29/11/18

NON UNA DI MENO CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE


Stato di agitazione permanente

24 e 25 novembre a Roma: report della manifestazione e dell'assemblea nazionale NUDM 


https://nonunadimeno.wordpress.com/author/nonunadimeno/ 


Da ormai 3 anni il movimento femminista e transfemminista in Italia e nel mondo è potente e in costante trasformazione. Esprime radicalità condivisa, autonomia e radicamento nei territori e si afferma come spazio di costruzione di alternativa e motore di conflitto permanente e intersezionale contro la violenza.

La fase politica attuale è segnata da un’avanzata autoritaria e reazionaria e dalla saldatura tra le politiche neoliberiste e l’ordine patriarcale e razzista. In Italia, come nel mondo, l’attacco ideologico in atto ha pesanti ricadute materiali. In questo contesto il movimento femminista globale apre lo spazio di un grande processo di soggettivazione politica ma anche di ricomposizione.
Lo Stato di agitazione permanente lanciato a Bologna durante l’assemblea nazionale di Non Una di Meno del 6-7 ottobre è rapidamente diventato un dispositivo potente di mobilitazione e di moltiplicazione delle lotte nei territori. È un processo di opposizione alle politiche sessiste e razziste del governo che non disperde, ma anzi potenzia la capacità affermativa, produttiva e trasformativa della presa di parola femminista e transfemminista.

Un’opposizione che pratichiamo e che continueremo a praticare a partire dall’elaborazione collettiva costruita in questi 3 anni e concretizzata nel Piano Femminista che ha anticipato le risposte alle politiche patriarcali, razziste, neoliberali e securitarie, del governo giallo verde. Un’opposizione che, proprio grazie all’analisi e alle proposte che avanziamo, mette in luce sia le continuità con i governi precedenti che le radicalizzazioni e le oppressioni portate avanti da questo esecutivo.

A partire dal Piano Femminista costruiremo lo sciopero femminista dell’8 marzo e daremo corpo e sostanza alle rivendicazioni e alle battaglie aperte contro il Ddl Pillon, il decreto Sicurezza, il reddito di cittadinanza, l’attacco all’aborto libero, sicuro e gratuito. Lo sciopero sarà politico e globale, darà voce a chi si oppone con tutte le sue forze alle politiche reazionarie che in ogni parte del mondo cercano di schiacciare chi quotidianamente lotta contro la violenza di questa società.

Come movimento femminista sveliamo la relazione tra il razzismo istituzionale e la violenza sulle donne, frutto di uno stesso paradigma e risultato della saldatura tra destra di governo, neofascisti e fronte cattolico pro-life che passa anche attraverso le mozioni antiabortiste proposte nei consigli comunali. Anche in questo caso non ci limitiamo a reagire contro le pretese della Chiesa sui nostri corpi ma riaffermiamo la nostra autodeterminazione rivendicando molto più di 194.
Costruiamo reti solidali e pratiche efficaci contro le molestie e le discriminazioni sui posti di lavoro, contro il ricatto della precarietà e della dipendenza economica. Rivendichiamo reddito di autodeterminazione, salario minimo europeo e welfare universale contro le misure economiche e sociali del governo. Rivendichiamo la varietà delle nostre reti affettive contro l’eteronormatività del decreto Pillon. Rivendichiamo la possibilità per tutte di muoversi e di restare: contro la violenza dei confini e il ricatto della clandestinità rivendichiamo un permesso di soggiorno europeo, il diritto di asilo e la cittadinanza senza condizioni. Rivendichiamo la libertà da stereotipi, condizionamenti e ruoli sociali imposti, costruiamo spazio pubblico femminista nelle città, sui media, nelle scuole e nelle università.
Riaffermiamo l’arma dello sciopero femminista – sciopero dal lavoro produttivo e riproduttivo, sciopero dai e dei generi, sciopero dal lavoro sessuale, sciopero ecofemminista e del consumo – come processo di attivazione politica e sociale per le donne ma anche per tutte le soggettività precarie, migranti, trans*, lesbiche, e chiunque non si adegua ai modelli di sessualità dominanti. Rilanciamo la forza collettiva dello sciopero anche come possibilità di sperimentazione di tempi di vita diversi, e pratiche di condivisione e liberazione.

Intendiamo lo sciopero come uno strumento da reinventare per essere all’altezza di questi percorsi e di queste pratiche. Bloccare produzione e riproduzione sociale significa scioperare nei luoghi di lavoro, nelle relazioni di cura ma anche radicarsi nei territori, significa preparare lo sciopero stando in piazza nei momenti decisivi con la forza delle nostre parole e delle nostre pratiche. Proprio per costruire lo sciopero è stata individuata l’esigenza di articolare in modo diffuso spazi di elaborazione e confronto sulle pratiche (case dello sciopero), per organizzare lo sciopero, per immaginare insieme forme efficaci e concrete di astensione dal lavoro autonomo, informale, gratuito e riproduttivo, strategie di sottrazione dal ricatto del permesso di soggiorno e della precarietà attraverso la costruzione di casse di mutuo soccorso altre pratiche di solidarietà, cosi come luoghi e strumenti di alfabetizzazione sindacale sul diritto di sciopero (anche riprendendo vademecum, grafiche e video). A tal fine ci proponiamo di costituire un gruppo di lavoro e di raccordo tra le assemblee territoriali che si occupi praticamente di informare e supportare le lavoratrici che vorranno scioperare.
A partire dalla consapevolezza che lo sciopero è un diritto delle lavoratrici, la convocazione dello sciopero generale parte da noi e da questa assemblea: lanceremo lo sciopero con un appello potente che a partire dal lavoro femminile e femminilizzato interpella tutti quei soggetti che si oppongono alla violenza maschile e di genere, alla precarietà e al razzismo. Convochiamo lo sciopero dell’8 marzo a partire dalla forza accumulata in questi tre anni di mobilitazione, dallo stato di agitazione permanente espressa nei territori e nella marea femminista. Con questa forza e determinazione costruiamo lo sciopero e il confronto con i sindacati, nel segno della riappropriazione di uno strumento di lotta da parte delle lavoratrici, che apre contraddizioni anche interne ai sindacati stessi. Affermiamo la necessità, quindi, che i sindacati si facciano strumento di un processo di opposizione e costruzione di alternativa che parte dai soggetti e li veda protagonisti al di là delle organizzazioni e delle strutture sindacali.
In questa ottica incalziamo i sindacati perché sappiano mettersi al servizio dello sciopero femminista, garantendo la possibilità concreta di praticarlo in ogni settore produttivo. Cogliamo, quindi, l’invito al congresso della Fiom, come occasione per porre alle lavoratrici che saranno presenti lo sciopero come proposta politica da sostenere in forme non simboliche ma effettive. Si mette a verifica la possibilità di costruire un meeting internazionale sullo sciopero globale delle donne che ci dia la possibilità di un confronto politico anche sulle pratiche e sul processo della sua costruzione, creando le condizioni di un rafforzamento della rete oltre i confini nazionali.
Il meeting internazionale potrà anche essere l’occasione per un ulteriore confronto anche nazionale, che incornici la nostra iniziativa nel quadro globale.
Ci volete sottomesse, ricattate e sfruttate, noi scioperiamo! La marea che sale e arriva ovunque traboccherà l’8 marzo. Saremo tempesta…
Non Una di Meno

18/11/18

CARPI / PREMIO IMMAGINI AMICHE DELLE DONNE

#facciamochenonsiauneccezione

Teatro comunale di Carpi, 17 novembre 2018
17 novembre, Teatro Comunale Carpi edizione 2018 del Premio Immagini amiche dedicato alle attività pubblicitarie libere da stereotipi di genere e immagini sessiste. Per la categoria Affissioni, il premio è stato assegnato alla campagna di comunicazione sociale #facciamochenonsiauneccezione realizzata a Lecce dalla Casa delle donne. 
Il premio #PremioImmaginiAmiche, curato da UDI - Unione Donne in Italia, trae ispirazione da una risoluzione del Parlamento europeo del 2008 che invita a monitorare l’impatto della pubblicità sulla parità di genere. La campagna #facciamochenonsiauneccezione - sei poster 70x100 progettati da Donata Bologna, Gioia Perrone e Lucia Pagliara per l'affissione urbana nella città di Lecce nell'ambito del progetto di cooperazione internazionale #WomenAtWork - ha affrontato, con leggerezza ed ironia, altrettanti temi importanti per il mondo lavorativo e la vita delle donne: conciliazione vita - lavoro, tetto di cristallo, sessismo nei luoghi di lavoro, linguaggio stereotipato e disparità salariale a danno delle donne.
Lecce, ottobre 2018. Lancio della campagna di comunicazione sociale #facciamochenonsiauneccezione

Il progetto #WomenAtWork, finanziato dalla Regione Puglia, è realizzato dalla Casa delle Donne di Lecce con la partnership di Alveare Lecce, Meticcia Lecce. Awmr Italia - donne della regione mediterranea, Wilpf Albania, BLABLABLA, ACA Npo Albanian Community Assist, CNA Lecce e Comune di Lecce – Assessorato alle Pari Opportunità.






17/11/18

WOMEN AT WORK DA LECCE A TIRANA

IL LAVORO VISTO DALLE DONNE

https://www.facebook.com/events/970043393204004/






WOMEN
at
WORK

Dialogo                  

sulle pratiche   

femministe              

fra le due sponde   

dell'Adriatico





Presso l'Open Space del Comune di Lecce, il 23 novembre 2018.
Uno spazio aperto di confronto e condivisione di esperienze e pratiche fra donne italiane e albanesi, sulle tematiche del lavoro in relazione alla libertà femminile, nell'ambito di un progetto di cooperazione internazionale realizzato nel corso di quest'anno con azioni parallele sull'una e l'altra sponda dell'Adriatico. Women at work, progetto realizzato dalla Casa delle donne di Lecce e dalle associazioni partner Alveare Lecce, AWMR Italia - donne della regione mediterranea, ACA Npo Albanian Community Assist, WILPF Albania, BlaBlaBla, CNA-Confederazione Nazionale Artigianato di Lecce, Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Lecce, col finanziamento della Regione Puglia - Sezione relazioni Internazionali, ha offerto un'ulteriore occasione di consolidamento alla relazione pluridecennale fra donne leccesi e albanesi. Il racconto di questa esperienza fatta insieme nel corso dell'anno, nata e maturata sul terreno fertile di un'amicizia antica, sarà anche occasione di confronto sulle diversità e le somiglianze nelle pratiche politiche relative ai comuni processi di liberazione di sé dalle strettoie  di rapporti lavorativi ancora subordinanti e discriminanti, viziati da sessismo e disparità remunerativa, stereotipi linguistici e comportamenti violenti che mortificano e opprimono. L'incontro sarà coordinato da Ada Donno per la Casa delle donne, con Holta Koci executive director di ACA - Albanian Community Assist e Skerdi Zanaj, docente associata di Ecomìnomia e gender officer presso l'Università del Lussemburgo. 






09/11/18

FERMIAMO IL DDL PILLON

10 novembre 2018 mobilitazione generale

E' inemendabile, va ritirato!


Condividiamo il comunicato della Casa internazionale delle donne di Roma che lancia la mobilitazione permanente contro il ddl Pillon “Norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità”, Perché va ritirato.


@Awmr Italia

Perché è un disegno di legge paternalista e autoritario, che disciplina le vite dei soggetti coinvolti e li tratta come incompetenti e irresponsabili. Un ddl il cui vero scopo sembra essere quello di tornare all’indissolubilità del matrimonio rendendo difficilissimo separarsi, ovvero ripristinare con l’intervento autoritario modelli familiari che non si reggono più sull’adesione spontanea delle persone. È un disegno che non dà voce ai soggetti coinvolti: madri, padri, figli. Non c’è ascolto del minore, di cui tanto si evoca il diritto alla bigenitorialità, ma che in realtà viene trattato come una proprietà in condivisione. Nessuna attenzione è rivolta alla peculiarità delle diverse situazioni.
Perché è contro la libertà di tutte e tutti. Il ddl interviene con la forza della legge a normare minuziosamente il percorso della separazione e sancisce di fatto la fine della separazione consensuale. Le coppie con figli non potranno più concordare come separarsi. Viene introdotto l’obbligo di affidarsi a figure private, quali il mediatore familiare e il coordinatore genitoriale: la gestione della separazione viene cioè delegata a soggetti terzi. È un processo che privatizza la giustizia, limitandone l’accesso. I costi sono a carico dei due coniugi – 50 e 50 – e non è previsto gratuito patrocinio. (Senza considerare il conflitto d’interessi: il senatore proponente, Simone Pillon, è un avvocato che di professione fa anche il mediatore familiare).
Perché riproduce le diseguaglianze e ne crea di nuove: anziché tutelare i membri “deboli” della famiglia, fotografa e consolida le disparità familiari. Con buona pace del coniuge più fragile economicamente, normalmente la donna, e della serenità del minore.
Perché è contro i figli e le figlie. Bambini e bambine, divisi a metà, saranno costretti a vivere due vite, senza la possibilità di chiamare una casa la propria casa, né propri i giochi o i vestiti che indossano, poiché ogni genitore soddisferà i loro bisogni solo nel tempo e nello spazio a lui o lei assegnato.
Perché cancella la questione della violenza. Il ddl è così ossessionato dalla bigenitorialità che, imponendo dall’alto la mediazione familiare in tutti i casi, finisce per prevederla anche nei casi in cui la separazione è causata dalla violenza del coniuge, in aperta violazione della Convenzione di Istanbul. Con questo provvedimento le donne rimarranno ingabbiate in relazioni a cui vorrebbero porre fine; in nome del contrasto alla cosiddetta “alienazione parentale”, si estende il sospetto su ogni denuncia di violenza contro un marito e si obbligano di fatto i figli a mantenere la relazione con il padre, anche quando il rifiuto di vederlo deriva dall’aver assistito alla sua violenza sulla madre.
Perché è una proposta inemendabile, dal segno apertamente reazionario
È un contrattacco, che va rispedito al mittente.


08/11/18

#indivisibilicontroilrazzismo / manifestazione nazionale


UNITI/E SOLIDALI A ROMA IL 10 NOVEMBRE



#indivisibili Manifestazione nazionale Uniti/e & Solidali contro il razzismo e il decreto Salvini

10 novembre a Roma, Piazza della Repubblica, ore 14
Awmr Italia - donne della regione mediterranea partecipa

È il momento di reagire, mobilitarsi e unirsi contro gli attacchi del governo, a cui Minniti ha aperto la strada, contro l’escalation razzista e il decreto Salvini che attacca la libertà di tutte e tutti.
- Per il ritiro immediato del Decreto immigrazione e sicurezza varato dal governo. 
- NO al disegno di legge Pillon.
- Accoglienza e regolarizzazione per tutti e tutte.
- Solidarietà e libertà per Mimmo Lucano! Giù le mani da Riace e dalle ONG.
- Contro l’esclusione sociale.
- No ai respingimenti, alle espulsioni, agli sgomberi.
- Contro il razzismo dilagante, la minaccia fascista, la violenza sulle donne, l’omofobia e ogni tipo di discriminazione.
Per queste ragioni convochiamo una MANIFESTAZIONE NAZIONALE pacifica, solidale, accogliente e plurale per sabato 10 novembre a Roma.
Piattaforma approvata dall’assemblea antirazzista del 14 ottobre a Roma
Qui l'elenco delle realtà organizzate nazionali e locali (394 ADESIONI - al 7 novembre) che hanno aderito alla piattaforma della manifestazione nazionale del #10novembre “Uniti e solidali contro il governo, il razzismo e il decreto Salvini”: https://www.facebook.com/events/155785395376127/permalink/165949414359725/

07/11/18

NON UNA DI MENO A ROMA IL 24 NOVEMBRE


La marea del cambiamento contro la violenza di genere e le politiche patriarcali e razziste del governo 


"Siamo la marea femminista che in Italia e nel mondo ha levato il suo grido globale contro la violenza maschile, di genere e razzista e contro i governi che la legittimano. Da più di due anni siamo nelle piazze e nelle strade a ribadire che i femminicidi sono la punta di un iceberg fatto di oppressione: la violenza maschile comincia nel privato delle case ma pervade ogni ambito della società e diventa sempre più strumento politico di dominio, producendo solitudine, disuguaglianze e sfruttamento.
Il governo Salvini-Di Maio si è fatto portatore di una vera e propria guerra contro donne, migranti e soggettività lgbt*, attraverso misure e proposte di legge che insistono su un modello patriarcale e autoritario che vorrebbe schiacciare e ridurre al silenzio la nostra libertà. Contro le donne si scaglia il Ddl Pillon su affido e mantenimento dei figli per difendere la famiglia tradizionale e ristabilire ruoli e gerarchie di genere che negano l’autodeterminazione delle donne
La libertà di decidere sul nostro corpo e delle nostre vite è sempre più attaccata da campagne fondamentaliste di criminalizzazione dell’aborto che oggi trovano spazio in ogni parte del mondo e rappresentanza nel governo. Noi rispondiamo che la libertà di abortire non si tocca e che il Ddl Pillon non si riforma, si blocca! Mentre dichiara di voler porre fine alla povertà, questo governo pianifica misure che intensificano la precarietà e accentuano la dipendenza economica che ci espone ancora di più alla violenza e alle molestie sul lavoro. 
Smantellano il welfare e pretendono che le donne, italiane o migranti, gratuitamente o in cambio di un salario da fame si occupino del lavoro domestico e di cura. La precarietà è donna e per questo la nostra lotta contro la violenza è anche una lotta contro la precarietà e lo sfruttamento. Vogliamo un reddito di autodeterminazione , universale e individuale,un salario minimo europeo, welfare universale e servizi, per uscire dal ricatto della povertà e della violenza. 
Riconosciamo scuole e università come luoghi di formazione e di lavoro che producono e riproducono le dinamiche violente della società razzista e patriarcale in cui viviamo. Per questo vogliamo farli rivivere di saperi femministi e antirazzisti, educazione alle differenze e educazione sessuale a tutti livelli. 
Attraversiamo città rese sempre più cupe e ostili dalla privatizzazione dello spazio pubblico, dalla militarizzazione delle strade, da provvedimenti per la sicurezza che divengono apartheid. In tutto il mondo continuiamo a urlare che le strade sicure le fanno le donne e le soggettività libere che le attraversano, costruendo le città femministe che meritiamo di vivere. 
Vogliamo una Casa per dormire, consultor* per amare, centri antiviolenza per vivere e sognare. 
Non ci stiamo al gioco razzista che strumentalizza stupri e femminicidi. La violenza contro le donne non ha colore: è sempre violenza maschile. 
Patriarcato e razzismo sono due facce della stessa medaglia: rifiutiamo la paura, l’odio e la violenza del decreto Salvini, costruendo mobilitazione e solidarietà diffusa, in primo luogo con le migranti esposte a violenze reiterate e sulla cui pelle si gioca in modo ancora più tragico la partita della destra al governo. 
Rivendichiamo la libertà di muoverci e di restare, diritto d’asilo, cittadinanza e un permesso di soggiorno europeo senza condizioni, svincolato da lavoro, matrimonio e studio. 
Ci volete sottomesse, ricattate e sfruttate, ci avrete ribelli! 
Noi siamo il cambiamento".