18/10/14

FERMIAMO IL T-TIP

LA WILPF SI OPPONE AL TTIP!

Il Transatlantic Trade and Investment Partnership (T-TIP) è un trattato sulla liberalizzazione di commercio ed investimenti  attualmente in fase di negoziazione - in segreto - tra  l’Unione europea e gli Stati Uniti (come l’equivalente CETA tra Canada e UE), che si punta a stipulare entro la fine del 2014.
L'obiettivo principale dichiarato del TTIP è rimuovere le "barriere" normative che limitano i potenziali
profitti delle imprese transnazionali dall’una all’altra sponda dell'Atlantico.
Oltre alla deregolamentazione dei mercati, il TTIP cerca  di crearne di nuovi attraverso l'apertura di pubblici servizi  e appalti governativi alla concorrenza dalle multinazionali, minacciando di introdurre   un'ulteriore ondata di privatizzazioni in settori chiave, come quelli della salute, cultura e istruzione.
Cosa più preoccupante di tutte, il T-TIP mira a garantire agli investitori  transnazionali un diritto inedito a citare in giudizio i governi sovrani di fronte a tribunali arbitrali ad hoc per eventuali perdite di profitti derivanti da scelte politiche. Se un tribunale arbitrale conclude che le politiche democraticamente determinate potrebbero ridurre i profitti previsti di un investitore, un governo potrebbe essere obbligato a pagare miliardi di danni.
Il T-TIP permetterebbe in maniera subdola alla grande industria di neutralizzare le conquiste sociali e ambientali e di promuovere la mera crescita quantitativa; perciò può avere impatti irreversibili sulla nostra
vita quotidiana, in particolare sulla nostra salute, l’alimentazione, il lavoro, la sicurezza dei prodotti, l'ambiente, le normative sociali e sulla privacy. Potrebbe anche cambiare radicalmente il modo in cui ci rapportiamo alle istituzioni democratiche.

LE RAGIONI DELLE DONNE CONTRO IL T-TIP

Instabilità economica e tagli ai servizi sociali colpiscono per prime le donne. La sicurezza sociale, il welfare e l'accesso ai servizi pubblici garantiti sono estremamente importanti per ridurre i rischi per la salute, diminuire la povertà e garantire una vita autodeterminata a uomini e donne. Il TTIP apre porte pericolose a ulteriori privatizzazioni che si ripercuotono sulla pace sociale.
Sovranità e sicurezza alimentare deregolamentate, standard ambientali annacquati. Le donne, in quanto soggetti chiave nell’organizzare la vita quotidiana delle le famiglie, richiedono l’accesso all’acqua pulita e al cibo sicuro. Esse costituiscono la maggioranza dei piccoli agricoltori e assicurano l’approvvigionamento alimentare di base. Accaparramento di terre, agro-business, estrazione di petrolio, gas e minerali, alimenti contaminati da  pesticidi, ormoni e altri additivi minacciano e inquinano terra e acqua. La biodiversità si perde attraverso  il supersfruttamento delle risorse naturali.
Ineguale distribuzione degli "eventuali" benefici. Le agevolazioni e le aperture alla concorrenza dei privati minano la sovranità dei cittadini, escludono i poveri, le donne ed evadono il principio di precauzione che è un importante fattore di prevenzione dei conflitti.
Una minaccia per il Sud del mondo e per la pace.  Il TTIP è l'opposto di ciò che si intende per obiettivi di sviluppo sostenibili (OSS). Le imprese europee stanno mettendo a rischio l’agricoltura del Sud con una strategia a  senso unico ed esportazioni facilitate del settore alimentare  che distruggono i mercati locali.
Le donne hanno bisogno di un ordine commerciale alternativo che consenta:
priorità dei diritti umani, diritti delle donne, diritti dei lavoratori, dei nativi e della tutela dell'ambiente sugli interessi corporativi e privati; cambiamento strutturale, accesso universale alla qualità, servizi pubblici e protezione sociale; piena trasparenza nella valutazione e applicazione del principio di precauzione per tutelare le persone / donne dal danno; ai paesi, regioni, comunità di regolamentare  produzione, distribuzione e consumo dei propri beni e servizi, di dare priorità ai sistemi alimentari locali e regionali  e garantire la sovranità alimentare per tutti; redditi dignitosi per i produttori e lavoratori e prezzi accessibili
per i consumatori soprattutto per beni di prima necessità, come cibo e medicine; ai governi, parlamenti e autorità pubbliche di avere pieno diritto di regolare i mercati finanziari e il settore dei servizi  finanziari
al fine di tutelare i diritti sociali e welfare; sostenibilità sicura, salvaguardia del controllo democratico;
esclusione di alcuni beni comuni come l'acqua, la salute, l'istruzione, la cultura dai negoziati sul commercio e sugli investimenti; riconoscimento di responsabilità comuni ma differenziate ai paesi in via di sviluppo e trattamento particolare e differenziato per i più poveri.

Il 6 ° ciclo di negoziati ha avuto inizio a Bruxelles  nel mese di luglio 2014 e si dovrebbe concludere a dicembre.  La segretezza che li circonda contraddice il nostro diritto di cittadini/e ad essere consultati/e su questioni che riguardano la nostra vita!

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