19/02/24

WSF 2024 Nepal / Donne verso un altro mondo possibile

AWMR Italia ha preso parte al panel su “Femminismi, movimenti delle donne e diversità verso un altro mondo possibile”, che si è tenuto il 18 febbraio a Kathmandu (Nepal), nell’ambito del World Social Forum 2024. Una riflessione in forma di dialogo fra donne provenienti da varie latitudini, sui problemi che ciascuna affronta nel proprio territorio e sulle strategie che mette in atto per risolverli, nonché sulle possibili linee guida per costruire un’agenda globale condivisa. 

Il dialogo è stato coordinato da Rosy Zuñiga (Messico), segretaria generale del Consiglio di Educazione Popolare per l’America Latina e i Caraibi (CEAAL), e Rita Freire (Brasile), componenti del Consiglio Internazionale del Forum Sociale Mondiale. Al panel hanno partecipato, oltre a Ada Donno di Awmr Italia, Ann Wright (Veterans for Peace, USA); Amanda Anderson e Dalila Calisto (Brasile); Lena Meari (Palestina); Lolita Chavez e Maria Marroquìn (Guatemala); Renu Adhikari (Nepal); Tabitha Mulyampiti (Uganda); Cheima el Ajiam (Tunisia).

Claudia Korol (Argentina) ha tratto le conclusioni del dibattito, davvero ricco e articolato. Riportiamo qui l’intervento di Ada Donno.

«Saluto tutte voi, donne del mondo, e ringrazio il World Social Forum 2024 per aver organizzato questo panel. Grazie in particolare a Rosy Zuñiga e a quante hanno partecipato al grande lavoro di coordinamento di questo panel su Femminismi, movimenti e diversità verso la costruzione di altri mondi possibili.

«Intervengo a nome dell'Associazione di Donne della Regione Mediterranea, organizzazione pacifista e femminista italiana fondata circa trent'anni fa, che opera principalmente per costruire rapporti di solidarietà con le donne del Mediterraneo ed è affiliata alla Federazione Democratica Internazionale delle Donne.

«Awmr Italia fa parte anche di una più ampia rete europea di donne, l’Assemblea femminista delle Forze progressiste, verdi e di sinistra. Inoltre, da circa un anno, facciamo parte della rete internazionale Donne per la Pace Unite contro la NATO, (che vedo qui rappresentata in questo panel anche da Ann Wright dagli USA, che saluto cordialmente). Colgo l'occasione per invitarvi a prendere visione e, se siete d'accordo, firmare la Dichiarazione di Pace che abbiamo lanciato a Bruxelles nel giugno 2023, già sottoscritta da migliaia di donne nel mondo.


«Comincio col riferirvi che, nell’ambito dell'Assemblea femminista delle forze ambientaliste e progressiste di sinistra che ho prima citato, stiamo preparando un'azione europea per il prossimo 8 marzo, che sarà contrassegnata dal motto: CONTRO LA VOSTRA ECONOMIA DI GUERRA, LA NOSTRA ECONOMIA DI CURA! E vorrei spiegare brevemente le ragioni del nostro agire: nostra intenzione è incentrare la nostra azione sul tema della difesa di quella che chiamiamo “economia della cura”, che pone in cima ad ogni valore la vita delle persone, la natura e la pace.

«Purtroppo il mondo sta correndo verso la guerra, lo vediamo ogni giorno. Ma, come diciamo da molti anni noi femministe, le guerre non “scoppiano” all'improvviso: le guerre sono lungamente preparate e precedute da segnali preoccupanti e avvertibili in ciascun paese o regione del mondo coinvolti: uno di questi è la graduale e rapida conversione delle economie verso le produzioni di guerra.

«Si comincia col sostenere, più o meno scopertamente, i piani di riarmo, dirottando gradualmente risorse statali dalle spese sociali, sanitarie e educative verso le spese per le attività militari. Questo processo è iniziato in Europa e nei paesi appartenenti alla NATO da diverso tempo, lo andiamo denunciando con forza nelle nostre assemblee femministe europee da più di un decennio.

«Allo stesso tempo, sono stati avviati processi, inizialmente occulti e poi sempre più palesi, di graduale militarizzazione delle società, restrizioni dei diritti civili e sociali, fino a quando il militarismo finirà col permeare i settori dell’educazione e dell’informazione pubblica: già i media mainstream sono impregnati di discorsi che tendono a farci accettare la guerra come qualcosa di “normale”, possibile e inevitabile. Questi sono processi di condizionamento dell’opinione pubblica che già sono sotto i nostri occhi in Europa.

«E quando la parola passa alle armi, le voci delle donne che parlano di cura del mondo non si sentono più nel frastuono bellicista… suonano perfino stonate. Tutti i discorsi di distensione, pacificazione, solidarietà internazionale fatti appena qualche decennio fa sembrano già lontani e irreali: la normalità diventa ancora una volta la guerra e i nostri diritti, quelli che credevamo acquisiti una volta per sempre, diventano invisibili.

«In questo clima di esaltazione bellicista, in molti paesi crescono elettoralmente le forze di destra, i partiti neofascisti e neonazisti riprendono fiato, sembra che ovunque la gente non capisca il precipizio verso cui stiamo andando e presti ascolto solo a chi usa un linguaggio violento e promette record, supremazie, vittorie contro nemici reali o immaginari. Nella “democratica” Europa come in altre parti nel nord del mondo, le forze neofasciste in alleanza con le forze patriarcali neoliberali promuovono la guerra e l'economia di guerra che crea, sfrutta e uccide...

«Vorrei ricordare che la pandemia di Covid negli ultimi anni ci aveva portato una grande illusione: il mondo sembrava aver finalmente capito l'importanza di mettere al centro delle attività umane la cura della vita e del pianeta. Al contrario, la gestione patriarcale e neoliberista della la pandemia si è risolta in una frenetica caccia ai profitti per le grandi aziende farmaceutiche, a detrimento dei bisogni sociali.

«Che fare? Come diciamo, bisogna rendere la cura un “paradigma politico”, che significa ripartire dal rilancio dei sistemi sanitari e educativi pubblici, spostare risorse economiche verso i bisogni sociali invece che verso il riarmo, sostenere le politiche di pace contro le scelte di guerra.

«Non possiamo parlare di progresso per le donne se non c'è pace. La pace è necessaria perché nella guerra, sia economica che militare, i diritti delle donne vengono resi invisibili. Con le guerre perdiamo diritti fondamentali come il diritto di decidere sul nostro corpo, sulla nostra maternità, sulla nostra sessualità, aumenta la femminilizzazione della povertà, le donne sono più indifese di fronte a ogni tipo di violenza sessista, alla violenza domestica, alla violenza sessuale e al femminicidio. Allo stesso modo non possiamo parlare di diritti delle donne se s’instaurano governi fascisti e se va avanti l’occupazione delle istituzioni europee da parte dell'estrema destra.

«Per tutte queste ragioni, e nonostante tutto questo, il prossimo 8 marzo ancora una volta noi europee ci dichiareremo in sciopero femminista, reclamando i nostri diritti e proclamando la nostra solidarietà alle donne del mondo che in questo momento patiscono le peggiori conseguenze della guerra, prime fra tutte le donne, le bambine e i bambini palestinesi che ogni giorno muoiono sotto le bombe a Gaza.

Grazie per la vostra attenzione». 

#WSF2024 #Kathmandu


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