27/01/17

AUSCHWITZ IERI E OGGI / REMOTO PRESENTE

OLOCAUSTO IERI OGGI




In occasione della Giornata della memoria, nella collana Documenti e Reportage delle Edizioni il Raggio Verde ( https://www.facebook.com/ilraggioverdeinebook/ ) esce il nuovo ebook 
Auschwitz ieri oggi/remoto presente. Foto di Ines Facchin e Roberto Scialanga . 
Interventi di Giovanni Bruno, Ada Donno e Maurizio Nocera.
L'ebook è acquistabile sulla piattaforma: www.bookrepublic.it
https://www.bookrepublic.it/book/9788899679156-auschwitz/?tl=1

di Ada Donno

Esistono profonde ragioni ideali ed etiche che hanno motivato e tuttora motivano la trasmissione di memoria delle vicende racchiuse nella parola Olocausto, e presiedono alla ri-narrazione rituale di esse, ad una data annualmente condivisa perché significativa e simbolica. Serbare la memoria, ce lo ripetiamo, aiuta a comprendere la storia e i suoi percorsi difficili. Compiere il viaggio a  Oswiecim, almeno una volta nella vita, per visitare il museo di Auschwitz-Birkenau, ci aiuta a dire che ci assumiamo la nostra quota di responsabilità degli orrori e le atrocità, come un fardello di dolore che ci è stato lasciato in eredità e che vogliamo custodire ancora nel nuovo secolo, anche se al tempo dei campi nazisti non eravamo neppure nati. In quanto donne e uomini di questo paese, di questo continente, di questo pianeta. E’ un antidoto contro la dimenticanza, perché è rimasto com’era  negli ultimi giorni della “soluzione finale della questione ebraica”, perché i suoi costruttori non fecero in tempo a seppellirlo, come avevano fatto  con gli altri centri  d’internamento e sterminio disseminati in Europa.
Nella lettura della letteratura (vasta) sull’Olocausto, due domande mi ritornano sempre con inquietudine.
La prima riguarda la complessità e l’efficienza “scientifica”, l’impiego di tale quantità di tecnici e di specialisti nel sistema di annientamento delle persone “indesiderate” che la paranoica dottrina nazista aveva stabilito di eliminare: gli ebrei, i comunisti e tutti gli altri oppositori politici, gruppi etnici come i rom e i sinti, gruppi religiosi come testimoni di Geova e pentecostali, gli omosessuali, i disabili mentali e i portatori di handicap.

18/01/17

USA / NO PASARAN



20 gennaio di mobilitazione



DIMOSTRAZIONI DI PROTESTA sono preannunciate negli Stati Uniti il 20 gennaio 2017, giorno d'insediamento della presidenza Trump e il suo governo, in risposta all'attacco violento preannunciato dalla nuova amministrazione nei confronti di migranti, donne, persone LGBTQ e di colore, sindacati e l'intera classe lavoratrice. "Ora più mai - si legge nell'appello lanciato dai promotori della mobilitazione - c'è bisogno di una resistenza di massa per bloccare l'agenda Trump fatta di razzismo, sessismo, xenofobia, bigottismo, tagli alla spesa pubblica e guerra. Con il capitalismo in un vicolo cieco, questa agenda può essere una ricetta per il fascismo".

"Mentre sia il Partito Democratico che quello Repubblicano ci vanno dicendo che bisogna accettare i risultati delle elezioni e cercare di "lavorare con" il neo-eletto Trump, noi rifiutiamo totalmente di accettare questo razzista miliardario come leader di questo paese. Trump non ha soluzioni per i problemi reali che devono affrontare milioni di lavoratori nel mondo. Il capitalismo, l'imperialismo e la repressione razzista contro le nostre comunità sono il vero problema. Noi, i milioni di persone pronte a reagire direttamente agli attacchi, siamo la soluzione. Bisogna far capire che il vero potere è nella mobilitazione dei lavoratori e degli oppressi, non nella Casa Bianca, né nel Pentagono".

"Il 20 gennaio mostriamo che un altro mondo è possibile. C'è un'alternativa al terrore razzista e all'oppressione sessista, all'omofobia e transfobia, alla xenofobia e il bigottismo. C'è un'alternativa al capitalismo e al fascismo".

16/01/17

Roma 21 gennaio

Donne per i diritti umani



Anche a Roma, come in altre capitali europee, sabato 21 gennaio 2017 alle ore 11, in piazza della Rotonda di fronte al Pantheon, si terrà una manifestazione in contemporanea con Women's March on Washington, convocata negli Usa "per inviare alla nuova amministrazione nel suo primo giorno in carica, e al mondo intero, il messaggio forte e chiaro che i diritti delle donne sono diritti umani e che difendere i diritti dei più emarginati tra di noi è difendere tutti/e noi".
Le organizzatrici sottolineano che si tratta di una marcia inclusiva, aperta alla partecipazione di tutti coloro che condividono "le preoccupazioni e i timori suscitati dalla violenta retorica della recente campagna elettorale, in cui sono stati offesi, demonizzati, minacciati donne, immigrati di ogni condizione, appartenenti a diverse fedi religiose, ma in particolare musulmani, persone che si identificano come LGBTQ, nativi e popolazioni indigene, neri e di colore, disabili, ceti impoveriti e vittime di diverse forme di violenza".
L'intento è di mostrare al mondo che la presenza di quelli che difendono e sostengono i diritti delle donne e i diritti umani "è così numerosa da non poter essere ignorata".

"The Women’s March will send a bold message to our new administration on their first day in office, and to the world, that women's rights are human rights. We stand together, recognizing that defending the most marginalized among us is defending all of us.
This is an INCLUSIVE march, and EVERYONE who supports the march's goals are welcome to join this peaceful gathering! We will gather in Rome at 11:00am on Saturday, January 21st in front of the Pantheon!"

14/01/17

Honduras / diritti umani

La voce di Berta Cáceres è diventata la voce di milioni


(Honduras, dicembre 2016)**

Ho parlato con Berta Cáceres il giorno in cui è stata uccisa. Non avrei mai immaginato che alla fine dello stesso anno mi sarei trovata in una manifestazione insieme a quasi mille donne in Honduras che chiedono giustizia per la sua uccisione.
Quel giorno avevamo parlato di un workshop che stavamo facendo insieme sulla salute collettiva e il potere.   L'ultima cosa che mi ha detto è stata: "Fai attenzione,   compita!". Lei chiamava alcune di noi compita o compa, abbreviazione di compañera, un termine politico che usiamo per "compagna di lotta". Non le importava per chi lavoravi o da dove venivi. Quando lei diceva: "Questa è una compa compa", significava "Questa persona è una di noi, un’alleata".
A volte, posso ancora sentire la sua voce e sembra un sogno questa realtà che lei se ne sia andata per sempre.
Nove mesi sono già passati da quando è stata assassinata, e ormai tutto il mondo sa di Berta Cáceres. Così come sappiamo che  Le sorelle Mirabal   hanno combattuto contro il regime controllato da un dittatore crudele, Rafael Trujillo, nella Repubblica Dominicana, e furono uccise per ordine del governo il 25 novembre 1960. Questo è il motivo per cui si commemora questa data ogni anno in tutto il mondo come Giornata internazionale per l'eliminazione di violenza contro le donne.
Berta era una femminista straordinaria, attivista ambientale e leader indigena tra la popolazione Lenca in Honduras. Era un’organizzatrice brillante e una stratega, un’educatrice ferma e stimolante, e una vera internacionalista.

09/01/17

USA/21 gennaio

Marcia delle donne a Washington DC

Una Women's March on Washington avrà luogo il 21 gennaio 2017, giorno successivo all'insediamento ufficiale di Donald Trump alla presidenza degli Usa. Si prevede che sarà la più massiccia delle marce di donne, ovviamente aperte alla partecipazione di tutti, convocate per la stessa giornata in altre città americane e, per solidarietà, in altri paesi del mondo. 
Marce di "sorellanza" con le donne americane sono previste a Parigi, Dublino, Vienna, Stoccolma, Amsterdam, Ginevra. Altre se ne annunciano in Iraq, Corea del Sud, Giappone, Israele e America Latina

Obiettivo della marcia, dicono le organizzatrici, è di "inviare alla nuova amministrazione Usa nel suo primo giorno di operatività, e al mondo intero, il messaggio forte e chiaro che i diritti delle donne sono diritti umani. Vogliamo dire chiaramente a questo paese a livello nazionale e locale che non ce ne staremo zitte e non permetteremo a nessuno di far arretrare i diritti per i quali abbiamo ovunque combattuto e lottato"
"La marcia non vuole essere specificatamente una protesta contro Trump, ma qualche cosa di più ampio e significativo che riguarda i diritti delle donne più in generale. E' nostra intenzione manifestare per la democrazia e la diversità". 
"Questa marcia vuole essere il primo passo in direzione della l'unificazione delle nostre comunità di appartenenza, fondata su nuove relazioni, per creare il cambiamento dalla base. Non ci fermeremo finché le donne non otterranno parità ed equità a tutti i livelli decisionali della società. Noi operiamo pacificamente mentre riconosciamo che non c'è vera pace senza giustizia ed uguaglianza per tutti". 

07/01/17

USA/Codepink

 CHIUDERE GUANTANAMO, STOP ALLE TORTURE!


Il 6 gennaio 2017 CODEPINK Donne per la pace ha manifestato davanti alla Casa Bianca chiedendo ad Obama di compiere, prima della scadenza del suo mandato e dell'insediamento del nuovo presidente Trump, almeno due cose, fra quelle promesse e mai realizzate nei suoi otto anni di presidenza: chiudere il campo d'internamento di Guantanamo e rendere pubblico il rapporto della Commissione Intelligence del Senato americano sull'uso della tortura da parte della CIA (un documento di settemila pagine che riporta in dettaglio le cosiddette "tecniche d'interrogatorio" usate sistematicamente, che per gli standard internazionali sono forme di tortura). Finora, solo la sintesi del rapporto è stata pubblicata. Grazie alle pressioni dei movimenti pacifisti e di alcuni senatori, Obama si è limitato a promettere che avrebbe impedito la distruzione del rapporto sulla tortura. Ma non è la stessa cosa. Il report del Senato sulla tortura deve essere reso pubblico!