17/05/13

GUATEMALA

La giustizia, condizione sostanziale della pace, è oggi un orizzonte possibile

Guatemala, 13 maggio 2013
L’Alleanza Rompere il Silenzio e l’impunità (ECAP-MTM-UNAMG), in seguito alla condanna per genocidio e crimini contro l'umanità emessa dal Tribunale nei confronti dell'ex capo di Stato de facto, José Efraín Rios Montt,  saluta con emozione la popolazione Ixil, la cui ricerca della giustizia non si è mai fermata, nonostante gli enormi ostacoli che ha dovuto superare per raggiungerla. Rivolgiamo un sentito  tributo alle migliaia di vittime del genocidio in tutto il territorio nazionale, in particolare nella regione  Ixil del nostro paese. Esprimiamo inoltre il nostro apprezzamento per l’azione dei pubblici ministeri, gli avvocati e le avvocate, le organizzazioni querelanti, i giudici e le giudici del tribunale che ha emesso la sentenza.

Questo caso costituisca un precedente in modo che non si ripetano più crimini così efferati, come quelli che sono stati comprovati attraverso le testimonianze, le varie indagini e le prove schiaccianti presentate dall’accusa. Come organizzazioni parte civile nel Caso Sepur Zarco sulla schiavitù sessuale durante il conflitto armato, esprimiamo la nostra soddisfazione per il modo in cui il governo ha raccolto le testimonianze di donne vittime di violenza sessuale e le argometazioni degli inquirenti che hanno dimostrato come questo crimine sia da considerare Genocidio. Sosteniamo le posizioni espresse dalla Corte nella sua sentenza, quando ha sottolineato che la giustizia è una condizione essenziale per la costruzione della pace. Oggi sappiamo che la giustizia è un orizzonte possibile. Ribadiamo che lo spirito delle vittime e delle organizzazioni che hanno denunciato i vari casi di violazione dei diritti umani durante il conflitto armato non è mai stato né è di vendetta. Dal nostro punto di vista, la vendetta è un'emozione che distorcerebbe il legittimo desiderio di giustizia per le vittime nella sua estensione più profonda e umana. Non potremmo mai evocare i nostri cari divorati dal terrorismo di stato attraverso azioni di vendetta, perché ciò non aiuterebbe a riscattarne la memoria. Come hanno espresso in maniera spontanea, emozionata e melodiosa, le centinaia di persone che hanno assistito a questo evento storico nell’aula della Corte Suprema di Giustizia, il 10 Maggio 2013, pochi istanti dopo aver ascoltato la sentenza: "Qui vogliamo solo essere umani, mangiare, ridere, innamorarci, vivere ... vivere, vivere la vita, NON MORIRLA ". In questo crediamo e continueremo a credere.

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