LA WILPF SI OPPONE AL TTIP!
Il Transatlantic Trade and Investment Partnership (T-TIP) è un trattato sulla liberalizzazione di commercio ed
investimenti attualmente in fase di
negoziazione - in segreto - tra l’Unione
europea e gli Stati Uniti (come l’equivalente CETA tra Canada e UE), che si
punta a stipulare entro la fine del 2014.
L'obiettivo principale dichiarato del
TTIP è rimuovere le "barriere" normative che limitano i potenziali
profitti delle imprese transnazionali
dall’una all’altra sponda dell'Atlantico.
Oltre alla deregolamentazione dei
mercati, il TTIP cerca di crearne di
nuovi attraverso l'apertura di pubblici servizi e appalti governativi alla concorrenza dalle multinazionali,
minacciando di introdurre un'ulteriore ondata di privatizzazioni in
settori chiave, come quelli della salute, cultura e istruzione.
Cosa più preoccupante di tutte, il T-TIP
mira a garantire agli investitori transnazionali
un diritto inedito a citare in giudizio i governi sovrani di fronte a tribunali
arbitrali ad hoc per eventuali perdite
di profitti derivanti da scelte politiche. Se un tribunale arbitrale conclude
che le politiche democraticamente determinate potrebbero ridurre i profitti
previsti di un investitore, un governo potrebbe essere obbligato a pagare
miliardi di danni.
Il T-TIP permetterebbe in maniera
subdola alla grande industria di neutralizzare le conquiste sociali e ambientali
e di promuovere la mera crescita quantitativa; perciò può avere impatti
irreversibili sulla nostra
vita quotidiana, in particolare sulla
nostra salute, l’alimentazione, il lavoro, la sicurezza dei prodotti,
l'ambiente, le normative sociali e sulla privacy. Potrebbe anche cambiare
radicalmente il modo in cui ci rapportiamo alle istituzioni democratiche.
LE RAGIONI DELLE DONNE CONTRO IL T-TIP
Instabilità economica e tagli ai servizi sociali colpiscono per prime le
donne. La sicurezza sociale, il welfare
e l'accesso ai servizi pubblici garantiti sono estremamente importanti per ridurre
i rischi per la salute, diminuire la povertà e garantire una vita autodeterminata
a uomini e donne. Il TTIP apre porte pericolose a ulteriori privatizzazioni che
si ripercuotono sulla pace sociale.
Sovranità e sicurezza alimentare deregolamentate, standard ambientali
annacquati. Le donne, in quanto soggetti chiave nell’organizzare la
vita quotidiana delle le famiglie, richiedono l’accesso all’acqua pulita e al
cibo sicuro. Esse costituiscono la maggioranza dei piccoli agricoltori e
assicurano l’approvvigionamento alimentare di base. Accaparramento di terre,
agro-business, estrazione di petrolio, gas e minerali, alimenti contaminati da pesticidi, ormoni e altri additivi minacciano
e inquinano terra e acqua. La biodiversità si perde attraverso il supersfruttamento delle risorse naturali.
Ineguale distribuzione degli "eventuali" benefici. Le agevolazioni
e le aperture alla concorrenza dei privati minano la sovranità dei cittadini, escludono i poveri, le
donne ed evadono il principio di precauzione che è un importante fattore di prevenzione
dei conflitti.
Una minaccia per il Sud del mondo e per la pace. Il TTIP è l'opposto di ciò che si
intende per obiettivi di sviluppo sostenibili (OSS). Le imprese europee stanno mettendo
a rischio l’agricoltura del Sud con una strategia a senso unico ed esportazioni facilitate del
settore alimentare che distruggono i
mercati locali.
Le donne hanno bisogno di un ordine commerciale alternativo che consenta:
priorità dei diritti umani, diritti
delle donne, diritti dei lavoratori, dei nativi e della tutela dell'ambiente sugli
interessi corporativi e privati; cambiamento strutturale, accesso universale
alla qualità, servizi pubblici e protezione sociale; piena trasparenza nella valutazione
e applicazione del principio di precauzione per tutelare le persone / donne dal
danno; ai paesi, regioni, comunità di regolamentare produzione, distribuzione e consumo dei propri
beni e servizi, di dare priorità ai sistemi alimentari locali e regionali e garantire la sovranità alimentare per tutti;
redditi dignitosi per i produttori e lavoratori e prezzi accessibili
per i consumatori soprattutto per
beni di prima necessità, come cibo e medicine; ai governi, parlamenti e
autorità pubbliche di avere pieno diritto di regolare i mercati finanziari e il
settore dei servizi finanziari
al fine di tutelare i diritti sociali
e welfare; sostenibilità sicura, salvaguardia del controllo democratico;
esclusione di alcuni beni comuni come
l'acqua, la salute, l'istruzione, la cultura dai negoziati sul commercio e sugli
investimenti; riconoscimento di responsabilità comuni ma differenziate ai paesi
in via di sviluppo e trattamento particolare e differenziato per i più poveri.
Il 6 ° ciclo di negoziati ha avuto
inizio a Bruxelles nel mese di luglio 2014 e si dovrebbe concludere
a dicembre. La segretezza che li
circonda contraddice il nostro diritto di cittadini/e ad essere consultati/e su
questioni che riguardano la nostra vita!