31/12/22

2023 / Desideri per il nuovo anno


(Ripresi in prestito da Eduardo Galeano e declinati al femminile plurale)

Ci auguriamo di essere degne di disperata speranza.

Che possiamo avere il coraggio di stare da sole ed il coraggio di rischiare di stare insieme, perché non serve a niente un dente fuori dalla bocca o un dito fuori dalla mano.

Che possiamo essere disobbedienti, ogni volta che riceviamo ordini che umiliano la nostra coscienza o violano il nostro buon senso.

Che possiamo essere così testarde da continuare a credere, contro ogni evidenza, che la condizione umana ne valga la pena, perché gli esseri umani sono stati fatti male, ma non sono finiti.

Che possiamo essere capaci di continuare a camminare sui sentieri del vento, nonostante le cadute, i tradimenti e le sconfitte, perché la storia continua, al di là di noi, e quando essa dice addio, sta dicendo: ci vediamo dopo.

Che ciascuna possa mantener viva la certezza che è possibile essere compatriota e contemporanea di chiunque vive animata dal desiderio di giustizia e da volontà di bellezza, nasca dove nasce e viva quando vive, perché non hanno confini le mappe dell’anima né del tempo.

AWMR Italia – Donne della Regione Mediterranea


Ufficiale: nell’anno nuovo Ana Belén Montes sarà una donna libera

Ana Belén Montes. Foto/Facebook
L’8 gennaio 2023 sarà finalmente scarcerata Ana Belén Montes, ex analista dell'intelligence statunitense presso la Defense Intelligence Agency (DIA), che ha trascorso oltre 20 anni di detenzione nelle condizioni umane più avverse in un carcere manicomiale di massima sicurezza in un'unità militare statunitense. 

Arrestata nel settembre 2001 con l’accusa di "cospirazione a scopo di spionaggio” per aver fornito a Cuba informazioni sui piani di aggressione degli Stati Uniti contro l'isola, Ana Belén Montes fu condannata l’anno dopo. 

Con grande coraggio si dichiarò colpevole delle accuse che le erano state mosse, pur sapendo che avrebbero potuto valerle la pena di morte, così esprimendosi davanti al tribunale federale di Washington DC, il 16 ottobre 2002: «Vostro Onore, mi sono impegnata nell'attività che mi ha portato davanti a voi perché ho obbedito alla mia coscienza piuttosto che alla legge. Ritenendo che la politica del nostro governo nei confronti di Cuba sia crudele e ingiusta, profondamente ostile, mi sono ritenuta moralmente obbligata ad aiutare l'isola a difendersi dai nostri tentativi di imporle i nostri valori e il nostro sistema politico. Abbiamo mostrato intolleranza e disprezzo verso Cuba… non abbiamo mai rispettato il diritto di Cuba a definire il proprio destino, i propri ideali di uguaglianza e giustizia».

Ana Belén Montes fu infine condannata a 25 anni di carcere, a seguito del patteggiamento con la pubblica accusa. Avrebbe potuto essere scarcerata già alla fine del 2021 per buona condotta e inviata agli arresti domiciliari, ma ha dovuto trascorrere ancora un anno in prigione per l’accanita opposizione del tribunale federale. Se non ci saranno ulteriori impedimenti, Ana Belén Montes potrà festeggiare il suo 66° compleanno con la sua famiglia, il 28 febbraio prossimo, per la prima volta dopo 21 anni.

#LibertadParaAnaBelenMontes #Nobloqueo

Qui sotto l’articolo di #Cubainformacion.

20/12/22

L'intrappolamento di Julian Assange

 ...si avvicina la sentenza della “Camera Stellata"


Lo scorso 10 dicembre, giornata mondiale per i diritti umani, si sono tenute in molte capitali del mondo sit in davanti alle ambasciate Usa per chiedere la liberazione di Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks perseguitato da 13 anni per avere documentato agli occhi del mondo i crimini di guerra degli Stati Uniti.  In questo articolo, l’attivista statunitense Ellen E. Taylor ha ricostruito per Socialist Action il calvario di Assange, che nella prigione di Belmarsh attende la decisione della Star Chambre, l’Alta Corte inglese, sull’estradizione negli Usa. Nonostante diversi importanti quotidiani internazionali che hanno pubblicato articoli basati su documenti Wikileaks abbiano recentemente chiesto al governo degli Stati Uniti di lasciar cadere le accuse, contro di lui si profila un processo da tribunale illegale.

di Ellen E. Taylor*

Il 28 novembre il New York Times, Der Spiegel, The Guardian, Le Monde e El Pais hanno inviato una lettera aperta al mondo, in cui si afferma che «il governo degli Stati Uniti dovrebbe smetterla di accusare Julian Assange di aver pubblicato segreti di Stato».

Questa lettera è imperdonabilmente tardiva. Julian è stato sepolto vivo per oltre un decennio. Da quanto viene riferito, è in condizioni terribili. Pare che in questo paese siamo diventati tolleranti nei confronti di pene detentive interminabili, e che scopriamo l'innocenza delle vittime solo molto tempo dopo che le loro vite sono state distrutte.

Nella lettera, questi "Papers of Record" non fanno menzione della parte che essi stessi hanno avuto nella distruzione di questo essere umano. Hanno persino il coraggio di ricordarci le loro riserve sul caso di Julian, a proposito della criptazione/redazione e l’hackeraggio, questioni che sono state definitivamente messe a tacere anni fa, durante processi, le udienze e una testimonianza ritrattata. Inoltre, essi stessi hanno partecipato alla campagna diffamatoria, che ha trasformato Julian in un paria, lasciato marcire in condizioni orribili che sono state equiparate dalle Nazioni Unite a torture.

La manipolazione della percezione, secondo il Dizionario dei Termini Militari e Associati del Dipartimento della Difesa, consiste in «azioni volte a trasmettere e/o negare informazioni selezionate al pubblico per influenzarne le emozioni, motivazioni e ragionamento oggettivo... che alla fine risultano in comportamenti e azioni ufficiali favorevoli agli obiettivi dell'originatore. In vari modi, la manipolazione della percezione combina proiezione della verità, sicurezza delle operazioni, copertura e inganno ed operazioni psicologiche».

Come funziona questa gestione della percezione è illustrato da Nils Melzer, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura dal 2014 al 2022, che quest'anno ha pubblicato un libro, The Trial of Julian Assange. Durante la sua carriera, egli ha intervistato centinaia di torturatori, vittime di torture, prigionieri di guerra e altre persone sottoposte a trattamenti crudeli, inumani o degradanti, in tutto il mondo. In molti anni di esperienza ha potuto discernere la verità dalle bugie e svelare calunnie di ogni genere. Tuttavia, quando ha ricevuto un appello dal team legale di Julian Assange, alla fine del 2018, che chiedeva protezione da trattamenti disumani durante la sua reclusione presso l'ambasciata ecuadoriana a Londra, Melzer l'ha accantonato.

Demonizzazione di Assange

La sua scrivania era piena zeppa di incriminazioni di tortura, prigionieri a rischio, possibili crimini di guerra. Per lui, "come per la maggior parte delle persone in tutto il mondo, Assange era solo uno stupratore, nichilista, un hacker, una spia, un narcisista". Melzer aveva del lavoro più importante da fare. «Come tanti, ero convinto di conoscere la verità (su Assange), anche se non riuscivo a ricordare bene da dove provenisse quella conoscenza».