Portiamo nelle piazze la parola femminista
L’8 dicembre #agitazionepermanente per la messa in sicurezza dei territori contro le grandi opere inutili e dannose e sul clima
Lo scorso 24 novembre, dopo due anni di
lotte, in 150.000 abbiamo sfilato a Roma arrivando da più di 20 città. Il 25 novembre abbiamo dato vita a una grande e partecipata assemblea nazionale dando prova
della nostra forza vitale, della nostra capacità di mobilitazione, della nostra
autonomia, della radicalità del nostro percorso politico e del radicamento del
nostro movimento nei territori.
Il cambiamento climatico si
traduce nell’aumento delle oppressioni e diseguaglianze per le quali intere
popolazioni (umane e non) sono costrette
a spostarsi trovando sofferenza, morte e confini sbarrati.
Come movimento femminista e transfemminista conosciamo bene la violenza
ambientale. Il Piano di Non Una Di Meno ha riconosciuto il biocidio e la
devastazione ambientale come una delle espressioni della violenza patriarcale
contro i corpi delle donne e delle soggettività LGBPT*QIA, degli animali non
umani, della terra.
Una violenza sistemica, che si fonda in tutti gli ambiti del vivere su
logiche di proprietà e sfruttamento del capitalismo estrattivista e del
patriarcato in cui i corpi oppressi di animali umani e non e la terra sono al
contempo “femminilizzati” e “naturalizzati”. Si sfrutta la terra per soddisfare
la crescente domanda di consumo indotta, riproducendo l’idea che lo sviluppo
corrisponda alla crescita economica. Una violenza che invisibilizza e
criminalizza le lotte per la difesa delle risorse (terra, acqua, aria,
boschi,…), per il diritto alla libertà e all’autodeterminazione sui nostri
corpi.
Non possiamo non vedere come in diverse parti del mondo si stiano
affermando governi reazionari e autoritari che promuovono politiche di dominio
sui corpi e sull’ambiente considerati risorse sfruttabili e a disposizione.
Allo stesso tempo, non possiamo non vedere come le donne e le comunità native
siano ovunque in prima fila nella resistenza contro lo sfruttamento neo-liberale
delle risorse (dalle attiviste Mapuche e Guaranì in america del sud, alle mamme
della Terra dei Fuochi a quelle NoPfas, No TAP e NO TAV,….) e nella
sperimentazione di nuove forme di autodeterminazione e autogestione dei
territori, di condivisione del lavoro di cura e di riproduzione, di un modello
di vita sostenibile e alternativo al modello capitalista antropocentrico e
androcentrico.
Stiamo vivendo una politica caratterizzata da un patriarcato fortemente
violento, razzista, sessista, transomofobo e abilista, incubatore di quella
saldatura tra la Lega, neofascisti e fondamentalisti cattolici che, nelle
amministrazioni locali e al governo del Paese, cerca agibilità politica proprio
sui nostri corpi, attraverso forme di oppressione, strumentalizzazione,
imposizione di modelli e negazione di diritti e libertà.
Portiamo nelle piazze dell’8 dicembre la radicalità di un punto di vista
femminista e transfemminista nel nostro cammino verso l’8 marzo, giornata dello
sciopero globale femminista durante la quale praticheremo forme nuove di
sciopero di genere e dai generi, dal lavoro produttivo e riproduttivo, ma anche
dai consumi e dalle grandi opere in nome dell’ecofemminismo per costruire
pratiche di alternative a questo sistema.
Le manifestazioni dell’8 dicembre rappresentano un’occasione importante
di presa di parola a partire dai nostri contenuti e di risignificazione in
chiave femminista di una mobilitazione che ci appartiene.
Una presa di parola anche nei confronti di una narrazione mediatica
mainstream che invisibilizza la radicalità dei percorsi femministi e
antirazzisti mentre esalta la cosiddetta “rivoluzione gentile” (e neoliberale)
delle donne imprenditrici torinesi a sostegno della realizzazione del TAV,
opera inutile e dannosa a cui da oltre trent’anni le comunità della Val Susa, e
non solo, si oppongono con fermezza e determinazione.
Cambiamo il sistema, non il clima!
Assemblea transterritoriale Terra Corpi Territori e Spazi urbani di Non
Una di Meno
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