“Le bombe che sganciano i mass media sono quelle che causano le prime vittime”
Nell’intervista al settimanale online Canarias-semanal,
ANGELES DIEZ, sociologa esperta di
comunicazioni di massa, spiega perché “Guerra e mass media” sarà uno dei temi
più urgenti in discussione nella Conferenza internazionale del 6-7-8 novembre 2015 a Madrid, in cui si
costituirà il Tribunale Permanente dei
Popoli contro la guerra imperialista e la NATO
- Qual è il rapporto tra la NATO ed i mass media? Si può dire
che questi sono al servizio del potere imperialista?
- La prima cosa da notare è quale ruolo giocano i mass
media nei conflitti armati, sia nella possibilità che avvengano, sia nella loro
giustificazione. E poi, spiegare qual è il ruolo dell’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (NATO) nel mantenimento e l'espansione del potere imperiale. Si suol dire
che i media sono quarto potere. Cioè, insieme al potere legislativo, esecutivo e
giudiziario, sono un nuovo potere che, attraverso la creazione e la gestione della
opinione pubblica, generano un potere diverso. Si suole anche dire che sono meri strumenti del potere. Se partiamo da queste premesse, la conseguenza logica
sarebbe quella di pensare che a seconda di chi o che cosa controllano i media,
avremo dei media che servono l’uno o l'altro (stati, aziende, partiti politici,
l'esercito ....) e che basterebbe appropriarsi di uno o più mezzi di
comunicazione per contrastare gli effetti dei media al servizio del potere. Ma
la realtà è ben diversa. Oggi i mass
media sono la forma nella quale il
potere si manifesta. Cioè, sono una delle facce del potere, una parte
sostanziale.
Bisogna
capire che il Potere (la capacità di
imporre) non può essere esercitato solo con la violenza in quanto si tratta
di un potere su scala planetaria; in alcuni paesi (i paesi poveri) e in certi momenti
(quando si producono resistenze) si dispiega usando la violenza, la guerra o la
repressione, ma in altri (i paesi ricchi), il campo di battaglia principale
sono le coscienze. Il Potere
ha bisogno del consenso, in particolare in quelli che chiamiamo paesi
sviluppati, dai quali solitamente partono le aggressioni armate. Come una volta ha detto Noam Chomsky, la propaganda è per la democrazia ciò che il manganello è
per i sistemi totalitari.
Il consenso
si costruisce formando una opinione pubblica favorevole, acconsenta o accetti che in determinati
momenti e contro determinati "nemici" bisogna usare la violenza.
Questo
potere su scala planetaria è in realtà il capitalismo come sistema egemonico di
sfruttamento. Ma non è un'entità astratta, si espande e si riproduce sulla
base dell'esercizio della violenza da parte di coloro che hanno l'egemonia di
questo ordine sociale. In questo senso, gli Stati Uniti (e le sue corporations)
sarebbero il paese che guida la coalizione di Stati il cui obiettivo è il
mantenimento e la riproduzione del capitalismo. Perciò parliamo di
impero e imperialismo.
L'imposizione
di un ordine sociale così ingiusto, predatorio e barbaro come il capitalismo si
ottiene mediante la guerra, ed è qui che compare la NATO come struttura
militare che, dalla seconda guerra mondiale, progetta, dirige, coordina ed esegue le azioni militari
che sono necessarie in ogni momento per mantenere il potere imperiale.
I mass
media sono conglomerati di imprese la cui attività principale non necessariamente
è il campo dell'informazione e della comunicazione. Le aziende dei
media sono come le altre imprese, quelle delle armi, istituti finanziari,
energia, ecc. Queste aziende sono quella parte del potere che ricava anche
profitti, accumula capitali, con la guerra e con l'espansione dell'economia di
mercato su tutto il pianeta.
Questo
mette la NATO e i media sullo stesso livello di responsabilità nei confronti
dell'imperialismo, possiamo dire che le
bombe che sganciano i media sulle popolazioni sono quelle che causano le prime
vittime, poi ci sono quelli degli eserciti imperiali e la NATO .
- Quale ruolo giocano i mass media
quando affrontano la questione della guerra?
Abbiamo
già risposto prima a questa domanda, ma possiamo approfondire un po’ come i
media colpiscono e chi sono le loro vittime. I mass
media indirizzano i loro proiettili sulle nostre coscienze e la nostra volontà.
Preparano il terreno perché non ci siano
resistenze al dominio imperiale. Tradizionalmente si è studiato questo tipo
di performance dei media esplorando la "propaganda di guerra", ma con
la Guerra Fredda, a poco a poco, quasi
tutte le informazioni che riceviamo su altri paesi si sono convertite in
propaganda di guerra che opera sullo schema di buoni / cattivi, democratici /
dittatoriali.
Se studiamo il funzionamento dei media nei conflitti armati (e anche nella
guerra sporca, operazioni segrete e la guerra di bassa intensità), ci rendiamo
conto che prima che i media ci
"diano la notizia" già abbiamo interiorizzato un "chip" o
una "matrice", nella quale inseriamo facilmente le notizie,
assumendo senza problemi quello che i media ci raccontano su quale è il paese
"canaglia", chi è il dittatore, il nemico, il mostro, chi sono le
vittime e chi sono i colpevoli.
L’uso intensivo della propaganda di guerra si svolge in tempo di pace, ma
oggi viviamo in uno stato di guerra permanente, anche se fisicamente nel nostro
paese non lo percepiamo in questo modo. La nostra percezione, che noi viviamo
fuori dei conflitti e delle guerre, è anche essa una costruzione dei mezzi di
comunicazione.
- Che ruolo giocano o possono
giocare i mezzi di comunicazione alternativi?
I media alternativi possono giocare un ruolo chiave. Lo stesso dei
gruppi di persone e i collettivi che si sforzano di smascherare il potere
cercando di generare consapevolezza sulle cause e il significato della guerra.
I media alternativi devono muoversi in un campo di battaglia che è minato, con
regole di gioco che sono imposte, con strumenti che non controllano e obiettivi
che sono incommensurabili. Nonostante questo squilibrio, sono un elemento
chiave per affrontare il Potere dell'ordine capitalista. Lo sono dal momento
stesso in cui si rendono conto che sono al servizio della gente che resiste,
cioè, quando assumono che costruiscono un
contropotere.
Nella misura in cui i media alternativi si vedono come parte di un processo
di trasformazione radicale dell'ordine capitalistico, in quel senso svolgono un
ruolo chiave per affrontare l'imperialismo sul terreno della comunicazione.
- Quali sono i loro limiti?
Le limitazioni sono le stesse che hanno i militanti, attivisti e persone
organizzate in generale, per esempio, crederci imprescindibili, subordinare le
cause al nostro interesse individuale, trasformare i media in strumenti al
servizio dei nostri interessi o inquietudini.
Poi ci sono altri problemi come pensare che senza risorse finanziarie
non possono fare molto. Anche questo accade ai militanti. I media alternativi son soliti guardarsi allo
specchio dei mass media. Ad esempio, nel tentativo di raggiungere il grande
pubblico, diventare mass media, dare la notizia con la stessa velocità, tenere corrispondenti
ovunque, etc. Ciò sarebbe possibile solo se cambiassero i rapporti di forza e fossero
le persone comuni, i lavoratori, i movimenti sociali ad avere l'egemonia
sociale. Se queste condizioni non ci sono, la competizione con i mass media nel
disputarsi l’opinione pubblica mette fine
al loro carattere di media alternativi.
- Dal 3 ottobre e 6 novembre la NATO
ha spostato più di 30mila soldati in
alcune super- manovre, a quale scopo e
perché in Spagna?
Dal momento che lo Stato spagnolo è entrato nella struttura militare
della NATO nel 1986, è diventato un elemento chiave della politica aggressiva
ed espansionista della NATO, degli Stati Uniti ed i loro alleati europei.
Militarmente lo Stato spagnolo non contribuisce gran che alla NATO, ma
geo-strategicamente sì.
Le basi militari della penisola sono state designate come siti da cui è
possibile distribuire le forze della NATO fino in Africa, ma anche fino alla
frontiera della Russia con l'Europa. Poi c'è lo Scudo missilistico degli Stati
Uniti che sarà dispiegato nella base di Rota.
Le manovre che sono già in atto nella penisola rispondono alla strategia
della NATO di attivare una risposta rapida che consenta, se così deciso, di
dispiegare più di 35.000 soldati in una settimana. Denominate Trident Juncture
queste esercitazioni muovono forze
terrestri, aeree e marittime principalmente nel territorio della Spagna, che è
l'ospite principale.
Il governo ha autorizzato in una rinegoziazione del trattato, taciuta dai
mass media, sulla base di Morón il posizionamento permanente fino a 3.000
soldati e l’impiego immediato dei loro mezzi aerei. In precedenza, era stato
autorizzato lo stazionamento nella base di Rota di quattro cacciatorpediniere
con AEGIS, il famoso Scudo missilistico.
Gli impegni che il governo ha preso con la NATO hanno significato una
perdita di sovranità senza precedenti. Per esempio, noi siamo sede del Combined
Air Operations Center (CAOC) di Torrejón. Questa base sarà uno dei due
posti di controllo delle operazioni aeree in Europa. A Rota, nella nave
"Castiglia", ci sarà una piattaforma per il comando di operazioni
marittime e un centro di comando delle operazioni a terra.
Lo Stato spagnolo non solo inaugura con queste manovre una nuova concezione
della guerra mondo guidata dagli
Stati Uniti con il supporto alla Forza di intervento rapido della NATO, ma
supporterà anche il comando presso il Quartier Generale Terrestre di Alta
Disponibilità di Bétera.
- Che cos'è e qual è l'obiettivo del Tribunale
Permanente dei Popoli contro la guerra imperialista e la NATO?
Non è la prima volta che si tengono
Tribunali popolari per condannare socialmente e politicamente interventi
armati, nel nostro paese già si sono fatte convocazioni simili dopo la prima
guerra contro l'Iraq nel 1991, prima per denunciare il blocco all'Iraq e poi
l’occupazione.
L'idea di realizzare un Tribunale che sia permanente, che abbia continuità
nel tempo e riunisca attivisti,
organizzazioni, persone, media alternativi, ecc. parte dall’idea che oggi la
guerra, è globale e permanente. Siamo in guerra e dobbiamo fermarla.
Raccogliamo l'impostazione di Bertrand Russell in relazione alla
guerra del Vietnam, quando nella seconda sessione del Tribunale internazionale
contro i Crimini di Guerra (1967) dichiarò: "Il nostro compito è quello di
rendere all’umanità testimonianza di questi crimini terribili, e unire
l'umanità dalla parte della giustizia" (seconda sessione del Tribunale
penale internazionale, novembre 1967)
Siamo convinti che la guerra non è
una casualità, né un destino, è il risultato di un sistema economico basato
sullo sfruttamento e lo sterminio, predatorio e ingiusto, e nessuno può restare
indifferente.
Il Tribunale permanente contro la guerra imperialista e la NATO vuole
essere un osservatorio delle guerre, delle loro cause, conseguenze e
responsabilità. Sarà anche un canale per la creazione di un archivio della
memoria e della resistenza dei popoli contro la barbarie della guerra.
Comprendendo che la guerra non è solo un intervento armato, ma la
sottomissione con la forza che avviene attraverso l'economia e la politica,
ferendo il diritto di esercitare la sovranità dei popoli, il Tribunale di formare
e diffondere una condanna sociale e politica della situazione creata dagli
interventi militari.
- Nell'ambito delle giornate
che si terranno il 6,7 e 8 novembre a Madrid, una area tematica tratterà
"Guerra e mass media", che si può dire in proposito?
Con questo workshop ci poniamo diversi obiettivi. Alcuni sono a breve
termine come introdurre nella prima risoluzione del Tribunale denunce e
condanne del comportamento dei mass media. Altri obiettivi sono a lungo termine,
in queste prime sessioni faremo solo una prima riflessione e discussione,
perché, come abbiamo detto in precedenza, si tratta di creare uno spazio di
denuncia e condanna sociale della guerra che si mantenga nel tempo.
Proveremo ad analizzare i comportamenti dei mezzi di comunicazione: come
operano, come manipolano in casi specifici di conflitto armato. Denunceremo e documenteremo
le campagne di propaganda che giustificano gli interventi armati. A titolo di
esempio, la campagna che è stata scatenata con la questione dei rifugiati può
essere collegata con la necessità di giustificare un intervento militare più
aggressivo dell'Impero sul governo siriano.
Vorremmo denunciare e condannare i responsabili, le Corporations dei media ma anche i giornalisti che sostengono
e incoraggiano le guerre. Vogliamo anche denunciare e segnalare la
responsabilità degli Stati per quanto riguarda i codici etici di comunicazione,
il monopolio e l'unanimità nel trattamento della guerra (creazione di stereotipi
che generano violenza e la guerra)
Vorremmo anche per raccogliere testimonianze e denunce specifiche sulle
pratiche di manipolazione, occultamento e inganno.
(trad. Awmr Italia)
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