Monadi in Italia
Riflessione sulle contraddizioni generate dal coronavirus e i rischi di assuefazione a una fase altalenante che la prosecuzione dell’emergenza potrebbe potenziare
di ANTONIA SANI*
Ripercorrendo
a ritroso gli ultimi quattro mesi ci rendiamo conto di quanti cambiamenti “improvvisi”
e “obbedienti” il coronavirus abbia introdotto nei nostri comportamenti
abituali.
Mentre
trasporti silenziosi di centinaia di bare nelle città del Nord Italia (Bergamo
e Brescia) nel mese di marzo componevano lugubri cortei, a Roma e a Napoli intere
famiglie, invitate dalle istituzioni a stare in casa per evitare il contagio,
si davano appuntamento dai balconi, dalle terrazze, dalle finestre, con
strumenti musicali , cori rilanciati da un appartamento all’altro , inni a voci
dispiegate, insomma una grande voglia di vivere un evento imprevisto e
stravagante, riconoscendosi tutti
“amici”, anche se normalmente non ci si conosceva all’interno del
palazzo…
La
presenza di un virus ignoto aveva creato questa assurda contraddizione. In
Italia la “reclusione” sarebbe durata almeno quaranta giorni, la cosiddetta quarantena...
I canti dei primi giorni a poco a poco si affievolivano, la gente, scomparsa
d’un tratto, sia dai balconi che dalle strade, dove era finita? I monumenti
romani immersi nel fascino della solitudine...
Cosa stava accadendo?
Tre
scenari: il balzo in prima fila del Servizio Sanitario Nazionale; la
solidarietà- generosità manifestata dalla popolazione; l’incredibile diffusione
degli strumenti tecnologici.
La
salute di colpo si dimostra il primo obiettivo da preservare, e con esso
la riscoperta del valore della Sanità pubblica, così offesa negli ultimi
decenni dall’abbaglio della Sanità privata.
La
Salute pubblica diviene in breve il punto di riferimento di messaggi, locandine,
sollecitazioni a pretendere il ruolo dello Stato, come la Costituzione
della Repubblica Italiana aveva stabilito.
E
non solo sul terreno della Salute, ma anche dell’Istruzione... Associazioni
nate con finalità diverse si incontrano per la prima volta su un sottinteso
comune.
La
concretezza di una crisi economica causata dalla chiusura inevitabile di luoghi
di lavoro aveva messo in ginocchio aziende,
lavoratori e lavoratrici. Oltre all’abnegazione del personale sanitario
rappresentato soprattutto da mamme infermiere, donne assistenti, donne mediche,
coi figlioli a casa senza poterli vedere per settimane, chine nei reparti di
terapia intensiva su un virus misterioso che portava via giovani e anziani
senza che si fosse in grado - come ora sta finalmente avvenendo - di adottare
immediatamente le cure più opportune...oltre a questo manipolo instancabile di
“eroi e eroine”, così definiti/e, ecco il manipolo di associazioni di
volontariato, in nome della solidarietà, pronte a portare pacchi di cibo
confezionato nelle proprie abitazioni al personale sanitario, alle file di
disoccupati, così come donne esperte
di cucito si mettevano di propria iniziativa alla lavorazione di mascherine
(sulle quali sarebbe poi fiorito un vero mercato mondiale, non sempre all’insegna dell’onestà….).
Ma
l’aspetto caratterizzante di questa epoca storica è, e resterà, l’enorme
diffusione della tecnologia della digitalizzazione in ambienti
dove era pressoché ignorata.
Trasferiamoci
virtualmente all’interno delle miriadi di abitazioni in cui la convivenza senza
interruzioni
è divenuta regola di vita.
Incontriamo
donne sole e uomini soli, altrettante monadi leibniziane, ben
disposte/i a una solitudine imprevista, anzi coatta, in cui poter disporre del
proprio tempo senza controlli di sorta. Un enorme foglio bianco da riempire,
oltre alle prestazioni lavorative prive di bussola.
Ne
nasce una comunicazione inedita, spesso fonte di frammentazioni, risultato di
una sete finalmente svelata di protagonismo, letture, indagini,
condivisioni e opposizioni, fantasie, l’espressione del proprio punto di vista
sulla natura del virus, “salto di specie”, uccelli, pipistrelli, entrati nei
nostri corpi…Testi interminabili dovuti alla sospensione del lavoro in ufficio
e allo spazio infinito per la manifestazione di se stessi.
Ciò
che tuttavia non cessa di sorprendere in questo contesto è il coraggio, la
spinta delle donne
emergenti
qua e là con vive aspirazioni verso cambiamenti rivoluzionari proiettati
in un futuro i cui tratti non possono, non devono essere la ripetizione del
recente passato, in una comune volontà
di
reagire agli effetti della crisi che saranno devastanti soprattutto per le
donne.
Passiamo
ad altre situazioni, in cui intere famiglie gestiscono una convivenza mostrata
in TV con colori invitanti e dialoghi amorevoli tra genitori e figli, mentre si
tace quanto avviene ( a malapena trapelante) in spazi angusti, dove le donne
subiscono violenze quotidiane dai compagni a casa dal lavoro e i bambini
onnipresenti. A Roma sono avvenuti 2 massacri di cui assai poco si è parlato
per
non scoraggiare la quarantena (un figlio sulla madre, il compagno sulla
compagna) …
Spostiamoci
ora verso l’aspetto relativo all’istruzione, che in Italia più che in
altri paesi europei, ha fruito per l’intero anno scolastico della DAD
(didattica a distanza).
Lezioni
fatte dall’insegnante a classi composte di “quadratini” sullo schermo del
computer in cui compaiono alunni e alunne da casa propria, compresa
l’insegnante. Da casa, i genitori si permettono di intervenire nel “quadratino”
del figlio. C’è chi offende l’insegnante
di cui ha seguito la lezione nel quadratino del figlio/a, chi tenta un
approccio…C’è anche chi, non avendo un solido bagaglio culturale, usufruisce
della lezione rivolta al figlio. Genitori che da casa origliano alla porta
della stanza per ascoltare l’interrogazione del figlio….
Davvero
una mescolanza inaccettabile del ruolo di genitore e di docente
che la didattica e l’organizzazione scolastica hanno tenuto sempre ben
distinti nel nostro paese.
Al
di là di questi episodi, va rilevato che la separazione fisica di alunne e
alunni, costretti nelle loro abitazioni con le mascherine per così lunghi mesi,
la chiusura di spazi comuni per le consuete celebrazioni, la mancata
partecipazione a eventi culturali e sportivi hanno esercitato su di loro una
sorta di “istintiva riappropriazione dei propri spazi”, come una sfida ad
andare contro divieti, che prima del coronavirus divieti non erano!!
Una
specifica attenzione, infine, in un particolare momento di crisi socio-economica
mondiale va dedicata a chi in questa pandemia non ha un tetto (terribile
sentire continuamente in TV “Tutti a casa”!); a chi non ha la possibilità di
possedere un computer; a chi non è in grado di esercitare la digitalizzazione.
Dai quadratini sono scomparsi di frequente alunni /e extracomunitari/e, i cui
genitori non si sapeva come rintracciare. Così non era prima del COVID-19 !
L’istruzione
è aperta a tutti, recita la nostra Costituzione, ma la DAD non la garantisce.
Qui
sta la seconda grande contraddizione creata da questo virus.
Stiamo vivendo una fase altalenante
che la prosecuzione dell’emergenza potrebbe potenziare. Il virus, pur sotto varie forme di genoma,
appare più indebolito e più curabile, almeno nei paesi europei, ma ciò che impressiona è la confusione
che regna sovrana... I luoghi di lavoro stanno riaprendo un po’ a macchia
di leopardo, ma la ripresa della vita “normale” spaventa ancor più
dell’emergenza. Si spera nel vaccino, ma i tempi variano a
seconda delle fonti d’informazione…. Intanto milioni di mascherine dai
mille geroglifici, di colpo, vengono buttati nelle strade, l’abitudine
sta – ahimè - piacevolmente consolidandosi a evitare incontri in presenza, ma a gestire gli incontri dalla propria abitazione,
eliminando spese di viaggio... Il virus ha messo l’accento su un modo nuovo di
rapportarsi. La restrizione dell’uso di
luoghi pubblici per il timore del
contagio in qualche misura persiste; durerà questo sistema comunicativo anche quando
il virus sarà debellato, con l’eliminazione di interessanti incontri in paesi
sconosciuti, contatti con tradizioni ignote, sostituiti dalla propria immagine
con alle spalle gli scaffali di libri della propria abitazione?
In vista dell’estate i problemi in
primo piano sono altri: la possibilità di riuscire a fare un po’ di vacanza! Nel contempo, ci si emoziona
volutamente rabbrividendo alla previsione di un
autunno da tregenda, con un virus rafforzato. Ma l’autunno è lontano…
Saggista, ex presidente di Women’sInternational League for Peace and Freedom - Italia
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