centro cinese per il controllo delle malattie mostrano che il 64% dei decessi in Cina sono stati di sesso maschile (fino a febbraio 2020).
Le ragioni, secondo gli esperti medici, non sono del tutto chiare. Finora le ipotesi indicano due fattori, lo stile di vita e la biologia, sebbene qui ci dovrebbe essere un po’ di cautela fino al completamento degli attuali dati disaggregati per sesso.
In termini di stili di vita, gli uomini costituiscono la maggior parte dei fumatori e sono più inclini a malattie correlate rispetto alle donne. Nello stesso tempo, come riporta il Washington Post, le dimensioni biologiche sono notevoli:
«Anni di ricerca hanno scoperto che le donne hanno generalmente un sistema immunitario più forte degli uomini e sono più in grado di respingere le infezioni. Il cromosoma X contiene un gran numero di geni immuno-correlati e, poiché le donne ne hanno due, godono di un vantaggio nella lotta alle malattie, secondo un recente studio sulla rivista Human Genomics».

L'analisi di genere è utile anche per la prevenzione e la mitigazione delle malattie a lungo termine. Forse ci vuole ancora tempo e occorre sviluppare indagini su misura per gli uomini. Queste statistiche dovrebbero anche informare sulle strategie di risposta e recupero necessarie. La prospettiva dell’emergere dalla crisi con nuove unità familiari con donne capofamiglia, o un numero più elevato di donne anziane che vivono sole, ha profonde implicazioni socio-economiche. Devono essere considerati gli scenari per ridurre l'insicurezza a lungo termine e ulteriormente.
Sensibilità di genere, cioè comprendere le differenti implicazioni su uomini e donne delle politiche stabilite, è anche rilevante. Nell'immediato, con l'entrata in vigore delle norme sul lockdown e il lavoro a casa, l'assenza di assistenza all'infanzia per donne o coppie coinvolte in servizi essenziali è una sfida chiave. Chi resta a casa? Cosa succede se un genitore contrae il virus? Quali sistemi di supporto possono e devono essere in atto per facilitare e assistere le persone, piuttosto che aumentare lo stress e ostacolarle?

Dobbiamo anticipare e presumere che, come in altri contesti di crisi, i rischi che gli uomini commettano violenze contro le donne aumentino con lo stress della disoccupazione e delle condizioni di vita al chiuso. In Cina, al culmine della quarantena, le chiamate ai rifugi delle donne vittime di violenza domestica si sono triplicate. Per coloro che già subiscono relazioni abusive, la situazione è particolarmente terribile, se le quarantene e i blocchi durano a lungo o nel frattempo subentra la disoccupazione.
Anche questo richiede risposte, compresa la possibilità di garantire che i rifugi siano aperti e in grado di accogliere persone. Altre strategie, tra cui l'impegno diretto e la messaggistica indirizzata a uomini e donne maltrattanti, sono anche essenziali al fine di prevenire la violenza e avvertirli delle conseguenze.

I conflitti nel mondo continuano

In secondo luogo, c'è una dimensione politica e geopolitica in questa storia che viviamo. Può darsi che l’ISIS abbia ordinato ai suoi sostenitori di rimanere a casa e che i sauditi abbiano limitato i viaggi aerei, ma intanto continuano con i bombardamenti aerei nello Yemen, mentre i ribelli Houthi guadagnano terreno prezioso. In Siria, russi e turchi continuano a scontrarsi. In Libia, lo stato spaccato continua a spaccarsi ulteriormente. Sembrerebbe ovvio che se tante altre industrie sono in pausa, potrebbe esserlo anche la guerra. Il coronavirus dovrebbe e potrebbe essere un efficace catalizzatore di contenimento della violenza con la richiesta di un immediato cessate il fuoco a livello globale, come ha fatto il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, il 23 marzo.
In passato carestie e altre epidemie sanitarie hanno indotto i cessate il fuoco per consentire il passaggio degli aiuti umanitari. Allo stesso modo, gli aiuti legati al coronavirus potrebbero essere un incentivo per fermare i combattimenti. La fornitura di assistenza e la necessità di cooperazione attraverso i territori potrebbero contribuire a umanizzare le relazioni e creare fiducia per perseguire una pace più sostenibile.

Le donne costruttrici di pace siriane e yemenite stanno già sostenendo tali misure. Ma con le maggiori potenze alle prese con le loro sfide interne e sui loro confini, pochi stanno prestando attenzione ai conflitti in corso nel mondo. Le donne che costruiscono la pace sono tra quei pochi. Ci ricordano che se la violenza continua e gli sfollati non hanno un riparo sicuro e sono costretti a fuggire, il virus continuerà a migrare e diffondersi.
La comunità umanitaria si trova già di fronte a questo compito defatigante di contenere il coronavirus in contesti di guerra, sia tra i milioni di rifugiati Rohingya in Bangladesh sia tra gli sfollati siriani che si rifugiano in edifici bombardati e tra gli oliveti. L'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHRC), l'OMS e altre agenzie stanno facendo del loro meglio per preparare e mitigare l'impatto, ma data la mancanza di cure igienico-sanitarie di base e la densità delle strutture di rifugiati o sfollati interni (IDP), la crisi colpirà quelle popolazioni con conseguenze più devastanti.

Anche se c'è accesso, i messaggi sulla prevenzione del coronavirus devono essere contestualizzati. Non ha senso dire alle persone di lavarsi le mani con acqua e sapone se non c'è né sapone né acqua. Se le persone credono che le streghe o le minoranze siano la fonte del virus, bisogna che i messaggi sul distanziamento sociale e l’igiene siano contestualizzati nella cultura locale perché siano efficaci, non facciano danno e aiutino ad attenuare il danno contro gli accusati di contagio.

La partecipazione delle donne

Ciò introduce una terza dimensione dell'agenda WPS; l'invito a sostenere la partecipazione e l'agenzia delle donne nella prevenzione dei conflitti, la risoluzione e il consolidamento della pace. Come per i conflitti, durante questa pandemia in luoghi in cui i governi sono sopraffatti o semplicemente incapaci di fornire l'assistenza necessaria, i cittadini locali, spesso le donne, sono in prima linea in questa crisi. Ciò rispecchia le esperienze delle donne che sono spesso le prime invisibili generatrici di risposte e costruttrici di pace nelle zone di guerra, oltre ad essere ispiratrici della Risoluzione del CS 1325 negli anni '90.

Le donne non solo rappresentano il 70% della forza lavoro globale della sanità, ma dominano anche i settori dell'assistenza sociale della comunità e della società civile e stanno anche progredendo contro le minacce. In Iraq, ad esempio, Fatima Al Bahadly, insegnante, costruttrice di pace e fondatrice della Fondazione Ferdows è alla testa nella sensibilizzazione e cura del coronavirus nella sua comunità. Al Bahadly ha passato 20 anni ad affrontare l'impatto di guerre, sanzioni, occupazione e conflitti. Nonostante le minacce e le accuse rivolte dallo stato allo stato ombra, ha persistito. Ora che il coronavirus si sta infiltrando, Fatima e il suo team sono già organizzate, mobilitate e al servizio della loro comunità.
E non è lei sola. In Liberia, Cerue Garlo, una veterana del movimento delle donne per la pace del 2003, si sta anche preparando ad affrontare l'imminente minaccia del coronavirus, con avvisi pubblici e messaggi sull’igiene alla radio della comunità. Mentre in Pakistan, Mossarat Qadeem di Paiman Trust sta attingendo alla sua rete di donne volontarie che di solito lavorano per prevenire l'estremismo violento, per diffondere consapevolezza sull'attenuazione dell'impatto del coronavirus nelle comunità già colpite ma raramente servite dallo stato. «Stiamo producendo disinfettanti per le mani fatti in casa», ha detto Qadeem in una conversazione Skype, «e fornendo alle donne il materiale per produrre mascherine».
 Anche in Yemen, Muna Luqman, fondatrice della Food for Humanity Foundation e sostenitrice di colloqui di pace inclusivi, sta facendo perno sul suo lavoro di costruttrice di pace per alleviare gli affetti del coronavirus.

In ogni caso, esse apportano un insieme unico di competenze e risorse. Sono esperte nel dissipare le paure e nel trovare soluzioni pratiche, nel fare comunità e raggiungere i più vulnerabili, nel ricordare alle persone gli aspetti di genere di questa pandemia mentre aumentano la consapevolezza e lavorano per prevenire un aumento della violenza contro le donne. Sono anche sensibili al razzismo e all'odio che potrebbero sorgere. Hanno creato reti e strutture locali e riscuotono fiducia tra le persone e le autorità. Data la loro familiarità con i contesti e le culture locali, sono in grado di personalizzare la messaggistica per il loro pubblico locale sia attraverso piattaforme online che con i media locali.
Queste attiviste locali sono essenziali per il processo di risposta e recupero. Le loro conoscenze possono informare e migliorare gli interventi. Pertanto, è cruciale la loro partecipazione e inclusione nella valutazione di ogni contesto, processo decisionale, progettazione e realizzazione degli interventi.


“i messaggi sulla prevenzione del coronavirus devono essere contestualizzati. Non ha senso dire alle persone di lavarsi le mani con acqua e sapone se non c'è né sapone né acqua”

Donne in politica

L'agenda WPS domanda anche una maggiore partecipazione delle donne alla politica e alle questioni della pace e sicurezza. La crisi del coronavirus sta rivelando la rilevanza di questa domanda.
«In tutto il mondo - scrive Jessie Tu per Women’s Agenda, un sito australiano di notizie online - «più che mai le persone sono alla ricerca di una leadership forte e stimolante. Tre straordinarie Prime ministre stanno dimostrando un’eccellente risolutezza particolarmente incoraggiante durante questa pandemia. Oh, guarda caso, sono donne».
Dalla Norvegia e dalla Germania all'Islanda, alla Nuova Zelanda e alla Colombia, è notevole come le donne leader a livello nazionale e regionale siano state le prime ad adottare misure preventive e proattive, con passione ed empatia. Queste donne sono state le prime leader a introdurre politiche di contenimento per ridurre la diffusione del virus, significative allocazioni di budget per la salute e il benessere sociale e pacchetti finanziari completi per ridurre le difficoltà economiche. La premier finlandese, Sanna Marin, ha emanato un Emergency Powers Act sul controllo della produzione nazionale di dispositivi farmaceutici e medici e lìha applicato contro il coronavirus. La norvegese Erna Solberg ha tenuto una conferenza stampa per i bambini per rispondere alle loro domande e placare le loro paure. Mentre, in Colombia, la sindaca di Bogotà Claudia Lopez è stata una figura di spicco in Sud America. Ha avviato politiche di isolamento sociale, limitato i viaggi in città e ha ampliato le piste ciclabili di Bogotà per ridurre la congestione sui trasporti pubblici e migliorare la qualità dell'aria per mitigare le malattie respiratorie.

Ridefinire sicurezza e risorse per la pace

Le donne costruttrici di pace (WPB) e le difensore dei diritti umani (WHRD), attiviste femministe e studiose sono state a lungo in prima linea nella sfida ai concetti tradizionali di sicurezza statale e nazionale che si basano eccessivamente sulla militarizzazione, sostenendo invece approcci alla sicurezza umana. La recente ascesa della "politica estera femminista" come estensione dell'agenda Donne Pace Sicurezza WPS ha colto alcune di queste idee. Ma l'agenda WPS non riguarda semplicemente la parità di diritti nello status quo. Richiede uguaglianza trasformativa e cambiamenti paradigmatici nei concetti di sicurezza, semplicemente ponendo domande come «cosa ci fa sentire sicuri? In che modo i concetti tradizionali di sicurezza nazionale sono collegati alle nostre vite?»: è un mezzo per democratizzare il discorso della sicurezza nazionale per allinearlo con le nuove realtà.
Queste discussioni implicano cambiamenti significativi nelle priorità, nei valori, nell'allocazione delle risorse e nelle competenze che mettono il benessere pubblico al centro della sicurezza nazionale. Qui la pandemia e la tradizionale agenda WPS si fondono.
Coronavirus sta rivelando il marcio dei nostri stati. Economicamente per quarant'anni abbiamo assistito allo smantellamento dei nostri sistemi di sanità, istruzione e previdenza sociale in nome del "piccolo governo" e della magia della privatizzazione. Abbiamo depotenziato il servizio pubblico e potenziato la ricchezza privata.
Intanto, dall'11 settembre, siamo sprofondati in società ipercontrollate e militarizzate. Gli dei della sicurezza nazionale non possono mai essere messi in discussione. I loro bilanci sono senza fondo, mentre quelli per il benessere sociale sono prosciugati. Eppure, in questa tempesta perfetta e orribile della pandemia di coronavirus, i militari e le loro attrezzature ad alta tecnologia sono irrilevanti per la lotta in prima linea contro questa minaccia. Sono i nostri medici, infermieri e operatori sanitari che stanno combattendo questa lotta. 

Tuttavia, il divario nelle risorse è agghiacciante. A metà marzo, ad esempio, mentre la pandemia dominava le notizie dal mondo, il Pentagono ha svelato il suo missile ipersonico senza pilota da 844 milioni di sterline. Allo stesso tempo, il governo federale degli Stati Uniti non è stato in grado di produrre o fornire mascherine sufficienti per gli operatori sanitari che trattano i pazienti. È un chiaro esempio del divario tra le effettive esigenze di sicurezza nazionale non finanziate e quelle immaginarie dotate di risorse eccessive. Ed è anche un’ironia amara, poiché mentre si usa la retorica della guerra, nessuna delle urgenze o delle risorse destinate alla guerra, offensiva o difensiva, viene impiegata per combattere questa minaccia reale.

«Queste donne costruttrici di pace sono essenziali per il processo di risposta e recupero. Le loro conoscenze possono informare e migliorare gli interventi. Pertanto, è cruciale la loro partecipazione e inclusione nella valutazione di ogni contesto, processo decisionale, progettazione e realizzazione degli interventi»

La pandemia sta anche rivitalizzando le critiche ai budget e le spese militari alle stelle e alla carneficina delle guerre eterne, mentre si chiedono investimenti in sanità, istruzione e infrastrutture pubbliche. Man mano che si devastano i nostri sistemi sanitari e i governi corrono ad arginare la conseguente devastazione economica e sociale, queste domande sono sempre più pertinenti. I bilanci della difesa saranno rivisti e riallocati per supportare il sistema sanitario di prima linea e la disoccupazione o rimarranno intatti mentre altri servizi vengono tagliati? Perché siamo inondati di armi e attrezzature militari, ma a corto di medicine e mascherine?
Se mai il coronavirus è un avvertimento per l'umanità, ci sta segnalando che mentre globalizziamo e urbanizziamo sempre più, il rischio di nuovi ceppi di virus virulenti e mortali crescerà. Nel frattempo, anche l'impatto dei cambiamenti climatici e delle condizioni meteorologiche estreme ci colpiranno. Questi problemi di sicurezza non hanno bisogno di armi di distruzione di massa. Richiedono investimenti nelle priorità della sicurezza umana che vanno dai nostri sistemi sanitari e di servizi sociale, alla società civile rivitalizzata e alle organizzazioni della comunità in grado di far fronte e attenuare questi rischi.
Questo è anche il momento di reinventare il servizio pubblico. Invece del servizio militare potremmo istituire un servizio sociale nazionale, in modo che le generazioni future abbiano competenze che vanno dalla risposta alle emergenze alla fornitura di assistenza sanitaria. Dobbiamo essere flessibili e agili, ma resistenti. O, come afferma il costruttore di pace Visaka Dharmadasa dello Sri Lanka: «È tempo che i governi smettano di darsi tanto da fare a prenderci la vita e si impegnino a salvare vite». È questo l'obiettivo della lotta alla pandemia di coronavirus. Ed è, detto fatto, anche l'essenza dell'agenda di Donne Pace e Sicurezza.


*Sanam Naraghi Anderlini è direttrice del Centro Donne, Pace e Sicurezza della London School of Economics. Ha 24 anni di esperienza come stratega della pace lavorando su conflitti, crisi ed estremismo violento nella società civile, consulente di governi e delle Nazioni Unite. È fondatrice / amministratrice delegata dell'ong International CivilSociety Action Network (ICAN), coordinatrice dell'Alleanza delle donne per la leadership di sicurezza (WASL) che comprende organizzazioni indipendenti guidate da donne attive in 40 paesi, che prevengono la violenza e promuovono la pace, i diritti e il pluralismo. Nel 2000 ha collaborato alla redazione della risoluzione1325 del Consiglio di sicurezza dell'ONU su donne, pace e sicurezza.

29/03/20

Palestina / Emergenza #COVID19

“Lasciate che i bambini e le donne palestinesi detenuti nelle carceri israeliane tornino nelle loro famiglie!”


La Federazione Palestinese dei Comitati d'azione delle Donne lancia una campagna internazionale urgente per liberare bambini e donne palestinesi detenuti nelle carceri d'occupazione israeliana. 

Mentre il mondo è unito per trovare tutte le misure sanitarie e ambientali per affrontare la pandemia di Coronavirus - Covid 19, che ora minaccia tutta l'umanità, ci sono circa 200 bambini palestinesi e 43 donne e ragazze palestinesi, tra cui madri, malati e anziani, che ancora languiscono nelle carceri di occupazione. Alla luce delle precarie condizioni di salute, umanitarie e ambientali, esse sono potenziali focolai del Coronavirus, che metterà sicuramente in pericolo le loro vite, tenendo conto della sua rapida diffusione e della scarsa capacità dei sistemi sanitari globali di contenere la pandemia. Come faranno nelle prigioni di occupazione israeliane, che con le loro politiche di apartheid non forniscono i requisiti minimi per una vita umana e un ambiente sano?
La Federazione Palestinese dei Comitati d'Azione delle Donne invita il Ministero per la condizione delle donne palestinesi, l'Unione generale delle donnepalestinesi, le istituzioni e i centri per le donne, le organizzazioni per i diritti umani e l'organizzazione per i prigionieri Palestinesi ad aderire a questa campagna, a impegnarsi a diffonderla, estenderla, internazionalizzarla. Invitano inoltre la Federazione democratica internazionale delle donne, Iniziativa Euromediterranea delle Donne, l'Unione delle donne arabe e altre istituzioni femministe regionali e internazionali a partecipare a questa campagna, ad appellarsi al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Consiglio per i diritti umani e altri organismi internazionali, perché facciano pressione sul governo israeliano e sostengano la richiesta di liberare bambini e donne palestinesi le cui vite sono in pericolo per le condizioni in cui vivono secondo le avvertenze dell'OMS e le istruzioni per prevenire il Coronavirus.

La Federazione palestinese dei Comitati d'azione femminile ribadisce che continueranno a operare in direzione di questa campagna internazionale per il rilascio di bambini e donne palestinesi  unitamente all'Unione Generale delle Donne Palestinesi, alla Federazione Democratica Internazionale delle Donne, a Iniziativa Euromediterranea delle Donne e altre reti regionali, per consentire ai bambini e alle donne attualmente in prigione di tornare a stare insieme alle loro famiglie, come tutte le famiglie del mondo in questo difficile momento storico.


Let Palestinian children and women detained in Israeli prisons return to their families!


The Palestinian Federation of Women Action Committees call for an international campaign to release Palestinian children and women from the Israeli occupation prisons
While the world stands united to find all health and environmental measures to confront the pandemic of the Coronavirus- Covid 19, which now threatens all of humanity, it should be noted that there are about 200 Palestinian children and 43 Palestinian women and girls still languishing in the occupation prisons, including mothers, patients and the elderly, in light of the very fragile health, humanitarian and environmental conditions and convenient for an outbreak of the Coronavirus, which will definitely endanger their lives taking into account the rapid spread of the disease and the lack of the ability of global health systems to contain the scale of this pandemic outbreak, so how will the situation be in the Israeli occupation prisons, which by their naturally racist policies that do not provide the bare minimum requirements for a human life and a healthy environment ?

The Palestinian Federation of Women ActionCommittees called on the Ministry of Palestinian Women’s Affairs, the General Union of Palestinian Women, women's institutions and centers, human rights organizations, and the Prisoners ’Affairs organization in Palestine to adopt this campaign and work to spread it, expand it, and internationalize it, and to invite the International Women’s Democratic Federation and the Euro-Mediterranean Women Initiative , The Arab Women Union and other regional and international feminist institutions to join this campaign, to address the Secretary-Generalof the United Nations, the Human Rights Council and other international bodies to pressure the government of Israel and its demand for the release of children and Palestinian women whose lives are threatened by the conditions in which they live in according to the WHO warnings and instructions to prevent Corona virus. 

The Palestinian Federation of Women Action Committees confirmed that it will continue to work towards launching this international campaign to pressure the release of Palestinian children and women through its membership and role in the General Union of Palestinian Women and its membership in the International Women's Democratic Federation and the Euro-Mediterranean Women’s Initiative and its relationship with a number of regional networks. To enable and empower children and women who are in prisons to go back and be around their families, just as all the families of the world are at this difficult time in history.

24/3/2020




27/03/20

Lettera delle donne portoghesi sul Venezuela



«Non permettiamo embarghi unilaterali, da qualunque parte provengano!»




Al governo portoghese
Al Ministero degli Affari Esteri
All'Ambasciata del Venezuela in Portogallo
All'ambasciata degli Stati Uniti in Portogallo
Alle organizzazioni femminili della FDIM e del Venezuela  

Il Movimento Democrático de Mulheres (MDM,Portogallo) respinge l'accusa di terrorismo lanciata dagli Stati Uniti al Venezuela.
Nel momento in cui tutti i paesi stanno affrontando la pandemia da COVID 19 che richiede la solidarietà delle istanze nazionali e internazionali; l'OMS chiede cooperazione affinché ogni paese abbia risorse mediche e medicinali garantiti per far fronte alla pandemia; il segretario generale delle Nazioni Unite dichiara che «più che mai, abbiamo bisogno di solidarietà, speranza e volontà politica per superare insieme questa crisi», come nazioni veramente unite;
in questo momento nel quale si comprende che i governi nazionali stanno cercando di agire con responsabilità, attraverso l'adozione delle misure precauzionali necessarie per contenere la diffusione del contagio e combattere il COVID-19,
il governo degli Stati Uniti accusa la Repubblica Bolivariana del Venezuela di “sponsorizzare il terrorismo, di fare traffico di droga e riciclaggio di denaro”, e annuncia che vuole la testa del presidente Nicolás Maduro offrendo 15 milioni di dollari.

Questo atteggiamento degli Stati Uniti, che non è nuovo, dimostra prepotenza ed esasperazione per l’insuccesso delle manovre mirate a rovesciare un governo democraticamente eletto.
Il MovimentoDemocrático de Mulheres (MDM) esprime la sua fraterna solidarietà con le donne e il popolo venezuelano che soffrono le conseguenze di questo famigerato blocco finanziario, commerciale ed economico imposto dagli Stati Uniti, che ostacola lo sviluppo dell’economia e in particolare l'acquisizione all'estero di prodotti alimentari, medicinali e altri beni essenziali.

L’MDM invita il governo portoghese a non permettere embarghi unilaterali da qualunque parte provengano: una cosa importante che questa pandemia da COVID 19 sta dimostrando è che tutti abbiamo bisogno di tutti, al di là delle legittime differenze di opinioni esistenti nel mondo.
Nel quadro della Costituzione della Repubblica portoghese e della Carta delle Nazioni Unite, il Portogallo è un paese che rispetta la sovranità dei popoli.

Per la segreteria nazionale del
Regina Marques
27 marzo 2020

Dagli Usa nuova provocazione contro il Venezuela



 Trump “sceriffo mondiale” e i suoi alleati



Gli Usa lanciano pretestuose accuse penali contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela e annunciano una taglia sulla testa del presidente Maduro. La ferma condanna del Consiglio Mondiale della Pace: «Una decisione senza precedenti, provocatoria e illegittima»



Il Consiglio Mondiale della Pace (World Peace Council) condanna fermamente la decisione del Procuratore generale degli Stati Uniti, per conto dell'amministrazione statunitense, di lanciare accuse penali contro il presidente della Repubblica bolivariana del Venezuela e altri funzionari di alto livello con il pretesto di un loro presunto coinvolgimento nel traffico internazionale di droga.

Il Procuratore generale degli Stati Uniti minaccia di designare la Repubblica Bolivariana del Venezuela come "stato che sponsorizza il terrorismo". Questa decisione dell'amministrazione Usa costituisce non solo un'ulteriore escalation delle provocazioni, delle misure coercitive e delle interferenze nei confronti di un paese sovrano, ma dimostra anche l'atteggiamento cinico e arrogante degli Stati Uniti, che utilizza i tempi critici della pandemia da COVID 19 in tutto il mondo, per imporre nuove sanzioni aggiuntive al Paese e alla sua gente.

Il popolo venezuelano sta già soffrendo per le sanzioni e le restrizioni imposte dagli imperialisti statunitensi e dai loro alleati della UE e del "Gruppo di Lima", che non consentono al paese di acquistare medicine e altri prodotti vitali da più di un anno. Sono le stesse forze che riconoscono come il loro "leader prescelto" un fantoccio autoproclamatosi contro ogni legittimità, logica e diritto internazionale; sono le stesse forze che non consentono, con la crisi da COVID 19 in corso, al paese di acquistare sui mercati internazionali le attrezzature tecniche e dispositivi sanitari per il Sistema Sanitario Nazionale.

La nuova deliberazione odierna degli Stati Uniti, che agiscono come "sceriffo mondiale" e annunciano milioni di dollari per la cattura del legittimo presidente Nicolas Maduro, funzionari e ministri del paese non ha precedenti ed è arbitraria e priva di valore.

Il CMP esprime la sua profonda solidarietà al popolo venezuelano, alle forze antimperialiste amanti della pace nella loro lotta in difesa del loro diritto sovrano a scegliere la propria leadership e il proprio destino senza alcuna interferenza straniera e a combattere le aggressioni imperialiste, le ingerenze e le provocazioni.

Chiediamo a tutti i membri e amici del CMP di intensificare le azioni di solidarietà con il popolo venezuelano e di programmare per il 19 aprile, che è la Giornata internazionale di solidarietà con la Repubblica bolivariana del Venezuela, azioni in segno di protesta contro le minacce imperialiste e azioni in solidarietà col popolo venezuelano in coordinamento con la nostra Organizzazione affiliata in Venezuela (Comitato per la solidarietà internazionalee la lotta per la pace-COSI

26 marzo 2020

Trad. Awmr Italia

Call for a Feminist COVID-19 Policy

Vademecum per una politica femminista contro la pandemia 

La Feminist Alliance for Rights ha lanciato un Appello ai governi per richiedere l'adozione di politiche femministe e rispettose dei diritti umani in risposta al Covid-19. Le firmatarie sollecitano i governi ad agire in conformità con gli standard sui diritti umani nella risposta al Covid-19 e a rispettare i principi di uguaglianza e non discriminazione.
L'Appello è stato sottoscritto da numerose associazioni e organizzazioni di donne in tutto il mondo, compresa AWMR Italia. È un vero e proprio vademecum, con dettagliate richieste riguardo all'accesso a cibo, salute, educazione, acqua e igiene, informazione affidabile, contrasto alle ineguaglianze sociali ed economiche, a tutte le forme di violenza contro le donne e di violenza domestica, agli abusi di potere.

http://feministallianceforrights.org/blog/2020/03/20/action-call-for-a-feminist-covid-19-policy/

Dichiarazione di Organizzazioni Femministe e per i diritti delle donne del Sud globale e delle comunità emarginate nel Nord globale
Noi, organizzazioni sottoscritte, impegnate sui principi femministi e i diritti umani delle donne, chiediamo ai governi di tenere presenti e agire in conformità con gli standard sui diritti umani nella loro risposta al COVID-19, di sostenere i principi di uguaglianza e non discriminazione, ponendo al centro le persone più emarginate: donne, bambini, anziani, persone con disabilità, persone con problemi di salute, popolazioni rurali, persone senza tetto, persone ricoverate in istituti, rifugiati, migranti, popolazioni indigene, apolidi e persone nelle zone di guerra. La politica femminista riconosce e dà priorità ai bisogni delle comunità più vulnerabili. Al di là della risposta a questa pandemia, ciò è necessario per lo sviluppo di comunità pacifiche, inclusive e prospere all'interno degli stati guidati dai diritti umani.
È essenziale che i governi abbiano un approccio basato sui diritti umani e intersezionale per garantire che tutti abbiano accesso alle informazioni necessarie, ai sistemi di supporto e alle risorse durante l'attuale crisi. Abbiamo individuato nove aree chiave di interesse da considerare nel contesto della crisi da COVID-19. Sono elencate di seguito con brevi descrizioni di potenziali sfide e raccomandazioni che tengono conto del vissuto delle persone in posizione di vulnerabilità - in particolare donne e ragazze che subiscono un impatto sproporzionato a causa del loro sesso, genere e orientamento sessuale - e guidano i politici verso soluzioni che non peggiorino le loro vulnerabilità o amplifichino le disuguaglianze esistenti e garantiscano i loro diritti umani.

Queste linee guida non vogliono sostituire la responsabilità di donne e ragazze e comunità emarginate nei processi decisionali, ma essere una base logica per la consultazione e la diversità nella leadership.

Principali aree di interesse per una politica femminista su COVID-19

Sicurezza dell’alimentazione. Nei paesi che dipendono dalle importazioni alimentari, si ha paura della chiusura di confini e mercati e dell'impossibilità di accedere al cibo. Questa preoccupazione è esasperata per le persone che vivono in condizioni di povertà e nelle comunità rurali, soprattutto donne, che non hanno facile accesso ai centri cittadini e ai principali negozi di alimentari e mercati. Ciò porta le persone con i mezzi ad acquistare grandi quantità di beni, il che limita la disponibilità per le persone con redditi più bassi che non sono in grado di fare lo stesso e rischiano di non poter fare sufficiente rifornimento di cibo. In risposta a questa sfida, invitiamo i governi a:
·         Aumentare - o introdurre - buoni e sussidi alimentari, sia incrementandone la quantità per coloro che già li ricevono sia estendendone l'accesso per includere coloro che diventano più vulnerabili a causa delle circostanze attuali.
      Indirizzare le imprese a razionare la fornitura di cibo non deteriorabile per controllarne la disponibilità e aumentarla per coloro che, a causa del loro livello di reddito, devono rifornirsi per un periodo di tempo più lungo
·         Inviare approvvigionamento alimentare alle comunità rurali da immagazzinare e distribuire secondo necessità per eliminare il ritardo nell'accesso alle forniture nei centri urbani ed essere al riparo da carenze dovute a ritardi nelle spedizioni
·         Inviare approvvigionamento alimentare a persone incapaci di lasciare la propria casa (ad es. persone disabili che vivono sole o in zone isolate).

Assistenza sanitaria. Tutti i paesi prevedono un enorme stress nei loro sistemi di sanità pubblica a causa della diffusione del virus e questo può portare a ridurre la protezione della salute materna e ad un aumento dei tassi di mortalità infantile. Nelle comunità rurali si verifica spesso scarsità di accesso ai servizi sanitari e alle forniture mediche. Gli anziani, le persone con disabilità e le persone con sistema immunitario compromesso o depresso sono ad alto rischio e potrebbero non avere sistemi di supporto live-in. Il cambiamento nella routine e nella diffusione del virus può creare o esasperare problemi di salute mentale. Questa crisi ha un impatto sproporzionato sulle donne che formano - secondo il documento su Parità di genere nella forza-lavoro sanitaria dell'Organizzazione mondiale della sanità del marzo 2019 - il 70% dei lavoratori nel settore sanitario e sociale. Essa colpisce anche in modo sproporzionato coloro che forniscono assistenza agli altri.
 In risposta a questa sfida, sollecitiamo i governi a:
·         Garantire la disponibilità di dati disaggregati per sesso e analisi di genere, compresi tassi di infezione e mortalità differenziati.
·         Aumentare la disponibilità e la fornitura di servizi sanitari e dispositivi, forniture mediche e farmaci
·         Garantire l'accesso tempestivo delle donne ai necessari servizi di salute sessuale e riproduttiva durante la crisi, come la contraccezione d'emergenza e l'aborto sicuro
·         Mantenere una scorta adeguata di prodotti per l'igiene mestruale presso strutture sanitarie e comunitarie
·         Formare il personale medico e gli assistenti sociali di prima linea a riconoscere i segni della violenza domestica e fornire risorse e servizi adeguati
·         Sviluppare un database di persone ad alto rischio che vivono da sole e creare un sistema e una rete per mantenere con esse regolari contatti e forniture
·         Assicurare la fornitura continua di servizi sanitari basata su ricerche e test medici non distorti - non correlati al virus - per donne e ragazze
·         Implementare sistemi per soddisfare efficacemente le esigenze di salute mentale, tra cui linee telefoniche / videochiamate accessibili (ad es. Lingua dei segni, didascalie), gruppi di supporto virtuale, servizi di emergenza e consegna di farmaci
·         Supportare i centri di riabilitazione perché rimangano aperti per le persone con disabilità e malattie croniche
·         Indirizzare tutte le istituzioni sanitarie a fornire servizi sanitari adeguati alle persone indipendentemente dallo stato dell'assicurazione sanitaria, dallo status di immigrazione e affermare i diritti dei migranti e degli apolidi - con status di migranti regolari e irregolari - e delle persone senza casa perché possano cercare assistenza medica liberi dal rischio di discriminazioni, detenzione e espulsione
·         Garantire che i fornitori di servizi sanitari e tutto il personale in prima linea ricevano una formazione adeguata e abbiano accesso alle attrezzature per proteggere la propria salute e supporto alla propria salute mentale
·         Valutare e soddisfare le esigenze specifiche dei fornitori di servizi sanitari per le donne

Formazione scolastica. La chiusura delle scuole è necessaria per la protezione di bambini, famiglie e comunità e aiuterà ad appiattire la curva in modo che il picco di infezione rimanga gestibile. Tuttavia, costituisce una pesante interruzione dell'istruzione e della routine a cui i bambini sono abituati. In molti casi, i bambini che dipendono dai programmi di mensa scolastica dovranno affrontare l'insicurezza alimentare.  Essi inoltre diventano più vulnerabili alla violenza nelle loro case e comunità, che può non essere rilevata a causa dell’assenza di contatti. Le chiusure scolastiche diventano anche un peso sproporzionato per le donne, che tradizionalmente si assumono l’onere della cura. In risposta a questa sfida, invitiamo i governi a:
·         Indirizzare le istituzioni scolastiche a predisporre moduli di assegnazione e correzione di compiti per i bambini per tenerli impegnati scolasticamente e prevenire battute d'arresto, fornendo indicazioni ai genitori sull'uso del materiale;
·         Creare una programmazione radiofonica educativa adatta ai bambini in età scolare;
·         Sovvenzionare l'assistenza all'infanzia per le famiglie che non possono offrire alternative ai propri figli;
·         Estendere l'accesso gratuito a Internet per aumentare l'uso di piattaforme e materiale didattico online e consentire ai bambini di partecipare a sessioni di classe virtuali e accessibili alle persone con disabilità, ove disponibili;
·         Fornire laptop ai bambini che ne hanno bisogno per partecipare all'istruzione online;
·         Adottare misure per garantire che continuino a ricevere alimenti assicurandosi che siano consegnati o ricevuti;
·         Fornire un extra di supporto finanziario e psicologico alle famiglie che si occupano di bambini con disabilità

Disuguaglianza sociale. Sussistono disparità tra uomini e donne, cittadini e migranti, persone con stato migratorio regolare e irregolare, persone con e senza disabilità, persone neurotipiche e neuroatipiche e altre dicotomie percepite o differenze non binarie, nonché gruppi razziali, etnici e religiosi. Le vulnerabilità esistenti sono ulteriormente complicate dalla perdita di reddito, dall'aumento dello stress e dalle disparità di responsabilità domestiche. Le donne e le ragazze avranno probabilmente maggiori oneri di cura che si aggiungeranno (e forse sostituiranno) al loro lavoro retribuito. Le comunità vulnerabili sono ulteriormente a rischio quando vengono promulgate leggi o vengono introdotte altre misure che ne limitano il movimento e l'assembramento, in particolare quando hanno meno accesso alle informazioni o capacità di elaborarle. In risposta a questa sfida, sollecitiamo i governi a:
·         Incoraggiare l'equa condivisione dei compiti domestici in termini espliciti e attraverso indennità per il tempo libero e indennità lavorative per tutti;
·         Fornire un maggiore accesso ai servizi igienico-sanitari e agli spazi per rifugi di emergenza per i senzatetto;
·         Attuare protocolli e formare le autorità al riconoscimento e il coinvolgimento delle popolazioni vulnerabili, in particolare laddove vengono applicate nuove leggi;
·         Consultare le organizzazioni della società civile sul processo di attuazione delle leggi e delle politiche;
·         Garantire un accesso equo alle informazioni, all'educazione alla salute pubblica e alle risorse in più lingue, comprese le lingue dei segni e delle popolazioni indigene, format accessibili e di facile lettura.

Acqua e servizi igienici. Non tutti hanno accesso all'acqua corrente pulita. In risposta a questa sfida, invitiamo i governi a:
·         Accertarsi che sia presente l'infrastruttura per l'acqua pulita e potabile da convogliare nelle case e distribuire alle aree sottoservite;
·         Interrompere tutte le disconnessioni e soprassedere a tutti i costi di riconnessione per fornire a tutti acqua potabile e pulita;
·         Rimediare immediatamente a situazioni di acqua sporca;
·         Installare postazioni pubbliche di lavaggio delle mani nelle comunità.

Disuguaglianza economica. Le persone stanno vivendo disoccupazione, sottoccupazione e perdita di reddito a causa della chiusura temporanea delle imprese, della riduzione d’orario e del congedo ridotto per malattia, ferie, inoccupazione e stigmatizzazione. Ciò incide negativamente sulla loro capacità di far fronte agli obblighi finanziari, genera debiti maggiori e rende loro difficile acquisire i rifornimenti necessari. A causa delle chiusure e della necessità di distanziamento sociale, mancano anche le opzioni di assistenza e la capacità di pagare le cure per i bambini, gli anziani e le persone con disabilità. Ciò produce uno spostamento del lavoro dall'economia retribuita o precaria a quella del tutto non retribuita, come fornitori/fornitrici di assistenza familiare. In risposta a questa sfida, sollecitiamo i governi a:
·         Introdurre moratorie sugli sfratti dovuti a arretrati locativi e ipotecari e differimenti di canoni di locazione e mutui ipotecari per le persone colpite, direttamente o indirettamente, dal virus e per le persone appartenenti a gruppi vulnerabili;
·         Fornire reddito di base universale per coloro che hanno perso il loro reddito;
·         Fornire supporto finanziario a persone senza tetto, rifugiate e rifugi per donne;
·         Fornire aiuto finanziario addizionale agli anziani e alle persone con disabilità;
·         Accelerare la distribuzione dei benefit;
·         Modificare le polizze del congedo per malattia, congedo parentale e di cura e tempo libero personale;
·         Indirizzare le aziende a invitare i dipendenti a lavorare in remoto alle stesse condizioni finanziarie concordate prima della pandemia;
·         Distribuire kit con prodotti necessari come sapone, disinfettanti e detergenti per le mani.
Violenza contro le donne, violenza domestica e abusi
Le percentuali e la gravità della violenza domestica nei confronti delle donne, compresa la violenza sessuale e riproduttiva, aumenteranno probabilmente con l'aumentare della tensione. Le restrizioni alla mobilità (distanziamento sociale, autoisolamento, blocco estremo o quarantena) aumenteranno anche la vulnerabilità dei sopravvissuti agli abusi e la necessità di servizi di protezione. (Vedi Disuguaglianza economica). Sfuggire sarà più difficile poiché il partner violento sarà sempre a casa. I bambini affrontano particolari rischi di protezione, compresi i maggiori rischi di abuso e / o di essere separati da chi se ne prende cura. L'accessibilità ai servizi di protezione diminuirà se viene imposto un blocco estremo poiché le risorse pubbliche vengono dirottate. Le donne e le ragazze in fuga da violenze e persecuzioni non saranno in grado di lasciare i loro paesi di origine o di entrare nei paesi di accoglienza a causa della chiusura delle frontiere e delle restrizioni di viaggio.
In risposta a questa sfida, sollecitiamo i governi a:
·         Istituire unità separate all'interno dei dipartimenti di polizia e le linee telefoniche per denunciare la violenza domestica;
·         Aumentare le risorse per le organizzazioni non governative che si occupano di violenza domestica e fornire assistenza - compresi rifugi, consulenza e assistenza legale - ai sopravvissuti e aiutare quelli che rimangono aperti ad essere disponibili;
·         Diffondere informazioni sulla violenza di genere e pubblicizzare risorse e servizi disponibili;
·         Indirizzare i servizi pubblici designati, compresi i rifugi, a restare aperti e accessibili;
·         Garantire che i servizi di protezione implementino programmi con piani di emergenza che includano protocolli per garantire la sicurezza di residenti e utenti;
·         Sviluppare un protocollo di assistenza alle donne che potrebbero non essere ammesse a causa dell'esposizione al virus, che includa la quarantena sicura e l'accesso ai test;
·         Prevedere che le sopravvissute alla violenza domestica possano partecipare a procedimenti giudiziari tramite teleconferenza;
·         Indirizzare i dipartimenti di polizia a rispondere a tutte le denunce sulla violenza domestica e fornire alle vittime di violenza risorse adeguate;
·         Garantire che donne e ragazze e altre persone in posizioni vulnerabili non vengano respinte alla frontiera, abbiano accesso al territorio e alle procedure legali in materia di asilo. Se necessario, avranno accesso ai test.

Accesso alle informazioni. Vi è disparità di accesso a informazioni affidabili, specialmente per coloro che sono strutturalmente discriminati e appartenenti a comunità emarginate. Le persone dovranno ricevere aggiornamenti regolari dalle autorità sanitarie nazionali per la durata di questa crisi. In risposta a questa sfida, sollecitiamo i governi a:
·         Lanciare campagne pubbliche per prevenire e contenere la diffusione del virus;
·         Consultare e collaborare con la società civile in tutte le iniziative per fornire informazioni al pubblico;
·         Rendere disponibili le informazioni al pubblico in un linguaggio semplice e con mezzi, modalità e format accessibili, inclusi Internet, radio e messaggi di testo;
·         Garantire che le persone con disabilità abbiano accesso alle informazioni attraverso la lingua dei segni, i sottotitoli e altri mezzi appropriati;
·         Aumentare i sussidi alle organizzazioni non governative che assicureranno che i messaggi vengano tradotti e consegnati con mezzi adeguati a coloro che parlano lingue diverse o hanno esigenze specifiche;
·         Disporre e realizzare una task force per condividere informazioni e risorse con le persone vulnerabili, con particolare attenzione alle persone senza casa, ai disabili, ai migranti, ai rifugiati e alle persone neuroatipiche.

Abuso di potere. Le persone nelle carceri, i centri amministrativi per migranti, i campi profughi e le persone con disabilità negli istituti e strutture psichiatriche sono a più alto rischio di contagio a causa delle condizioni di confinamento. Possono diventare anche più vulnerabili agli abusi o alla negligenza a causa della limitata supervisione esterna e delle restrizioni nelle visite. Non è improbabile che il personale addetto diventi troppo zelante nelle pratiche di applicazione della legge e introduzione di nuove leggi. Durante questa crisi, le persone vulnerabili, in particolare i dissidenti, corrono un rischio maggiore di avere interazioni negative e potenzialmente pericolose con le autorità. In risposta a questa sfida, sollecitiamo i governi a:
·         Adottare protocolli orientati ai diritti umani per ridurre la diffusione del virus nelle strutture di detenzione e confinamento;
·         Rafforzare il controllo esterno e facilitare il contatto sicuro con i parenti, ad es. chiamate telefoniche gratuite;
·         Incoraggiare le forze dell'ordine a concentrarsi sull'aumento della sicurezza piuttosto che sugli arresti;
·         Formare agenti delle forze dell'ordine, operatori sanitari e assistenti sociali per riconoscere le vulnerabilità e apportare le necessarie modifiche al loro approccio e impegno;
·         Supportare le organizzazioni della società civile e i difensori civici / difensori dei diritti umani nel monitoraggio periodico della situazione all'interno di tali istituzioni;
·         Consultarsi su ogni modifica alle leggi esistenti con le associazioni per i diritti civili e i difensori civici / e dei diritti umani;
·         Impegnarsi a sospendere le leggi e i poteri di emergenza una volta che la pandemia sia attenuata e ripristinare il meccanismo di controllo e bilanciamento.

Giovedì 26 marzo 2020