Diritti per tutti
Di fronte alle politiche europee di respingimento, occorre mobilitarsi per il rispetto incondizionato dei diritti umani delle persone migranti e rifugiate.
Una “catena di primavera” di nativi e migranti in Europa per rendere visibile la solidarietà.
L'appello di Joan
Subirats, Nancy Fraser, Saskia Sassen (*)
Ecco il panorama dell’Europa democratica: un totale di 35.597
persone sono morte, dal 1993 ad oggi, nel tentativo di arrivare in Europa, per
mancanza di vie e procedure d’accesso sicure e garantite. Il Mare Nostrum si è
convertito nel Mare Mortum, il mare degli annegati. Non sono state ricollocate le
migliaia di persone che hanno passato mesi e anni in pessime condizioni negli
affollati campi di concentramento, nei paesi del sud d’Europa. Sono all’ordine
del giorno le aggressioni sessuali alle donne durante il transito e il
sequestro di molte di esse da parte delle reti di trafficanti.
L’Unione Europea che
doveva abolire le frontiere ha creato negli ultimi anni, dentro e tra i paesi che ne fanno parte, più
ostacoli del resto del mondo. Trump compreso. La nuova guardia di frontiera
europea si occupa delle frontiere interne, minando la sovranità degli Stati, e nei
paesi di origine delle persone migranti (Africa, Asia) e addestrando le proprie
forze di polizia e milizie ad ostacolare i movimenti degli sfollati a forza.
Una domanda, quanto denaro pubblico, che potrebbe essere
usato per migliorare le condizioni di vita di europei e migranti, viene
utilizzato per la costruzione di campi di detenzione/concentramento in Marocco
o Turchia?
Negli ultimi tempi, i
governi europei stanno assumendo decisamente queste politiche di respingimento
sistematico ed esclusione di immigranti e profughi. Un coagulo di interessi
economici e di mercato del lavoro contrassegnano queste decisioni, ma ciò che è
più grave è la crescente presenza delle forze
di estrema destra, neofasciste, sia nei processi di governance europea che
in consistenti settori della popolazione.
Queste forze stanno sollevando ondate di odio contro le
persone migranti e profughe, che incolpano di tutti i mali della nostra
società, la disoccupazione, i bassi salari, la crisi sociale ed economica,
l’aumento della delinquenza e del machismo. Tali forze estremiste, troppe volte supportate da forze politiche che
si autoproclamano democratiche, utilizzano quei discorsi che contribuiscono
a incrementare le ingiuste politiche migratorie esistenti, come le espulsioni
in massa e la chiusura delle frontiere che portano alla morte di decine di
migliaia di persone nelle acque del Mediterraneo, nei deserti dell’Africa e in
altri luoghi senza nome, negandogli i diritti umani fondamentali, la vita e il
diritto ad emigrare.
All'armi, son fascisti
La politica neofascista si sostiene e si alimenta della
difesa di una società gerarchica
costruita sull’individualismo, la competizione e la disuguaglianza. Di una
società autoritaria e patriarcale basata
sull’odio e l’esclusione delle persone vulnerabili, impoverite, emarginate,
diverse, migranti. Di una società nella quale coloro che sono diversi, che
subiscono e anche rifiutano la disuguaglianza e la gerarchia fra le persone –
le persone povere, migranti, precarie, donne che non si piegano, persone
ribelli in generale – vanno emarginate ed espulse.
La crescita di queste forze politiche neofasciste, e la facilità con la quale vanno procurandosi
alleanze con altri partiti e forze di destra, comincia a rendere purtroppo
possibile una strategia che, dato che le persone migranti e profughe le prime
vittime, potrebbe includere, se cresceranno ancora, entro non molto,
repressione e sottomissione di ogni altra persona estranea al sistema. Soprattutto
di coloro che a partire dalla differenza – donne, persone giovani, precarie, disoccupate,
e così via – lo rifiutano. Queste forze di destra cercheranno di emarginare il pensiero e l’azione politica e sociale che
lotta per una società di uguali nei diritti e nelle libertà, edificata su
valori e pratiche di dignità, rispetto, solidarietà, inclusione e democrazia.
È necessario invertire questo processo, lottare e mobilitarsi
a favore del rispetto incondizionato dei diritti umani delle persone migranti e
profughe. Soprattutto del loro diritto alla libertà di circolazione. Negli
ultimi mesi, in Europa si tengono manifestazioni con un solo obiettivo: la
lotta contro la repressione delle persone più vulnerabili. Tale è l’iniziativa
del 5 maggio in un gruppo di città europee che, insieme ad altre convocazioni,
specialmente in Germania (19 maggio) e Francia (25 maggio), costituiscono la “catena di primavera” dei migranti in
Europa. Si faranno prima delle elezioni
europee, per rendere visibile che sono in molti a pensare che si debba
invertire la tendenza e delegittimare l’estrema destra.
Un atto pubblico rappresentato con un abbraccio collettivo.
Un simbolo di solidarietà e ricerca di uguaglianza nel rispetto delle
differenze, contro l’imposizione di una società gerarchica, divisiva e
disuguale.
* Articolo pubblicato sulla Tribuna di El País, il 17 maggio 2019, a firma di Nancy Fraser, filosofa; Joan
Subirats, Università di Barcellona; Saskia Sassen, Columbia University.
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