31/12/23

2024: anno cruciale per le Global Women for Peace united against NATO!

Bruxelles, 6 luglio 2023: le Global Women for Peace united against NATO davanti al Parlamento Europeo

Care Donne Globali per la Pace unite contro la NATO!

con il passaggio dall’anno vecchio al 2024, la nostra lotta contro la NATO e tutti i despoti che in essa navigano diventa sempre più giustificata, più mirata e più urgente. Il 2023 è stato un anno orribile sotto tanti aspetti, eppure ci siamo ritrovate e la nostra forza si è moltiplicata.

Dobbiamo lottare più duramente, gridare più forte e agire, agire, agire: non abbiamo altra scelta. È in gioco letteralmente tutto. Forze oscure convergono per renderci tutti più poveri. Si fa guerra alla memoria. L'universo morale si è capovolto. Più di mezzo milione di persone a Gaza stanno morendo di fame, si calcola che 100 milioni di rifugiati climatici stiano lottando per la sopravvivenza, la guerra minaccia di estendersi nel Medio Oriente e la maggior parte della popolazione mondiale ha paura di svegliarsi.

Noi della rete Global Women for Peace united against NATO c’impegneremo ancor più nell’anno che viene per affrontare tutti questi problemi. Con il vostro aiuto e sostegno, ci attiveremo soprattutto nei mesi che ci separano dall’evento che stiamo preparando per il 75° anniversario della NATO a Washington DC dal 9 al 12 luglio 2024.

In vista di tale evento vi chiediamo di incoraggiare le vostre reti a firmare la nostra Dichiarazione per la Pace che trovate sul nostro sito: https://womenagainstnato.org/declaration/  e a condividere la nostra ultima pubblicazione “NATO CLIMATE KILLER”.

Auguri di buon anno 2024!






 

05/12/23

CARISSIMA MARISA

Saluto di Maura Cossutta, presidente della Casainternazionale delle donne di Roma, a Marisa Rodano (Chiesa di San Giovanni a Porta Latina – 4 dicembre 2023)

Marisa Cinciari Rodano - Foto ANPC Nazionale

Carissima Marisa, ti porto l’abbraccio di tutte le donne della Casa Internazionale delle donne, delle tue amiche, delle compagne che ti hanno conosciuto e che ti hanno tanto amato.

Ti abbiamo festeggiato proprio nella Casa per i tuoi 100 anni, con tanti ricordi, con le tue interviste, con il corto bellissimo realizzato da Noi Donne, dove, con il tuo sorriso dolce e con il tuo modo di parlare calmo e sereno, ci hai raccontato la tua vita. Una vita straordinaria. Sei stata protagonista delle lotte per i diritti e per le libertà delle donne e sei stata protagonista della storia della nostra Repubblica, democratica e antifascista.

Democratica proprio perché antifascista.

E tu la scelta antifascista l’hai fatta. Istintivamente, fin da bambina, quando mal sopportavi i privilegi di una famiglia borghese, e poi da ragazza quando ti sentivi a disagio nelle adunate vestita con la divisa dei Giovani Balilla. Ma l’hai fatta poi consapevolmente, al liceo, grazie all’incontro con insegnanti antifascisti. Ed è stato così per tanti altri giovani, come mio padre, che divenne proprio al liceo un giovane antifascista. Una scelta di vita definitiva, dall’impegno attivo nella Resistenza come staffetta, fino alla clandestinità.

 È stata una scelta di libertà - la tua - per la libertà di tutti. Ma anche scelta di coraggio, di rottura con la tua famiglia, che tu hai raccontato in modo semplice, senza enfasi: «Per me - hai detto - è stato normale perché era giusto».

Questa tensione ideale non l’hai mai perduta ed è diventata passione per la politica, sempre intesa come politica alta, strumento per cambiare il mondo.

Ci hai raccontato le tue esperienze, quelle che hanno lasciato il segno nella tua vita, penso al carcere e all’incontro con le carcerate - “quasi tutte colpevoli di aver abortito”, ai Gruppi di Difesa della Donna e poi all’UDI, che hai fondato (ed è tua l’invenzione della mimosa come simbolo della Giornata Internazionale della donna, per il primo 8 marzo dopo la Liberazione). E poi nelle istituzioni (sei stata la prima vicepresidente della Camera, senatrice, europarlamentare) e sempre nel movimento delle donne, di cui hai seguito tutti i passaggi, dalle battaglie per la parità, per l’emancipazione e poi per la liberazione delle donne.

Quindi donna partigiana, donna della Resistenza, donna della Repubblica, donna delle istituzioni e del movimento.

Donna del Novecento, che hai attraversato con i suoi orrori e con le sue straordinarietà, prima fra tutte la rivoluzione delle donne, con tutte le sue conquiste, dal diritto di voto alla democrazia paritaria, che le femministe chiamano democrazia sessuata.

Donna del Novecento, ma anche contemporanea, che ha sempre mantenuto lo sguardo sul mondo. Ieri, per la difesa dei diritti delle donne africane, nella Conferenza di Nairobi e poi di Pechino, per la difesa del popolo Sahrawi. E oggi, contro tutte le guerre, per la pace.

Cattolica “ma molto di sinistra” - ti definivi così - hai contribuito a costruire il Partito Comunista Italiano, insieme a tante donne con cui sei sempre rimasta in contatto. Sempre con spirito unitario, aperto, sottolineando le diversità ma mai “contro”. Sempre vicino alle donne, senza giudizio, senza pregiudizio (qualità preziosa quanto rara).

Cattolica, madre di 5 figli, hai fatto la battaglia per il divorzio e per l’aborto, sempre denunciando il dominio della cultura e dell’organizzazione sociale patriarcale. Alle ragazze ti sei sempre rivolta dicendo loro di non chiudersi nel privato, di non pensare solo alla famiglia, ma di tenere stretti i loro sogni.

Oggi eri preoccupata, molto preoccupata. Per la perdita della memoria, delle ragioni stesse alla base della nostra democrazia; per il fascismo e il nazismo dentro i confini dell’Europa; per l’arretramento delle condizioni di vita delle donne; per i venti di guerra.

Allora, carissima Marisa, noi ci impegniamo a rispettare questa storia, ed a seguire il tuo esempio, perché ci hai insegnato che per tutti, ma soprattutto per noi donne, la difesa della democrazia e la speranza del cambiamento ha bisogno di ognuno e ognuna di noi.

Grazie Marisa, sarai sempre una di noi.

02/12/23

Addio, Marisa Rodano!

Il 2 dicembre 2023 a Roma è venuta a mancare Marisa Cinciari Rodano, partigiana e attivista, donna straordinaria che ha avuto un ruolo di primo piano nella storia delle lotte per i diritti e la libertà delle donne, sia sul piano nazionale che internazionale.


Nata a Roma il 21 gennaio 1921, è stata attiva nella resistenza antifascista fin dagli anni del liceo e dell’Università. Viene arrestata nel maggio 1943 per attività sovversiva e detenuta per qualche tempo nel carcere femminile delle Mantellate. Entra nei Gruppi di difesa della donna che nel periodo della lotta di liberazione nazionale svolgono attività di controinformazione, assistenza ai combattenti partigiani e alle famiglie dei caduti, mobilitazione delle donne nei luoghi di lavoro, organizzazione di manifestazioni e scioperi contro la guerra e contro la fame.

I Gruppi di difesa della donna, riconosciuti ufficialmente nel 1944 dal CLN, pubblicano e diffondono i primi numeri del foglio clandestino Noi donne, che in seguito diventerà il periodico  dell’UDI, con l’obiettivo di incoraggiare e organizzare le donne alla resistenza contro i nazifascisti. Si attivano anche nelle elezioni amministrative locali e partecipano con proprie rappresentanti alle giunte popolari formate nelle zone liberate e nelle repubbliche partigiane.

Marisa è attiva nella lotta clandestina della capitale nel periodo dall’8 settembre 1943 al 4 giugno 1944 in quella che lei stessa definisce la sua “resistenza senza armi”. Nel 1944 sposa l’intellettuale comunista Franco Rodano e dopo la liberazione si iscrive al Partito Comunista Italiano.

Nel dicembre 1945 è la più giovane tra le delegate italiane al congresso fondativo della Federazione Democratica internazionaledelle Donne (FDIF), a Parigi, insieme a Camilla Ravera, Ada Prospero Gobetti e numerose altre donne che negli anni seguenti sarebbero divenute altrettante protagoniste della storia politica italiana.

Dopo la nascita della repubblica, viene dapprima eletta consigliera comunale a Roma e poi entra in Parlamento come deputata (dal 1948 al 1968) e senatrice (fino al 1972). È la prima donna nella storia italiana a ricoprire la carica di vice presidente della Camera dei deputati (dal 1963 al 1968).

Viene eletta parlamentare europea (dal 1979 al 1989) e svolge un lavoro politico intensissimo occupandosi prevalentemente della politica comunitaria verso le donne, dei diritti delle donne e cooperazione allo sviluppo.

È stata rappresentante del Parlamento Europeo alla Conferenza del Decennio della donna dell’ONU a Nairobi (1985), ha fatto parte della delegazione italiana nella quarta Conferenza mondiale della donna dell’ONU a Pechino (1995) e nella Commissione per lo Status della donna dell’ONU a New York (dal 1996 al 2000). Ha raccontato il suo lungo impegno di attivista politica, culturale e sociale, sempre dalla parte delle donne e delle classi popolari, nel libro autobiografico Memorie di una che c'era.

30/11/23

1° dicembre 2023 / La Federazione Democratica Internazionale delle Donne ha 78 anni!

 Il 1° dicembre di 78 anni fa nasceva a Parigi la FederazioneDemocratica Internazionale delle Donne (FDIF/WIDF/FDIM). La Federazione è rimasta fedele al giuramento fatto dalle fondatrici nel 1945 di unire donne dei cinque continenti per difendere i diritti delle donne, la giustizia sociale e la pace, per eliminare finalmente il fascismo, il razzismo, il colonialismo e aprire la strada a un futuro migliore per le generazioni a venire. Questo costituisce a tutt’oggi la sua forza.


Quel 1° dicembre 1945, erano passati appena sei mesi dalla fine della seconda guerra mondiale, che aveva lasciato nel fisico e nell’animo di milioni di persone ferite che non si sarebbe rimarginate. Centinaia di migliaia di donne in Europa e nel mondo avevano preso parte attiva alla lotta contro il fascismo e i suoi crimini e in difesa della loro dignità di esseri umani. Molte avevano perso i loro parenti più stretti, i mariti e i figli; erano state sottoposte a torture disumane nei campi di concentramento nazisti; avevano vissuto e combattuto nell'illegalità.

Le univa una comune richiesta: «Mai più guerra!». Tra di esse c'erano donne che sarebbero diventate figure di spicco: l’eminente scienziata francese e combattente della Resistenza Eugénie Cotton fu eletta prima presidente della WIDF; la prima segretaria generale fu Marie Claude Vaillant Couturier, che era sopravvissuta ai campi di concentramento di Auschwitz e Ravensbrück e che era comparsa come testimone nel processo di Norimberga; Dolores Ibarruri, la Pasionaria, già figura assai nota internazionalmente per il ruolo che aveva avuto nella lotta antifranchista in Spagna. E tante altre. La delegazione italiana al congresso, una fra le più nutrite, era guidata da Ada Gobetti e Camilla Ravera.

L'idea di creare una federazione globale di donne era stata lanciata già l’8 marzo 1943 a Londra, mentre si celebrava la Giornata internazionale della donna con la partecipazione di antifasciste di ogni estrazione sociale e diverse nazionalità. L’idea prese forma negli anni che seguirono. Nel 1945 si formò un Comitato internazionale per preparare il primo Congresso mondiale delle donne, che ebbe luogo a Parigi dal 26 novembre al 1 dicembre 1945 e culminò nella fondazione della FDIF.

Le 850 partecipanti, provenienti da 41 paesi, espressero la volontà di unire le forze per proteggere la vita dei propri figli, per il rispetto dei loro diritti di madri, lavoratrici e cittadine, per la definitiva sconfitta del fascismo e per l’affermazione della pace, l’indipendenza nazionale e le libertà democratiche.

La FDIF è stata una delle organizzazioni internazionali non governative che più hanno svolto un ruolo efficace e sono state ascoltate nell’ambito del sistema delle NU, grazie allo status consultivo di cui ha goduto fin dal 1947, pur con alterne vicende, presso il Consiglio Economico e Sociale dell’Onu, la partecipazione alla CSW, la cooperazione con Unesco, Unicef, Oil[1].

Alla FDIF va ascritto il merito di aver proposto l’istituzione, nel 1975, dell’Anno internazionale della donna che culminò nella conferenza di Città del Messico. Da lì nacque il Decennio delle Nazioni Unite per la donna che diede vita alla Conferenza di Nairobi nell’85 e a quella di Pechino nel ’95, con i Forum delle Ong segnati da una partecipazione di donne senza precedenti, da ogni parte del mondo.

La FDIF figura tra i promotori della Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione verso le donne (CEDAW) - adottata nel 1979 dalle NU e oggi sottoscritta da quasi tutti i paesi del pianeta - e ha partecipato all’elaborazione della Dichiarazione sulla partecipazione delle donne alla promozione della pace e della cooperazione internazionale, adottata dalle Nazioni Unite nel 1981: il primo passo verso l’omologa e successiva Risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza, dell’ottobre 2000, che auspica una presenza egualitaria delle donne ai tavoli negoziali dei grandi conflitti internazionali.

In settantotto anni sono cambiate parecchie cose, rispetto al congresso fondativo di Parigi. Dopo le tensioni parossistiche della guerra fredda, il mondo è stato attraversato dalla distensione, e poi di nuovo da guerre calde, la cosiddetta “guerra a pezzi” che attraversa il mondo oggi. I muri ch’erano stati costruiti in Europa sono stati abbattuti, ma poi ne sono stati eretti di nuovi.

Ma la FDIF è rimasta fedele al giuramento fatto dalle fondatrici nel 1945 e continua ad operare oggi per difendere i diritti delle donne, la giustizia sociale e la pace, per eliminare finalmente il fascismo, il razzismo e per aprire la strada a un futuro migliore per le generazioni che verranno.

La sua universalità e l'appeal del suo programma sono andate riflettendosi nella sua costante crescita: nel 1945 la FDIF contava 41 organizzazioni associate; nell'Anno internazionale delle donne 1975 le organizzazioni affiliate erano 103, oggi ne conta 135, unendo donne di diversi paesi di tutti i continenti. Questo costituisce a tutt’oggi la sua forza.

#WIDF78 #FDIF78 #FDIM78

[1] Per approfondire la storia della WIDF, vedere: GALINA GALKINA La Federazione Democratica Internazionale delle Donne. Capitoli nella storia (Edizioni Il Raggio Verde, 2017) Il volume è reperibile in formato ebook: https://www.bookrepublic.it/book/9788899679286-la-federazione-democratica-internazionale-delle-donne/


29/11/23

COP28 / Un’occasione per richiamare l'attenzione sul rapporto tra militarismo, crisi climatica e questioni di genere

 Oggi, 30 novembre, si apre a Dubai la 28a Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), meglio conosciuta come #COP28Una delegazione della Women's International League for Peace and Freedom (WILPF) composta da cinque attiviste femministe per la pace, di cui tre provenienti dalla regione MENA, vi parteciperà intenzionata a battersi per affermare il ruolo cruciale della smilitarizzazione nell’affrontare il cambiamento climatico e la distruzione dell’ambiente.

Logo della WILPF per COP28 

La COP di quest'anno, che si svolgerà a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti (EAU), rappresenta un’occasione cruciale per attirare l'attenzione sul rapporto tra militarismo, crisi climatica e questioni di genere, con un focus particolare sul Medio Oriente e sulla regione del Nord Africa (MENA). 

In presenza della conflittualità continua e instabilità in tutta la regione MENA, inclusa la guerra in corso a Gaza, la COP28 è vista come un’opportunità unica per le femministe dell’area di incorporare le loro prospettive e gli sforzi verso la smilitarizzazione nell’azione per il clima, di condividere le loro sfide e specifiche soluzioni, di dimostrare il loro ruolo vitale nelle iniziative sul clima: tutte questioni che spesso vengono trascurate nel contesto della regione.

Per la prima volta, la COP di quest’anno includerà una giornata tematica sui temi “salute, soccorso, ripresa e pace”. Ciò offre un’occasione di accesso senza precedenti alla WILPF per inserire all’ordine del giorno le tematiche femministe della pace e della smilitarizzazione. 

Una delegazione WILPF composta da cinque attiviste femministe per la pace, di cui tre provenienti dalla regione MENA, sarà a Dubai per partecipare alla COP28 e promuovere obiettivi chiave di sostegno incentrati sul ruolo cruciale della smilitarizzazione nell’affrontare il cambiamento climatico e la distruzione dell’ambiente. Nelle prossime due settimane, la delegazione si impegnerà in riunioni, pubblicherà aggiornamenti in tempo reale sui social media e parteciperà ad eventi.


27/11/23

29 Novembre / giornata internazionale della solidarietà con il popolo palestinese

La AWMR Italia – Donne della Regione mediterranea aderisce alla Settimana di solidarietà con le donne e il popolo di Palestina, lanciata dalla Federazione Democratica InternazionaleDonne (WIDF/FDIM), a partire dal 29novembre – giornata internazionale della solidarietà con il popolo palestinese - fino al 6 dicembre. In questa settimana le organizzazioni della WIDF/FDIM nei cinque continenti organizzano dimostrazioni e iniziative per portare ovunque la voce della Resistenza Palestinese contro l’occupazione israeliana.  


Siamo con le donne palestinesi che lottano contro la pulizia etnica e il colonialismo israeliano. Non può esserci libertà per le donne palestinesi senza una Palestina libera.

Denunciamo il piano criminale del governo Netanyahu di cancellare con i bombardamenti i territori palestinesi, sterminando la popolazione di Gaza e deportandola dopo averne reso inabitabile il territorio.

La tregua non basta, chiediamo il cessate il fuoco permanente! Esigiamo:

Ø  la sospensione immediata della cooperazione militare tra Italia e Israele.

Ø  l’invio di una forza internazionale di mantenimento della pace a Gaza sotto l’egida delle Nazioni Unite, di cui i Territori Palestinesi fanno parte a pieno diritto dal 2012.

Ø  la messa in stato di accusa dei leader israeliani per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e crimini di genocidio.

Ø  l’avvio di nuovi negoziati internazionali per l’istituzione di uno Stato Palestinese entro i confini precedenti al 1967, con Gerusalemme come capitale, secondo le risoluzioni delle Nazioni Unite – inclusa la n. 194 che stabilisce il diritto al ritorno dei palestinesi nelle terre da cui furono espulsi – rimaste inapplicate.

#FreePalestine #Gazaceasefire 

13/11/23

FDIM/WIDF – DICHIARAZIONE DI MADRID

 


Dal 6 al 9 novembre si è riunito a Madrid il Comitato Direttivo 2023 della Federazione Democratica Internazionale delle Donne (FDIM/WIDF) per la valutazione e implementazione delle deliberazioni del XVII congresso (Caracas 2022).

Ai lavori del CD – all’insegna del motto “La FDIM dice Basta! Noi donne esigiamo la pace e l’uguaglianza, la fine delle guerre e delle discriminazioni!” – hanno preso parte 35 delegate provenienti dalle aree regionali d’America e Caraibi, Asia, Africa, Regione Araba ed Europa. Il logo disegnato con i colori della bandiera palestinese simboleggiava la profonda partecipazione della FDIM/WIDF alla lotta di resistenza della Palestina contro l’occupazione israeliana.

I lavori si sono conclusi con l’approvazione del Piano d’Azione da realizzare nei prossimi due anni e della Dichiarazione finale che qui sotto riportiamo.

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Il CD internazionale dellaWIDF/FDIM si è riunito dal 7 al 9 novembre 2023 a Madrid, nel contesto di una drammatica acutizzazione della crisi geopolitica globale, di cui in questo momento le nostre sorelle palestinesi e l’intera popolazione della Palestina stanno subendo gli effetti più atroci.  

Neppure per un momento, durante lo svolgimento dei lavori, abbiamo potuto distogliere il nostro sguardo dal feroce bombardamento e attacco di terra condotto dall’esercito israeliano contro la Striscia di Gaza e dalle atrocità tremende che esso continua a causare: in un mese è stata superata la cifra spaventosa di diecimila morti, dei quali oltre un terzo sono bambini. Più della metà delle case di Gaza sono state distrutte. Dei 2,3 milioni di abitanti della piccola Striscia di Gaza, un milione e mezzo sono sfollati. Quartieri, ospedali, scuole sono stati rasi al suolo; attraverso le reti sociali ci giungono immagini sconvolgenti.

Ma l’assordante propaganda occidentale e israeliana, manipolando l’informazione, cerca di impedirci di ascoltare le voci di donne, bambini e uomini palestinesi che da decenni subiscono la violenza brutale di un'occupazione militare permanente, ed ora la minaccia di una guerra di sterminio totale.

Le nostre sorelle del Centro Regionale Arabo della WIDF/FDIM hanno scritto: «Rivolgiamo un appello in nome della solidarietà umana alle donne di tutto il mondo che credono nella libertà, nella giustizia, nella pace e nell'umanità, affinché continuino a protestare – in tutte le possibili forme politiche e mediatiche – contro la guerra di sterminio che si sta conducendo contro il nostro popolo nella Striscia di Gaza, perché amplifichino la voce della Palestina in ogni forum e contribuiscano a ripristinare il diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione».

La WIDF/FDIM ascolta il grido delle sorelle e dei fratelli palestinesi. Non li lasciamo soli a difendere la propria vita e la propria dignità di popolo, partecipiamo alle imponenti mobilitazioni di solidarietà con il popolo di Gaza che si stanno moltiplicando ad ogni latitudine.

Siamo con le donne palestinesi che lottano contro una triplice oppressione: di classe, di genere e coloniale. Non può esserci una Palestina Libera senza la libertà delle donne, come non potrà esserci libertà per le donne palestinesi senza una Palestina libera dall'occupazione israeliana. Patriarcato e colonialismo sono due facce della stessa moneta.

Esigiamo la fine immediata dell'aggressione sionista, la fine della pulizia etnica e del genocidio del popolo palestinese! Esigiamo non solo tregua per i palestinesi sotto le bombe, ma anche giustizia, fine della Nakba che dura da 75 anni, uno Stato nazionale palestinese entro i confini del 1967 con Gerusalemme come capitale, secondo le risoluzioni inapplicate delle Nazioni Unite.

Sappiamo che l’escalation estrema dell’aggressione alla Palestina, come la sequenza di conflitti sanguinosi provocati nella regione medio-orientale (Libano, Iraq, Siria, Bahrein, Sudan…), come pure la guerra in corso in Ucraina ed altre guerre ad altre latitudini, sono effetti della volontà perversa degli Usa e i loro alleati dell’UE di imporre attraverso il loro braccio armato della NATO un ordine mondiale basato sul loro assoluto dominio economico e militare.

L’espansionismo della NATO capeggiato dagli Stati Uniti, che come una piovra estende i suoi tentacoli in ogni continente, è il principale fattore scatenante di destabilizzazione e guerre nel mondo. Poiché, infatti, non accettano che la loro supremazia sia messa in questione dalla crescita di altre potenze che possano contrastarla o dalla resistenza di paesi e popoli che vogliano sottrarsi al loro impero economico, essi spingono per spostare sempre più la competizione sul piano militare”.

Ciò innesca una folle corsa al riarmo che esacerba le tensioni internazionali e causa i rischi di nuove guerre, compreso quello di una catastrofica conflagrazione nucleare, che il preoccupante indebolimento del sistema delle Nazioni Unite e l’allarmante venir meno di strumenti internazionali di trattativa e riequilibrio non riescono più ad arginare come avveniva in passato.

L’aumento senza precedenti delle spese militari, che sottrae una quantità enorme risorse che potrebbero essere investite per il benessere dell’umanità e nella salute del pianeta, ha ripercussioni durissime immediatamente percepibili: da una parte con l’aggravamento della crisi ambientale planetaria, che ha raggiunto livelli allarmanti,  dall’altra con il peggioramento delle condizioni di vita nelle aree del mondo già indebolite dalla preesistente crisi sociosanitaria dovuta alla pandemia, che colpisce specialmente le classi popolari, le donne, le generazioni più giovani. 

Nelle società capitalistiche le politiche neoliberiste imposte negli ultimi decenni hanno prodotto ovunque una polarizzazione estrema nella distribuzione delle risorse, sia sul piano globale che all’interno dei paesi, inducendo la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi, a fronte dell’inasprimento delle diverse forme di sfruttamento economico e della povertà relativa e assoluta.

Molti paesi, compresi gli Stati Uniti e stati europei, sono attraversati da crisi verticali delle loro istituzioni politiche le quali, sempre più assoggettate ai monopoli economici finanziari privati, sono divenute deboli e remissive di fronte al revanscismo delle forze neofasciste e reazionarie, suprematiste, neocolonialiste.

Questo è il quadro nel quale verosimilmente ci troveremo a svolgere la nostra azione nel futuro immediato. Le disuguaglianze, lo sfruttamento, la povertà, la violenza, la precarietà di vita e di lavoro sono destinati ad aumentare.  

I diritti delle donne – anche quelli che sembravano acquisiti e indiscutibili – sono sotto attacco da parte delle destre, sia nella loro versione neoliberista che quella neofascista. Oltre alle politiche finanziarie neoliberiste che hanno precarizzato il lavoro, indebolito l’educazione pubblica, privatizzato e quasi annichilito i sistemi sanitari pubblici, le donne si trovano a dover contrastare un furioso attacco diffuso contro i loro diritti all’autodeterminazione nelle scelte che riguardano la loro vita, la sessualità e la maternità.

Tutto ciò, tuttavia, non avviene senza suscitare contraddizioni e senza incontrare l’opposizione dei movimenti delle masse popolari, femministe e progressiste.

Madrid 6-9 novembre 2023 / La FDIM vuole pace e uguaglianza, fine delle guerre e delle discriminazioni!

Si è riunito a Madrid dal 6 al 9 novembre il Comitato Direttivo 2023 della Federazione Democratica Internazionale delle Donne (FDIM/WIDF), per la verifica e implementazione delle deliberazioni del XVII congresso, tenutosi a Caracas nell’aprile 2022. Un grazie sentito va dalle partecipanti al Movimiento Democrático de Mujeres di Spagna che ha assicurato il regolare e proficuo svolgimento dei lavori con un supporto organizzativo efficace, disponibile e accogliente. 


Ci siamo ritrovate a Madrid, donne di ogni regione geografica, orgogliose di avere ereditato la nostra grande FDIM dalle nostre madri fondatrici – tra le quali ricordiamo con ammirazione e rispetto la Pasionaria Dolores Ibarruri – e impegnate a renderla tutte insieme più forte ed ascoltata nel mondo, come lo è stata nei suoi 78 anni di esistenza, e allo stesso tempo sempre più capace di affrontare le molte sfide che si presentano oggi e nel futuro ovunque essa è rappresentata attraverso le organizzazioni affiliate d’America e Caraibi, Asia, Africa, Regione Araba ed Europa. 


Ai lavori del CD 2023 hanno preso parte 35 delegate provenienti dalle suddette aree regionali all’insegna del motto: La FDIM dice Basta! Noi donne esigiamo la pace e l’uguaglianza, la fine delle guerre e delle discriminazioni!  Il logo disegnato per questo CD della FDIM era caratterizzato dai colori della bandiera palestinese, simbolo di eroica resistenza alla guerra genocida.

Il CD 2023 non poteva non essere segnato profondamente – dalla sua sessione di apertura fino alla conclusione dei suoi lavori con l’approvazione della Dichiarazione finale e del Piano d’Azione adottato per i prossimi due anni – dal contesto della drammatica crisi geopolitica globale, della quale la sanguinosa recrudescenza dell’aggressione sionista ai Territori Palestinesi è un punto focale.

Aprendo i lavori del CD, la presidente Lorena Peña ha invitato l’assemblea ad osservare un minuto di silenzio in onore delle vittime della guerra di sterminio che il popolo palestinese sta subendo nella Striscia di Gaza.

Il benvenuto in Spagna e nella città di Madrid è stato portato alle convenute da Cristina Simò, a nome del Movimiento Democrático de Mujeres di Spagna, e dal segretario del PCE Enrique Santiago per la coalizione Isquierda Unida, che hanno confermato il sostegno solidale alle lotte dei popoli che in ogni continente si svolgono per l’autodeterminazione e per il cambiamento sociale.

Da sin. Jenniffer Velasquez (Salvador), Lorena Peña (presidente FDIM), Ada Donno (vicepresidente europea)

Il quadro delle nuove complesse sfide che sono di fronte al movimento internazionale delle donne nell’attuale congiuntura internazionale, segnata dall’aggressione sionista alla Palestina e da altre guerre – incluse la guerra in Ucraina e quelle in corso ad altre latitudini - riconducibili in gran parte alla volontà perversa dell’imperialismo Usa e dei suoi alleati della NATO di imporre un ordine mondiale basato sul loro dominio unipolare, è stato tratteggiato dalla vicepresidente europea Ada Donno, nella sessione specificamente dedicata al tema.

Molti elementi di approfondimento si sono aggiunti nella discussione aperta e costruttiva che si è sviluppata nelle diverse sessioni del Comitato Direttivo. Ulteriori contributi di analisi e di proposta si sono aggiunti grazie ai due panel realizzati dalla FDIM in collaborazione con il Forum delle Forze Europee di Sinistra e Progressiste, convocato nei giorni seguenti, dal 10 al 12 novembre, nella stessa capitale spagnola: il primo sul tema delle conseguenze della guerra sulla condizione delle donne, il secondo sul ruolo e il contributo delle donne alla lotta per la pace con giustizia sociale e climatica.

Ogni elemento aggiuntivo di analisi e di proposta d’azione pervenuti dall’assemblea sono stati accolti nella Dichiarazione finale* e nelle diverse risoluzioni* approvate al termine dei lavori del CD.

Madrid novembre 2023. Comitato direttivo della FDIM

Un Piano d’Azione della FDIM per i prossimi due anni

La proposta di piano d’azione della per i prossimi due anni, presentata da Alicia Campos, coordinatrice dell’Ufficio regionale FDIM per America e Caribe, in applicazione del piano d’azione generale 2022-2027 approvato dal XVII congresso, rappresenta lo sforzo della FDIM di:

- aggiornare le proposte per affrontare le nuove forme di sfruttamento, oppressione e discriminazione che colpiscono le donne sia nei regimi capitalisti e patriarcali, sia nei paesi colonizzati e dominati dall'imperialismo, assumendo le esigenze e gli approcci che derivano dalle loro stesse realtà;

- affrontare i profondi cambiamenti sociali di cui l'umanità ha bisogno, che riguardano le relazioni di classe e di genere, le concezioni e i comportamenti egemonici di tipo patriarcale che affliggono tutte le culture ad ogni latitudine, compresi quelli relativi al rapporto tra gli esseri umani e la natura.

Dalle relazioni e dalla discussione complessiva è emersa con chiarezza l’indicazione che la sfida più immediata per la FDIM è fermare la guerra. La guerra aggrava le crisi economiche e sociali in atto, esacerba le crisi migratorie, inasprisce gli effetti della povertà globale, fa retrocedere i diritti delle donne ad ogni latitudine, impedisce la vitale spinta al cambiamento sociale, politico e culturale.

I dati oggettivi dicono che le peggiori conseguenze delle guerre ricadono sulle donne. E la povertà globale, innescata e inasprita dalle politiche neoliberiste imposte dall’imperialismo, è essa stessa una forma di guerra non convenzionale contro le donne e contro i popoli.

Analizzando le conseguenze della sequenza di guerre provocate e condotte dall’imperialismo anglo-americano e dai suoi alleati della Nato nella regione Araba – dall’Afghanistan, all’Iraq, alla Libia, al Sudan fino al Libano e alla Palestina – Marie Nassif Debs ha descritto come scopertamente neocolonialista il disegno di frammentare e terrorizzare l’intera regione per imporvi un dominio predatorio, con conseguenze catastrofiche innanzi tutto per le donne.

Come è stato riconosciuto anche dalle Nazioni Unite, la violenza sessuale contro le donne è essa stessa un’arma di guerra alla cui impunità bisogna mettere fine, promuovendo le convenzioni e implementando le risoluzioni che la combattono, comprese quelle contro i matrimoni forzati, la prostituzione forzata, il traffico delle donne e degli esseri umani in generale. 

La FDIM sostiene la proposta di un Tribunale internazionale istituito dalle NU contro i violatori nei conflitti armati.

Prima di tutto la pace

Da sin. Skevi Koukouma (Cipro), Ulla Klötzer (Finlandia), Silvia Pentassuglio (Italia), Lorena Peña (El Salvador)

La pace resta dunque l’obiettivo unificante di tutte le lotte: ci opponiamo alla folle escalation del riarmo, innescata soprattutto dagli Stati Uniti e dalla NATO nella sua frenetica espansione ad Est, al militarismo, all’aumento senza precedenti dei bilanci militari.

La FDIM lotta per affermare un’altra idea di sicurezza: globale, reciproca, non militarizzata e s’impegna a implementare la risoluzione 1325 delle NU sulla promozione del ruolo delle donne nei processi di pace. Come ha rilevato Skevi Koukouma, vicepresidente europea della FDIM, la risoluzione 1325 è stata tradita dalla Nato, che ne ha fatto un uso fallace, promuovendo la scalata di alcune donne ai ruoli apicali dell’organizzazione per coinvolgerle nei piani di guerra dell’imperialismo, arrivando ad attribuire il premiai ruoli apicali o Donne per la pace 2020 a una figura guerrafondaia come Nancy Pelosi!

Ulla Klötzer, di Women for Peace della Finlandia, che coordina la rete internazionale Global Women for Peace united against NATO ha ricordato che questa sfacciata operazione di “girl-washing” è stata denunciata con forza durante l’incontro con gli europarlamentari della Sinistra europea nel luglio 2023, ai quali è stata consegnata una Dichiarazione per la pace*. Tradotta in 25 lingue, la Dichiarazione può essere letta e sottoscritta sul sito della rete, nella prospettiva di costruire insieme un contro-vertice internazionale delle donne a Washington DC, nel luglio 2024, nel 75° anniversario della sottoscrizione del famigerato Patto Atlantico.

Una giusta applicazione della 1325 – come ha sottolineato Gloria Inés Ramirez, vicepresidente della FDIM per la Regione America e Caribe – è quella che si sta realizzando con gli accordi di pace in Colombia, nei quali la FDIM ha un ruolo attivo con il compito di monitorare l’approccio di genere.

La seconda sfida della FDIM nei prossimi anni sarà la giustizia ambientale. Un tema, quello della cura del territorio, che s’incontra con quello della tutela della salute e della lotta contro la militarizzazione dei territori, in cima all’impegno della FDIM.

Da sin. Gloria Inés Ramirez (Colombia), Lorena Peña (El Salvador), Nirva Camacho (Venezuela) 

Quando diciamo No alla violenza sulle donne, intendiamo dire No allo stato di cose presente, Sì a un altro mondo possibile.

La terza sfida fondamentale è la lotta contro le discriminazioni e la violenza sulle donne, che è lotta in difesa dei diritti umani delle donne, messi in questione specialmente nei paesi a regime capitalistico, dove – come si dice nella Dichiarazione finale – «le istituzioni politiche sono sempre più assoggettate e condizionate dai potentati economici finanziari privati e sono divenute deboli e remissive di fronte al revanscismo delle forze neofasciste e reazionarie, primatiste, neocolonialiste. Di conseguenza sono destinate ad aumentare le disuguaglianze, lo sfruttamento, la povertà, la violenza, la precarietà di vita e di lavoro. I diritti delle donne – anche quelli che sembravano acquisiti e indiscutibili – sono sotto attacco da parte delle destre – sia nella versione neoliberista che neofascista».

Organizzare la FDIM: implementare l’azione degli uffici di coordinamento regionali

Condizione imprescindibile perché il piano d’azione sia implementato è che esso sia sostenuto dal buon funzionamento degli uffici di coordinamento regionali, che devono strutturarsi in applicazione del mandato statutario nelle cinque aree regionali.

Dal CD è stata lanciata una sollecitazione vigorosa ai coordinamenti regionali che ancora non l’abbiano fatto, all’applicazione delle precise indicazioni date al riguardo dal XVII congresso della FDIM.

Da destra: Leticia Montes (Messico), Cristina Simò (Spagna), Osmayda Hernandez (Cuba)

Difendere la vita là dove si uccide è la prima cura 

Un arricchimento al dibattito interno della FDIM è venuto dall’Assemblea Femminista del Forum delle Forze di Sinistra, Verdi e Progressiste, incentrata sul tema dei sistemi pubblici di salute e di difesa della vita, il 10 novembre, a cui alcune delegate della FDIM erano invitate a partecipare come relatrici.

Leticia Montes, presidente dell’Unione Nazionale delle Donne Messicane, ha illustrato il principio dei diritti riproduttivi come diritti umani fondamentali e il concetto di sovranità del corpo femminile, che sono alla base di un sistema di salute pubblica che tuteli efficacemente la maternità volontaria e libera, sottratta ad ogni forma di violenza (stupro, femminicidio, traffico e sfruttamento della prostituzione).

Osmayada Hernandez, della Federazione delle Donne Cubane, ha illustrato la concezione della cura come diritto umano universale e inalienabile che a Cuba socialista presiede all’istituzione e al funzionamento del sistema pubblico di cura. «Se la cura attraversa la vita di tutte e tutti – ha rilevato Osmayda – è giusto che ci sia un sistema pubblico di cura che la tuteli. Se nelle società capitaliste non esiste un efficace sistema pubblico di cura, o viene avversato dalle forze politiche della destra, è perché nella loro visione persiste la divisione sessista e classista del lavoro. A Cuba il diritto universale alla cura nel rispetto delle diversità è tutelato dal nuovo Codice delle famiglie».

Madrid, 9 novembre. Manifestazione di solidarietà col popolo Saharawi

Solidarietà con la resistenza del popolo Saharawi e della Palestina  

Le delegate della FDIM hanno preso parte alla manifestazione indetta da Isquierda Unida nelle vie di Madrid in solidarietà col popolo Saharaoui, privato da decenni del diritto a vivere nel suo stesso territorio, che subisce la repressione delle forze di occupazione e chiede l’applicazione delle risoluzioni delle NU per l’autodeterminazione del popolo del Sahara Occidentale.

Madrid, 8 novembre 2023. Sit in della FDIM/WIDF a sostegno del popolo palestinese


Una sessione del CD della FDIM è stato dedicata all'approfondimento della situazione in Medio Oriente e in Palestina. Un presidio di solidarietà con il popolo palestinese, per chiedere il cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza, è stato convocato dalla stessa FDIM in Piazza della Costituzione a Rivas Vaciamadrid nel pomeriggio dell'8 novembre. Nell’occasione, è stata lanciata la Settimana di solidarietà col popolo palestinese, dal 29 novembre al 6 dicembre, invitando tutte le organizzazioni affiliate ed alleate ad organizzare dimostrazioni e iniziative per far sentire ovunque la voce chiara e forte di protesta contro la guerra di sterminio che si sta perpetrando ai danni del popolo palestinese.

30/10/23

Noi non ci asteniamo: chiediamo con forza la fine dei bombardamenti su Gaza e il cessate il fuoco

Messaggio della Federazione Democratica Internazionale delle Donne al Segretario generale delle NU: «Il risultato del voto espresso dall’Assemblea Generale dell’ONU, il 27 ottobre, testimonia la volontà della comunità internazionale, nella sua grande maggioranza, di raggiungere l’immediata cessazione del fuoco e fermare l’invasione terrestre della Striscia di Gaza da parte di Israele».


La Federazione Democratica Internazionale delle Donne (WIDF/FDIM), organizzazione storica con statuto consultivo presso l’ECOSOC delle Nazioni Unite fondata dalle donne che lottarono nella Resistenza contro il nazifascismo, che da oltre 75 anni si batte in ogni parte del mondo per i diritti e l’autodeterminazione delle donne e dei popoli, esprime sostegno e incoraggiamento agli sforzi che l’ONU sta compiendo per raggiungere una tregua umanitaria immediata in Palestina.

Il risultato del voto espresso dall’Assemblea Generale dell’ONU, il 27 ottobre, testimonia la volontà della comunità internazionale, nella sua grande maggioranza, di raggiungere l’immediata cessazione del fuoco e fermare l’invasione terrestre della Striscia di Gaza da parte di Israele. 

Tale voto testimonia al contempo l’isolamento, agli occhi del mondo, degli Usa e dello stato di Israele insieme ad un pugno di stati succubi. Quanto all’ignavia o connivenza di coloro che si sono astenuti, essa sarà condannata dalla storia.

Noi non ci asteniamo. Mentre piangiamo le vittime civili innocenti dell’una e dell’altra parte, respingiamo la propaganda colonialista e imperialista che falsifica la verità e trasforma il carnefice in vittima e la vera vittima in carnefice, riconosciamo il sacrosanto diritto del popolo palestinese a resistere contro l’oppressione sionista e la pluridecennale brutale occupazione.

Se alle decine di Risoluzioni approvate dalle Nazioni Unite fosse seguita la realizzazione di due Stati liberi e indipendenti, non ci troveremmo oggi di fronte all’immane tragedia di oggi. La pace in Medio Oriente si raggiungerà solo con la soluzione della questione palestinese, nel rispetto delle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, che prevedono la creazione dello Stato di Palestina entro i confini del 1967 e con Gerusalemme Est capitale.

Chiediamo alle NU di agire con energia per fermare i bombardamenti su Gaza e raggiungere il cessare il fuoco immediato, per impedire lo sterminio della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza.

Chiediamo la convocazione di una Conferenza Internazionale per la Pace in Medioriente sotto l’egida dell’ONU. L’occupazione della Palestina dovrà finire, non può esserci pace senza giustizia, come non può esserci giustizia senza il rispetto dei legittimi diritti del popolo palestinese.

L'ULTIMO GIORNO DI OCCUPAZIONE SARA' IL PRIMO GIORNO DI PACE

28 ottobre 2023
Federazione Democratica Internazionale delle Donne - Segretariato internazionale

24/10/23

ICAN / Ratificare il Trattato sul divieto totale degli esperimenti nucleari (CTBT)

International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN) condanna le esercitazioni nucleari della NATO in Europa. La società civile chiede una rinnovata spinta affinché tutti gli stati aderiscano al trattato sulla messa al bando dei test nucleari.


Ginevra/Washington, 24 Ottobre 2023

Gli esperti di armi nucleari provenienti da tutta la società civile internazionale chiedono alla comunità internazionale di fare pressione sugli stati che devono ancora ratificare il Trattato sul divieto totale degli esperimenti nucleari (CTBT) affinché lo facciano con urgenza e di esortare la Russia a ratificarlo nuovamente.

La decisione della Russia di revocare la ratifica del trattato, adducendo a motivo la mancata ratifica da parte degli Stati Uniti, è un campanello d’allarme per gli stati che devono ancora ratificare il CTBT affinché il trattato entri in vigore.

Alla luce di ciò, i firmatari chiedono a tutti i paesi che hanno firmato e ratificato il CTBT e il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) di sollecitare gli otto stati che devono ancora ratificare il CTBT (Cina, Repubblica democratica popolare di Corea, Egitto, India, Iran, Israele, Pakistan e Stati Uniti) a farlo. Inoltre, gli esperti chiedono pressioni internazionali sulla Russia affinché annulli la sua deratificazione del trattato.

Esortano inoltre tutti gli stati del CTBT dotati di strutture per i test a negoziare misure volontarie di rafforzamento della fiducia per garantire che gli esperimenti in corso negli ex siti di test nucleari siano coerenti con il trattato.

Da quando il CTBT è stato adottato nel 1996, nessuno dei principali stati dotati di armi nucleari ha effettuato un test, ma gli esperti affermano che la recente azione della Russia, nonostante le assicurazioni di Mosca che continuerà a rispettare il trattato finché gli Stati Uniti non effettueranno un nuovo test, è un passo indietro che aumenta la probabilità che gli stati dotati di armi nucleari riprendano i test.

In una lettera inviata a tutti gli Stati parte e firmatari del CTBT e del TPNW, gli esperti affermano che, sebbene debba ancora entrare in vigore, il CTBT è “uno degli accordi di maggior successo e valore nella lunga storia della non proliferazione nucleare, del controllo degli armamenti e del disarmo…. dalla conclusione del trattato nel 1996, è stato firmato da 187 paesi e i test nucleari sono diventati tabù”.

- A proposito del CTBT. Il Trattato sulla messa al bando totale dei test, adottato nel 1996, è il primo trattato internazionale a vietare tutti i test nucleari. Ha 187 Stati che lo hanno firmato e 178 che lo hanno ratificato, ma non è ancora entrato in vigore a causa del fallimento di otto Stati, dalla cui ratifica dipende l'entrata in vigore del trattato: Cina, Repubblica popolare democratica di Corea, Egitto, India, Iran, Israele, Pakistan e Stati Uniti. La Duma russa ha revocato la ratifica del trattato il 18 ottobre 2023. Il trattato ha creato la Comprehensive Test Ban Traty Organization (CTBTO) per preparare l’entrata in vigore del trattato. Promuove il riconoscimento universale del Trattato; e sta costruendo il regime di verifica del CTBT per garantire che nessuna esplosione nucleare possa passare inosservata.

- A proposito del TPNW. Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, adottato nel 2017, è entrato in vigore nel 2021. Vieta ai paesi di sviluppare, testare, produrre, fabbricare, trasferire, possedere, immagazzinare, utilizzare o minacciare di utilizzare armi nucleari o di consentire che armi nucleari siano di stanza sul loro territorio. Vieta inoltre di assistere, incoraggiare o indurre chiunque a impegnarsi in tali attività.

I firmatari dell’appello provengono da organizzazioni leader della società civile, tra cui la Campagna internazionale per l'abolizione delle armi nucleari (ICAN), l'Associazione per il controllo degli armamenti, la Soka Gakkai Internazionale, i Medici internazionali per la prevenzione della guerra nucleare, i Medici per la responsabilità sociale, Reaching Critical Will, la WILPF-Lega internazionale delle donne per Pace e libertà e il Progetto sulla gestione dell'atomo al Belfer Center.

Per maggiori informazioni contattare: Alistair Burnett, ICAN Head of Media email alistair@icanw.org