07/12/11

DONNE DI PACE IN ISRAELE



Leredità della Shoah è non rimanere indifferenti al dolore degli altri



A Lecce, Sabato 10 dicembre 2011, alle ore 19 presso Libreria Ergot in Piazzetta Falconieri (via Palmieri) la Casa delle Donne incontra  Daniela Yoel e Nava Elyashar  dell’associazione israeliana Machsom Watch.  Daniela e Nava sono in Salento per ritirare il premio Donne del Mediterraneo 2011 istituito dal Comune di Palmariggi e dall’Istituto di Culture Mediterranee della Provincia di Lecce, destinato a “Donne che vivono in zone di guerra e operano per la pace”.
Nel corso dell’incontro sarà proiettato il filmato “Qalandya”, testimonianza da un checkpoint  


Machsom Watch  è un’associazione nata in Israele nel 2001 con lo scopo di monitorare i blocchi stradali e posti di blocco militari disseminati a centinaia lungo il confine con la Cisgiordania e nella zona di Gerusalemme, per denunciare le violazioni dei diritti umani e civili compiute da parte dell’esercito e della polizia d’Israele ai danni dei palestinesi ( machsom significa infatti check point in lingua ebraica).
Armate di coraggio, le donne di Machsom Watch quotidianamente si recano in prossimità dei posti di blocco lungo le linee di confine, a ridosso del Muro di separazione, presso i famigerati tornelli presidiati dai soldati dell’IDF e osservano quel che succede: quando vedono cittadini palestinesi costretti a lunghe e ingiustificate attese, quando sono testimoni di comportamenti aggressivi, controlli degradanti e soprusi di qualsiasi tipo da parte dei soldati di turno, si interpongono con fermezza. Poi rendono pubblici i loro rapporti sulle ingiustizie e gli abusi di cui sono state testimoni.
 Le donne di Machsom Watch sono presenti anche nei tribunali per verificare se vengono rispettati i diritti dei detenuti palestinesi. Tutte le informazioni che raccolgono vengono pubblicate sul  sito www.machsomwatch.org e inviate a funzionari pubblici, rappresentanti politici, ai mass media e alle altre organizzazioni che operano in difesa dei diritti umani e civili.
 All’associazione Machsom Watch aderiscono donne israeliane di qualunque età, professione, classe sociale, tendenza politica, accomunate dall’impegno per i diritti umani e la lotta contro l’occupazione militare dei Territori Palestinesi. Grazie alla loro perseveranza e nonostante gli ostacoli (la loro azione è guardata spesso con sospetto ed astio e non di rado esse sono oggetto di insulti e minacce) nel corso degli anni la presenza di Machsom Watch è andata crescendo insieme alla sua importanza.


Nava Jenny Elyashar è  una femminista pacifista di Gerusalemme, madre di tre figli ormai adulti, ai quali si è sforzata di trasmettere la sua sacrosanta avversione per ogni forma di militarismo. Da subito ha aderito all’associazione pacifista israeliana Bat Shalom e in tempi più recenti anche ai gruppi di Machsom Watch. “Quando ho sentito parlare la prima volta dell’azione di Machsom Watch – ha detto Nava – ho pensato che dovevano essere molto temerarie e motivate quelle donne per presentarsi ai checkpoint a fare la guardia ai diritti umani dei Palestinesi.  Lo stesso nome del gruppo mi suonava piuttosto pretenzioso… Ma poi sono stata felice di vedere che mi sbagliavo …e come! “.
Nava  fa anche parte dell’Association of Women of the Mediterranean Region ed ha partecipato alle due conferenze  di questa associazione tenutesi in Italia, a Gallipoli  nel 1998 e a Monte Sole (Bo) nel 2003


Daniela Yoel è nata a Tel Aviv da genitori ebrei polacchi, giunti in Israele nel 1933 . Tutta la famiglia della madre, rimasta in Polonia, fu uccisa ad Auschwitz.  Ha frequentato a Tel Aviv le scuole elementari e medie presso strutture religiose ortodosse e ha studiato presso l’università ebraica di Gerusalemme, dove si è laureata in studi francesi e italiani. Ha tradotto in ebraico dall’italiano e dal francese diversi autori e filosofi.                                                                                                                        
Daniela così spiega perché ha deciso di aderire fin da subito, nel 2001, al gruppo di Machsom Watch: «Vado ai check point perché mi sento obbligata dalla memoria storica del mio popolo. Mi hanno insegnato a non tacere davanti ai torti fatti ad altri. Tutto il mondo taceva di fronte alla perdizione del mio popolo: adesso non posso tacere quando vedo il mio esercito, l’esercito del mio paese, che importuna i palestinesi ».
Daniela Yoel non esita  anche a testimoniare, ai gruppi di visitatori provenienti dall’Italia e dalla Francia, contro l’occupazione militare e le ingiustizie inflitte quotidianamente dalle autorità israeliane alla popolazione palestinese: «In modo che la gente non possa più dire: “Non sapevo”».


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