18/05/20

Cina e Usa di fronte all’emergenza COVID-19


La Cina, la "tigre di carta" imperialista e il Medio Oriente

“Il modello cinese è un'alternativa al capitalismo brutalmente ineguale e guerrafondaio degli Stati Uniti e al suo impresentabile capo di stato!”






«Forte all’apparenza, ma in realtà è una tigre di carta incapace di resistere al vento e alla pioggia», disse Mao Zedong dell'imperialismo USA. Da allora è piovuto molto e, parallelamente all'aumento della sua aggressività militare, gli Stati Uniti si sono trasformati in qualcosa di simile a uno stato fallito, venuto allo scoperto davanti al mondo dapprima con l'uragano Katrina (2005) e ora con il coronavirus: il paese che ospita solo il 4% della popolazione mondiale ha un terzo dei casi di Covid-19 del pianeta, con circa 88.000 morti e 36,5 milioni di disoccupati fino ad oggi.
A confronto, la Repubblica popolare cinese (RPC) si presenta come un efficace gestore della pandemia a livello nazionale - i vantaggi di un'economia pubblica e pianificata - e leader mondiale e alternativo agli Stati Uniti, che invia forniture mediche e aiuti finanziari ad almeno 100 paesi. La RPC, senza avere le enormi risorse naturali degli Stati Uniti e con una popolazione quattro volte più grande, nutre un quinto dell'umanità ed è stata ancora in grado di quadruplicare i salari reali dei suoi lavoratori negli ultimi 20-25 anni, secondo l'economista britannico Richard Wolff, nonché di sollevare 850 milioni di persone dallo stato di povertà negli ultimi decenni, secondo il plauso delle Nazioni Unite. Il modello cinese è un'alternativa al capitalismo brutalmente ineguale e guerrafondaio degli Stati Uniti e al suo impresentabile capo di stato!

Questa situazione sta dando luogo a dibattiti su un nuovo ordine mondiale e sulla possibilità che la RPC scalzi gli Stati Uniti dal ruolo egemonico che hanno ricoperto dal 1946.
Tuttavia, in Medio Oriente (MO), regione strategica per il fatto di possedere circa il 65% del petrolio e del gas del mondo ed essere vicina alle due grandi potenze, Cina e Russia, questa realtà è percepita diversamente. E cioè: non è affatto vero, come sostengono gli avversari di Donald Trump più bellicosi, che egli abbia abbandonato il Medio Oriente consegnandolo a Russia e Cina. Al contrario, il presidente ha ottenuto di:
-          Espandere il potere di Israele, dando una"soluzione finale" alla causa palestinese.
-          Mantenere l’affare della guerra contro lo Yemen.
-          Stabilire nuove sanzioni contro l'Iran, strangolandolo.
-          Aumentare il numero delle sue truppe in Arabia Saudita, Iraq e Afghanistan.
-          Collocare una ventina di basi militari in Siria e mandare il partner della NATO, la Turchia, ad occupare parte del suo territorio e, nel processo, impantanare questo stesso alleato ribelle.
-          Smantellare l'OPEC e assumere il controllo del prezzo del petrolio.
-          Militarizzare ulteriormente il Golfo Persico.
      
La posizione della Cina

La politica nazionalista guidata da Mao Zedong, che pose fine al "secolo dell'umiliazione", fu incarnata nella Teoria dei Tre Mondi, secondo cui gli Stati Uniti e l'URSS erano imperialisti e formavano il primo mondo; Europa, Giappone, Canada e Australia appartenevano al secondo, e la Cina con i paesi sottosviluppati costituivano il terzo mondo (da qui l'espressione); di conseguenza gli ultimi due avrebbero dovuto unirsi per sconfiggere il primo, con un gravissimo errore di analisi: gli Stati Uniti erano un impero in declino, quindi la Cina avrebbe dovuto reclutare il mondo contro "l'imperialismo sociale ascendente" sovietico. Henry Kissinger approfittò della divisione tra i due giganti socialisti e preparò la visita di Nixon nel 1968 in un viaggio segreto in Cina con due scopi: 1) contenere l'URSS, e 2) chiedere l’aiuto cinese per uscire dalla palude vietnamita.

Questo approccio, che esclude il concetto di "lotta di classe", riappare durante le rivolte popolari arabe nel 2011: sia la Cina che la Russia etichettano come "cospirazione" le primavere arabe, come se la lotta contro la povertà e per la libertà si fosse paralizzata in queste società per magia. Le ribellioni popolari in Egitto, Tunisia, Yemen, Iraq, Arabia Saudita e Bahrein - il quartier generale della VI flotta americana (dove i carri armati sauditi invasero il paese per reprimere le proteste di Pearl Square) - non avevano nulla a che fare con le trame degli Stati Uniti e dei loro alleati contro la Libia e la Siria.
Partendo da questo punto di vista, la RPC ha stretto alleanze strategiche con Arabia Saudita, Algeria, Egitto, Iran, Emirati Arabi Uniti, Iraq, Giordania, Kuwait, Marocco, Oman, Qatar e Turchia ed è, dal 2013, il maggiore investitore straniero nella regione con circa 123 miliardi di dollari.

I successi di Pechino sono dovuti a diversi fattori:

-          Non ha un'agenda imperiale né una storia coloniale, né proclama "scontri di civiltà" del buddismo o del confucianesimo contro l'Islam o l'ebraismo. La "guerra religiosa" si verifica piuttosto all'interno delle stesse religioni semitiche. La Cina preferisce mantenere un profilo basso e non essere coinvolta nella politica della regione.
-          Applica la regola "occhio per occhio in positivo": un atteggiamento di reciprocità e riconoscenza e, avvolto in un alone di debito morale, profondamente radicato nelle culture di questa regione e difficile da captare, intendere e decifrare dagli estranei.
-          Pone la "cooperazione tra stati" al centro della propria diplomazia, respingendo l'approccio sia di Hobbes che di Marx allo stato.
-          Proietta il suo potere, non attraverso la militarizzazione di regioni strategiche o un realismo offensivo, ma basato sull'interdipendenza economica che si riflette nell'Iniziativa "Belt and Road", la Nuova Via della Seta che cerca "sviluppo reciproco” degli stati e una crescita condivisa. Per tale più grande progetto infrastrutturale della storia, ha già stanziato circa 400 miliardi di dollari in circa 80 paesi. Negli Stati Uniti, l'industria delle armi è uno dei pilastri dell’economia: le sue esportazioni occupano il 36% della quota di un mercato in cui la Cina ha il 5,2% della quota.
-          Il fattore umano: se si confronta il presidente Xi, dalla leadership calma, seria e rispettosa, con quello di Donald Trump, si resta senza commenti.

“La Cina, il maggiore attore sulla scena della storia, non richiede un nuovo ordine mondiale, lo sta producendo alla velocità della luce”

  

Spiazzare sì, rimpiazzare no

È vero che gli Stati Uniti e l'Europa stanno vivendo la loro crisi più profonda dalla seconda guerra mondiale, ma l'aumento delle attività della Cina nella regione, vecchia compartecipe dell'antica via della seta, non significa che intende o può assumere il ruolo degli Stati Uniti. Al momento, dalla ermetica politica cinese si può dedurre che:
-          Non vuole (né può) assumere il ruolo degli Stati Uniti nel MO nonostante la regione lo rivendichi.
-          Piuttosto che acquisire la fedeltà delle élites locali, la Cina mira a ottenere il sostegno popolare, offrendo milioni di mascherine o scarpe ai bambini svantaggiati, mentre gli Stati Uniti disseminano mine antiuomo nelle terre bruciate del MO, mutilandone le gambe.
-          Non impone sanzioni economiche contro altre nazioni, né fabbrica menzogne ​​per invaderle e impadronirsi delle loro risorse e territori.
-          Non compete con nessuno, continua a procedere per inerzia. È il più grande creditore del mondo, che concede prestiti diretti e crediti commerciali per un valore di 1,5 trilioni di dollari a 150 paesi, principalmente in cambio delle loro risorse naturali.
-          Non costituisce una minaccia per gli Stati Uniti né cerca di soppiantarli, ma cerca di evitare qualsiasi scontro con la superpotenza: ha ottemperato alle sanzioni illegali di Trump contro l'Iran - essendo un "partner limitato" nell'agenda del Sud Globale della Cina - rompendo i suoi accordi con questo paese. Con disappunto di coloro che pensano che esista un "asse Cina-Iran-Russia" che tiene sotto scacco l'imperialismo, dopo che lo scorso dicembre i tre paesi hanno effettuato esercitazioni militari nel Golfo Persico, la Cina e l'Arabia Saudita le hanno proseguite da sole.
-          Non intende "intervenire" nel Medio Oriente, né stabilirvi una sfera di influenza, né crearsi nemici. Si presenta come un partner affidabile, pragmatico, rispettoso della sovranità nazionale.

-          La Cina continua a sostenere, senza fare pressioni, la formazione di uno stato dei palestinesi (mentre Israele e USAstanno già procedendo a privarli anche di una misera autonomia), e pone il veto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sull'annessione dei territori palestinesi da parte di Israele, consapevole che le risoluzioni di questo organismo funzionano solo quando avvantaggiano gli Stati Uniti. Pechino mantiene buoni rapporti con Israele, rappresentante degli Stati Uniti nella regione: oltre ad aver acquistato tecnologia militare da questi, il gruppo Shanghai International Port firmò un accordo con Tel Aviv nel 2015 per espandere il porto di Haifa, facendone un altro pezzo della sua “Collana di perle”, un insieme di porti strategici nel mondo.
-          Lo sguardo mercantile della Cina sul mondo non impedisce alle sue autorità di investire gran parte del denaro guadagnato per eliminare la povertà e il sottosviluppo nel proprio paese, invece di comprare isole o portarlo in paradisi fiscali. Secondo l'elenco di Fortune Global 500, le prime 15 società cinesi (settori energetico, bancario, delle telecomunicazioni o ferroviario) con i redditi più alti sono di proprietà pubblica, così come tutti i terreni.

La Cina nel paese delle meraviglie

Per Pechino, lo stato non è uno strumento di dominio di classe, ma un rappresentante di interessi nazionali, quindi tratta solo con i governi, indipendentemente da chi rappresentino. Quando, nel luglio 2018, il presidente Xi offrì ai leader arabi 20 miliardi di dollari di prestiti, altri 90 milioni in aiuti a Siria, Yemen, Giordania e Libano per la ricostruzione e gli sfollati, e un altro miliardo per costruire "stabilità sociale" (contenimento di rivolte popolari?), non era consapevole che almeno l'80% di questi milioni sarebbe andato direttamente nelle tasche dei loro dittatori capitalisti corrotti, misogini e senza scrupoli, mentre questo debito sarebbe stato ripagato strappando il pane dalla tavola dei più svantaggiati? Che tipo di progresso è avere un treno ad alta velocità quando gran parte della città non può nemmeno permettersi il viaggio in bus?

Il fallimento dell'errato "sviluppo sulla strada non capitalista" nelle dittature "nazionaliste" piccolo-borghesi dell'Algeria, della Libia, dell'Iraq e della Siria negli anni '70 e '80 ha dimostrato che, senza un governo socialista, sono impossibili riforme durature a favore della maggioranza dei cittadini.
La Cina non ha una politica attiva contro il militarismo NATO nel Medio Oriente. Se sta applicando il detto «Quando il tuo nemico si impicca, non distrarlo», che dire delle vite di centinaia di migliaia di persone che sono state uccise in queste guerre? Insieme alla Russia, la Cina ha votato a favore dell'embargo economico contro l'Iraq (1990-2003) che ha ucciso quasi 2 milioni di civili e non ha posto il veto all'aggressione della NATO contro la Libia.
Promuovere un culto della personalità, questa volta di Xi Jinping, e la propaganda del suo “pensiero" non solo scredita il lavoro collettivo del partito e del popolo cinese, ma crea uomini semidei e intoccabili, immuni alle critiche. E questa è un grande pericolo per i risultati impressionanti di questo popolo. Il progresso, e in particolare lo sviluppo socialista, è impossibile senza le libertà politiche, cioè la partecipazione attiva e creativa di tutti i cittadini e il loro controllo essenziale sul potere.

Stati Uniti contro Cina

Il rapporto The US National Security Strategy (2018) denuncia la Cina per «aver cercato di erodere la sicurezza e la prosperità degli Stati Uniti» e «plasmare un mondo antitetico ai valori e agli interessi degli Stati Uniti». Si riferisce ai valori rappresentati dalle menzogne ​​sull'Iraq, su Guantánamo, Abu Graib o Bajram? Donald Trump si è votato a tal punto alla politica anti-cinese che i rivali lo accusano di aver espunto la Russia dal suo programma, sebbene fosse un agente per Mosca. Sebbene agli Stati Uniti manchi un'elaborata "strategia cinese", a causa dei forti legami dell'oligarchia americana con questo paese, le loro misure di contenimento includono:
-          Aumentare il ritmo dei voli di ricognizione intorno alla Cina, parallelamente alle operazioni di "libertà di navigazione" (FONOPS), provocando Pechino.
-          Aumentare le truppe in Afghanistan e restituire potere all'estrema destra islamista talebana sui confini cinesi.
-          Imporre sanzioni al petrolio iraniano proprio quando ha firmato un accordo di vendita con la Cina per i prossimi 25 anni.
-          Firmare accordi con l'India e impedire la possibile formazione di «Chindia».
-          Insieme a Giappone, India, Australia, formare l'alleanza “el quad” (2017) per pattugliare e influenzare le acque degli oceani Indiano e Pacifico e il Mar Cinese Meridionale.
-          Sponsorizzare l'opposizione di destra a Hong Kong
-          Unificare il contenimento di Iran e Cina nel Golfo Persico, seguendo la Dottrina Obama, consapevole che la sicurezza energetica è la principale preoccupazione del gigante asiatico.
-          Accusarla di praticare la «Diplomazia della trappola del debito», per cui offre prestiti ai paesi inclusi nella sua iniziativa "Una cintura, una strada" perché assumano aziende cinesi e le rimborsino a breve termine, compromettendo pertanto la sovranità dei debitori per via dell'onere del debito: 1) Secondo Forbes (2019), negli ultimi 18 anni, la Cina ha cancellato circa 9,8 miliardi di dollari di debito dei paesi, tra cui Cuba, come principale beneficiario. E che cosa ha fatto l'Unione Europea con la sua "sorella" Grecia? Non ha condonato il debito e si è rifiutata persino di rinegoziarlo; 2) La Cina, a causa del devastante impatto economico di Covid-19, annuncia di stare studiando la cancellazione dei debiti di alcune nazioni africane, le stesse che Trump chiama paesi "di merda".
-          Accusare la Cina di «non rispettare i diritti umani» nei paesi in cui investe, senza alcuna autorità morale per farlo: in Nigeria, la compagnia petrolifera anglo-olandese Shell è stata accusata di"complicità in omicidi, stupri e torture" della popolazione nel decennio dal 1990; Shell fu anche alla base del colpo di stato del 1953 in Iran e dell'uccisione di migliaia di comunisti e nazionalisti iraniani. Per non parlare del ruolo delle compagnie statunitensi nelle guerre contro l'Iraq e l'Afghanistan. Altra cosa sarà l'opinione delle popolazioni dove opera la Cina.

Di fronte alle crescenti minacce al suo paese, Pechino prevede di difendersi "in stile cinese" e in tempi record: tra il 2012 e il 2018, ha lanciato due portaerei e entro il 2025 ce ne saranno sette e senza intenzione di circondare gli Stati Uniti nelle proprie acque. Sebbene la migliore arma cinese sia quella di essere il principale detentore sovrano del debito pubblico statunitense e, ad esempio, il primo destinatario del petrolio proveniente dalla Russia, dall'Arabia Saudita e dall'Iraq. Ha fatto in modo che gli altri attori dello scenario mondiale dipendessero da lei.
La Cina, il maggiore attore sulla scena della storia, non richiede un nuovo ordine mondiale, lo sta producendo alla velocità della luce.

* Nazanín Armanian è iraniana, residente a Barcellona dal 1983, data in cui andò via dal suo paese. Laureata in scienze politiche. Editorialista del quotidiano digitale Público.es di Madrid. Fonte: http://www.nazanin.es/ - Público.es, 17 maggio 2020
Trad. Awmr Italia

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