29/02/24

2 marzo 2024: giornata internazionale d'azione per la Palestina

Giù le mani da Rafah! Cessare il fuoco ora! Fermare il genocidio! Il 2 marzo 2024 giornata internazionale d'azione per la Palestina. La sezione europea dell'Assemblea Internazionale dei Popoli (AIP/IPA), rete che riunisce oltre 200 organizzazioni popolari, politiche e sindacali, movimenti sociali di ogni continente, invita e chiama tutti coloro che amano la giustizia e l'umanità a mobilitarsi.


 «A più di quattro mesi dall’inizio del genocidio in diretta streaming messo in atto da Israele contro il popolo della Striscia di Gaza, circa 110.000 palestinesi sono morti, dispersi e feriti. Il settore sanitario è completamente demolito dal sistematico attacco alle strutture mediche. 

«Le forze di occupazione israeliane (FOI) hanno bombardato più di 245 chilometri quadrati di aree civili, equivalenti al 67% della superficie totale della Striscia di Gaza, spingendo quasi due milioni di abitanti di Gaza a essere sfollati con la forza dalle loro case e dalle aree residenziali nella Striscia di Gaza, senza un rifugio sicuro a loro disposizione. Ciò equivale al 90% della popolazione della Striscia. Israele sta cercando di occultare le atrocità prendendo di mira specificamente gli operatori dei media e i giornalisti; finora ne sono stati uccisi oltre 120.

«Mentre scriviamo questo appello, gli aerei e l’artiglieria delle FOI stanno bombardando varie aree di Rafah, che è diventata l’ultimo rifugio per circa 1 milione e mezzo di sfollati palestinesi schiacciati nel sud di Gaza. Israele pianifica e insiste ad espandere il suo attacco a Rafah mentre le persone sono intrappolate lì, terrorizzate, senza nessun altro posto dove andare dopo essere state spinte da un punto all'altro di Gaza e private di acqua pulita, cibo, medicine e altri beni di prima necessità, mentre dilagano le malattie.

«La guerra genocida del governo israeliano è una continuazione e un’estensione della Nakba, iniziata nel 1948 dalle milizie coloniali sioniste che ripulirono su base etnica i territori di oltre 750.000 residenti e crearono lo stato di apartheid israeliano che vediamo oggi. Le Forze di occupazione israeliane (FOI) continuano a commettere i massacri più atroci, i crimini di guerra e contro l’umanità senza tregua né deterrenza, in mezzo alla complicità e al silenzio della “comunità internazionale”, alla paralisi delle Nazioni Unite e del Consiglio di Sicurezza e all’assenza di una vera volontà politica di fermare il genocidio da parte dei leader del Nord del mondo. Nonostante la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) abbia stabilito che Israele sta plausibilmente commettendo un genocidio e gli abbia ordinato di prevenire potenziali ulteriori atti di genocidio, le FOI continuano a perpetrare atrocità contro i palestinesi.

«Invece di isolare politicamente Israele, imporre un embargo sulle armi e attuare sanzioni diplomatiche ed economiche immediate e disinvestimenti nei suoi confronti, la maggior parte dei paesi occidentali ha negato i finanziamenti all’UNRWA sulla base di false accuse e senza prove nel mezzo di una carestia, una catastrofe umanitaria che rappresenta una grave minaccia per la vita di 2,3 milioni di persone.

«Non possiamo rimanere in silenzio e normalizzare il genocidio. Dobbiamo continuare a mobilitarci come hanno fatto negli ultimi mesi in tutto il mondo i movimenti di solidarietà con i palestinesi, le organizzazioni politiche, i sindacati, gli studenti, gli operatori sanitari, le comunità di migranti, i lavoratori portuali, i giornalisti e le donne. È nostro dovere intensificare il movimento ed esercitare pressione sui governi, sulle amministrazioni politiche e sui decisori in tutti i modi possibili con l’obiettivo di:
- Imporre un cessate il fuoco permanente e fermare immediatamente il genocidio e i crimini di Israele contro il popolo palestinese a Gaza e in Cisgiordania.
- Aprire i valichi, revocare l’assedio alla Striscia di Gaza, portare aiuti, fornire tutti le abitazioni necessarie agli sfollati e ricostruire la Striscia di Gaza.
- Rispettare la disposizione della Corte Internazionale di Giustizia di prevenire ulteriori atti di genocidio in quanto Stati parte della Convenzione sul genocidio, smettere di armare Israele, sanzionare e porre fine a qualsiasi complicità in atti di genocidio contro il popolo palestinese.
- Impedire la deportazione dei palestinesi dalla Striscia di Gaza, dalle terre del 1948 e dalla Cisgiordania, impedire che su di loro si scateni una nuova Nakba. Nessun trasferimento nel Sinai, in Giordania o in qualsiasi altro luogo. Il solo movimento di profughi, sarà quello del ritorno alle loro case e alle terre da cui furono espulsi dal 1948, come previsto e ripetuto più di 150 volte dalle risoluzioni internazionali.
- I paesi e i governi devono smettere di trattare Israele come uno “stato al di sopra della legge” e accettare la verità che si tratta di un’entità che occupa un territorio e il suo popolo da più di 75 anni.
- Agire perché siano incriminati per genocidio i leader dello stato israeliano e i loro complici, sia individui che entità, per violazione di norme e leggi internazionali, per tutte le sofferenze, le vittime e le perdite che ne sono derivate, e perché paghino i costi dei loro crimini, incluso l’uccisione di civili e la distruzione di case, ospedali, scuole, università, siti religiosi e infrastrutture».

24/02/24

Kathmandu (Nepal)/Sedicesimo Forum Sociale Mondiale

 In Nepal dal 15 al 19 febbraio 2024 si è svolto il 16° Forum Sociale Mondiale. AWMR Italia ha partecipato al panel "Femminismo, movimenti delle donne e diversità" svoltosi il 18 febbraio.



18mila partecipanti provenienti da oltre1.100 organizzazioni si sono registrati per prendere parte a circa 400 attività. Gli organizzatori stimano che abbiano partecipato persone provenienti da 98 paesi e che durante le giornate dei lavori in agenda siano transitate per il Forum 50mila persone.

Alla marcia del giorno di apertura a Kathmandu hanno partecipato da 12mila a 15mila persone. I partecipanti provenivano principalmente dal Nepal e dai paesi vicini dell'Asia meridionale, principalmente dall'India ma anche dal Bangladesh, Pakistan, Sri Lanka e Bhutan. Non molto alta la partecipazione dal resto dell'Asia, Africa, America Latina e Nord, Europa e Oceania. Necessariamente, oltre alle attività in presenza, molte si sono svolte in forma ibrida, cioè con partecipazioni da remoto attraverso i collegamenti internet.

Tutte le informazioni sul programma erano disponibili su un apposito sito Web e su un'app che hanno funzionato bene. Le attività principali si sono svolte nel quartiere Bhrikuti Mandap a Kathmandu. Tende con spazi per un gran numero di appuntamenti aggiuntivi erano allestite in ​​6 campus universitari vicini. 750 guide volontarie hanno assistito i partecipanti. Un gran numero di interpreti online in tutto il mondo hanno aiutato anche durante molte riunioni ibride. È stata fornita anche l'interpretazione in loco per molte lingue locali. Tutta la preparazione internazionale è stata svolta da volontari in spagnolo, portoghese, francese e inglese utilizzando riunioni Zoom e gruppi Whatsapp.

Il budget totale è ammontato a poco meno di 2 milioni di euro. Non c’è stata possibilità di creare un fondo di solidarietà per facilitare i viaggi dei gruppi a basso reddito. Tuttavia, la partecipazione di numerose persone indigene del Nepal e di altri gruppi sociali svantaggiati come gli intoccabili è stata ampia grazie a progetti di organizzazioni non governative (ONG).

I sindacati e le organizzazioni degli agricoltori hanno inviato delegazioni altrettanto ampie. Un’altra presenza importante è stata quella del Consiglio Mondiale delle Chiese, con molti cristiani indiani che si sono uniti ai musulmani e alle forze laiche per sottolineare l’importanza della tolleranza. Molto significativa la partecipazione di gruppi e associazioni femministe e ambientaliste. Tra le organizzazioni internazionali presenti figurano Actionaid, l'Alleanza internazionale degli abitanti, il Comitato per l’Abolizione dei Debiti Illegittimi (CADTM), che lavora per la cancellazione del debito e contro le politiche di austerità, Via Campesina, ATTAC e Friends of the Earth di diversi paesi, l'International Peace Bureau e Focus on the Global South. Con una presenza meno numerosa rispetto a precedenti edizioni, ma comunque con una gamma rappresentativa.

L'appello per una giornata globale di azione in solidarietà con la Palestina il 15 maggio è stato fortemente sostenuto da tutte le componenti del Consiglio Internazionale del FSM.

All’evento è intervenuto anche il segretario generale dell’ONU, António Guterres. Ha sottolineato l'importanza di trovare soluzioni per il cambiamento climatico e di promuovere la solidarietà: «Grazie per esservi riuniti in uno spirito di solidarietà e cooperazione. Unirsi per il bene comune è fondamentale quando infuriano i conflitti e crescono le divisioni geopolitiche. Abbiamo bisogno di solidarietà globale per salvare gli obiettivi di sviluppo sostenibile e di riformare un sistema finanziario globale obsoleto, disfunzionale e ingiusto».

(Tord Björk, WBW)