…
quel disastro orchestrato dagli Stati Uniti in Cile, che fece aprire gli occhi
ad alcuni occidentali sulla politica estera statunitense. Quello che avremmo
dovuto capire allora – ma che la maggior parte di noi non capì – è che molti
Paesi, compreso il mio (la Norvegia NdT), hanno una politica estera ufficiale e
una che non è ufficiale. Nel caso degli Stati Uniti, oltre che del mio Paese,
ciò che la maggior parte di noi cittadini si sente dire, escludendo tutto il
resto, sono frasi come “Stato di diritto”, “democrazia”, “libertà”, “pari
diritti”, ecc. Ma i Paesi con cui in qualche modo interagiamo possono non
vederci come ci vediamo noi. https://www.pressenza.com/it/2023/09/cile-50-anni-dopo-il-golpe-dell11-settembre/
di Katjana
Edwardsen *
Quello
che pensavamo di sapere
Pochi di noi sapevano, l’11 settembre 1973, che il
Cile non era né il primo né l’ultimo Paese a essere crocifisso dagli Stati
Uniti, che il Cile, per gli USA, era solo business as usual. Ahimè, io per
prima sono stata ingenua: pensavo che il Cile fosse un’eccezione.
Vedete, mentre il colpo di stato orchestrato dagli
Stati Uniti in Cile ha sacrificato, nel corso degli anni successivi, circa
tremila vite, la maggior parte delle quali è stata torturata fino alla morte,
alcuni degli altri Paesi onorati dall’interessamento degli Stati Uniti hanno
avuto una sorte ben peggiore. Per esempio, l’Operazione Condor costò solo in
Argentina circa 30.000 vite. Ma la maggior parte di noi non ne ha mai sentito
parlare. E se ci è capitato di sentir parlare della “Scuola delle Americhe” (1),
abbiamo liquidato ciò che abbiamo sentito come quella che all’epoca si chiamava
“teoria della cospirazione”.
Tuttavia, pochi di noi in Europa ignoravano l’orribile
persecuzione di chiunque fosse anche solo vagamente sospettato di opporsi al
dittatore cileno Pinochet, e pochi europei – di destra o di sinistra –
condonavano la tortura e le esecuzioni extragiudiziali (anche se pare che
Pinochet sia stato calorosamente applaudito da Margaret Thatcher). A nostro
avviso, il presidente Salvador Allende e i suoi seguaci avevano lavorato per
portare in Cile i diritti umani e la socialdemocrazia, mentre Pinochet e i suoi
scagnozzi avevano definitivamente posto fine a tutto ciò in cui la maggior
parte di noi – anche persone di destra – credeva.
Perché molti di noi qui sanno del Cile e non
dell’Argentina, del Brasile, del Perù, dell’Uruguay, della Bolivia, eccetera,
per non parlare degli orrori perpetrati dalle marionette statunitensi in
America centrale? Per non dire dell’Iran! Perché molti di noi qui cantano “El
pueblo/unido/jamás será vencido”, oltre alle canzoni di Victor Jara? Pongo
questa domanda perché la ritengo importante: il movimento di opposizione cileno
deve aver fatto qualcosa di monumentalmente giusto, nel senso che si è fatto
sentire alla grande, nonostante il fatto che fosse estremamente diviso.
Non so dirvi cosa abbiano fatto di buono, perché non
lo so. Forse è stato l’eroismo di Victor Jara, che ci ha fatto alzare in piedi,
urlando di indignazione. Sapevamo, naturalmente, che non era l’unico, ma la sua
ultima resistenza è stata davvero magnifica.
Quell’11
settembre del 1973
La mattina presto dell’11 settembre era partito per
l’Università Tecnica Statale (UTE) dove lavorava. Quel giorno il Presidente
Allende stesso avrebbe parlato per annunciare che avrebbe indetto un
plebiscito. Gli studenti dell’UTE erano tra i più calorosi sostenitori di
Allende e da diversi giorni stavano preparando una mostra per dimostrare i
progressi ottenuti durante l’amministrazione Allende. Tuttavia, quando hanno
saputo del colpo di Stato, gli studenti e i loro insegnanti hanno occupato gli
edifici e sprangato il grande cancello.
Non erano del tutto impreparati: il Paese era
profondamente polarizzato. «Si parlava di colpo di Stato, ma se non si è mai
vissuto un colpo di Stato, non si possono immaginare le ripercussioni sulla
propria vita o su quella dell’intera società… È come parlare di guerra, quando
non se ne è mai vista una. Così, quando abbiamo preso in considerazione la
possibilità di un colpo di Stato, ci siamo limitati a dire che avremmo occupato
l’università».
Purtroppo, la mattina presto del 12 settembre, le
forze di sicurezza hanno sfondato il cancello e hanno iniziato a sparare. I
sopravvissuti – 600 studenti e i loro insegnanti, tra cui Victor Jara – furono
infine portati allo stadio e torturati. A loro si aggiunsero presto migliaia di
altre persone. Victor Jara dovette sopportare quattro giorni di trattamenti
indicibili. «Lo riconobbero subito e cominciarono a rompergli la faccia». Gli
furono negati cibo e acqua. Uno degli altri prigionieri riuscì a portargli di
nascosto un quaderno in cui scrisse le sue ultime strofe, intitolate “Somos
cinco miles” (Siamo cinquemila). Gli tagliarono la lingua perché smettesse di
cantare, gli ruppero tutte le dita e… devo continuare? Il 16 settembre hanno
finalmente posto fine alle sue sofferenze con almeno 23 colpi di pistola, forse
di più, e hanno gettato il cadavere in una strada.
Dovrei spiegare che le forze contrarie alla
socialdemocrazia dovevano impedire a tutti i costi che Allende convocasse il
plebiscito e dimostrasse le sue intenzioni democratiche? La maggior parte di noi
ha visto il meraviglioso film di Costa Gavras Missing e ha letto il
romanzo di Isabel Allende La casa degli spiriti, ma entrambi
sono del 1982, nove anni dopo il colpo di Stato!
Un regista, tuttavia, stette sul pezzo: Patricio
Guzmán. Egli riuscì a documentare alcune delle iniquità subite dal popolo
cileno durante la dittatura. La sua trilogia del 1975, 1977 e 1979 – La
batalla de Chile – è liberamente visibile con sottotitoli in inglese.
Rappresenta una testimonianza indelebile di ciò che il Cile ha subito. I suoi
film hanno sostenuto la piccola fiamma di speranza che è esplosa nella rivolta
“estallido” iniziata il 18 ottobre
2019.
La
Costituzione – atto I
Il Cile di Pinochet è stato il “laboratorio” di quello
che oggi chiamiamo “neoliberismo”. Per citare Naomi Klein in conversazione con Democracy
Now:
«Il Cile è stato il laboratorio di quella che viene
chiamata la Scuola di Economia di Chicago. È stato il primo posto al mondo in
cui le idee radicali di Milton Friedman, che credeva nella privatizzazione di
tutto, tranne che delle forze armate… venivano applicate. Erano idee dirompenti
negli anni Sessanta, quando era ancora, come dire, un’epoca keynesiana, e
quindi non erano in grado di introdurre queste idee negli Stati Uniti. … E
così, fu solo in Cile, all’indomani del brutale colpo di stato e della morte di
Salvador Allende, che gli economisti di Chicago ebbero il loro piccolo parco
giochi dove poter testare molte delle politiche che sarebbero state poi
globalizzate».
L’esperimento ha funzionato, nel senso che il PIL è
salito alle stelle, ma il PIL non ci dice nulla su come viene distribuito il
reddito nazionale: in Cile, non è affatto distribuito.
Il più grande trionfo neoliberista è stata la
Costituzione di Pinochet del 1980, che più o meno santifica la proprietà
privata. È stata una benedizione per i ricchi sfondati e un flagello per il
resto della popolazione. Con pochi emendamenti, è ancora in vigore oggi.
Impedisce di fatto la creazione di un servizio sanitario nazionale e di
un’istruzione universitaria pubblica. Tutto, compresa l’acqua, è in vendita al
miglior offerente. I giovani non hanno futuro. Gli anziani possono a malapena
permettersi di sopravvivere quando vanno in pensione.
Circa un anno fa, ho trascorso alcune ore a leggere la
bozza finale di una nuova Costituzione. Ho letto
molti documenti legali nella mia vita, ma quella bozza di Costituzione era uno
dei testi più belli che abbia mai incontrato. Secondo un articolo molto
accurato di Wikipedia (aggiornato al 13 agosto 2023) il suo preambolo recita:
“Noi, popolo del Cile, composto da diverse nazioni, ci
concediamo liberamente questa Costituzione, concordata in un processo
partecipativo, paritario e democratico”.
In effetti, il progetto di Costituzione è stato creato
dal “popolo cileno”, che ha eletto ciascuno dei 155 membri della “Convenzione Costituzionale”
direttamente, cioè non attraverso il Congresso.
Vi invito a guardare il film di Patricio Guzmán Il
mio paese immaginario, che racconta l'”estallido” e gli eventi successivi
che hanno portato alla creazione del progetto di Costituzione del popolo.
La
Costituzione – atto II
Ahimè, il plebiscito del 4 settembre ha respinto il
bellissimo progetto di Costituzione popolare, come in effetti avevo temuto.
Oltre a molte ridondanze nel testo, che avrebbero potuto essere facilmente
eliminate, c’erano anche difetti del tipo “troppo, troppo in fretta”. Sebbene
la maggior parte dei cileni desiderasse una riforma sociale e avrebbe
probabilmente preferito vivere in una cosiddetta “socialdemocrazia”, tra loro
c’è molto conservatorismo e nazionalismo. L’espressione “diversità sessuali e
di genere e dissidenti”, ripetuta sei volte in tutto il testo, avrà generato
diffidenza e persino disgusto, mentre il riferimento a 11 popoli indigeni come
“nazioni” nell’articolo 5 avrà diffuso confusione e persino rabbia.
Ovviamente, la stampa prevalentemente di destra ha
capitalizzato sulla confusione e la sfiducia e ha avvisato i suoi lettori che,
se la Costituzione fosse stata approvata, il risultato sarebbe stato la
disoccupazione di massa, a cui si sarebbero aggiunti un’inflazione ancora
maggiore, un aumento della criminalità e dell’immigrazione clandestina.
Inoltre, le case sarebbero state espropriate. Ci sarebbe stata la dissoluzione
delle famiglie, aborti a bizzeffe, confusione sessuale generale e depravazione.
Secondo la mia esperienza, se dite alla gente che, se
non fa quello che gli dici di fare, perderà il lavoro e le loro nipoti femmine
si trasformeranno in nipoti maschi e viceversa, nella maggior parte dei casi
seguirà i vostri dettami. Soprattutto se gli avete impedito di ricevere
un’istruzione decente, in modo che non possa scoprire il vostro trucco. Si
chiama ricatto.
Eccoci quindi tornati al punto di partenza: un
Congresso a stragrande maggioranza di destra è stato incaricato di redigere una
nuova Costituzione. Una cosiddetta Commissione di esperti (CE), composta da 24
membri selezionati dal Congresso, ha già preparato una prima bozza, alla quale
sono stati proposti emendamenti che vengono discussi da un cosiddetto Consiglio
costituzionale composto da 50 membri, 33 dei quali sono rappresentanti
dell’estrema destra. Il destino della bozza finale dipenderà dal referendum del
17 dicembre 2023.
Per chi legge lo spagnolo, la bozza del CE e le successive
proposte di modifica possono essere esaminate qui. Ciò che è chiaro, tuttavia,
è che alcuni degli emendamenti proposti dall’estrema destra sono di cattivo
auspicio. Secondo la testata on line Ciperchile, undici di essi, in
particolare, portano il marchio dell’ideologia di Pinochet. Ad esempio,
rispetto al progetto della CE:
– Attualmente gli emendamenti alla Costituzione devono
essere approvati dal 66,6% del Congresso. Di conseguenza, è stato praticamente
impossibile introdurre cambiamenti. L’estrema destra vuole che le cose
rimangano così (la CE ha proposto di ridurre l’approvazione del Congresso al
60%).
– L’estrema destra vuole anche mantenere il potere
della Corte costituzionale di bloccare la legislazione. (La CE riduce il potere
della Corte costituzionale e lo ridefinisce come consultivo).
– L’estrema destra vuole mantenere quello che Ciperchile definisce il “modello di
sussidiarietà” dell’UE, una buona cosa forse per l’UE, ma non per il Cile. In
pratica funziona così: lo Stato deve impegnarsi solo in attività che non sono
di interesse per gli investitori privati. Per esempio: se tutte le persone
hanno il diritto di scegliere se pagare un’assicurazione sanitaria privata o
pubblica, gli ospedali pubblici saranno sottofinanziati o inesistenti. Lo
stesso vale per gli istituti di istruzione superiore e per i programmi di
sicurezza sociale, compresi i fondi per la pensione e la disoccupazione.
Questa è stata una questione fondamentale per coloro
che hanno partecipato alle proteste. L’implicazione è ovviamente che, se gli
ospedali pubblici e le università pubbliche devono essere finanziati dallo
Stato, sarà necessaria una riforma fiscale. Il sistema fiscale cileno “è molto
regressivo, con una forte dipendenza dalle imposte indirette, che colpiscono
principalmente i settori a medio e basso reddito della popolazione”. È
necessaria “l’introduzione di un’imposta progressiva sui patrimoni più elevati
e di una tassa sulle grandi ricchezze. Meno dello 0,1 % della popolazione, i
ricchissimi, possiedono l’equivalente del PIL del Cile. Tassando la loro
ricchezza con un’aliquota del 2,5% si raccoglierebbero circa 5 miliardi di
dollari, pari all’1,9% del PIL”.
– L’estrema destra riconosce i
trattati internazionali sui diritti umani solo nella misura in cui sono
compatibili con la Costituzione cilena.
– L’estrema destra intende limitare
il diritto di sciopero dei lavoratori.
– L’estrema destra vuole proibire
l’aborto.
– L’estrema destra non vuole
aumentare i diritti delle comunità indigene.
La
parte della Costituzione che riguarda l’acqua
Forse sapete che il Cile soffre da diversi anni di
grave carenza d’acqua. Nelle zone centrali e più popolate, l’acqua deve essere
consegnata con camion cisterna. Ciò che non è stato detto, tuttavia, è che
questo non è solo il risultato del cambiamento climatico. Uno degli slogan dei
manifestanti dell'“estallido” era “Non è siccità, è furto”.
Si potrebbe pensare che l’acqua sia un diritto umano.
Non è così in Cile, dove la proprietà dell’acqua è definita dal mercato e
l’attuale costituzione dice espressamente che i ‘diritti dell’acqua’ sono
considerati proprietà privata. La proprietà dell’acqua non richiede la
proprietà della terra, per cui ci sono proprietari di acqua che non hanno terra
e proprietari di terra che non hanno acqua.
Secondo un’intervista rilasciata ad esempio a Resilience.org dal Presidente Piñera
(fino al 2020) “… il ministro dell’Agricoltura, Antonio Walker Prieto e la sua
famiglia possiedono più di 29.000 litri al secondo, che equivalgono alla
fornitura ininterrotta di acqua utilizzata da circa 17 milioni di persone”.
Un’ultima citazione, questa volta da Earth.org:
«Il sistema consente alle aziende agricole,
energetiche e minerarie di acquistare e vendere le assegnazioni di acqua come
se fossero azioni della società. Ma mentre questo ha favorito una fiorente
economia di esportazione, trasformando il Cile in un grande esportatore di
prodotti, dal rame agli avocado e al vino, milioni di persone sono state
lasciate indietro. Gli agricoltori di tutto il Paese hanno visto andare in fumo
anni di lavoro, poiché la siccità ha lentamente consumato il loro raccolto e
compromesso in modo irreversibile colture come patate, riso, mais, fagioli,
alberi da frutto e vigneti. Nel frattempo, centinaia di comunità rurali che
hanno perso tutto non hanno avuto altra scelta che vendere le loro terre e
trasferirsi nei centri urbani».
L’economia cilena – la maggiore del Sud America per
PIL pro-capite – si basa su tre industrie che hanno bisogno di molta acqua:
l’industria mineraria, l’agricoltura e la silvicoltura. Sostenuta dal sistema
dei diritti privati, quest’ultima – che rappresenta solo il 3% del PIL del
Paese – ha accesso a quasi il 60% delle risorse idriche cilene. Un altro 37% è
destinato al settore agricolo, lasciando solo il 2% circa per il consumo umano.
Nei media cileni si è parlato molto di acqua durante
la preparazione del progetto di Costituzione popolare. Per qualche motivo,
trovo che la parola “acqua” non venga quasi mai menzionata in relazione al
progetto di Costituzione del Congresso. Sospetto che nessuno creda che
l’estrema destra rinuncerebbe mai e poi mai ai diritti di proprietà sull’acqua.
Se avete visto il film Mi país imaginario di Patricio
Guzmán, avrete notato che il Congresso viene talvolta definito come una “cricca
di famiglie interconnesse”.
Credo di aver dimostrato che lo Stato cileno e il suo
Congresso sono palesemente al servizio degli interessi di una parte
infinitesimale della popolazione cilena. La politica interna del Cile appare
estremamente cinica. È un’eccezione?
NOTA: (1)
Fin dalla sua fondazione nel 1946, la Scuola delle Americhe (ribattezzata Istituto
dell’Emisfero Occidentale per la Cooperazione alla Sicurezza o WHINSEC, nel
2001) ha addestrato assassini, capi delle squadre della morte e violatori dei
diritti umani per il lavoro sporco in America Latina.
Traduzione
dall’inglese di Daniela Bezzi. Revisione di Thomas Schmid
* Katjana Edwardsen è una linguista e
traduttrice norvegese. Ha lavorato principalmente per il Servizio nazionale
norvegese di investigazione criminale. Scrive spesso su diversi argomenti
sociali e politici, soprattutto sul suo blog: pelshval.com. Uno dei principali
campi di interesse di Katjana è l’America Latina.