IL PATTO MIGRATORIO APPROVATO DAL PARLAMENTO EUROPEO E LA FINE DELLA FINZIONE DELL’EUROPA COME GARANTE DEI DIRITTI
Persone, non confini: no muri no recinti! |
di Miguel Urban e Marta Mateos * www.público.es
Questo mercoledì l’UE ha posto fine alla finzione dell’Europa come garante dei diritti e paladina del rispetto del diritto internazionale umanitario. Dopo quasi quattro anni di dibattiti, il Parlamento europeo ha finalmente approvato il cosiddetto Patto su migrazione e asilo.
La grande coalizione di socialdemocratici, liberali e popolari è riuscita a
portare avanti, in extremis, una delle proposte chiave della Commissione
europea per questa legislatura. L’accordo esprime la rappresentazione più
evidente dello spostamento dell’arco politico europeo verso l’estrema destra,
determinando un’enorme vittoria per quest’ultima che è riuscita a dettare
l’agenda delle politiche migratorie all’UE e a piegarla ai suoi interessi in
una sorta di ricatto politico, chiaramente vincente.
Questa vittoria dell’estrema destra fornisce
normalizzazione e legittimità politica a quella che è, senza ombra di dubbio,
una politica utilitaristica fatta di razzismo, esclusione e violazione dei
diritti, concretizzata nella “lotta” contro i rifugiati, in ragione del
profitto elettorale assicurato dalla propaganda politica su “la caccia al
migrante” e la “necessità di proteggere le frontiere esterne”. Tanto più in un
momento politico critico quale questo, di avvio delle campagne elettorali per
le elezioni europee.
Non è un caso che la grande coalizione abbia fatto
tutto il possibile per accelerare l'approvazione di questo pacchetto di misure
legislative, anche a costo di consentire al Consiglio di approvarne alcune
parti senza che il Parlamento vi avesse avuto accesso. Ma l’approvazione di
questa legislazione era urgente. L’allineamento con gli interessi
dell’industria della difesa e della sicurezza e la politica di riduzione dei
diritti come unica via di sopravvivenza dell’UE richiedono tali politiche
antipersona e tale discorso stigmatizzante nei confronti dei rifugiati. E così,
abbiamo una legislazione caratterizzata dal riferimento ricorrente e ossessivo
alla detenzione, alle deportazioni e alla criminalizzazione dei migranti.
Tra gli elementi più lesivi c'è l'obbligo per tutti gli Stati membri di disporre di una procedura di asilo alle frontiere, il cui obiettivo è, fondamentalmente e come ha esplicitamente affermato la Commissione, "il rimpatrio rapido nel paese di origine o in un paese terzo sicuro". Si tratta di un quadro normativo in materia di asilo che lascia quindi la porta aperta all’instaurazione dell’odioso modello “Ruanda”, tanto più se si tiene conto che parallelamente alla negoziazione del patto, la Commissione europea ha “lavorato” ad accordi con paesi terzi che prevedono una voce di finanziamento multimilionario del controllo delle frontiere.
Questi
accordi sono stati concordati senza il necessario riesame parlamentare, come è
accaduto recentemente con l’Egitto, un paese che imprigiona la dissidenza
politica e mantiene la sua popolazione nella miseria, mentre fa affari con le
reti migratorie “irregolari” e con la causa Palestinese. La chiamano “alleanza
strategica” ma significa solo una cosa: esternalizzazione dei confini e
imposizione dell’agenda europea.
Oltre a trasferire la gestione delle frontiere a paesi
non democratici, più specificamente, nella nuova legislazione si aumenta e si
estende il tempo di detenzione; i richiedenti asilo non avranno accesso all’assistenza
legale gratuita; le famiglie con minori potranno essere detenute, il che
implica il rilevamento delle impronte digitali e dei dati biometrici dei minori
a partire dai 6 anni; si estendono i casi in cui le domande di asilo possono
essere respinte automaticamente; non potranno essere riconosciuti i casi in cui
una persona arriva con un trauma o ha subito abusi; non ci sarà alcun
ricollocamento obbligatorio, nemmeno nei casi di salvataggio in mare; viene
negata la possibilità di essere trasferiti in un Paese UE dove si abbia un
fratello/una sorella e quindi viene mantenuto il principio del primo Paese di
ingresso del sistema Dublino; il meccanismo di controllo dei diritti umani alla
frontiera è stato indebolito e, pertanto, non ci sarà modo di impedire
involuzioni improvvisi; esiste la possibilità che uno Stato membro opti per non
effettuare la ricollocazione e per "dare solidarietà" sotto forma di
un contributo finanziario, che può includere un contributo per la gestione
delle frontiere, ovvero muri e cavi a fisarmonica; tutte le persone che si trovino
in una situazione irregolare possono essere arrestate e trasferite alla
procedura di frontiera, il che senza dubbio aumenterà le retate di polizia
razziste.
Infine, non possiamo dimenticare che questo Patto su
migrazione e asilo è stato difeso e presentato come una delle grandi conquiste
della Presidenza spagnola dell’UE (la Spagna è uno dei grandi promotori degli
accordi di esternalizzazione) quando in realtà rappresenta la legge
migratoria più lesiva dei diritti che si ricordi nella recente storia europea.
In questo senso, è particolarmente preoccupante che nessun governo abbia alzato
la voce per fermare questa barbarie, che nessuno dei “ministri di sinistra”
abbia lanciato un ultimatum contro questo arretramento.
Restano senza risposta le denunce della società
civile, del movimento antirazzista e degli stessi migranti riguardo ai problemi
migratori su cui anche lo Stato spagnolo ha deciso di tacere e che questo patto
non solo non risolverà, ma senza dubbio peggiorerà. Problemi che vanno
acuendosi come le azioni razziste della polizia nei confronti delle persone
razzializzate, i ritardi infiniti nelle richieste di asilo, la violenza
poliziesca (con conseguenti morte e impunità) al confine meridionale, la
mancanza di protezione per le donne migranti che vogliono denunciare la violenza
sessista, il sovraffollamento e le terribili condizioni di vita dei lavoratori
migranti nelle campagne…
Nei prossimi mesi verrà effettuata un'analisi tecnica
della legislazione sull'immigrazione per vedere come attuarla in ciascuno Stato
membro. E questo non sembra un compito facile per la natura stessa di quanto
approvato: fondamentalmente un labirinto burocratico e senza senso sia per i
migranti, ma anche per coloro che devono attuarlo. Approfittiamo di questo intervallo
di tempo per continuare a denunciare questo Patto della Vergogna. Come dice Jorge Riechmann, "non abbiamo
tempo per essere pessimisti". Smettiamo di fidarci dei ministri per
risolvere i problemi e tessiamo alleanze sociali che ci permettano di sollevare
un movimento popolare che dica: Non in nostro nome! No a questo patto della
vergogna.
(Trad. AWMR Italia)
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