28/11/21

Federazione delle Donne Greche / Farewell, Calliopi


 
Bruxelles 2008 - Calliopi Boudouroglou (prima da destra, in piedi) con il coordinamento europeo della WIDF/FDIM 

La Federazione delle Donne Greche (OGE) con profondo dolore comunica che il 25 novembre scorso è venuta a mancare Calliopi (“Poupa”) Boudouroglou, attivista di prima linea nel movimento femminile radicale della Grecia, fondatrice dell'OGE, di cui ha tenuto il timone per 24 anni come presidente dal 1988 al 2012. Donna attiva e coraggiosa, personalità di spicco nel cinema, Calliopi sapeva ispirare e mobilitare. Se n’è andata lasciando una grande eredità. Anticipatrice e portatrice di esperienza, si è dedicata con tutto il cuore e senza risparmiarsi alle lotte delle donne lavoratrici fino all’ultimo.

Decisivo è stato il contributo di Calliopi anche alle attività internazionali dell’OGE, nell’ambito della Women's International Democratic Federation.

Calliopi non ha mai smesso di interessarsi alle iniziative dell'OGE: anche nelle ore più difficili, quando i problemi della salute e della vita assorbivano la maggior parte della sua attenzione, non lasciava che spegnessero la sua passione per il movimento, il suo interesse, la sua disponibilità.

Cara Calliopi, ti ricorderemo per il tuo fervore, la tua determinazione e il tuo spirito combattivo. Vivrai nelle lotte delle donne greche e di tutto il mondo.

Bruxelles 2015 - Calliopi Boudouroglou (al centro) durante un seminario europeo della WIDF/FDIM sulla salute



26/11/21

Aborto sicuro / Diffida alla Regione Piemonte


 27 associazioni aderenti alla Rete +di 194 voci insieme a LAIGA (Libera Associazione italiana Ginecologi per l’applicazione della Legge 194) hanno presentato una DIFFIDA alla Regione Piemonte perché non solo non applica la Legge 194/1978, ma neppure l’Aggiornamento delle Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine emanate dal Ministero della Salute, sulla base delle indicazioni del Consiglio Superiore di Sanità e dell'Agenzia Italiana del Farmaco, il 12 agosto 2020. 

Le Linee di indirizzo  prevedono il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico fino a 63 giorni pari a 9 settimane compiute di età gestazionale in day hospital o presso strutture ambulatoriali/consultori pubbliche adeguatamente attrezzate, funzionalmente collegate all'ospedale ed autorizzate dalla Regione, come in uso nella gran parte degli altri Paesi europei riconoscendo l’autodeterminazione delle donne e favorendo un importante risparmio per il Sistema sanitario pubblico.

La Regione Piemonte, non solo non si è ancora adeguata alle nuove Linee di indirizzo delle autorità sanitarie nazionali, ma ne ostacola, di fatto, l’applicazione e, in caso di interruzione di gravidanza con metodo farmacologico, continua a richiedere il ricovero sino a tre giorni.

Chiediamo che senza ulteriore ritardo:

sia consentito a tutte le donne, dopo un’adeguata informazione, di scegliere il metodo (farmacologico o chirurgico) con il quale effettuare l'interruzione della gravidanza e il luogo ove effettuarla (ospedale o consultorio);

vengano individuati i consultori, che, in stretto collegamento con le strutture ospedaliere di riferimento, possano garantire ed eseguire l'interruzione volontaria di gravidanza in forma farmacologica entro i primi 63 giorni di gravidanza;

le operatrici e gli operatori dei consultori vengano adeguatamente formate/i, per poter eseguire in modo appropriato la procedura;

sia garantito il servizio di mediazione culturale per un'informazione corretta sul percorso di interruzione volontaria di gravidanza, nonché sui metodi contraccettivi, al fine di prevenire gravidanze indesiderate.

Più di 194 voci - Rete per l’autodeterminazione

#abortosicuro

Torino, 26 novembre 2021

25/11/21

25NOVEMBRE / SCENDIAMO IN PIAZZA E PRENDIAMO LA PAROLA


 



... per gridare, non come vittime ma come protagoniste, la nostra rabbia, la nostra voglia di autodeterminazione e la forza delle nostre pratiche politiche











Awmr Italia aderisce alle iniziative della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

Oggi più che mai, il 25 novembre non può essere assimilato ad altri eventi rituali e istituzionalizzati, né deprivato della sua valenza politica originaria di sfida che il femminismo ha lanciato alla narrazione patriarcale dominante.

La violenza maschile sulle donne - che è stata riconosciuta (dati Onu) come la prima causa di morte e di invalidità permanente per le donne in tutto il mondo - è una storia infinita che si continua a far passare come devianza di singoli, per ricondurla a un mero problema di sicurezza delle città o di ordine pubblico.

La violenza maschile sulle donne si porta dietro una storia millenaria che ha giustificato, fino a tempi recentissimi, sotto il profilo morale e giudiziario, gli uomini che l’hanno commessa e continuano a commetterla. Essa affonda le sue radici nell’arcaico diritto patriarcale che codificò l’appartenenza delle donne, insieme con la terra e i mezzi di produzione, agli uomini.

Le violenze sulle donne continuano ad essere perpetrate nella società moderna principalmente là dove si strutturano rapporti di potere e di dipendenza: all’interno dei nuclei familiari, dei luoghi di lavoro, delle crisi migratorie, dei teatri di guerra. Gli stupri di guerra sono il paradigma di ogni violenza sulle donne.

Anche se la violenza attraversa tutte le classi sociali e condizioni economiche, la dipendenza economica delle donne, la condizione di bisogno, ne costituisce un incentivo non secondario.  

Il fenomeno emerge dal sommerso e si rivela nella sua reale dimensione grazie al fatto che sempre più donne rompono il silenzio, dichiarano la propria indisponibilità a subire, elaborano le conseguenze, affrontando un percorso di cambiamento profondo che certamente richiede l’impegno delle diverse componenti della società, dai Centri Antiviolenza alle istituzioni tutte, ma che nasce e si sviluppa principalmente nei luoghi dove si elabora l’autodeterminazione delle donne.

L’interiorizzazione del ruolo subordinato assegnato alle donne nell’organizzazione sociale viene da molto lontano. C’è stato un tempo in cui le donne lo hanno subito e molte lo subiscono ancora.

Ma oggi è il tempo per le donne, dopo decenni di lotte per la decostruzione della cultura patriarcale che ha mostrato tutti i suoi limiti di unilateralità e la sua insufficienza, di affermare il ruolo che esse stesse hanno elaborato per sé, di viverlo con orgoglio e determinazione e di esplicare le nuove capacità che rendono possibile un’altra visione del mondo e della vita.

Le politiche cosiddette di “inclusione”, le quote di rappresentanza, le politiche di parità, a partire da quella salariale, sono iscritte da tempo nelle costituzioni e nelle leggi dei moderni stati democratici, grazie alle lotte condotte dai movimenti femministi nei due ultimi secoli. Ed è una vergogna che ancora oggi dobbiamo lottare per rivendicarne l’applicazione e per eliminare tutte le forme di discriminazione che già le moderne legislazioni proclamano abolite.  Ma è anche una grande ipocrisia del potere patriarcale, dei governi e dei mass media asserviti, ostentare indignazione perché non siamo abbastanza rappresentate nella politica, nei consigli d’amministrazione, nelle posizioni apicali e nei luoghi decisionali. O far mostra di contrizione per l’esclusione massiccia delle donne dal mondo del lavoro, per la percentuale crescente di donne in povertà assoluta e relativa.

È una narrazione insopportabilmente ipocrita che non vede, o finge di non vedere, che è presente nel mondo ad ogni latitudine un soggetto politico femminile che non vuole essere “incluso” nel paradigma politico esistente, né vuole essere “annesso” alle stanze del potere patriarcale dominante.

Avere donne capo di governo, ministre, magistrate, manager, donne in posizioni apicali nei grandi istituti bancari e perfino negli esecutivi di alleanze militari internazionali, senza però che alcun cambiamento sostanziale sia impresso all’ordine delle cose esistenti; senza che nulla, o quasi, cambi – se non forse in termini di maggiore operosità, solerzia, rendimento ed efficienza – nella direzione politica; senza che venga in alcun modo modificata una visione dell’economia blindata dalle leggi del profitto, della gestione privatistica delle risorse, dell’iniquo sviluppo umano, della cieca prospettiva di futuro del pianeta: è quello che ci serve?  

La nostra idea d’inclusione è inscindibilmente legata a quella di cambiamento radicale dello stato di cose presente. Ci fa rabbrividire la riproposizione degli stessi errori che vengono presentati come soluzioni all’attuale crisi sociosanitaria. C’indigna l’assuefazione alla violenza, alla discriminazione e ai soprusi, indotta da chi promette tempi migliori per dopo, quando avremo pagato anche quest’altro tributo.

Le case delle donne, gli spazi femministi diffusi in ogni territorio del nostro paese – ma non solo nel nostro paese – hanno proposto un cambio di paradigma politico che hanno chiamato “rivoluzione della cura”. Cura non solo come rimedio alla malattia, ma come differente paradigma relazionale entro cui declinare i diritti di tutte e tutti. Cura come leva per la trasformazione sociale e politica, come modo differente di abitare il mondo.

La nuova sfida è vincere l’inerzia a recepire questo necessario salto di paradigma. Se nulla sarà più come prima, dipenderà da noi, dalla nostra capacità di costruire e moltiplicare gli spazi femministi dove si elabori la nostra differente visione del mondo e la libertà di tutte di decidere delle proprie vite nel pubblico e nel privato.

Scendiamo in piazza e prendiamo la parola per gridare, non come vittime ma come protagoniste, la nostra rabbia, la nostra voglia di autodeterminazione e la forza delle nostre pratiche politiche.

25 novembre 2021

Casa delledonne di Lecce


24/11/21

FERMARE IL DDL CONCORRENZA, DIFENDERE BENI COMUNI E SERVIZI PUBBLICI


 Comunicato congiunto di Rete delle Città in Comune, Forum Italiano Movimenti per l'acqua, Attac Italia, Giuristi Democratici, Comitati per il ritiro di ogni autonomia differenziata

24 novembre. Il Ddl concorrenza rappresenta un attacco frontale ai beni comuni e ai diritti delle persone e delle comunità locali, perché prevede la privatizzazione di tutti i servizi pubblici comunali, proprio quei servizi che servono a soddisfare in modo continuativo i bisogni della collettività.

In questi anni, grazie al patto di stabilità, abbiamo assistito a ripetuti tagli dei trasferimenti agli enti locali, con conseguenti esternalizzazioni dei servizi e pesanti effetti sui diritti sociali e del lavoro. 

La crisi prodotta dall’epidemia da Covid-19 ha evidenziato tutti i limiti e le ingiustizie di una società unicamente regolata dal mercato e ha posto la necessità di ripensare il modello sociale, a partire da una nuova centralità dei territori come luoghi primari di protezione dei beni comuni e di realizzazione di politiche orientate alla giustizia sociale e alla transizione ecologica, e dai Comuni come garanti dei diritti, dei beni comuni e della democrazia di prossimità.

E invece il Governo Draghi cerca di usare questa crisi per completare quel processo di privatizzazione e di smantellamento di qualsiasi ruolo e funzione del pubblico, di cui era già fautore quando lo stesso Draghi, nel ruolo di Governatore della Banca d'Italia, scrisse, assieme all'allora Presidente della Bce, la famosa lettera del 2011 in cui si indicava come orizzonte la liberalizzazione dei servizi pubblici locali.

A distanza di 10 anni, il governo, sostenuto trasversalmente da PD, Lega, Movimento 5 stelle, tenta l’affondo finale con l’articolo 6 del DDl Concorrenza, in cui si produce un totale e definitivo ribaltamento della realtà, indicando la gestione pubblica dei servizi da parte dei Comuni come straordinaria e residuale e l'affidamento al mercato come la normalità della gestione dei servizi. Di tale strategia di privatizzazione  il collegamento alla legge di Bilancio del provvedimento sulla Autonomia Differenziata rappresenta il completamento istituzionale; pertanto respingiamo le proposte che differenziano territori e alimentano diseguaglianze. La negazione dei diritti universali genera automaticamente strategie fondate sulle privatizzazioni.

 Siamo di fronte allo smantellamento completo della funzione pubblica e sociale dei Comuni, costretti al ruolo di enti unicamente deputati a mettere sul mercato i servizi pubblici di propria titolarità, con grave pregiudizio dei propri doveri di garanti dei diritti della comunità di riferimento.

Si prova così al contempo a cancellare la volontà della maggioranza assoluta delle cittadine e cittadini che, nel giugno del 2011, con il referendum sulla materia della gestione dei servizi pubblici, si è pronunciata nettamente contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali e per la sottrazione degli stessi, a partire dall'acqua, alle dinamiche di profitto.

 Riteniamo che a fronte di questo attacco serva una urgente ed ampia mobilitazione, che veda insieme enti locali (per questo abbiamo preparato atti, da presentare nei consigli comunali, che chiedono lo stralcio dell’ articolo che privatizza i servizi pubblici locali) movimenti, sindacati, associazioni, per il ritiro immediato di quanto contenuto nel provvedimento in questione e un rilancio della difesa dei beni comuni e della gestione pubblica dei servizi, sia a livello nazionale che dentro tutti i territori.

23/11/21

Società della Cura / Le nostre vite valgono più dei loro profitti

 Appello per una stagione di mobilitazione sociale contro le politiche del governo Draghi e i bla-bla-bla dei potenti della Terra


Awmr Italia ha aderito all'appello.

https://societadellacura.blogspot.com/2021/11/appello-per-una-stagione-di.html

Ci avevano detto che niente sarebbe stato più come prima, ma la pandemia non sembra aver insegnato nulla ai “potenti della terra”, ai governi, ai banchieri, ai grandi gruppi industriali e finanziari.

L’ambiente e i beni comuni continuano ad essere terreno di sfruttamento; le grandi imprese continuano a delocalizzare le produzioni, precarizzare il lavoro ed evadere le imposte; i diritti delle persone, a partire dalle più vulnerabili, continuano ad essere calpestati.

I negoziati internazionali tra i governi (G20, Cop 26 etc.) si chiudono senza decisioni per non cambiare nulla e intanto i paesi poveri rimangono senza vaccini né cure sanitarie; aumentano i conflitti armati scatenati per l’accaparramento delle materie prime, dell’acqua e dei suoli fertili; enormi territori diventano inabitabili a causa del surriscaldamento del pianeta, generando imponenti flussi migratori e mettendo a rischio numerose specie animali e vegetali; chi vive del proprio lavoro perde diritti e dignità anche nei paesi ricchi; le giovani generazioni vengono condannate alla precarietà.

L'Unione Europea e altri Paesi continuano ad opporsi alla sospensione dei brevetti sui vaccini in vista della riunione della WTO a fine novembre, quando tenteranno di forzare le regole per svendere agricoltura e servizi e silenziare i Paesi più poveri e quelli non allineati.

Nel frattempo, al confine fra Bielorussia e Polonia si consuma un’ennesima tragedia della migrazione e della Fortezza Europa, in Libia continuano le violenze e le torture, e le relazioni fra le potenze continuano a produrre riarmo, nuovi conflitti e nuova guerra fredda.

A livello nazionale, l'indirizzo del governo Draghi, fra legge di bilancio, manovra fiscale, legge sulla concorrenza, sblocco dei licenziamenti e degli sfratti, restrizione della libertà di manifestare e altri provvedimenti, propone una prospettiva feroce sul versante sociale, ecologico, del lavoro.

Dopo averci detto per decenni che le risorse per dare risposte ai bisogni fondamentali delle persone non c'erano e aver giustificato su questa base sacrifici, compressione dei diritti e demolizione del welfare, oggi i soldi improvvisamente li trovano, ma, in attesa di farli ripagare a noi ripristinando l'austerità, li investono interamente a favore dei ricchi e delle grandi imprese, senza nessuna attenzione alla giustizia sociale e alla transizione ecologica.

Destinano oltre 100 miliardi alle imprese senza richiedere alcuna condizione relativa alla sicurezza sul lavoro, alla tutela sociale e ambientale e senza mettere alcun argine alle delocalizzazioni, e intanto sbloccano i licenziamenti, generalizzano la precarietà ed evitano ogni possibile grande piano per creare posti di lavoro stabili e utili dal punto di vista sociale e ambientale.

Finanziano i settori dell'agro-business e i grandi produttori e intanto lasciano morire decine di migliaia di piccole aziende agricole e non incentivano le esperienze di lavoro contadino basate sull’agro-ecologia.

Destinano otto miliardi ad abbassare le tasse dei ricchi e intanto confermano e rilanciano la controriforma Fornero/Monti delle pensioni, attaccano il reddito di cittadinanza, provano a restringere le indennità per le persone disabili, lasciano decine di migliaia di persone senza un tetto dove abitare.

Parlano di transizione ecologica ma finanziano i combustibili fossili e le grandi aziende zootecniche, il consumo di suolo, le grandi e meno grandi opere inutili e devastanti e rilanciano il nucleare.

Affermano il contrasto alla pandemia e intanto non potenziano i servizi esistenti e ampliano la privatizzazione del sistema sanitario nazionale, anche approvando l'autonomia differenziata delle regioni ricche a scapito di quelle povere e del Mezzogiorno.

Privatizzano l'acqua, i beni comuni e i servizi pubblici locali e stravolgono la funzione pubblica, collettiva e sociale assegnata dalla Costituzione ai Comuni e alle città.

Parlano di pace e di comune destino e intanto le porte sono sempre più chiuse in faccia ai migranti, mentre aumentano le spese militari.

Parlano di eguaglianza, ma investono poco e niente sui diritti e l'autodeterminazione delle donne, sulle infrastrutture sociali e sulle diseguaglianze territoriali, mentre affossano senza vergogna i diritti civili, perpetuando logiche patriarcali.

E dopo aver allineato la grande maggioranza del Parlamento, pensano di risolvere il conflitto sociale con la restrizione della libertà di manifestare e di accedere allo spazio pubblico.

Non è questa la società per cui, nella pandemia, abbiamo fatto e stiamo facendo enormi sacrifici personali e collettivi. Non vogliamo tornare alla normalità, perché la normalità era il problema.

Ma niente cambierà se non ci facciamo sentire, se non ci organizziamo, se non convergiamo per alzare insieme la voce e schierarci contro questo sistema distruttivo delle persone e della natura e per una società diversa e più giusta, basata sul mutualismo e relazioni di reciproco rispetto fra donne, uomini, popoli, altri animali e con la natura.

I giovani sono in piazza per il clima e il futuro, le donne contro la violenza e per la rivoluzione della cura, i lavoratori per difendere occupazione, diritti e dignità. Uniamo le forze, difendiamoci insieme, torniamo a prendere in mano la nostra vita. Le alternative ci sono, vanno progettate e portate avanti insieme.

Diamo vita, in tutto il paese, a una stagione di mobilitazione sociale per combattere le politiche del governo Draghi e i bla-bla-bla dei potenti della Terra, per dichiarare la totale insostenibilità di questo modello economico e sociale e affermare dal basso la rivoluzione della cura per un'alternativa di società.

Contro l'incubo di una società interamente votata al profitto, insorgiamo per un altro futuro, giusto e solidale.

Percorso di convergenza per la società della cura

Rete Genova 2021

per aderire scrivere a: societadellacura@gmail.com

22/11/21

El Salvador/ Solidaridad feminista con Las Mélidas

L'Awmr Italia - donne della regione mediterranea esprime grande preoccupazione per quanto sta accadendo nel Salvador, dove il Movimiento deMujeres Mélida Anaya Montes, organizzazione affiliata alla FDIM/WIDF , impegnata da 29 anni nell'attività sociale a favore delle donne salvadoregne, è vittima di una vera e propria persecuzione giudiziaria dal governo di Nayib Bukele. La sede di @Las_Melidas è stata sottoposta a perquisizione da agenti della procura e della polizia nazionale che vi hanno fatto irruzione col pretesto di verificare una presunta “mancanza di trasparenza” nella contabilità dell’organizzazione.

Invitiamo i movimenti delle donne ad esprimere la loro solidarietà a @Las_Mélidas e le altre ONG salvadoregne sottoposte ad intimidazione e persecuzione politica (in meno di 48 ore, altre 17 Ong che si battono per i diritti civili e sociali nel Salvador sono state perquisite con le stesse modalità).

Sollecitiamo le istituzioni politiche internazionali a vigilare sulle azioni autoritarie e sulla grave escalation di repressione politica attuata dal governo Bukele contro la società civile.

No alla criminalizzazione dei movimenti delle donne!

¡Si tocan una, tocan todas!

#AllAreMelidas  #TodasSomosMelidas  #SolidaridadFeminista



09/11/21

IL MONDO ALLA PROVA DELLA PANDEMIA E OLTRE...

 SEMINARIO INTERNAZIONALE
"CURA E INCURIA. PENSIERI E PRATICHE FEMMINISTE"



  REPORT - 8 novembre 2021
Sabato 23 e domenica 24 ottobre 2021, dalle 14.00 alle 17.30 si è tenuto il seminario femminista internazionale “Cura e incuria. Il mondoalla prova della pandemia e oltre… Pensieri e pratiche femministe”, organizzato da FemmSdc, gruppo femminista attivo nella "Società della Cura", con la collaborazione di Global Dialogue for Systemic Alternatives e Transform!Europe.
Il seminario si è articolato in due sessioni, dopo l'introduzione generale a due voci (Italia e Afghanistan).

Si è tenuto da remoto e in presenza in tre città: al Centro di studi e ricerca delle donne dell’Associazione Orlando di Bologna, alla Casadelle donne di Lecce e alla Casa Internazionale delle donne di Roma. È stato tradotto in diverse lingue: spagnolo, portoghese, francese ed inglese da Humana Comunicaçao & Traduçao, che ha anche gestito la piattaforma zoom.
Le presenze italiane sono state circa 400 dal vivo o in zoom, oltre 1300 le visualizzazioni sulla pagina di FB di Società della Cura che trasmetteva in diretta.  Global Dialogue (streaming in inglese e francese). Sulla pagina FB di CEAAL (Messico, in spagnolo): nei due giorni circa 900 visualizzazioni; altre pagine estere trasmettevano anche in portoghese e francese in diversi paesi del mondo.

32 Interventi, da 21 paesi: Afghanistan, Algeria, Brasile, Germania, Grecia, India, Iraq, Italia, Kurdistan, Libano, Messico, Palestina, Polonia, Russia, Rwanda, Spagna, Stati Uniti, Sud Africa, Tunisia, Turchia, Ungheria.

Relatrici della prima sessione:
Nandita Shah - dall'India - co-direttrice   di Akshara,   Women's   Resource Centre, una delle più grandi Associazioni/Ong a  Mumbai  che si occupa di emancipazione di donne e ragazze.
 Meriem Zeghidi Adda - dalla Tunisia- militante femminista e operatrice culturale e Coordinatrice del Centro d'ascolto per le donne vittime di violenza dell’ATFD - Association Tunisienne Femmes Democrates.
 Amel Hadjadj - dall'Algeria- difensora dei diritti umani,attivista dell’Association féministe algérienne, e del movimento “Kif Kif” che promuove i diritti delle persone LGBT+ e opera per la realizzazione dell’eguaglianza dei sessi in Algeria.
 Aslihan Çakaloglu - dalla Turchia - coordinatrice di United Women for Equality and  Freedom (UWEF), organizzazione affiliata alla Women’s International Democratic Federation, multietnica, femminista per  i diritti produttivi e riproduttivi delle donne.
Mona Al Ghussein - Palestina/GB- Scrittrice, giornalista, documentarista. Vice presidente di British Muslims for Secular Democracy (BMSD). Co-autrice del libro Feminine Power.
Tiffany Jones-Smith - USA- presidente della Texas kidney Foundation. Conduce TAAN TV, the African American Network
Nadjezhda Azhgihina- Russia- Giornalista, direttora di PEN Moscow. Parte della Russian Writers Union e board member di "Article 19". Attivista per diritti di giornalisti e libertà di stampa; cultura e politiche di genere.
Simona Grassi -Italia- attivista della Campagna internazionale "No profit on pandemics"
Maura Cossutta - Italia- Presidente della Casa internazionale delle donne a Roma. Laurea in medicina e chirurgia, per anni ha esercitato la professione di medica ematologa.  Deputata nel Parlamento italiano dal 1996 al 2006
Heidi Meinzolt - Germania- Fa parte dell' esecutivo della WILPF - LegaInternazionale delle donne per la Pace e la libertà / responsabile per  la cooperazione europea.
Judith Morva - Ungheria-  economista in pensione, editrice della versione ungherese di Le Monde Diplomatique on line
Nora García - Spagna- Coordinatrice Gruppo femminista della "Asamblea internacional de los pueblos" rete transnazionale per i diritti e l'indipendenza dei popoli.
Rosy Zuniga - Messico- Segr. Gen. Consiglio di Educazione  Popolare di  America Latina e  Caribe (CEAAL) . Attivista per il Forum Sociale Mondiale che quest'anno si terrà in Messico
Ada Donno - Italia- Casa delle donne di Lecce. Fa parte dell'Ufficio Europeo delle Federazione Democratica Internazionale delle Donne e della Associazione Donne della regione Mediterranea (AWMR)
Ingrid Beck - Argentina - giornalista, scrittrice. Ha diretto la prima scuola di giornalismo con indirizzo arte, cultura e spettacolo, TEA Arte. Con altre giornaliste argentine, ha promosso il movimento Ni una menos.

 Relatrici della seconda sessione:
Fernanda Minuz – Italia - Docente. Ricercatrice e formatrice di insegnanti. Si occupa in particolare di insegnamento in contesti migratori e per adulti non scolarizzati.
Marta Lempart - Polonia -  Attivista per i diritti delle donne e la democrazia. Fondatrice del movimento Ogólnopolski Strajk Kobiet (Osk, Sciopero delle Donne Polacche). Collettivo che il 3 ottobre 2016 ha organizzato manifestazioni in oltre 150 città polacche in segno di protesta contro la proposta di legge antiabortista e che è scesa in piazza anche nel 2018, l’anno scorso e quest’anno, dando luogo ad una lunga mobilitazione nazionale seguita dai media internazionali.
Anna Maria Iatrou - Grecia - Promotrice con altre dell'iniziativa di donne contro il debito e le misure di austerità / Casa delle donne di  Salonicco
Marie Moise e Gaia Benzi - Italia   Attiviste, redattrici della rivista Jacobin Italia e traduttrici del "Manifesto della cura. Per una politica dell'interdipendenza"
Lorena Garrón Rincón - Spagna -  Consigliera del consiglio comunale di Cadice per i femminismi e LGTBI. Attivista femminista. Dirige, promuove e controlla le azioni comunali per garantire una reale parità di trattamento, opportunità e risultati tra donne e uomini, la non discriminazione e il rispetto della diversità sessuale e di genere in tutte le aree della città
Yasmine Falah - Iraq Attivista e difensora dei diritti umani. Fa parte della Iraqi Civil Society Solidarity Initiative. Con video.
Floriana Lipparini - Italia    Giornalista, Casa delle donne di Milano. Referente per Città Bene Comune e Rete No-muri-no-recinti. Autrice di "Per altre vie. Donne fra guerre e nazionalismi"
Mazè Morais - Brasile - Segretaria lavoratrici rurali nella Confederazione Lavoratori Agricoli (CONTAG). Nel 2019 ha coordinato il 6 marzo la Marchas de las Margaridas, la più grande mobilitazione realizzata dalle donne delle campagne, delle foreste e delle acque.
Hazal Koyuncuer - Kurdistan turco - attivista per UIKI, l'Ufficio di informazione Curdo in Italia. Recentemente bloccata con una delegazione italiana mentre si recavano da Istanbul a Erbil (Iraq)
Hanin Tarabay - Palestina - attrice e storyteller, formatrice. Vive ad Haifa dove organizza seminari con donne palestinesi sulle questioni diritti, giustizia, libertà. Attualmente in Italia per workshop con il Teatro dell'Oppresso.
Dorra Mahfoud - Tunisia -  Sociologa, professoressa emerita all’Università di Scienze Umane e sociali di Tunisi, militante femminista, tra le fondatrici dell’Afturd Association des Femmes Tunisiennes pour la Recherche sur le Développement.
Marie Debs – Libano - professora all'Università Libanese e componente dell'“Economic and Social Council in Lebanon” (ECOSOC). Association Egalité-Wardah Boutros pour l'action feminine. Si batte per la l'attuazione della Convenzione CEDAW in Libano.
Elizabeth Farren - USA/Roma - Nata a New York, a Roma dal 2002. Attivista. Tra le fondatrici in Italia della Women's March, nata nel 2016 negli Stati Uniti come protesta spontanea, a cui parteciparono 6 milioni di persone, dopo l"elezione del presidente Donald Trump. La Women's March è si effettua in diverse città del mondo.
Mercia Andrews - Sud Africa -  Cresciuta in una famiglia di braccianti agricoli. Ha insegnato a Città del Capo dove vive. Dirigente della Rural Women Assembly - rete di associazioni di contadine Sud Africa, attiva in diversi paesi del continente; per la protezione delle sementi coltivate, nella promozione di modelli agricoli alternativi e nella salvaguardia della biodiversità. 
Francoise Kankindi - Rwanda/Italia Nata già profuga in Burundi, dove il padre si è rifugiato per scampare ai massacri del 1959. Vive a Roma dove lavora a Poste Italiane. Presidente della Associazione onlus Bene-Rwanda (figli del Rwanda) che ha gli obiettivi di conservare e valorizzare la memoria del genocidio del 1994 e di promuovere gli strumenti per riconoscere la “cultura del genocidio” nella sua genesi.

06/11/21

CUBA / Addio, Dorita Carcaño

 

Dora Carcaño a Roma nel novembre 2006, durante i lavori del consiglio direttivo della FDIM/WIDF, presso la  Casa internazionale delle Donne  

L’Awmr Italia esprime profonda tristezza per la scomparsa della cara compagna di lotta Dora Carcaño, per molti anni Segretaria Generale della Federazionedelle Donne Cubane e prima coordinatrice dell'Ufficio Regionale per America e Caraibi della Federazione Democratica Internazionale delle Donne (FDIM).  

Rivoluzionaria della prima ora, Dora nel 1959 aderì alla gioventù socialista cubana e nel 1960 fu tra le fondatrici della Federazione delle Donne Cubane, accanto a Vilma Espín de Castro, divenendone nel 1967 segretaria generale. Mantenne questo incarico fino al 1990, contribuendo fattivamente alla realizzazione delle politiche del governo rivoluzionario che hanno profondamente cambiato la vita delle donne cubane sul piano sociale, giuridico, culturale e simbolico. Nello stesso anno 1990 fu eletta coordinatrice dell'Ufficio regionale per l'America Latina e i Caraibi nella Federazione Democratica Internazionale delle Donne (FDIM), incarico che le permise di dispiegare anche nelle sedi internazionali le sue riconosciute e apprezzate competenze e capacità.

Addio Dorita. Insieme alle donne cubane trasformeremo il dolore in forza e coltiveremo la grande eredità che ci lasci. Continueranno ad ispirarci la tua tenacia, le tue preziose qualità di mediatrice e di guida che si sono rivelate tanto grandi – specialmente nei momenti difficili che la FDIM ha attraversato – quanto le tue apprezzate doti di sobrietà e semplicità, la tua speciale attitudine ad entrare in comunicazione con le nuove generazioni, consapevole della necessità di trasmettere loro i valori del socialismo rivoluzionario.  Continuerà ad ispirarci il tuo esempio di vita e di lotta radicato nella storia del movimento di liberazione delle donne, delle classi e dei popoli oppressi, per un mondo più solidale, più giusto e più umano.

La presidenza dell’AWMR Italia

6 Novembre 2021

05/11/21

Cuba / Hasta siempre Dora Carcaño

 

Dora Carcaño (nella foto con Ada Donno) a L'Avana
1° dic. 2015 -70° anniversario della FDIM



Un adiós a Dora Carcaño, difensora ad oltranza dei diritti delle donne, per molti anni segretaria generale della Federazione delle donne cubane e prima coordinatrice dell'Ufficio regionale della FDIM per America e Caraibi

 



Con mucho pesar informamos a las organizaciones afiliadas a la FDIM de América y el Caribe, del fallecimiento esta madrugada de la compañera Dora Carcaño.

Dorita, quien fuera por muchos años Secretaria General de la Federación de Mujeres Cubanas, fue fundadora junto a Vilma, y su primera coordinadora, de la Oficina Regional FDIM América yCaribe.

Mujer comprometida con los intereses de las mujeres del mundo, contribuyó con creces al fortalecimiento de la FDIM.

Aún se siente a  Dorita en el hacer de la Fdim América Caribe. Para nosotras las que continuamos su obra, el compromiso de seguir su legado revolucionario y feminista.

Hasta siempre compañera. Por siempre seguiremos su ejemplo.

La Habana, 4 de noviembre de 2021

ORFDIM - Oficina de Coordinación Regional Federación Democrática Internacional de Mujeres América y Caribe