30/10/23

Noi non ci asteniamo: chiediamo con forza la fine dei bombardamenti su Gaza e il cessate il fuoco

Messaggio della Federazione Democratica Internazionale delle Donne al Segretario generale delle NU: «Il risultato del voto espresso dall’Assemblea Generale dell’ONU, il 27 ottobre, testimonia la volontà della comunità internazionale, nella sua grande maggioranza, di raggiungere l’immediata cessazione del fuoco e fermare l’invasione terrestre della Striscia di Gaza da parte di Israele».


La Federazione Democratica Internazionale delle Donne (WIDF/FDIM), organizzazione storica con statuto consultivo presso l’ECOSOC delle Nazioni Unite fondata dalle donne che lottarono nella Resistenza contro il nazifascismo, che da oltre 75 anni si batte in ogni parte del mondo per i diritti e l’autodeterminazione delle donne e dei popoli, esprime sostegno e incoraggiamento agli sforzi che l’ONU sta compiendo per raggiungere una tregua umanitaria immediata in Palestina.

Il risultato del voto espresso dall’Assemblea Generale dell’ONU, il 27 ottobre, testimonia la volontà della comunità internazionale, nella sua grande maggioranza, di raggiungere l’immediata cessazione del fuoco e fermare l’invasione terrestre della Striscia di Gaza da parte di Israele. 

Tale voto testimonia al contempo l’isolamento, agli occhi del mondo, degli Usa e dello stato di Israele insieme ad un pugno di stati succubi. Quanto all’ignavia o connivenza di coloro che si sono astenuti, essa sarà condannata dalla storia.

Noi non ci asteniamo. Mentre piangiamo le vittime civili innocenti dell’una e dell’altra parte, respingiamo la propaganda colonialista e imperialista che falsifica la verità e trasforma il carnefice in vittima e la vera vittima in carnefice, riconosciamo il sacrosanto diritto del popolo palestinese a resistere contro l’oppressione sionista e la pluridecennale brutale occupazione.

Se alle decine di Risoluzioni approvate dalle Nazioni Unite fosse seguita la realizzazione di due Stati liberi e indipendenti, non ci troveremmo oggi di fronte all’immane tragedia di oggi. La pace in Medio Oriente si raggiungerà solo con la soluzione della questione palestinese, nel rispetto delle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, che prevedono la creazione dello Stato di Palestina entro i confini del 1967 e con Gerusalemme Est capitale.

Chiediamo alle NU di agire con energia per fermare i bombardamenti su Gaza e raggiungere il cessare il fuoco immediato, per impedire lo sterminio della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza.

Chiediamo la convocazione di una Conferenza Internazionale per la Pace in Medioriente sotto l’egida dell’ONU. L’occupazione della Palestina dovrà finire, non può esserci pace senza giustizia, come non può esserci giustizia senza il rispetto dei legittimi diritti del popolo palestinese.

L'ULTIMO GIORNO DI OCCUPAZIONE SARA' IL PRIMO GIORNO DI PACE

28 ottobre 2023
Federazione Democratica Internazionale delle Donne - Segretariato internazionale

24/10/23

ICAN / Ratificare il Trattato sul divieto totale degli esperimenti nucleari (CTBT)

International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN) condanna le esercitazioni nucleari della NATO in Europa. La società civile chiede una rinnovata spinta affinché tutti gli stati aderiscano al trattato sulla messa al bando dei test nucleari.


Ginevra/Washington, 24 Ottobre 2023

Gli esperti di armi nucleari provenienti da tutta la società civile internazionale chiedono alla comunità internazionale di fare pressione sugli stati che devono ancora ratificare il Trattato sul divieto totale degli esperimenti nucleari (CTBT) affinché lo facciano con urgenza e di esortare la Russia a ratificarlo nuovamente.

La decisione della Russia di revocare la ratifica del trattato, adducendo a motivo la mancata ratifica da parte degli Stati Uniti, è un campanello d’allarme per gli stati che devono ancora ratificare il CTBT affinché il trattato entri in vigore.

Alla luce di ciò, i firmatari chiedono a tutti i paesi che hanno firmato e ratificato il CTBT e il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) di sollecitare gli otto stati che devono ancora ratificare il CTBT (Cina, Repubblica democratica popolare di Corea, Egitto, India, Iran, Israele, Pakistan e Stati Uniti) a farlo. Inoltre, gli esperti chiedono pressioni internazionali sulla Russia affinché annulli la sua deratificazione del trattato.

Esortano inoltre tutti gli stati del CTBT dotati di strutture per i test a negoziare misure volontarie di rafforzamento della fiducia per garantire che gli esperimenti in corso negli ex siti di test nucleari siano coerenti con il trattato.

Da quando il CTBT è stato adottato nel 1996, nessuno dei principali stati dotati di armi nucleari ha effettuato un test, ma gli esperti affermano che la recente azione della Russia, nonostante le assicurazioni di Mosca che continuerà a rispettare il trattato finché gli Stati Uniti non effettueranno un nuovo test, è un passo indietro che aumenta la probabilità che gli stati dotati di armi nucleari riprendano i test.

In una lettera inviata a tutti gli Stati parte e firmatari del CTBT e del TPNW, gli esperti affermano che, sebbene debba ancora entrare in vigore, il CTBT è “uno degli accordi di maggior successo e valore nella lunga storia della non proliferazione nucleare, del controllo degli armamenti e del disarmo…. dalla conclusione del trattato nel 1996, è stato firmato da 187 paesi e i test nucleari sono diventati tabù”.

- A proposito del CTBT. Il Trattato sulla messa al bando totale dei test, adottato nel 1996, è il primo trattato internazionale a vietare tutti i test nucleari. Ha 187 Stati che lo hanno firmato e 178 che lo hanno ratificato, ma non è ancora entrato in vigore a causa del fallimento di otto Stati, dalla cui ratifica dipende l'entrata in vigore del trattato: Cina, Repubblica popolare democratica di Corea, Egitto, India, Iran, Israele, Pakistan e Stati Uniti. La Duma russa ha revocato la ratifica del trattato il 18 ottobre 2023. Il trattato ha creato la Comprehensive Test Ban Traty Organization (CTBTO) per preparare l’entrata in vigore del trattato. Promuove il riconoscimento universale del Trattato; e sta costruendo il regime di verifica del CTBT per garantire che nessuna esplosione nucleare possa passare inosservata.

- A proposito del TPNW. Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, adottato nel 2017, è entrato in vigore nel 2021. Vieta ai paesi di sviluppare, testare, produrre, fabbricare, trasferire, possedere, immagazzinare, utilizzare o minacciare di utilizzare armi nucleari o di consentire che armi nucleari siano di stanza sul loro territorio. Vieta inoltre di assistere, incoraggiare o indurre chiunque a impegnarsi in tali attività.

I firmatari dell’appello provengono da organizzazioni leader della società civile, tra cui la Campagna internazionale per l'abolizione delle armi nucleari (ICAN), l'Associazione per il controllo degli armamenti, la Soka Gakkai Internazionale, i Medici internazionali per la prevenzione della guerra nucleare, i Medici per la responsabilità sociale, Reaching Critical Will, la WILPF-Lega internazionale delle donne per Pace e libertà e il Progetto sulla gestione dell'atomo al Belfer Center.

Per maggiori informazioni contattare: Alistair Burnett, ICAN Head of Media email alistair@icanw.org  

Donne dell'Asia-Pacifico/BASTA BOMBARDARE GAZA!

L'IWA-International Women's Alliance chiama le donne dell'Asia-Pacifico a solidarizzare con la Palestina


24 ottobre 2023 - Negli ultimi due giorni, il Ministero della Sanità di Gaza ha comunicato che le forze di occupazione israeliane (IOF) hanno commesso almeno 47 eccidi contro il popolo palestinese che vive sotto assedio a Gaza. Questi attacchi hanno provocato 266 martiri, tra cui 117 bambini. La maggior parte delle persone colpite proviene dalla parte più meridionale della Striscia di Gaza. Dall’inizio dei bombardamenti israeliani, il 7 ottobre, le IOF hanno commesso 597 massacri, provocando l’uccisione di 3.813 palestinesi. Dato che le forze sul campo per offrire soccorso sono limitate, si stima che oltre 1.500 palestinesi, di cui 830 bambini, siano ancora sepolti sotto le macerie di edifici e infrastrutture civili che sono stati bombardati a tappeto dalle IOF. Il numero complessivo delle persone martirizzate dalle forze sioniste è salito a 5.087, inclusi 2.055 bambini, 1.119 donne e 217 anziani. 15.273 cittadini sono rimasti feriti a causa degli attacchi aerei indiscriminati, del gas fosforo e degli attacchi militari.

Ciò a cui stiamo assistendo a Gaza è un genocidio contro il popolo palestinese poiché attacchi indiscriminati stanno colpendo intere famiglie, uomini, donne, bambini e anziani. Israele non può affermare che si sta semplicemente difendendo da una minaccia proveniente da Gaza, quando ha massacrato, imprigionato e spodestato milioni di palestinesi nei suoi 75 anni di occupazione dei territori palestinesi. I colonizzatori non possono invocare il diritto all’autodifesa quando le popolazioni che deportano e annientano cominciano a resistere. Mentre Israele continua ad aumentare la sua aggressione prendendo di mira ospedali, moschee, chiese e scuole, gli Stati Uniti sono rimasti a guardare e hanno giustificato le azioni militari intraprese. Mentre gli Stati Uniti continuano a fornire un aiuto militare senza eguali a Israele, il sangue dei palestinesi è sulle mani degli Stati Uniti e di Israele.

Come organizzazioni dell’Alleanza internazionale delle donne nell’Asia del Pacifico, conosciamo fin troppo bene l’impatto dell’aggressione militare sulle nostre comunità: dalle attività militari congiunte appoggiate dagli Stati Uniti che si svolgono in tutta la regione e mettono le nostre comunità sotto il fuoco incrociato durante esercitazioni e addestramenti, alla creazione di basi militari statunitensi che ci allontanano dalle nostre case e aumentano la violenza che subiamo. 

Siamo indignate per ciò che sta accadendo in Palestina e non possiamo rimanere in silenzio mentre i palestinesi che vivono sotto occupazione e sfollati vengono massacrati. Sappiamo che gli aiuti militari statunitensi inviati a Israele non fanno altro che autorizzare ulteriori omicidi e maggiore violenza – e proprio mentre condanniamo il sostegno militare statunitense ai nostri governi fascisti, chiediamo la fine degli aiuti militari statunitensi a Israele, la fine dell’influenza statunitense e dell'occupazione israeliana della Palestina una volta per tutte!

I nostri cuori sono rivolti alle nostre sorelle e ai nostri fratelli in Palestina e ai nostri fratelli palestinesi nel mondo che sono stati sfollati dalla loro patria da generazioni. Proprio come resistiamo attivamente nelle nostre terre d’origine per una vera sovranità e autodeterminazione, alziamo i pugni e resistiamo con la Palestina nella sua lotta per il diritto al ritorno, l’autodeterminazione e la fine dell’occupazione illegale capeggiata da Stati Uniti e Israele.

Le nostre organizzazioni sono fermamente solidali con il popolo palestinese mentre continua a resistere e a chiedere giustizia in mezzo a questo massacro. Chiediamo a tutte le nostre associate nella regione dell'Asia del Pacifico e in tutto il mondo di unirsi a noi nella solidarietà con la Palestina scattando foto, registrando video o condividendo opere d'arte con le seguenti richieste: BASTA BOMBARDARE GAZA! Porre fine all'assedio e all'occupazione  dei Territori Palestinesi! 

Sosteniamo il diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione, al ritorno e alla resistenza!

#FreePalestine

15/10/23

Palestina / L’indebita ingerenza del ministro del “merito” Valditara


 L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuolee delle università protesta contro la discesa in campo del ministro del “merito” Valditara che in un comunicato stampa minaccia azioni disciplinari e perfino penali contro studenti, insegnanti e personale della scuola di ogni ordine e grado che dimostrino aperto dissenso con le scelte del Governo, della NATO e della UE sul conflitto in Palestina.  Un’indebita ingerenza nella libertà d’insegnamento e un atto repressivo contro la libera espressione del pensiero.




«In queste ore drammatiche – dichiara Valditara – voglio esprimere vicinanza al popolo ebraico, vittima di un attacco brutale che richiama i metodi nazisti. Partendo dalla scuola è necessario elaborare una strategia complessiva per debellare ogni residuo di antisemitismo e promuovere la cultura del rispetto. […] Saranno quindi effettuate ispezioni in quegli istituti scolastici dove sarebbero emersi atteggiamenti di odio antisemita e di esaltazione della infame azione di Hamas. Vogliamo verificare se qualcuno ha realmente manifestato atteggiamenti di odio, di antisemitismo o di incitamento alla guerra contro Israele. Se questi fatti venissero appurati, i responsabili saranno denunciati alla Procura della Repubblica...».

Il comunicato stampa del Ministro Valditara rappresenta un’autentica discesa in campo con la minaccia di agire per via disciplinare e penale contro gli studenti e le studentesse, insegnanti e personale della scuola di ogni ordine e grado in aperto dissenso con le scelte del Governo, della NATO e della UE sul conflitto in Palestina.

La scuola per noi resta un ambito di confronto culturale e un/una buon/a insegnante dovrebbe per prima cosa ricostruire storicamente il conflitto israelo-palestinese menzionando fonti storiche, cartine geografiche e testi. Valditara, invece, al pari del Governo di cui fa parte, vede la guerra a senso unico, anzi si schiera incondizionatamente dalla parte di Israele, utilizzando, inoltre, in modo improprio e strumentale i termini “antisemita” e “antisemitismo”.

Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università abbiamo sempre assunto una posizione di pace e contro qualsiasi guerra, richiamandoci a quell’art 11 della Costituzione, secondo il quale il ripudio della guerra resta un atto fondativo della nostra Repubblica.

Ed anche in questi giorni, di fronte alle notizie che ci arrivano dal Medio Oriente, diciamo che oggi più che mai l’unica via possibile, concreta, percorribile è la pace, mentre vediamo al contrario alzarsi voci che al terrore rispondono con il terrore, alimentando all’infinito le cause che hanno prodotto gli orrori di questi giorni. Perché ad alimentare la guerra non sono solo le milizie di Hamas, da cui occorre prendere le distanze, ma anche gli irresponsabili comportamenti del Governo di destra Israeliano, come messo in evidenza anche dall’editoriale del più importante giornale israeliano, che addebita le responsabilità dell’attacco di Hamas al primo ministro Netanyahu.

Tuttavia, il Ministro Valditara non fa parola di questi fatti, così come sorvola sulle condizioni materiali in cui i Palestinesi della striscia di Gaza sono costretti a vivere da troppi anni, condizioni che sono il perfetto humus in cui far crescere disperazione ed estremismo. In Palestina esiste uno stato di occupazione e assedio militare da parte di Israele, dichiarato illegittimo dall’ONU; sono stati arrestati migliaia di civili, tra cui moltissimi minori, incarcerati per anni senza alcuna accusa formale, il fermo amministrativo resta una aberrazione che nulla ha a che vedere con lo stato di diritto.

Siamo abituati ad analizzare i fatti con gli studenti e le studentesse partendo innanzitutto dalla ricostruzione della storia e il governo non può chiederci di fare delle nostre cattedre delle tribune o degli amplificatori di testate giornalistiche. Siamo chiamati a formare i cittadini e le cittadine affinché loro, autonomamente, possano avere gli elementi necessari per prendere una propria posizione. Pertanto, riteniamo non sia possibile procedere a senso unico, cancellando acriticamente il diritto all’autodeteminazione del popolo palestinese, la sua storia e la comprensione degli eventi drammatici a cui stiamo assistendo.

La scuola deve essere ambito di libera discussione e di confronto e non, alla stregua di una caserma, sede di indottrinamenti in linea con la vulgata di un governo che si schiera a sostegno di Israele. È importante che la scuola torni ad essere luogo di studio, confronto e discussione e non si utilizzi l’immane tragedia di questi giorni per costruire un clima di terrore e di repressione.

Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole edelle università


12/10/23

DOIW / L’incombente catastrofe umanitaria in Palestina deve essere evitata

 L’Organizzazione Democratica delle Donne Iraniane (DOIW): "Il mondo non può restare a guardare!"


Lo Stato di Israele ha dichiarato lo “stato di guerra” contro Hamas a seguito di un’incursione organizzata sabato 7 ottobre, con lancio di razzi su Israele da parte del Movimento di resistenza islamica, l’uccisione di centinaia di civili e la cattura di numerosi ostaggi. Condanniamo l'uccisione di civili e i sequestri di donne, bambini e anziani; proprio come abbiamo condannato la persecuzione e l’uccisione di palestinesi, donne, bambini e anziani da parte dell’esercito israeliano e del numero crescente di coloni armati.

Il ministro della difesa israeliano ha ordinato il “totale assedio” di Gaza, “niente elettricità, niente cibo, niente acqua, niente carburante, tutto chiuso” (CNN, 23/10/09). Lo Stato di Israele ha isolato la Striscia di Gaza e ha avviato attacchi aerei sulla striscia di Gaza densamente popolata, distruggendo edifici residenziali e uccidendo centinaia di persone innocenti. Secondo le Nazioni Unite più di 123.000 persone hanno abbandonato le proprie case e cercano rifugio nelle scuole e altrove entro i confini di Gaza.

Il blocco della Striscia di Gaza dal 2007 ha comportato per i suoi abitanti una vita di massimo disagio, dovendo tollerare umiliazioni e violenze ai checkpoint israeliani solo per potersi guadagnare da vivere oltre i confini creati da Israele.

Lo stato di Israele ha violato le leggi internazionali e ha trattato il popolo palestinese con la massima ostilità e aggressività, mentre i coloni sono diventati un braccio dello stato israeliano, che ha usurpato la terra palestinese e violato i suoi diritti umani.

L’attuale governo di Israele, come molti governi reazionari e di destra dello stesso genere, vede la guerra come uno stratagemma efficace per rimanere al potere. Sta violando il diritto internazionale punendo collettivamente un’intera popolazione in risposta alle azioni di Hamas e minacciando, con un linguaggio appena mascherato, la pulizia etnica dei palestinesi – un crimine contro l’umanità.

Il mondo non deve restare a guardare e permettere che questa catastrofe umana si svolga. I media internazionali hanno la responsabilità di riportare la verità in modo imparziale e di non diventare i propagandisti della potenza militare più forte. Il Medio Oriente non ha bisogno di un’altra guerra il cui prezzo viene pagato da civili innocenti.

I cittadini israeliani e i palestinesi presi in ostaggio devono essere liberati, il blocco di Gaza deve finire, l’occupazione della Palestina deve finire.

Il mondo deve condannare la punizione collettiva da parte di Israele nei confronti del popolo palestinese e il massacro di civili, soprattutto donne, bambini e anziani, nella prigione a cielo aperto che è la Striscia di Gaza, e impedire che una nuova catastrofe umanitaria di enormi dimensioni si dispieghi davanti ai nostri occhi.

Mai più guerra!

Democratic Organization of Iranian Women 

11 ottobre 2023


09/10/23

Donne in Israele/Condanniamo qualsiasi aggressione nei confronti di civili innocenti

Gaza, ottobre 2023. La popolazione cerca riparo dai bombardamenti

Il Movimento delle Donne Democratiche in Israele esprime la sua profonda preoccupazione per l’escalation di operazioni militari in Israele e la Striscia di Gazae per la tragica perdita di vite innocenti – sia palestinesi che israeliane. Il movimento critica fortemente lo stanziamento da parte del presidente Biden di ingenti fondi per gli armamenti a Israele e lo spiegamento di navi militari nella regione del Mediterraneo. È necessaria una soluzione diplomatica, che rappresenta l’unica via per evitare ulteriore spargimento di sangue.

"Il sanguinoso attacco iniziato il 7 ottobre - dichiarano le donne democratiche in Israele - è stato una reazione al persistente assedio della Striscia di Gaza da parte del governo israeliano e all'occupazione illegale dei territori palestinesi. In un attacco coordinato, Hamas ha lanciato un'offensiva massiccia, lanciando migliaia di razzi su Israele, mentre i suoi militanti si sono infiltrati nelle città e nei villaggi rurali israeliani. Le conseguenze dell'assalto hanno provocato la morte di oltre 7.700 israeliani, tra cui più di 70 soldati, e oltre 2.400 altri sono rimasti feriti. Intanto, a Gaza, almeno 560 palestinesi hanno perso la vita, con oltre 2.900 feriti a causa dei bombardamenti israeliani.

L’orribile aggressione contro i civili israeliani, tra cui donne, bambini e anziani, di cui abbiamo visto filmati su diverse piattaforme mediatiche, è profondamente angosciante. Intere famiglie sono state uccise nelle loro case o catturate. Ci preoccupa particolarmente la condizione delle donne e dei bambini tenuti prigionieri mentre scriviamo. Esortiamo la comunità internazionale a fare pressione su tutti gli agenti competenti affinché siano rilasciati immediatamente tutti i civili, israeliani e palestinesi, e in particolare i bambini e le donne, tenuti in prigionia illegale.

Condanniamo con veemenza e ci opponiamo a qualsiasi aggressione nei confronti di civili innocenti. Chiariamo però che questa nostra condanna comprende anche i civili palestinesi, posizione non condivisa dal governo israeliano. È fondamentale analizzare questi tragici incidenti nel contesto appropriato: l’occupazione in corso, il blocco di Gaza e le trasgressioni quotidiane dei coloni in Cisgiordania e Gerusalemme est.

Lanciamo l’allarme che questa escalation richiederà un prezzo da pagare a tutte le parti, principalmente civili innocenti, soprattutto donne e bambini, da entrambe le parti. Il governo israeliano, che definiamo un regime para-fascista, non solo appoggia ma conduce attacchi violenti contro i palestinesi, equivalenti a una pulizia etnica. I segnali erano evidenti, impressi nello spargimento di sangue dei palestinesi e, ora, tragicamente, anche degli israeliani.

Gli sviluppi in corso pongono il rischio significativo di un grave conflitto nella regione con conseguenze devastanti. Siamo convinte che la soluzione dei Due Stati, che comprende la creazione di uno Stato palestinese indipendente all’interno delle linee di cessate il fuoco pre-1967 in Cisgiordania, Striscia di Gaza e Gerusalemme Est, sia la soluzione giusta e duratura al continuo spargimento di sangue".

9/10/2023  

MDM Portogallo / Per la Palestina una pace che richiede tempo ed è urgente

 Il grido delle donne per la pace nella Palestina libera e indipendente


Comunicato della segreteria nazionale del Movimento Democratico de Mulheres del Portogallo - 8 ottobre 2023

La recrudescenza improvvisa dello scontro tra Hamas (Palestina) e lo Stato di Israele ha già causato migliaia di morti e feriti e indicibili distruzioni in entrambi i territori.

Ma nulla accade per caso. Ci sono ragioni, che non possiamo ignorare, che hanno portato a questo risultato preoccupante per il popolo della Palestina e del Medio Oriente, ma anche per il popolo di Israele. Gli attacchi delle forze di occupazione israeliane agli insediamenti palestinesi e ai campi profughi, così come la violenza dei coloni e gli arresti arbitrari sono la vita quotidiana che i palestinesi, uomini e donne, giovani e bambini, affrontano ogni giorno. 

Si tratta di un conflitto permanente e umiliante che dura da decenni. Per andare al lavoro. Per andare negli ospedali e nelle scuole.  Gli si impedisce di viaggiare su strade destinate esclusivamente agli israeliani e li si obbliga a lunghe code e ore di attesa ai posti di blocco e ad altre barriere nel proprio paese. Città e persone vivono separate da muri invalicabili ed elettrificati.

L’immediato sostegno dei paesi “occidentali”, e in primo luogo degli Stati Uniti d’America e dell’“impareggiabile” presidente dell’Unione Europea, Ursula von der Leyen, indica la volontà di intensificare la guerra a favore degli interessi dell’industria degli armamenti, a scapito delle persone.

Israele è attualmente la più grande potenza militare della regione e l’unica a possedere armi nucleari, il che aumenta paure e pericoli. Se alle centinaia di Risoluzioni approvate alle Nazioni Unite fosse seguita la realizzazione di due Stati liberi e indipendenti, non ci troveremmo oggi di fronte all’ennesima ribellione degli oppressi e stremati, in una terra dove già regna l’apartheid.

Il popolo palestinese resiste da decenni a questa oppressione e umiliazione. A nostro avviso, la guerra dichiarata da Israele non farà altro che aggravare il malcontento, la rivolta e la violenza.
Il Movimento Democratico de Mulheres riafferma la sua solidarietà con le donne e il popolo palestinese nel loro diritto inalienabile alla resistenza contro l’occupazione israeliana e riafferma la sua solidarietà con le donne e il popolo israeliano, anch’essi vittime di uno Stato occupante e aggressore.

MDM Portogallo chiede negoziati di pace e la fine della guerra. Solo la pace in Medio Oriente con la soluzione della questione palestinese nel rispetto delle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite e del diritto internazionale garantirà i diritti inalienabili del popolo palestinese ad una patria libera e indipendente e ad una pace giusta e duratura. 

MDM Portogallo chiede al governo portoghese di assumersi la propria responsabilità costituzionale, intervenendo a favore della creazione dello Stato di Palestina entro i confini del 1967 e con capitale a Gerusalemme Est, garantendo il ritorno dei profughi, la liberazione dei prigionieri, la consacrazione del diritto alla terra e ad una vita dignitosa. 

Consiglio Mondiale della Pace /Il popolo palestinese ha il diritto di resistere all’occupazione

 

Il Consiglio Mondiale per la Pace (WPC) esprime profonda preoccupazione per la catena sanguinosa di eventi in Palestina e Israele che ha già portato alla perdita della vita di centinaia di civili da entrambe le parti e a migliaia di feriti. 


«Affermiamo chiaramente che la causa principale di questa escalation è e rimane la decennale occupazione israeliana dei territori palestinesi, le politiche di insediamenti, il saccheggio delle terre, il muro di separazione in Cisgiordania e l’umiliazione quotidiana, le aggressioni e le uccisioni di Palestinesi da parte del regime di occupazione, le migliaia di prigionieri palestinesi, i blocchi stradali, la discriminazione e il mancato riconoscimento del diritto inalienabile del popolo palestinese ad avere il proprio Stato.

Come ci si può aspettare che l’ingiustizia e l’occupazione non scatenino e non producano reazioni da parte del popolo palestinese che ha il legittimo diritto di resistere all’occupazione, come è chiaramente affermato nel diritto internazionale? L’attuale governo israeliano, in continuità con i precedenti, ha intensificato ulteriormente le provocazioni in Cisgiordania, a Gerusalemme Est e milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza vivono sempre più in una prigione “a cielo aperto”.

La decisione di porre fine alle attuali ostilità spetta al governo israeliano, che invece cerca di trarre vantaggio dalla situazione determinatasi bombardando pesantemente la Striscia di Gaza palestinese, mentre pesanti e gravi responsabilità ricadono sugli Stati Uniti, sull’UE e sui loro alleati nella regione e nel mondo, che non solo sostengono e supportano l’occupazione in corso, ma oggi parlano anche in modo ipocrita del “diritto all’autodifesa di Israele”, omettendo colpevolmente lo stesso diritto per il popolo palestinese.

È in realtà lo stesso governo di Israele a danneggiare il suo stesso popolo (ebrei e arabi) con la permanente occupazione della Palestina; l'attuale escalation dimostra che la negazione del diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese non consente la pace e la stabilità nell'intera regione e soprattutto in queste ore in cui esiste il pericolo di una estensione regionale della guerra.

Il WPC ribadisce e sottolinea la sua richiesta di mettere fine all'occupazione di tutte le terre palestinesi da parte di Israele, con la creazione di uno Stato di Palestina indipendente entro i confini precedenti al 4 giugno 1967, con Gerusalemme Est come capitale. Chiediamo il rilascio di tutti i prigionieri politici palestinesi dalle carceri israeliane e il diritto al ritorno di tutti i rifugiati palestinesi secondo la risoluzione 194 delle Nazioni Unite. L'occupazione e l'ingiustizia non possono durare per sempre!»

8 ottobre 2023

07/10/23

OGE/Solidarietà con il popolo della Palestina

 

La Federazione delle Donne di Grecia (OGE) esprime la sua solidarietà al popolo palestinese e sostiene la sua giusta lotta, stando al fianco delle donne e dei bambini che resistono eroicamente contro la violenza e il terrorismo dell'occupazione israeliana.


Gli avvenimenti delle ultime ore ripropongono i crimini commessi dallo Stato israeliano contro un popolo che quotidianamente affronta l'escalation di attacchi con i raid, i bombardamenti, le centinaia di morti, feriti, sfollati, mentre migliaia di prigionieri politici, tra cui centinaia di ragazzi, sono nelle carceri israeliane.

Rafforzeremo la lotta contro coloro che causano, alimentano e perpetuano questa barbarie.

Ci opponiamo ai piani imperialisti di Stati Uniti, Unione Europea e dei loro alleati che da anni armano e sostengono i crimini israeliani contro i palestinesi.

Smascheriamo il gioco sporco dei governi greci che sostengono l’occupazione israeliana in Palestina, potenziando con tutti i mezzi la cooperazione con lo stato assassino israeliano, mentre si rifiutano di attuare la decisione unanime del 2015 del parlamento greco di riconoscere uno Stato palestinese indipendente.

Continuiamo senza compromessi dalla parte del popolo e delle donne palestinesi e nella lotta fino alla fine dell’occupazione e degli insediamenti israeliani, fino al ritorno dei rifugiati alle loro case, fino alla vittoria di una Palestina indipendente entro i confini del 1967, con l’Est Gerusalemme come capitale e il popolo sovrano nel suo paese.

7 ottobre 2023