La stabilità dell’Iran dipende dalla pace e dal ripudio della dittatura del "Velayat-e-Faquih"
Da quando Donald Trump
è stato eletto alla presidenza degli Stati Uniti, ci sono stati cambiamenti sensibili nelle
politiche in atto sulla scena internazionale. Quello più immediatamente percepibile è stato l’aumento delle
pulsioni guerrafondaie, l’acutizzazione delle
tensioni e il disprezzo verso leggi e convenzioni internazionali. Tali
politiche hanno reso il mondo – se possibile - meno sicuro e dato la stura a conflitti e guerre, diretti o
per procura. Le attuali condizioni rappresentano una minaccia di guerra per molte
regioni del mondo, Iran compreso.
Trump, che attualmente capeggia le forze di ultra-destra e
neofasciste, insieme ai suoi alleati nel Sud America e nel Medio Oriente, punta
dritto a interventi militari e cambiamenti di regime: l'Iran, in particolare, è uno degli scenari presenti nella sua agenda.
Ma è un dato di fatto che, sullo sfondo delle minacce
militari di Trump, i leader della Repubblica islamica dell'Iran praticamente
alimentano le tensioni con il loro atteggiamento rigido e spregiudicato. In
Medio Oriente, a causa della presenza di forze reazionarie e neofasciste come
Israele e Arabia Saudita ed i loro grandi o piccoli alleati, ma anche per responsabilità del regime
reazionario che governa il nostro paese, si è creata una situazione tale
che, per un minimo errore o una scintilla, possono divampare le fiamme di una
guerra devastante, nella quale, di sicuro, a perdere sarà soprattutto la gente
comune.
Nelle guerre moderne, che di solito si svolgono lontano
dai campi di battaglia, coinvolgendo maggiormente città, paesi e villaggi,
quella che subisce più vittime è la popolazione civile, soprattutto i bambini e
le donne. Secondo le statistiche, in queste circostanze, fino al 90% delle
vittime sono civili. I non combattenti - comprese donne e bambini - vengono
uccisi, feriti, mutilati e torturati. Sono sfollati dalle loro case e sono
privati del cibo e di altri beni di prima necessità. Inoltre, molte donne che
perdono i mariti e si trovano prive di sostegno statale, affrontano molte traversie
diventando capofamiglia, dovendo trovare un lavoro e provvedere ai figli e ai familiari
dipendenti. Accanto a tutto ciò, la migrazione di massa delle persone verso nuove
aree coinvolge ogni componente della società, vengono meno strutture sociali e
familiari, i legami tradizionali perdono il loro significato e i diritti umani
delle persone subiscono gravi violazioni.
Ciò che accadde alle donne iraniane durante la guerra Iran-Iraq del 1979 fu solo un saggio limitato delle
conseguenze catastrofiche che può avere oggi una guerra per le donne e i
bambini. Mentre il paese, come oggi, stava in grande difficoltà, le limitate
risorse economiche che avrebbero dovuto essere utilizzate per ricostruire le
infrastrutture economiche, furono dirottate sui fronti di guerra, e nelle aree
urbane e rurali la gente dovette vedersela col razionamento dei beni, i prezzi
gonfiati e gli accaparramenti. Città e villaggi furono distrutti dai continui
bombardamenti e rimasero feriti o uccisi anziani, donne e bambini. Nelle città
di frontiera, le donne furono stuprate e molte cercarono altri rifugi. Allo
stesso tempo, l'incompetenza del regime negli affari economici e la mancanza di
un piano adeguato per sostenere i rifugiati e far fronte alla povertà e alla
fame, costrinsero molte donne a prostituirsi per provvedere a sé stesse e alle
loro famiglie.
Ma le donne non sono solo vittime di guerra. Proprio per la
difficile situazione in cui vivono, sono sempre
al centro delle lotte per la pace e contro la guerra; ed è molto importante
che l'opinione e il ruolo delle donne siano tenuti in considerazione in questa
lotta. Ma sfortunatamente, nei paesi sottosviluppati con governi reazionari, ad
esse non solo non viene riconosciuto hanno alcun ruolo nelle questioni che
hanno a che fare con la pace, ma le loro opinioni sono ignorate. In Iran, le
donne, nonostante le numerose restrizioni che devono affrontare, sono rimaste
in prima linea nella lotta per la pace e la libertà insieme a quella per i
diritti umani.
Nelle ricerche condotte da molte organizzazioni e istituzioni
internazionali, è andato sempre più rivalutandosi il legame tra i diritti delle donne e la pace duratura. Ciò nonostante, i
negoziati di pace ufficiali si svolgono senza la partecipazione delle donne. Le
donne che potrebbero svolgere un ruolo attivo nella ricostruzione dell'economia
e della società civile, durante la guerra e dopo, vengono emarginate.
Al centro di molti scontri violenti nel mondo c'è la disuguaglianza, l’ingiustizia e la
deprivazione: molti governi cercano di occultare le loro crisi economiche,
politiche e sociali dietro il velo delle "oggettive condizioni di
guerra". Le "condizioni di guerra" sono state un “dono del cielo”
per i leader della Repubblica islamica, che così hanno potuto reprimere il
dissenso delle organizzazioni progressiste e dei partiti politici e far tacere
le voci che mettono al primo posto i diritti delle persone.
Di fronte alle minacce di guerra, le forze militari possono
recarsi sui campi di battaglia e scaricare ogni difficoltà sulla
"situazione di guerra" usandola come cortina di fumo, ma non possono
risolvere le basilari difficoltà politiche, sociali ed economiche, né determinare
la pace.
Il pericolo di guerra
per l'Iran potrebbe essere imminente o essere qualcosa che accadrà in futuro, ma intanto la
minaccia della guerra offre in concreto al regime
del capo religioso supremo (Velayet-e-Faquih) l’opportunità di
intensificare la repressione antipopolare e antidemocratica, usando la
"guerra e la situazione sensibile" come pretesto. Ciò determinerà una
catastrofe peggiore di quella che l'Iran sta attualmente affrontando.
Pertanto, nelle attuali circostanze, mobilitare il popolo contro queste politiche e creare campagne di pace,
sono tra i compiti più urgenti per le forze progressiste in Iran. In questa
lotta, il ruolo delle donne in quanto parte della popolazione che più soffre in
una situazione di guerra, è fondamentale e decisivo. L'Iran, a causa della
funzione antidemocratica del regime del leader religioso supremo (Velayat-e
Faghih) e del governo di estrema destra
e neofascista di Trump, sta attraversando una situazione di grande
pericolo. Spetta al popolo iraniano non solo fermare le avventure dei due
regimi che minacciano una nuova guerra nella regione, ma anche sollecitare una
campagna internazionale. Scatenare una guerra contro l'Iran, in una regione che
è già alle prese con grandi instabilità, dove le tensioni tra diversi paesi del
Medio Oriente hanno creato una situazione esplosiva, può portare a un disastro
umano e ambientale irreparabile.
La via d'uscita dall'attuale situazione catastrofica e la
creazione di stabilità dipendono da una
lotta tenace per una pace duratura e, allo stesso tempo, dal rifiuto della
dittatura religiosa in Iran. In questo percorso, solo il popolo iraniano
può determinare il proprio destino e non permettere all'imperialismo statunitense
e ai suoi alleati interni ed esterni di mettere piede in Iran.
ORGANIZZAZIONE DEMOCRATICA DELLE DONNE IRANIANE
Trad. A.D,
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