MARCIA DELLE DONNE E DEGLI UOMINI SCALZI: QUATTRO CAMBIAMENTI NECESSARI + DUE NELLE POLITICHE EUROPEE
L’AWMR Italia – Donne della regione mediterranea
aderisce alla MARCIA DELLE DONNE E DEGLI UOMINI SCALZI che si tiene in molte
città italiane VENERDI’ 11 SETTEMBRE 2015,
in risposta all’appello che riportiamo qui:
“E’ arrivato il momento di decidere
da che parte stare. E’ vero che non ci sono soluzioni
semplici e che ogni cosa in questo mondo è sempre più complessa. Ma per
affrontare i cambiamenti epocali della storia è necessario avere una posizione,
sapere quali sono le priorità per poter prendere delle scelte.
Noi stiamo dalla parte degli uomini scalzi. Di chi ha
bisogno di mettere il proprio corpo in pericolo per poter sperare di vivere o
di sopravvivere. E’ difficile poterlo capire se non hai mai dovuto viverlo. Ma
la migrazione assoluta richiede esattamente questo: spogliarsi completamente
della propria identità per poter sperare di trovarne un’altra. Abbandonare
tutto, mettere il proprio corpo e quello dei tuoi figli dentro ad una barca, ad
un tir, ad un tunnel e sperare che arrivi integro al di là, in un ignoto che ti
respinge, ma di cui tu hai bisogno.
Sono questi gli uomini scalzi del 21°secolo e noi stiamo
con loro. Le loro ragioni possono essere coperte da decine di infamie, paure,
minacce, ma è incivile e disumano non ascoltarle.
La Marcia degli Uomini Scalzi parte da queste ragioni e
inizia un lungo cammino di civiltà. E’ l’inizio di un percorso di cambiamento
che chiede a tutti gli uomini e le donne del mondo globale di capire che non è
in alcun modo accettabile fermare e respingere chi è vittima di ingiustizie
militari, religiose o economiche che siano.
Non è pensabile fermare chi scappa dalle ingiustizie, al
contrario aiutarli significa lottare contro quelle ingiustizie. Dare asilo a
chi scappa dalle guerre, significa ripudiare la guerra e costruire la pace.
Dare rifugio a chi scappa dalle discriminazioni religiose, etniche o di genere, significa lottare per i diritti e le libertà di tutte e tutti.
Dare accoglienza a chi fugge dalla povertà, significa non accettare le sempre crescenti disuguaglianze economiche e promuovere una maggiore redistribuzione di ricchezze.
Dare rifugio a chi scappa dalle discriminazioni religiose, etniche o di genere, significa lottare per i diritti e le libertà di tutte e tutti.
Dare accoglienza a chi fugge dalla povertà, significa non accettare le sempre crescenti disuguaglianze economiche e promuovere una maggiore redistribuzione di ricchezze.
Venerdì 11 settembre lanciamo da Venezia la Marcia delle
Donne e degli Uomini Scalzi. In centinaia cammineremo scalzi fino al cuore
della Mostra Internazionale di Arte Cinematografica. Ma invitiamo tutti ad
organizzarne in altre città d’Italia e d’Europa.
Per chiedere con forza i primi quattro necessari
cambiamenti delle politiche migratorie europee e globali:
1. certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature
2. accoglienza degna e rispettosa per tutti
3. chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti
4. creare un vero sistema unico di asilo in Europa superando il regolamento di Dublino
1. certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature
2. accoglienza degna e rispettosa per tutti
3. chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti
4. creare un vero sistema unico di asilo in Europa superando il regolamento di Dublino
Perché la storia appartenga alle
donne e agli uomini scalzi e al nostro camminare insieme”.
L’AWMR Italia marcia insieme alle centinaia di associazioni e
movimenti che hanno risposto all’appello, aggiungendo a questi primi quattro necessari
cambiamenti delle politiche europee, altri due cambiamenti indispensabili: LA
CESSAZIONE DELLE SANZIONI CONTRO LA SIRIA E IL DISIMPEGNO DAI PIANI
IMPERIALISTI GUERRAFONDAI DEGLI USA E DELLA NATO NELLA REGIONE MEDIORIENTALE, CHE
SONO CAUSA NON SECONDARIA DELLA ATTUALE CATASTROFE UMANITARIA DI CUI I MILIONI
DI PROFUGHI E MIGRANTI SONO VITTIME.
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