08/07/24

Washington DC / “Espansionismo e guerre sono la vera natura della NATO globale”

In apertura del contro-vertice “No NATO – Yes Peace”, che ha riunito nella capitale Usa, il 6 e 7 luglio 2024, migliaia di attiviste e attivisti pacifisti provenienti da ogni parte del mondo, la parlamentare tedesca di origine curda, Sevim Dagdelen*, ha pronunciato un “J’accuse” puntuale e coraggioso nei confronti della vera natura aggressiva e bellicista dell’Alleanza Atlantica.

Sevim Dagdelen (Washington DC, 6-7 luglio 2024)

Giusto in tempo per il suo 75° anniversario, la NATO ha gettato la maschera. E il vertice della NATO dei prossimi giorni a Washington è un momento particolarmente illuminante in questo smascheramento. La storia dell'Illuminismo ci insegna a non prendere mai per oro colato l'immagine che una persona o un'organizzazione dà di sé. Lo stesso vale per le prime fonti delle idee illuministiche nell’antica Grecia. I greci già ebbero questa intuizione. Sopra il Tempio di Apollo era incisa la massima: conosci te stesso!

Se prendiamo questa ingiunzione non alla leggera, come un gentile promemoria dei limiti del pensiero umano, ma anche nel senso su cui insisteva il filosofo presocratico greco Eraclito – cioè che “spetta a tutti gli uomini conoscere se stessi e pensare bene” – allora dobbiamo considerare la conoscenza di sé come qualità umana essenziale, che forse dovrebbe applicarsi anche alle nostre organizzazioni.

Con la NATO, invece, sembra che avvenga esattamente il contrario. Per la NATO, la negazione della sua vera natura fa parte dell’essenza dell’organizzazione. O, per dirla in altro modo, l’identificazione quasi totale con l’immagine di sé fa parte dell’essenza dell’alleanza militare. È ancora più sorprendente, quindi, che i media occidentali si accontentino così spesso di restituire al pubblico migliaia di iterazioni di questa immagine di sé, senza fare domande e senza fermarsi a considerare se l’immagine rappresenta adeguatamente la realtà.

In effetti, 75 anni di NATO equivalgono a 75 anni di negazione, anche se con una drammatica espansione di scala e portata negli ultimi anni.

Ciò è dovuto in parte al fatto che i tre grandi miti della NATO stanno ormai tramontando.

Il primo è il mito centrale di una NATO organizzata come una comunità di difesa impegnata nel rispetto del diritto internazionale: una NATO che è una comunità di stati costituzionali che sostengono la legge e consentono al diritto internazionale di governare le sue azioni, come se esistesse per nessun altro scopo se non quello di difendere il territorio dei suoi membri.

Ma se interroghiamo le reali politiche della NATO, cosa troviamo?


Nel 1999 la stessa NATO ha condotto una guerra di aggressione, in violazione del diritto internazionale, contro la Repubblica Federale di Jugoslavia. Tra i crimini di guerra della NATO figurano il bombardamento di una stazione televisiva a Belgrado e un bombardamento “accidentale” dell'ambasciata cinese che uccise tre giornalisti cinesi.

Nel 2011 la NATO attaccò la Libia. Abusò di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per combattere una guerra per il cambio di regime, uno dei risultati del quale è stato che parte del paese è finita sotto il dominio degli islamisti: la Libia nel suo complesso piombò in uno stato di spaventosa miseria e subì perfino il ritorno della schiavitù.

In Afghanistan, la NATO si è impegnata a partire dal 2003 in una guerra lontana dal territorio dell’Alleanza, per poi cedere il potere, 20 anni dopo, ai Talebani – il cui rovesciamento era stato l’obiettivo dichiarato dell’invasione. La guerra ventennale in Afghanistan è stata segnata da numerosi crimini di guerra – come l’attacco aereo americano dell’ottobre 20 contro un ospedale di Medici Senza Frontiere a Kunduz – che, inutile dirlo, sono rimasti impuniti.

La NATO ha adottato il motto dei moschettieri: tutti per uno e uno per tutti. Ciò significa in pratica che anche le azioni dei singoli membri della NATO devono essere attribuite all'organizzazione stessa. La Brown University calcola un numero di vittime delle guerre statunitensi in Medio Oriente solo negli ultimi venti anni fino a 4,5 milioni di persone: guerre, come quella in Iraq, basate su menzogne ​​e che non erano altro che gravi violazioni del diritto internazionale.

L'immagine che la NATO ha di sé come comunità di difesa nel rispetto del diritto internazionale semplicemente non corrisponde alla realtà. Dobbiamo piuttosto trarre la conclusione opposta. La NATO è una comunità di illegalità e di violazioni del diritto internazionale che, separatamente o come organizzazione nel complesso, conducono guerre di aggressione su base politicamente opportunistica.

Un secondo mito, forse quello più insistentemente impresso nell’opinione pubblica, è quello della NATO come comunità di democrazie fondata sullo stato di diritto. Ma se esaminiamo con attenzione il passato, questa lusinghiera autopresentazione viene immediatamente sgonfiata da un record brutto e vergognoso. Fino al 1974, il Portogallo, membro fondatore della NATO, era governato da una dittatura fascista che conduceva guerre coloniali intrise di sangue in Angola e Mozambico. Coloro che resistettero furono portati nei campi di concentramento come Tarrafal a Capo Verde, dove molti angolani e guineani furono torturati a morte. Come il Portogallo fascista, anche la Grecia e la Turchia erano entrambe membri della NATO all’indomani dei rispettivi colpi di stato militari.

La stessa NATO, come ormai sappiamo, orchestrò l’Operazione Gladio, un’organizzazione clandestina da attivare ogni qualvolta le maggioranze democratiche avessero minacciato di votare contro la NATO. In Italia, ad esempio, gli attentati terroristici furono attributi a gruppi di estrema sinistra per screditare il Partito Comunista Italiano nei suoi tentativi di andare al governo.

Si potrebbe obiettare che stiamo parlando di un'epoca passata e che la NATO è oggi chiamata in causa nella lotta globale delle democrazie contro le autocrazie. Ma anche su questo punto, ogni osservatore serio deve concludere che qualcosa non va in quest'immagine che l'Alleanza del 21° secolo dà di sé.

Prendiamo la Turchia della presidenza Erdoğan. Ha ripetutamente condotto guerre illegali contro Iraq e Siria, ha sostenuto gruppi terroristici islamici in Siria e, secondo la valutazione del governo tedesco nel 2016, è un trampolino di lancio per gli islamisti: eppure la Turchia è sempre stata e rimane fino ad oggi un apprezzato membro della NATO.

Accordi di sicurezza bilaterali, come quelli stipulati con la Spagna franchista, sono ora in vigore con l’Arabia Saudita e il Qatar, anche nella piena consapevolezza che questi stati sono dichiaratamente antidemocratici. Chiaramente, l’unico criterio significativo per trattare con l’Alleanza è il vantaggio geopolitico. La NATO non è né una comunità di democrazie, né sussiste per difendere la democrazia.

Terzo mito: la NATO afferma oggi di salvaguardare i diritti umani. Anche se dovessimo trascurare il modo in cui le azioni della NATO calpestano milioni di volte i diritti al lavoro, alla salute e ad un alloggio adeguato – in un contesto di povertà crescente e di storica redistribuzione verso l’alto della ricchezza a livello nazionale – un’immagine così autoreferenziale non resisterebbe alla luce di un esame accurato sul piano internazionale.

Mentre discutiamo qui, i prigionieri catturati nella cosiddetta “Guerra Globale al Terrore” degli Stati Uniti languiscono ancora a Guantánamo, dove sono tenuti senza processo da quasi un quarto di secolo. Questa è la realtà dei “diritti umani” nello stato leader della NATO. Quando si tratta di libertà di opinione e di stampa, gli Stati Uniti, sostenuti dai loro ausiliari della NATO, hanno voluto dare una punizione esemplare a Julian Assange tormentandolo per 14 anni. Il suo unico crimine è stato quello di aver rivelato al pubblico i crimini di guerra statunitensi. Contro di lui è stata perciò lanciata una campagna diffamatoria, mentre Hillary Clinton e Mike Pompeo hanno apertamente preso in considerazione il suo assassinio. E questo è solo un pezzo del reale rapporto della NATO con i diritti umani.

Sono entusiasta di poter dire finalmente che Julian Assange è ora un uomo libero e che non è stato sconfitto. La campagna internazionale per Assange, compresi tutti i colloqui confidenziali e simili, alla fine hanno avuto successo. Ma dobbiamo anche renderci conto che la lotta per la libertà di Julian Assange era parte della lotta per la libertà in quanto tale. E che questa lotta continua qui oggi, nel cuore stesso del sistema NATO.

Data la densità della propaganda, dato il modo instancabile con cui si continua a celebrare la mitologia della NATO, giorno dopo giorno, è quasi un miracolo che non solo il sostegno alla NATO si stia sgretolando in tutto il mondo, ma che siano proprio i paesi più esposti alla sua propaganda quelli sempre più scettici nei confronti di questo patto militare.

Negli Stati Uniti, il consenso dell’opinione pubblica alla NATO è andato costantemente diminuendo negli ultimi anni, mentre in Germania la maggioranza sta mettendo in discussione il principio della difesa di ciascun membro: cioè, non si è più disposti a impegnarsi per l’articolo 5 del Trattato Nord Atlantico. Perché? Perché la gente comincia ad avere dubbi sulla NATO nonostante l’assalto della propaganda?

La risposta è abbastanza semplice: la NATO stessa è la causa di questa crisi, e la gente lo percepisce.

Mentre i suoi difensori parlano dell’Alleanza come se fosse eterna, l’escalation da essa impressa in Ucraina e all’espansione in Asia sta superando le stesse capacità dell’Alleanza. Proprio come la maggior parte degli imperi, la NATO sta cadendo in una trappola autoprodotta di sovra-esposizione. In questo senso, la NATO è un fossile politico, impreparato a imparare dalla sconfitta dell’Impero tedesco nella Prima Guerra Mondiale e sembra ripetere i grossolani errori di calcolo della Germania del Kaiser, questa vota su scala globale.

L’Impero tedesco credeva di poter condurre una guerra su due fronti. Oggi, all’interno della NATO, sta guadagnando terreno una convinzione simile secondo cui essa non deve solo confrontarsi con Russia e Cina, ma che deve anche impegnarsi in Medio Oriente. Questa è una rivendicazione di egemonia globale attualmente in fase di formulazione. Che arroganza! Evidentemente la NATO si propone di condurre una guerra su tre fronti. Ma se lo facesse, la sua sconfitta sarebbe certa fin dall’inizio.

 Detto questo, è logico che per il vertice NATO di questa settimana (a Washington, ndt) siano previste tre riunioni particolari. La prima è una sessione di lavoro dedicata all'ulteriore accelerazione del riarmo dell'Alleanza. Il Consiglio NATO-Ucraina è il punto successivo all'ordine del giorno. Si tratta di discutere su come aumentare i generosi trasferimenti finanziari e gli impegni della NATO in Ucraina, con un aumento delle consegne di armi e l’eventuale adesione dell’Ucraina alla NATO. Il terzo appuntamento sarà la sessione con i partner AP4, ovvero Asia-Pacifico-Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Corea del Sud, e quindi un incontro con i leader dell’UE.

 Settantacinque anni dopo la sua fondazione, la NATO spingerà per un’ulteriore belligeranza in Ucraina ed espansione in Asia. L’intenzione è quella di promuovere la presenza NATO in Asia e di mettere in atto lì la strategia che ritiene di aver già implementato con successo contro la Russia.

 Per il momento, l’attenzione principale nel Pacifico non è sull’adesione diretta dei paesi asiatici alla NATO, ma piuttosto sull’espansione della sfera di influenza della NATO attraverso accordi di sicurezza bilaterali – e non solo con l’AP4, ma anche con Filippine, Taiwan e Singapore.

 Proprio come l’Ucraina è stata elevata a stato di prima linea contro la Russia, così la NATO spera di trasformare paesi asiatici come le Filippine in stati sfidanti nei confronti della Cina. L’obiettivo iniziale è quello di impegnarsi in una fredda guerra per procura, ma allo stesso tempo di prepararsi per una guerra calda per procura degli Stati Uniti e della NATO in Asia.

 E proprio come l’allargamento della NATO è stato perseguito in base al principio della “rana bollente” nei confronti della Russia, e l’allargamento procede in modo graduale per non destare troppi sospetti da parte della Russia, la politica di contenimento della Cina ora consiste nell’allineare gli stati uno per uno in una falange pronta alla guerra. L'obiettivo è, come sempre, quello di evitare di doversi esporre direttamente in una guerra del genere, ma di accedere alle risorse degli alleati per condurre queste guerre dapprima fredde e poi calde. A questi sviluppi si affianca la guerra economica, che ora viene diretta anche contro la Cina e il cui peso principale è a carico delle economie degli Stati clienti degli Stati Uniti.

 Gli Stati Uniti e la NATO stanno infatti perseguendo un metodo di guerra che fu delineato dall’antico stratega militare cinese Sun Tzu, il quale suggerì che il tipo di guerra che uno stato dovrebbe preferire è quello che non impiega le proprie risorse.

 Il problema per gli strateghi della NATO, ora, non è solo la loro volontà di mettere fuoco al mondo intero, ma anche il rischio determinato dalle loro stesse pretese globali di favorire alleanze tra quegli stati che rifiutano la NATO. In effetti, la politica espansiva della NATO ha favorito l’ascesa dei paesi BRICS che rappresentano per molti stati una via per proteggere la propria sovranità.

Paradossalmente, quindi, se oggi esistono forze che spingono in direzione di un mondo multipolare, ciò è dovuto proprio all’espansionismo degli Stati Uniti e dei loro alleati NATO. Anche stati come l’India e il Vietnam si rifiutano di sottomettersi alla strategia della NATO.

E con il suo sostegno incondizionato al governo di estrema destra di Benjamin Netanyahu, la NATO sta perdendo ogni legittimità morale nel Sud del mondo, poiché è considerata complice dei crimini di guerra israeliani.

Come già accennato, in Occidente il sostegno dell’opinione pubblica a una NATO impegnata nell’escalation e nell’espansione si sta sgretolando. In Germania il 55% dei cittadini rifiuta l'adesione dell'Ucraina alla NATO. La maggioranza è contraria alla fornitura di armi all’Ucraina e desidera un cessate il fuoco immediato. Negli Stati Uniti gli aiuti finanziari all’Ucraina, pari finora a 200 miliardi di dollari, sono diventati estremamente impopolari. Un numero crescente di persone vuole fermare il flusso di denaro verso il sistema di Kiev che non solo è corrotto, ma celebra anche il culto di stato del collaborazionista nazista Stepan Bandera.

 I miti della NATO stanno perdendo il loro lustro. Le strategie dell'Alleanza stanno soccombendo alla loro stessa sovra-estensione imperiale. Ciò di cui abbiamo bisogno ora è la fine immediata delle consegne di armi all’Ucraina e, finalmente, un cessate il fuoco nel paese. Coloro che cercano la pace e la sicurezza per le proprie popolazioni devono fermare la politica aggressiva di espansione in Asia.

In definitiva, la lotta contro la NATO è una lotta per la propria sovranità. In quanto alleanza di stati clienti, l’Europa rischia di crollare. Un’emancipazione come quella vista in America Latina deve ancora materializzarsi. Un primo passo sarebbe quello di smettere di lasciarci prendere in giro da un’alleanza militare che finanzia la sua strategia aggressiva attraverso una guerra sociale condotta dai suoi stessi governi costitutivi contro le proprie popolazioni.

(Trad. AWMR Italia)

*Sevim Dağdelen, già europarlamentare del gruppo GUE/NGL a Bruxelles, è stata eletta al Bundestag tedesco per il Partito della Sinistra (die Linke) e nell'ottobre 2023 è passata al Bündnis Sahra Wagenknecht.

https://worldbeyondwar.org/german-parliamentarian-in-washington-says-no-to-nato-yes-to-peace/ 

 





 

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