26/02/23

Anniversari / 𝘕𝘢𝘥𝘦𝘻𝘩𝘥𝘢 𝘒𝘳𝘶𝘱𝘴𝘬𝘢𝘺𝘢


 Il 26 febbraio 1869, 154 anni fa, nasceva Nadezhda Krupskaya, che fu tra i fondatori e principali ideologi del sistema di istruzione pubblica sovietico (anche se universalmente più nota come moglie di #Lenin).

Fin da quando aveva 21 anni, Nadezhda si dedicò a promuovere corsi serali di alfabetizzazione e di matematica per gli operai. Nel suo libro di memorie "Ricordi su Lenin" racconta che viveva in via Staro-Nevsky e che Lenin andava lì la domenica "per ascoltare i miei interminabili discorsi sul mio lavoro a scuola e nelle fabbriche vicine", cosa che a Lenin interessava "per conoscere le condizioni della classe operaia”.

Nadezhda ricorda che, quando non teneva comizi operai o non leggeva e scriveva compulsivamente, il leader rivoluzionario insegnava a lei e alla sua cerchia «a usare l'inchiostro invisibile e a lasciare messaggi in codice nei libri utilizzando un codice particolare». Dato che la polizia non gli toglieva gli occhi di dosso, in qualche occasione avevano dovuto viaggiare insieme sullo stesso vagone fingendo di non conoscersi.

Nel 1896 Lenin le chiese di sposarlo quando erano entrambi stati condannati per le loro attività sovversive, sicché partì per la #Siberia, a Shushenskoye, con sua madre e carica di libri che Lenin aveva richiesto. In Siberia, tagliati fuori dal mondo, Lenin e Krupskaya lavorarono fianco a fianco. Lì Nadezhda scrisse “La donna lavoratrice”, un opuscolo di propaganda scritto in un linguaggio diretto e rivolto ai lavoratori, in cui difendeva la funzione liberatrice del lavoro delle donne e sosteneva la realizzazione del socialismo come unico modo per porre fine alla discriminazione contro le donne. È considerato il primo testo marxista che affronta specificamente la condizione delle donne in #Russia.

Con l'inizio del XX secolo, Ginevra divenne la loro nuova residenza. Lì, nel 1903, Nadezhda divenne coordinatrice del comitato di redazione della rivista rivoluzionaria "Iskra", la scintilla con cui Lenin volle infiammare il proletariato europeo mentre si spostava attraverso la Finlandia, il Regno Unito e la Francia, oltre che per alcuni periodi in Russia nel 1905.

Senza saperlo, Krupskaya stava creando il tessuto di quello che sarebbe poi diventato il partito bolscevico, del quale sarebbe stata segretaria e tesoriera. Fu anche promotrice della Giornata internazionale della donna, che fu celebrata per la prima volta in Russia nel 1913. Seguì lo sciopero di massa dell'8 marzo 1917 delle lavoratrici tessili di San Pietroburgo.

«Quando arrivò la notizia che era scoppiata la rivoluzione – racconta nelle sue memorie – Ilyc non riusciva più a dormire: era in atto il più improbabile dei suoi piani».

La prima passione politica della Krupskaya, fin da adolescente, era stata la teoria dell'educazione democratica dello scrittore russo Leone Tolstoj, secondo cui la scienza doveva essere democraticizzata e messa al servizio del popolo, invece di usarla come arma di dominio e sfruttamento da parte dell'élite. Così s’impegnò nel miglioramento dell'istruzione a tutti i livelli della società russa e fu nominata alla direzione del Dipartimento dell'Istruzione quando il partito bolscevico salì al potere in Russia, dove propugnò l’idea della nascita di una nuova letteratura come “potente strumento di educazione socialista", che sostituisse quella “ideologicamente dannosa e obsoleta” che riempiva le biblioteche.

Quando Lenin si ammalò gravemente e rimase parzialmente paralizzato, Nadezhda si dedicò a fargli recuperare l’uso della parola e della scrittura.

Dopo il 70° compleanno, i medici diagnosticarono a Nadezhda un'appendicite acuta, che si trasformò in peritonite. Non si riprese più. Fu sepolta in una nicchia nelle mura del #Cremlino a #Mosca.

#BrujaDeLaNoche

25/02/23

25 febbraio 2023 / Giù le armi! Fuori la guerra dalla storia!


L’Awmr Italia-Donne della Regione Mediterranea aderisce e partecipa alla settimana europea di mobilitazione contro la guerra promossa da #Europe for Peace e dai Comitati per la pace, unitamente alla rete di convergenza femminista che, in Europa e in altre regioni del mondo, invita a disertare la guerra in #Ucraina, come le altre guerre che sono in corso a diverse latitudini e quelle che si stanno preparando. 

Perché – come c’insegna la storia – le guerre non “scoppiano”: le guerre si pianificano, si provocano e si combattono contro un “altro” individuato come “nemico”, secondo uno schema che si ripete con spaventosa prevedibilità da secoli.

E anche questa “guerra per procura” della #Alleanza Atlantica contro la #Federazone Russa in Ucraina è stata lungamente preparata, era prevedibile ed anche prevenibile: si sarebbe potuto evitarla risolvendo attraverso il negoziato la controversia che l’ha generata, se ce ne fosse stata la volontà politica.  

Vogliamo ricordare che già due anni fa – per non andare più indietro nel tempo – nell’incontro internazionale su Cura e incuria della rete femminista della Società della cura di cui facciamo parte, denunciammo l’incombente clima da guerra fredda, il ritorno della contrapposizione occidente/oriente e la riproposizione di logiche fallaci che sembravano estinte, come quella dello “scontro di civiltà”.

Oggi quel nostro grido di allarme appare sommerso dal frastuono delle armi che sta vanificando la faticosa ricerca di un’alternativa possibile nella tessitura delle relazioni internazionali, che abbiamo chiamato “paradigma della cura”.

Ci sembrava che la pandemia avesse aperto gli occhi di molte e molti sulla necessità di assumere la cura come “paradigma politico”: cura non solo come rimedio alla malattia, ma come fondamento delle relazioni umane e sociali, dei rapporti fra le nazioni e del rapporto degli umani con il vivente. Eravamo convinte di poter avere parola decisiva – proprio noi donne – in questo prefigurabile salto di paradigma, dalle guerre per il profitto alla cura del pianeta.

Invece la barbarie della guerra torna ad incombere – non esclusa la guerra nucleare – s’incoraggia l’idea che attraverso la guerra “si può vincere”, si agitano come “non negoziabili” falsi valori nazionalistici contrapposti e s’induce nella gente l’assuefazione alla logica binaria amico-nemico nelle relazioni internazionali. Per “normalizzare la paura” con irresponsabile disinvoltura si fanno entrare nella comunicazione pubblica perfino ipotesi fino a ieri impronunciabili come “guerra nucleare”.

Ma noi vogliamo evocare la paura e reagire. Ci fa paura questo stravolgimento di senso, per cui in nome della sicurezza si finanzia guerra. Ci inquieta profondamente che il discorso sulla sicurezza sia occupato dalle destre revansciste e che il neofascismo torni ad occupare “normalmente” la scena politica europea. Ci allarma un ministro dell’istruzione italiano che minaccia provvedimenti disciplinari nei confronti di una dirigente scolastica che evoca la Costituzione antifascista. Riconosciamo questo fascismo che si presenta atlantista in politica estera, neoliberista in economia e veste perfino abiti femminili: è quello di sempre con la stessa ideologia militarista, suprematista, antidemocratica e misogina.  

Ci opponiamo all’invio di armi all’Ucraina, chiediamo che siano attivati tutti i canali diplomatici e istituzionali internazionali per un’uscita negoziata da una guerra che nessuno dei contendenti può vincere.

Rifiutiamo la corsa al riarmo e la militarizzazione multidimensionale dell'UE – non innescata ma solo accelerata dall’invasione dell’Ucraina – che sembra essere l'unico progetto politico portato avanti dall’élite neoliberista dell'Unione Europea.

Rifiutiamo il frenetico aumento della spesa militare e le scellerate politiche sanzionatorie europee che stanno producendo problemi fino a ieri impensabili riguardo all’approvvigionamento di cibo, di energia e di materie prime, oltre ad accrescere il colossale debito pubblico che si va accumulando: tutte cose che gravano già sulle parti più vulnerabili delle società, ma soprattutto ricadranno come macigni sulle generazioni future.

Affermiamo un’altra idea di sicurezza, declinata dentro il paradigma della cura, come diritto degli esseri umani e di ogni essere vivente a un’esistenza dignitosa. Una sicurezza non alimentata dalla competizione per l’accaparramento e sfruttamento delle risorse, ma dalla condivisione di risorse, conoscenze e tecnologie; non militarizzata, ma anzi mirata a una transizione all’azzeramento degli arsenali militari e allo scioglimento di alleanze militari che, come la NATO, sorreggono esiziali ambizioni di dominio sul mondo.

Dichiariamo la nostra diserzione da questa guerra e dalle altre guerre in corso. Diserzione non è estraniazione, né assenza dalla tragedia della guerra. Al contrario, è presenza attiva e ricerca ostinata di una uscita negoziata da questa guerra, di una efficace prevenzione delle guerre future, sostenuta dalla restituzione di valore al diritto internazionale e di capacità giuridica alle istituzioni e agli organismi rappresentativi globali, a partire dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Awmr Italia – Donne della Regione Mediterranea

25 febbraio 2023



21/02/23

Guerre per procura / Cosa l'Ucraina dovrebbe imparare dall'Afghanistan

 


Il più grande nemico dello sviluppo economico è la guerra. Se il mondo scivola ulteriormente in un conflitto globale, le nostre speranze economiche e la nostra stessa sopravvivenza potrebbero andare in fumo. Il Bulletin of the Atomic Scientists ha spostato le lancette del Doomsday Clock a soli 90 secondi dalla mezzanotte nucleare.

di Jeffrey D. Sachs*

https://www.other-news.info/noticias/lo-que-ucrania-necesita-aprender-de-afganistan-sobre-las-guerras-de-poder/

Secondo il Fondo Monetario Internazionale, nel 2022 il paese che ha perso di più a livello economico è l'Ucraina, dove l'economia è crollata del 35%. La guerra in Ucraina potrebbe finire presto e la ripresa economica potrebbe iniziare, ma questo dipende dalla comprensione da parte dell'Ucraina della sua situazione di vittima di una guerra per procura tra Stati Uniti e Russia scoppiata nel 2014.

Dal 2014 gli Stati Uniti hanno armato e finanziato pesantemente l'Ucraina con l'obiettivo di espandere la Nato e indebolire la Russia. Le guerre per procura americane di solito durano anni e persino decenni, lasciando i paesi teatro di battaglia come l'Ucraina in macerie.

Se la guerra per procura non finirà presto, l'Ucraina si troverà di fronte a un futuro terribile. L'Ucraina deve imparare dalla terribile esperienza dell'Afghanistan per evitare di diventare un disastro a lungo termine. Potrebbe anche guardare alle guerre per procura degli Stati Uniti in #Vietnam, #Cambogia, #Laos, #Iraq, #Siria e #Libia.

A partire dal 1979, gli Stati Uniti hanno armato i mujaheddin (combattenti islamisti) per tormentare il governo sostenuto dai sovietici in #Afghanistan. Come spiegò in seguito il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Jimmy Carter, Zbigniew #Brzezinski, l'obiettivo degli Stati Uniti era quello di provocare l'intervento dell'Unione Sovietica per intrappolarla in una guerra logorante. Il fatto che l'Afghanistan sarebbe stato un “danno collaterale” non preoccupava i leader statunitensi.

L'esercito sovietico entrò in Afghanistan nel 1979, come speravano gli Stati Uniti, e combatté per tutti gli anni Ottanta. Nel frattempo, i combattenti sostenuti dagli Stati Uniti fondarono #Al-Qaeda negli anni '80 e i #Talebani all'inizio degli anni '90. Il "trucco" degli Stati Uniti nei confronti dell'Unione Sovietica si era rivelato un boomerang.

Nel 2001, gli Stati Uniti invasero l'Afghanistan per combattere Al-Qaeda e i Talebani. La guerra statunitense continuò per altri 20 anni, fino a quando gli Stati Uniti se ne andarono definitivamente nel 2021. Le sporadiche operazioni militari statunitensi in Afghanistan continuano.

L'Afghanistan è in rovina. Mentre gli Stati Uniti hanno sprecato più di 2 trilioni di dollari di spese militari, l'Afghanistan è impoverito, con un PIL del 2021 inferiore a 400 dollari a persona! Come "regalo" d'addio all'Afghanistan nel 2021, il governo statunitense ha sequestrato le minuscole disponibilità di valuta estera dell'Afghanistan, paralizzando il sistema bancario.

La guerra per procura in Ucraina è iniziata nove anni fa, quando il governo statunitense ha appoggiato il rovesciamento del presidente Viktor Yanukovych. Il peccato di #Yanukovych, dal punto di vista degli Stati Uniti, è stato il suo tentativo di mantenere la neutralità dell'Ucraina a dispetto della volontà degli Stati Uniti di espandere la Nato per includervi l'Ucraina (e la Georgia). L'obiettivo degli Stati Uniti era quello di accerchiare la Russia nella regione del Mar Nero. Per raggiungere questo obiettivo, gli Stati Uniti hanno armato e finanziato massicciamente l'Ucraina dal 2014.

I protagonisti americani di allora e di oggi sono gli stessi. La persona di riferimento del governo statunitense per l'Ucraina nel 2014 era il Vicesegretario di Stato Victoria Nuland, che oggi è Sottosegretario di Stato. Nel 2014, #Nuland lavorava a stretto contatto con Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Joe Biden, che ha svolto lo stesso ruolo per il vicepresidente Biden nel 2014.

Gli Stati Uniti hanno trascurato due dure realtà politiche in Ucraina. La prima è che l'Ucraina è profondamente divisa etnicamente e politicamente tra i nazionalisti che odiano la Russia nell'Ucraina occidentale e l'etnia russa nell'Ucraina orientale e in Crimea.

La seconda è che l'allargamento della Nato all'Ucraina attraversa una linea di demarcazione russa. La Russia combatterà fino alla fine, e con un'escalation se necessario, per impedire agli Stati Uniti di incorporare l'Ucraina nella Nato.

Gli Stati Uniti affermano ripetutamente che la Nato è un'alleanza difensiva. Eppure nel 1999 la Nato ha bombardato per 78 giorni la Serbia, alleata della Russia, per staccare il #Kosovo dalla Serbia, dopo di che gli Stati Uniti hanno stabilito una gigantesca base militare in Kosovo. Le forze della Nato hanno rovesciato l'alleato russo Muammar Gheddafi nel 2011, dando il via a un decennio di caos in Libia. 

Di certo la Russia non accetterà mai la presenza della Nato in Ucraina. Alla fine del 2021, il presidente russo Vladimir Putin ha avanzato tre richieste agli Stati Uniti: l'Ucraina deve rimanere neutrale e fuori dalla Nato; la Crimea deve rimanere parte della Russia e il Donbass deve diventare autonomo secondo gli accordi di Minsk II.

Il team Biden-Sullivan-Nuland ha rifiutato i negoziati sull'allargamento della Nato, otto anni dopo che lo stesso gruppo aveva appoggiato il rovesciamento di #Yanukovych. Dopo che le richieste negoziali di #Putin furono respinte dagli Stati Uniti, la #Russia invase l'Ucraina nel febbraio 2022.

Nel marzo del 2022, il presidente ucraino Volodymyr #Zelensky sembrò comprendere la terribile situazione dell'Ucraina, vittima di una guerra per procura tra Stati Uniti e Russia. Dichiarò pubblicamente che l'Ucraina sarebbe diventata un paese neutrale e chiese garanzie di sicurezza. Inoltre, riconobbe pubblicamente che la #Crimea e il #Donbass avrebbero dovuto avere uno statuto speciale.

Il primo ministro israeliano dell'epoca, Naftali Bennett, fu coinvolto come mediatore, insieme alla #Turchia. La Russia e l'Ucraina si avvicinarono al raggiungimento di un accordo. Tuttavia, come ha spiegato recentemente Bennett, gli Stati Uniti "bloccarono" il processo di pace.

Da allora, la guerra si è intensificata. Secondo il reporter investigativo statunitense Seymour Hersh*, a settembre alcuni agenti statunitensi hanno fatto esplodere i gasdotti Nord Stream, affermazione smentita dalla Casa Bianca. Più di recente, gli Stati Uniti e i loro alleati si sono impegnati a inviare in Ucraina carri armati, missili a più lunga gittata e forse anche jet da combattimento.

Quali siano le basi per la pace, è evidente. L'Ucraina dovrebbe restare un paese neutrale non appartenente alla #NATO. La Crimea rimarrebbe sede della flotta navale russa del Mar Nero, come lo è stata dal 1783. Verrebbe trovata una soluzione pratica per il #Donbass, come una divisione territoriale, l'autonomia o una linea di armistizio.

Ancora più importante, i combattimenti si fermerebbero, le truppe russe lascerebbero l'Ucraina e la sovranità dell'Ucraina sarebbe garantita dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e da altre nazioni. Tale accordo avrebbe potuto essere raggiunto nel dicembre 2021 o nel marzo 2022.

Soprattutto, il governo e il popolo ucraino direbbero alla Russia e agli Stati Uniti che l'Ucraina si rifiuta di essere il campo di battaglia di una guerra per procura. Quanto alle profonde divisioni interne, gli ucraini su entrambi i lati della divisione etnica si adopererebbero per la pace, invece di credere che una potenza estera possa risparmiare loro la necessità di scendere a compromessi

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*Professore alla Columbia University, è direttore del Centro per lo Sviluppo Sostenibile della Columbia University e presidente del Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite. È stato consulente di tre Segretari Generali delle Nazioni Unite e attualmente ricopre il ruolo di SDG Advocate sotto il Segretario Generale António Guterres.

*Seymour Hersh è un giornalista statunitense che ha ricevuto il Premio Pulitzer come miglior giornalista. Ora, poiché le sue indagini hanno dimostrato la pesante responsabilità degli Stati Uniti nella guerra in Ucraina... è stata lanciata una campagna diffamatoria contro di lui.






10/02/23

«Tutta la solidarietà ai popoli turco e siriano, sia revocato l'ingiusto blocco imposto alla Siria»

 Il Centro regionale arabo della Federazione democratica internazionale delle donne (FDIM/WIDF) lancia un “appello in difesa dell’umanità”

Un devastante #terremoto di magnitudo 7,8 della scala Richter ha colpito la #Turchia meridionale e la #Siria settentrionale, la potente scossa è stata seguita da diverse scosse di assestamento ed è stata avvertita in #Libano, #Iraq, #Giordania e #Cipro, scuotendo la terra, minando le fondamenta degli edifici e facendoli crollare senza pietà per gli esseri umani, adulti, ragazzi e ragazze, provocando migliaia di vittime tra morti e feriti! I numeri aumentano di minuto in minuto e i risultati sono terrificanti...

Le strazianti grida di aiuto dei sopravvissuti sotto le macerie e il silenzio dei morti devono aver raggiunto ogni essere umano vivente e cosciente...

Il Centro Regionale Arabo della Federazione DemocraticaInternazionale delle Donne, nel momento in cui porge le sue più sentite condoglianze al popolo turco, al fraterno popolo siriano e alla Lega delle donne siriane, annuncia a nome delle organizzazioni femminili della regione araba affiliate e nell'ambito delle proprie possibilità, la sua disponibilità a fornire ogni forma di assistenza che possa contribuire ad alleviare le conseguenze del disastro che ha subito l'amata Siria.

Allo stesso modo, il Centro Regionale Arabo invita tutte le organizzazioni affiliate alla Federazione a lanciare un'ampia campagna di solidarietà per fornire assistenza alla #Siria, un paese che sta soffrendo una terribile tribolazione, nonché ad alzare la voce per chiedere la revoca delle ingiuste sanzioni che sono state imposte alla #Siria attraverso il cosiddetto "Caesar Act".

Così come auspichiamo che la nostra Federazione DemocraticaInternazionale delle Donne possa svolgere un possibile ruolo dalla sua posizione di osservatore presso le Nazioni Unite, per lanciare un appello urgente rivolto all'#ONU e alle sue organizzazioni collegate, affinché mobilitino i paesi e i popoli del mondo al fine di fornire supporto e assistenza il prima possibile al popolo siriano in lutto e già stremato da guerre devastanti da molti anni...

Non è ora che la coscienza umana si risvegli e che gli stati e i popoli smettano di considerare inevitabile il ricorso alle guerre e cerchino di risolvere le loro controversie e divergenze con mezzi pacifici? Non è ora di sforzarsi anche di lavorare per un'equa distribuzione delle risorse e della ricchezza, mettendo da parte egoismi e avidità per tsalvare la gente dal flagello delle guerre, dedicandosi alla ricerca scientifica e tecnica per far fronte alle calamità naturali?!

Per il Centro regionale arabo della Federazione democratica internazionaledelle donne 

la coordinatrice Aida Nasrallah

Beirut, 8 febbraio 2023

07/02/23

TERREMOTO IN TURCHIA E SIRIA / SOLIDARIETÀ CON LE POPOLAZIONI COLPITE, NESSUNA DISCRIMINAZIONE NELL’INVIO DI AIUTI!

 


L’Awmr Italia-Donne della Regione Mediterranea esprime la sua solidarietà e il suo sostegno alle popolazioni e alle donne della #Turchia e della #Siria che stanno soffrendo gli effetti del devastante terremoto che ha lasciato dietro di sé migliaia di morti, feriti, dispersi e migliaia senza riparo, cibo e cure.

Le nostre sincere condoglianze vanno alle famiglie delle migliaia di persone che hanno perso la vita, alle decine di migliaia rimaste senza riparo. Faremo tutto quanto è nelle nostre possibilità per contribuire alle iniziative di solidarietà partecipando alle raccolte di beni di prima necessità da inviare alle popolazioni colpite sia in #Turchia che in #Siria, in collaborazione con le organizzazioni sociali e di protezione civile che si stanno attivando in tal senso.

Tuttavia non possiamo non esprimere la nostra preoccupazione e indignazione per le difficoltà che si stanno opponendo con oscuri pretesti da parte di #Usa e #UnioneEuropea – all’invio di soccorsi in #Siria, connesse con le sanzioni decise unilateralmente dagli Stati Uniti e alleati europei contro quel Paese.

Gli aiuti umanitari non hanno confini! No alle sanzioni che colpiscono le popolazioni della Siria!

AWMR Italia, 7 febbraio 2023 

03/02/23

¡LORENA NO ESTÁ SOLA! SOLIDARIETÀ CON LA PRESIDENTE DELLA FDIM


L’AWMR Italia - Associazione Donne del Mediterraneo, affiliata alla Federazione Democratica internazionale delledonne (FDIM), esprime piena solidarietà e vicinanza alla presidente Lorena Peña Mendoza, che da due anni subisce nel Salvador una persecuzione politico-giudiziaria da parte del corrotto ed autoritario governo di Nayib Bukele
 




Dopo aver inutilmente cercato di incriminare Lorena Peña con accuse varie nel 2021, dimostratesi false, il regime di Bukele è tornato alla carica nel 2022 con un rinvio a giudizio per presunto “arricchimento illecito” avviato da una Corte Suprema di Giustizia addomesticata, che pone Lorena a rischio di finire in carcere, non essendoci garanzie di un giusto processo.

Il governo di Bukele, dopo avere rimosso illegalmente alcuni membri della Corte per sostituirli con magistrati condiscendenti e per ridurre sotto il proprio controllo i tre poteri dello Stato, ha riproposto la campagna di odio contro qualsiasi forza di opposizione o voce critica, imbastendo accuse e procedimenti giudiziari contro persone innocenti con vari pretesti.

È chiaro che il corrotto regime di Bukele intende in tal modo colpire l’opposizione politica, in particolare i leader ed ex combattenti dell'FMLN. È la modalità persecutoria  nota come “lawfare”che in America Latina è diffusamente adottata dalle dittature contro i leader politici o sociali considerati un ostacolo ai loro piani di dominio.

Più di 60mila persone sono state arrestate nel 2022 senza arrivare a processo, decine di giornalisti sono stati costretti all’esilio. Tra i perseguitati e i detenuti politici ci sono decine di esponenti dell'FMLN, come Lorena Peña.

Lorena è stata un'importante attivista sociale fin dagli anni '70, è stata combattente comandante dell'FMLN al tempo del conflitto armato e ha poi fatto parte della delegazione che negoziò gli accordi di pace nel Salvador. È stata deputata dell'FMLN (2009-2018) e presidente dell'Assemblea legislativa salvadoregna (2015-2016).

Lorena Peña con Ha Thi Nga presidente dell'Unione donne del Vietnam 

Lorena è fondatrice del movimento femminista Las Mélidas, organizzazione che in Salvador si batte energicamente da oltre trent’anni per i diritti delle donne. Da parlamentare ha promosso proposte di legge a favore delle donne, come quelle per la depenalizzazione dell'aborto, la creazione di un fondo sociale statale per le donne, FOSOFAMILIA, la riforma del codice penale per i reati contro la libertà sessuale e di violenza contro donne e bambini, la legge speciale per una vita libera dalla violenza, la legge sull'uguaglianza, le quote di partecipazione politica, tra le altre.

È anche una leader riconosciuta del movimento femminista internazionale, è al suo secondo mandato di Presidente della FederazioneDemocratica Internazionale delle Donne (FDIM), confermato dal XVII congresso tenutosi a Caracas nell'aprile 2022.

Lorena Peña ha deciso fin dal primo momento di battersi contro il sopruso e di non sottrarsi attraverso l’esilio, come altri sono stati costretti a fare, ma di continuare a svolgere la sua attività di leader politica dell’opposizione e di presidente internazionale della FDIM. Ha rigettato come assurde tutte le accuse della Corte Suprema, presentando il 5 dicembre 2022 una solida documentazione a propria difesa.

Insieme a Lorena, almeno altri 15 esponenti dell'opposizione stanno affrontando lo stesso tipo di persecuzione giudiziaria, ma la sua situazione è particolarmente vulnerabile a causa della nota misoginia del presidente Bukele e del particolare accanimento mostrato nei suoi confronti, che Lorena non ha perso occasione di denunciareopponendosi con forza a tutte le misure repressive che il suo governo ha adottato in violazione dei diritti umani e della stessa costituzione del Salvador.   

È molto importante che giunga a Lorena la solidarietà delle donne di ogni parte del mondo.

Noi dichiariamo il nostro incondizionato sostegno morale e politico a Lorena Peña ed esigiamo che si metta fine alla persecuzione giudiziaria e politica contro di lei.

Chiediamo alle altre organizzazioni e movimenti di donne e della società civile di unirsi a noi.

Lanciamo un allarme molto preoccupato agli organismi internazionali per la tutela dei diritti umani perché vigilino sulla grave escalation di repressione politica e contro la società civile attuata dal governo Bukele nel Salvador.

No alla criminalizzazione dei movimenti delle donne! Giustizia per Lorena!

AWMR Italia-Donne della Regione Mediterranea

Febbraio 2023