25/11/21

25NOVEMBRE / SCENDIAMO IN PIAZZA E PRENDIAMO LA PAROLA


 



... per gridare, non come vittime ma come protagoniste, la nostra rabbia, la nostra voglia di autodeterminazione e la forza delle nostre pratiche politiche











Awmr Italia aderisce alle iniziative della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

Oggi più che mai, il 25 novembre non può essere assimilato ad altri eventi rituali e istituzionalizzati, né deprivato della sua valenza politica originaria di sfida che il femminismo ha lanciato alla narrazione patriarcale dominante.

La violenza maschile sulle donne - che è stata riconosciuta (dati Onu) come la prima causa di morte e di invalidità permanente per le donne in tutto il mondo - è una storia infinita che si continua a far passare come devianza di singoli, per ricondurla a un mero problema di sicurezza delle città o di ordine pubblico.

La violenza maschile sulle donne si porta dietro una storia millenaria che ha giustificato, fino a tempi recentissimi, sotto il profilo morale e giudiziario, gli uomini che l’hanno commessa e continuano a commetterla. Essa affonda le sue radici nell’arcaico diritto patriarcale che codificò l’appartenenza delle donne, insieme con la terra e i mezzi di produzione, agli uomini.

Le violenze sulle donne continuano ad essere perpetrate nella società moderna principalmente là dove si strutturano rapporti di potere e di dipendenza: all’interno dei nuclei familiari, dei luoghi di lavoro, delle crisi migratorie, dei teatri di guerra. Gli stupri di guerra sono il paradigma di ogni violenza sulle donne.

Anche se la violenza attraversa tutte le classi sociali e condizioni economiche, la dipendenza economica delle donne, la condizione di bisogno, ne costituisce un incentivo non secondario.  

Il fenomeno emerge dal sommerso e si rivela nella sua reale dimensione grazie al fatto che sempre più donne rompono il silenzio, dichiarano la propria indisponibilità a subire, elaborano le conseguenze, affrontando un percorso di cambiamento profondo che certamente richiede l’impegno delle diverse componenti della società, dai Centri Antiviolenza alle istituzioni tutte, ma che nasce e si sviluppa principalmente nei luoghi dove si elabora l’autodeterminazione delle donne.

L’interiorizzazione del ruolo subordinato assegnato alle donne nell’organizzazione sociale viene da molto lontano. C’è stato un tempo in cui le donne lo hanno subito e molte lo subiscono ancora.

Ma oggi è il tempo per le donne, dopo decenni di lotte per la decostruzione della cultura patriarcale che ha mostrato tutti i suoi limiti di unilateralità e la sua insufficienza, di affermare il ruolo che esse stesse hanno elaborato per sé, di viverlo con orgoglio e determinazione e di esplicare le nuove capacità che rendono possibile un’altra visione del mondo e della vita.

Le politiche cosiddette di “inclusione”, le quote di rappresentanza, le politiche di parità, a partire da quella salariale, sono iscritte da tempo nelle costituzioni e nelle leggi dei moderni stati democratici, grazie alle lotte condotte dai movimenti femministi nei due ultimi secoli. Ed è una vergogna che ancora oggi dobbiamo lottare per rivendicarne l’applicazione e per eliminare tutte le forme di discriminazione che già le moderne legislazioni proclamano abolite.  Ma è anche una grande ipocrisia del potere patriarcale, dei governi e dei mass media asserviti, ostentare indignazione perché non siamo abbastanza rappresentate nella politica, nei consigli d’amministrazione, nelle posizioni apicali e nei luoghi decisionali. O far mostra di contrizione per l’esclusione massiccia delle donne dal mondo del lavoro, per la percentuale crescente di donne in povertà assoluta e relativa.

È una narrazione insopportabilmente ipocrita che non vede, o finge di non vedere, che è presente nel mondo ad ogni latitudine un soggetto politico femminile che non vuole essere “incluso” nel paradigma politico esistente, né vuole essere “annesso” alle stanze del potere patriarcale dominante.

Avere donne capo di governo, ministre, magistrate, manager, donne in posizioni apicali nei grandi istituti bancari e perfino negli esecutivi di alleanze militari internazionali, senza però che alcun cambiamento sostanziale sia impresso all’ordine delle cose esistenti; senza che nulla, o quasi, cambi – se non forse in termini di maggiore operosità, solerzia, rendimento ed efficienza – nella direzione politica; senza che venga in alcun modo modificata una visione dell’economia blindata dalle leggi del profitto, della gestione privatistica delle risorse, dell’iniquo sviluppo umano, della cieca prospettiva di futuro del pianeta: è quello che ci serve?  

La nostra idea d’inclusione è inscindibilmente legata a quella di cambiamento radicale dello stato di cose presente. Ci fa rabbrividire la riproposizione degli stessi errori che vengono presentati come soluzioni all’attuale crisi sociosanitaria. C’indigna l’assuefazione alla violenza, alla discriminazione e ai soprusi, indotta da chi promette tempi migliori per dopo, quando avremo pagato anche quest’altro tributo.

Le case delle donne, gli spazi femministi diffusi in ogni territorio del nostro paese – ma non solo nel nostro paese – hanno proposto un cambio di paradigma politico che hanno chiamato “rivoluzione della cura”. Cura non solo come rimedio alla malattia, ma come differente paradigma relazionale entro cui declinare i diritti di tutte e tutti. Cura come leva per la trasformazione sociale e politica, come modo differente di abitare il mondo.

La nuova sfida è vincere l’inerzia a recepire questo necessario salto di paradigma. Se nulla sarà più come prima, dipenderà da noi, dalla nostra capacità di costruire e moltiplicare gli spazi femministi dove si elabori la nostra differente visione del mondo e la libertà di tutte di decidere delle proprie vite nel pubblico e nel privato.

Scendiamo in piazza e prendiamo la parola per gridare, non come vittime ma come protagoniste, la nostra rabbia, la nostra voglia di autodeterminazione e la forza delle nostre pratiche politiche.

25 novembre 2021

Casa delledonne di Lecce


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