07/05/20

Ungheria blocca la ratifica della Convenzione di Istanbul


Una decisione che espone ancor più le donne alla violenza domestica durante l'emergenza COVID-19



Il 5 maggio 2020 il parlamento ungherese ha votato una dichiarazione nella quale si afferma che non ratificherà la Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne.
L'Ungheria fa così marcia indietro sulla Convenzione del Consiglio d'Europa per la prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, che aveva sottoscritto nel 2014. Perché essa diventasse legge nazionale occorreva la ratifica parlamentare, ma ora questa dichiarazione la blocca definitivamente.

Il governo ungherese ha ignorato in tutti questi anni le pressioni dei movimenti delle donne per la ratifica, definendo le preoccupazioni da loro espresse come «piagnistei politici».
Proteste immediate sono venute dalla società civile: la sezione ungherese di AmnestyInternational ha stigmatizzato la decisione del parlamento come «estremamente pericolosa in un momento in cui gli episodi di violenza domestica denunciati in Ungheria sono raddoppiati dall'inizio del lockdown per il COVID-19. Ciò non solo mette a rischio le donne e le ragazze, ma invia un messaggio dannoso agli autori del reato che i loro atti non saranno perseguiti.

Il governo ha accampato giustificazioni aberranti, come quelle secondo cui la Convenzione «supporta la migrazione illegale» e «prescrive pericolose ideologie di genere». In realtà il governo di Orban cerca di nascondere le proprie carenze nell’azione di contrasto alla tragedia degli abusi su donne e ragazze, testimoniate da vergognose indagini e procedimenti giudiziari senza conclusione.

«L'Ungheria deve revocare questa dichiarazione – continua Amnesty -  e ratificare con urgenza la Convenzione di Istanbul e adottare tutte le misure necessarie per proteggere sufficientemente le donne e le ragazze dalla violenza e dagli abusi domestici, in particolare nella lotta attuale contro la pandemia».

Nessun commento:

Posta un commento