In occasione del 25 Aprile pubblichiamo – riprendendolo dal sito dell’Associazione ConcettoMarchesi Gallarate – il racconto biografico di Franca Sinagra Brisca sulla partigiana messinese Anna Maria Reale, che fu attiva nella Resistenza a Roma dal 9 settembre ‘43 al 5 giugno ’44.
di Franca
Sinagra Brisca
Nulla si sapeva fino a oggi della sua partecipazione
alla Resistenza romana in uno dei momenti più tragici, dall’8 settembre ’43
alla notte fra il 4 e il 5 giugno ’44, data dell’entrata in Roma degli alleati
americani dopo lo sbarco ad Anzio (dal 22 al 31 gennaio 1944 con l’operazione
Shingle approdano circa cento mila uomini e una gran quantità di materiale
bellico). La Resistenza aveva già costituito una solida testa di ponte intorno
a Nettunia e zone limitrofe, su quel percorso la formazione partigiana “Banda
Nettunense” (nome della direzione stradale Roma-Anzio) operò un costante
attivismo anti nazifascista con azioni di sabotaggio e contrasto.
Anna
Maria Reale, all’età di 21 anni, appartenne a questa
formazione di cui fecero parte 14 componenti, con lei altre 4 donne nel ruolo
di partigiane combattenti: Alda Baldazzi romana di nascita 1920, Clelia
Ferronetti napoletana (1895), le patriote romane Liliana Carpena (1923) e Sara
De crescenzia (1909). 9 gli uomini nello
stesso ruolo: Cesare Benucci romano (1910), Carlo Casaldi (1908) nettunese,
Giulio Cesari romano (1894), Enrico D’Amico (1904) romano, Martucci Sergio
(1930) romano, Panzironi Sesto, romano (1900), Petrucchi Riziero aquilano
(1895), i romani Luigi Degni (1913) e Orlandi Fernando (1907), stando a quanto
documentato nel sito governativo partigiani zona Lazio.
Anna Maria Reale (Capo d’Orlando, ME 1922 – Roma
2003), apparteneva ad una famiglia di solido spirito democratico e di militanza
politica. Figlia di Erminia Di Lena, di una famiglia di Naso nota per
l’adesione ai principi di progresso socialista nel periodo degli inizi del
Novecento e al seguito dell’attività organizzata dall’avvocato e poi onorevole
Francesco Lo Sardo. Il padre, Giuseppe Reale di Capo d’Orlando, commerciante di
legname, si trasferì a Messina già nel 1923, dove accolse ospiti i cognati Di
Lena. Rimasta orfana della madre a sedici anni ed emigrato il padre in
Colombia, da Messina la ragazza si trasferì a Roma presso gli zii materni, che
saranno la sua nuova famiglia.
Personalità di spicco nella storia locale e nazionale,
degli zii Di Lena si ricordano Carmelo, che nel dopoguerra rivestì il ruolo di
sindaco democratico a Naso, e Ignazio che militò nell’orbita clandestina di Lo
Sardo dagli inizi del fascismo in Sicilia e poi
nella Resistenza romana, fino ad occupare ruoli apicali
nell’organizzazione del P. C. I. siciliano e nazionale del dopoguerra, infatti
dal dicembre 44, mentre lo zio Cono era entrato nel Partito d’Azione, lo zio
Ignazio Di Lena fu a capo del P.C.I. per organizzare il Direttivo regionale in Sicilia
e dopo la Liberazione dirigerà a Roma dal ‘47 l’Ufficio quadri e la scuola di
partito.
Nella
certificazione della Commissione Partigiani, Anna Maria Reale
ventunenne, fece parte dall’8 settembre1943 al 4 giugno 1944 della formazione
partigiana Banda Nettunense, che aprì la strada agli alleati dallo sbarco ad
Anzio fino all’entrata a Roma, come certifica la sua scheda di partecipazione
acquisita in data 19 agosto 1947, nel ruolo di partigiana combattente
aggregata, quindi armata. Ma la sua militanza
antifascista fu senz’altro precedente a queste date, sapendo che
l’antifascismo degli zii datava dalla loro militanza in Sicilia e poi a Roma,
che essi furono fra i combattenti nel marzo ’43 a Porta San Paolo (con Sandro
Pertini e altri antifascisti) per contrastare invano l’entrata dei nazisti a
Roma.
Lo sbarco degli americani colse di sorpresa i
tedeschi, che attueranno a Roma gli episodi noti per efferatezza e crudeltà,
mentre la situazione a Roma era divenuta insostenibile e l’avanzata alleata per
lunghi 4 mesi fu difficile fino a quei primi giorni di giugno.
I gruppi di Resistenza armata a Roma
agirono in tutta la città, vennero catturati molti partigiani e sono note le
torture inenarrabili in Via Tasso / Villa Triste: si tratta di una parte di
storia che è stata approfondita in tanti libri sulla nostra Liberazione
nazionale.
Nel periodo della occupazione tedesca certamente Anna
Maria subì, militando nella formazione
Nettunense, i tragici eventi dell’assassinio delle dieci donne in cerca di
pane, episodio significativo avvenuto il 7 aprile 1944, in prossimità del Ponte dell’Industria (conosciuto come
“Ponte di Ferro” che unisce i quartieri Ostiense e Portuense/Marconi): un
gruppo di donne insieme a ragazzi e anziani, tentarono l’assalto al mulino
Tese, per impadronirsi del pane destinato ai tedeschi. Le SS e i fascisti
italiani intervennero subito, spararono sulla folla e trascinarono dieci donne fino alla spallata del ponte dove le
fucilarono lasciandole sulla ringhiera ad esempio della loro efferatezza
per i passanti.
Certamente Anna Maria visse gli orrori della guerra:
il terrore dell’informazione sulle torture ai partigiani nella cosiddetta
“Villa Triste” / Via Tasso, del rastrellamento nel ghetto ebraico e della
strage nelle Fosse Ardeatine. Visse l’orrore di Roma città aperta e lo sbando
sociale che conosciamo raccontato in molte scritture e in notissimi film.
Sulla partecipazione delle donne alla Resistenza gli
studiosi titolano: Donne, la Resistenza
taciuta. Da una decina d’anni negli studi di genere emerge la folla delle
donne italiane resistenti a vario titolo, tanto che è stato fatto un conto che
ammonta a circa 35.000. Il motivo del lungo silenzio che ha avvolto la vicenda
anche di questa partigiana siciliana si può ricercare nell’atteggiamento dei
combattenti e delle combattenti che non
chiesero ricompense personali di alcun tipo, che avevano combattuto
generosamente per la propria e l’altrui libertà e si ritirarono nel silenzio
aperto alla partecipazione democratica degli italiani tutti.
Un secondo motivo è da ricercare nella situazione
sociologica e della mentalità di allora, di cui si ricava un quadro analitico
dalla scrittura di Fenoglio, che
descrive come in Piemonte «all’entrata in Alba sfilavano anche le garibaldine
in abiti maschili e la gente cominciò a mormorare Ahi povera Italia! E presero
a strizzar d’occhio. Ai cortei torinesi della liberazione a non sfilare sono le
garibaldine perché il partito comunista tiene ad accreditarsi come forza rispettabile.»
Le partigiane si adoperarono presso i partiti e
ottennero il voto delle donne a cominciare dalle elezioni amministrative del 2 febbraio
’45, mentre le Madri Costituenti si impegnarono sugli articoli che in tutti i
campi riguardano l’affermazione della parità di genere; partigiane furono la
prima ministra alla sanità e al lavoro Tina Anselmi e Nilde Iotti prima donna
alla presidenza della Camera.
Della vita di Anna
Maria Reale nel dopoguerra si sa che fu insegnante sempre a Roma nella
scuola pubblica, la sua pedagogia illuminata dall’enorme esperienza umana del
bene e del male, della responsabilità individuale e collettiva, della
creatività che estrinseca il buono che c’è in noi, contenuti essenziali
dell’educare ai principi della democrazia rispettando la libertà propria e
altrui con regole condivise.
Si sa da testimonianze
orali che trascorreva spesso le vacanze estive presso i parenti paterni, che la
ricordano zia molto colta, dotata di arguzia, disponibile e comunicativa. Le
belle fattezze del viso piacevole e lo sguardo affettuoso comunicano ancora
serenità dalla foto della sua tomba a Capo d’Orlando, dove è sepolta vicino ai
parenti.
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