Donne del mondo, fermiamo la guerra!
di Skevi Koukouma*
vicepresidente della WIDF
Tamburi di guerra rullano nel Mediterraneo Orientale. L’alleanza Usa-Nato-Unione Europea insieme alla monarchie del Golfo, che hanno finora istigato lo spargimento di sangue in Siria armando e finanziando i ribelli estremisti, ora entrano nella fase successiva dei loro piani a spese della Siria: l’intervento militare esterno che porterà allo smembramento del paese, con conseguenze imprevedibili, prima di tutto in Libano e poi nell’intera regione. E’ ovvio che il loro vero obiettivo è attaccare l’Iran, per controllarne le risorse. Isarele, il vero terrorista nell’area, se ne sta nell’ombra.
Non hanno difficoltà a trovare pretesti. Possono manipolare ed esagerare argomenti esistenti, o possono fabbricarne di nuovi.
La “transizione alla democrazia”, il “programma nucleare iraniano”, l’uso di “armi chimiche da parte del regime di Assad” costituiscono l’abituale retorica che copre i disegni imperialisti. Non occorre fare particolari sforzi per smascherare questi pretesti. Prima di tutto, perché la maggiore minaccia nucleare nella regione viene da Israele, ma Usa-Nato-UE non ne parlano perché si tratta di un alleato e non desiderano spezzare il monopolio nucleare. Secondo, perché i regimi di Ben Alì in Tunisia, Mubarak in Egitto e le monarchie del Golfo erano anch’esse dittature illiberali, ma avevano o hanno ancora forti legami con gli Usa e gli altri paesi occidentali. Quella del “possesso ed uso di armi chimiche e di distruzione di massa” fu la stessa scusa che adoperarono verso l’Iraq nel 2003, ma poi fu provato che era nient’altro che una grande menzogna.
I servizi segreti americani e britannici, comunque, sono gli ultimi che possono attestare con sicurezza se ci fu uso di armi chimiche e da parte di chi. In ogni caso, un attacco militare contro la Siria non solo causerà più sangue, violenza e distruzione per la popolazione già sofferente. Pace e soluzione politica della crisi non sono preoccupazione degli imperialisti. Inoltre l’UE non ha esitato a fermare ufficialmente l’embargo delle armi fornite alla Siria, provocando ulteriore spargimento di sangue.
Nello stesso tempo, essi pretendono di non vedere i crimini terribili commessi dai terroristi ribelli in Siria e i rischi per il paese nel caso che queste forze oscurantiste dovessero prevalere.
La vera ragione di ciò che sta accadendo nella vicina regione insanguinata è il fatto che il Mediterraneo Orientale si trova nell’epicentro della competizione tra le centrali imperialiste del mondo.
Il loro principale obiettivo è assicurarsi il flusso di materie prime, energia e prodotti dalla regione, salvaguardarsi l’accesso alle fonti energetiche e ai depositi non sfruttati di petrolio del Mediterraneo orientale e “modernizzare” i regimi reazionari nella regione in modo da farne campo d’azione dei gruppi d’affari monopolistici.
Alleanze, conflitti, collaborazioni, scontri, militarizzazione e nuclearizzazione della regione poggiano su questo retroterra che comprende un piano gigantesco di ridisegno dei confini. Tale piano è il cosiddetto Nuovo Medio Oriente d’ispirazione americana, che prevede il totale riassetto della regione per consentire la crescita dei giganti multinazionali dell’energia.
Non c’è bisogno di essere supporter di Assad e del regime iraniano per opporsi ai piani di attacco contro la Siria. D’altra parte noi siamo soliti identificarci con le forze progressive che in quei paesi lottano per i diritti popolari e del lavoro, per le libertà politiche e sindacali, per la democrazia, la sovranità popolare e il socialismo.
Ciò che conta oggi non è se noi siamo per o contro il regime di Assad. Ciò che conta è se noi accettiamo il bagno di sangue e la dissoluzione della Siria o se difendiamo la pace, la sovranità e l’integrità territoriale di uno stato indipendente e il diritto di un popolo a decidere del proprio futuro. La causa della democrazia e della libertà in Siria è una questione che riguarda il suo popolo e non gli imperialisti. Quel popolo che s’aspetta che gli Stati Uniti, l’Europa o qualsiasi altro imperialista dall’Est o dall’Ovest gli portino la democrazia e la pace sarà amaramente e irreparabilmente deluso. Oggi il popolo siriano, domani il popolo iraniano e i popoli della regione pagheranno con il sangue dei loro figli i conflitti per il controllo energetico fra le potenze mondiali.
Noi sappiamo che le donne e i bambini, pur non combattendo, costituiranno la stragrande maggioranza dei morti, feriti e rifugiati.
La Federazione Democratica Internazionale delle Donne (WIDF) fu fondata nel 1945 dai movimenti delle donne progressiste che fecero giuramento di “lottare instancabilmente per assicurare al mondo una pace permanente”.
Oggi, il primo compito della WIDF e di tutti i movimenti progressivi di donne del pianeta è far sì che l’intera umanità sollevi uno scudo contro la guerra per proteggere il popolo siriano. Il nostro compito è mobilitare le donne e le persone dei nostri paesi in dimostrazioni davanti alle ambasciate del Usa, Gran Bretagna, Francia, Turchia e gli altri che capeggiano l’attacco contro la Siria. Chiediamo ai nostri governanti di condannare il crimine, difendere la sovranità e l’integrità territoriale della Siria, e non collaborare in nessun modo per agevolare gli aggressori.
Promettiamo solennemente alle madri siriane che vedono da mesi il loro paese insanguinato e stringono i loro figli tra le braccia di UNIRCI NELL’AZIONE PER FERMARE L’ATTACCO CONTRO LA SIRIA.
* Skevi Koukouma è vicepresidente della Widf/Fdim, segretaria generale del Movimento delle donne cipriote POGO e deputata al parlamento di Cipro
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