16/12/14

LISBONA

Il Movimento Democratico de Mulheres a congresso
Il 25 ottobre si è tenuto a Lisbona il 9° congresso dell’MDM, organizzazione storica delle donne portoghesi. Ha assistito al congresso anche una delegazione della  Federazione Democratica internazionale delle donne, alla quale l’MDM è affiliato.

Nel motto che contrassegnava il congresso – per i diritti e la dignità delle donne l’urgenza di lottare per Aprile -  il richiamo al 25 aprile di quarant’anni fa, quando una rivolta popolare mise fine al salazarismo,  la più lunga  dittatura fascista in Europa. 
Nell’agenda congressuale, i temi con i quali le donne dell’MDM si stanno confrontando oggi: la crisi del capitalismo, che è economica, sociale, politica, culturale. Le logiche perverse del monopolismo finanziario che diventano sempre più aggressive. L’ideologia neoliberista che domina questa estrema fase del capitalismo e subdolamente passa attraverso le misure di “risanamento dei bilanci”, stritola i diritti e piega le democrazie alle esigenze del profitto. La politica monetaria europea che favorisce una recessione senza fine, un processo galoppante di impoverimento e proletarizzazione della società portoghese, come degli altri paesi europei. Una crisi senza precedenti.  Non è mai stato così evidente il divario tra i più ricchi e i più poveri, dicono le donne portoghesi riunite a congresso. Non è mai stato così acuto il divario tra paesi ricchi e paesi poveri.
In questo contesto, le donne sono, come sempre, le più colpite. La crisi capitalistica infatti non è un fenomeno neutrale, né se la si guarda da un punto di vista di genere né di classe: sono le donne a pagare di più in termini di occupazione, reddito e qualità della vita. E sono le donne lavoratrici a pagare il prezzo più alto  più in assoluto.
L’obbedienza alle direttive europee pone particolarmente sotto attacco i diritti sociali e del lavoro. La de-regolazione selvaggia delle relazioni economiche internazionali apre porte pericolose ad ulteriori privatizzazioni che minacciano di  neutralizzare conquiste sociali e ambientali già acquisite ed avere un impatto irreversibile sul welfare, sulla qualità della vita, sull’assistenza sanitaria, la sicurezza alimentare, l’ambiente, i diritti delle donne.
La salute sessuale e riproduttiva, il diritto alla maternità libera e consapevole, la vigilanza costante contro i tentativi di far fallire la legge sull’aborto, confermata da un referendum popolare quattro anni fa,  sono temi che stanno a cuore alle donne portoghesi come al resto delle donne europee.
C’è poi la recrudescenza di fenomeni antichi e mai sconfitti,  la violenza sulle donne, da quella domestica al laido commercio del corpo femminile in tutte le sue forme, che oggi assumono una allarmante dimensione politica planetaria.
E infine i fantasmi sempre in agguato del fascismo, del nazismo e della guerra: sono diversi anni ormai che abbiamo la netta sensazione di muoverci all’interno di  minacciosi scenari di guerra.
Al congresso erano presenti anche rappresentanti di organizzazioni di donne di altri paesi europei - Grecia, Russia, Italia - affiliate anch’esse alla Fdim. E poi le donne di paesi africani ex coloniali - Capo Verde, Mozambico, Angola – e anche del Sahara Occidentale, con le quali l’Mdm mantiene uno rapporto speciale di cooperazione internazionale. 


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I congressi sono tradizionalmente  i momenti di confronto più alto nella vita di un’organizzazione politica: ne scandiscono il cammino e ne misurano i progressi (o le battute d’arresto) nel tempo, ne elaborano le strategie future. I congressi delle donne, in più, hanno la festosità del ritrovarsi, i colori, le risate e gli abbracci, il gusto di aggiornarsi reciprocamente sulle ultime vicende non solo della vita associativa, ma anche di quella personale e privata.
Per  l’MDM era questo il nono della sequenza di appuntamenti congressuali  e cadeva, come già detto, in coincidenza col quarantennale della rivoluzione d’Aprile.
La data del 25 aprile del ’74 resta segnata nella memoria del Portogallo, ma anche dell’Europa intera, come il giorno d’inizio della rivoluzione dei garofani rossi, quando una rivolta popolare sostenuta dalle forze armate democratiche rovesciò il regime salazarista.    
La protesta del “movimento dei capitani” contro tredici anni di guerre coloniali  in Africa, che avevano impoverito la società portoghese e seminato il malcontento fra i militari, innescò una vasta ribellione dei ceti popolari che esigevano la fine della guerra e della dittatura. Quel giorno anche tante donne portoghesi, comuniste, socialiste e democratiche,   scesero nelle strade e marciarono verso il Forte de Baxias, la famigerata prigione dov’erano detenuti gli oppositori politici al regime salazarista, che da sessant’anni si reggeva al potere  reprimendo il dissenso con la violenza della Pide, la terribile polizia politica, imprigionando gli oppositori nelle carceri interne o a Capo Verde, oppure esiliandoli.
I garofani rossi dell’Aprile divennero i fiori della speranza anche per le organizzazioni di donne antifasciste e rivoluzionarie che, come l’MDM, nella clandestinità si erano battute contro  l’oppressione e la discriminazione  e avevano disegnato il progetto di una nuova società portoghese.   
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L’MDM era infatti attivo già prima del ’74: era nato nel ‘68 come uno dei fronti della lotta rivoluzionaria dei comunisti portoghesi contro la dittatura, radicandosi nell’esperienza della lunga lotta antifascista e delle lotte femminili e femministe collegate alle lotte popolari per la pace, il diritto al voto, al lavoro, all’istruzione, alla maternità libera. Nel cammino verso l’Aprile l’MDM si distingueva fra le organizzazioni femminili democratiche come quella più strutturata grazie al lavoro già svolto nella clandestinità nel paese e nell’esilio, cosa che gli permise di assumere le dimensioni di movimento di massa non appena poté aprire le sue porte, riunirsi da ogni parte del Portogallo ed esprimere la propria parola politica non più clandestina. Quella parola soffocata dalla condizione di minorità legale ed esistenziale che il fascismo imponeva alle donne, ora poteva chiedere alla luce del sole che la neonata assemblea costituente includesse  nella nuova Costituzione portoghese la piena parità dei diritti per tutte le donne.
Con la liberazione dal salazarismo le donne conquistarono spazi mai prima consentiti, ma solo intravisti nell’utopia delle madri resistenti  alla dittatura: come Maria Lamas, scrittrice e dirigente politica che nel ’45 aveva rappresentato le donne portoghesi al congresso internazionale che diede vita alla FDIM a Parigi. Costretta a vivere la sua vita tra la clandestinità, la prigione e l’esilio, solo dopo il 25 aprile poté rientrare a Lisbona e dedicare gli ultimi anni della sua vita alla costruzione del paese nuovo, partecipando al processo rivoluzionario attraversò i territori del pubblico e del privato, del lavoro, della famiglia, della partecipazione politica, della rappresentanza sociale, della solidarietà e della pacificazione internazionale. Dopo avere iscritto l’uguaglianza delle donne nelle leggi, bisognava tradurla nella vita reale, disegnarne l’emancipazione, i diritti e la dignità fino allora negati, non ultima la possibilità di una maternità libera e consapevole, segnare un percorso di cambiamento irreversibile, anche se contrastato e, inevitabilmente, non concluso. Sessant’anni di dittatura fascista, nutrita dell’ideologia retriva e oscurantista racchiusa nel motto Deus, Patria, Familia”, non si potevano cancellare in un giorno.

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Ma fare il bilancio di quarant’anni non è un mero esercizio di verifica del prima e del dopo la rivoluzione: serve soprattutto a spiegarsi l’oggi. Il congresso vota all’unanimità una nuova Carta dei diritti della donna, che attualizza quella adottata nel lontano ’77. Nei documenti congressuali e negli interventi che si susseguono a ritmi serrati si approfondiscono i temi che le donne dell’MDM hanno elencato nella loro agenda come le urgenze del momento. “La nostra è una storia in corso, un lavoro in progresso che ogni giorno si tesse e si riconfigura”, dice Regina Marques, confermata dirigente dell’MDM insieme al nuovo consiglio nazionale dell’MDM: a quarant’anni dalla rivoluzione, le donne portoghesi si trovano di fronte all’urgenza di tornare a  lottare per l’Aprile. 
Per far vivere i diritti e continuare a costruire coscienza contro l’obnubilamento del pensiero unico dominante, è urgente, necessario, imperativo rafforzare l’azione comune delle donne a livello europeo e oltre, a livello intercontinentale.  Perché, declinate in lingue diverse, le donne vogliono le stesse libertà.

(Ada Donno)

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