LA WIDF VA A PYONGYANG
Roma, Casa internazionale delle donne, giugno 2017. Chae Chun Hui e Lorena Peña durante la riunione della WIDF |
Su invito dell’Unione delle donne
socialiste della Repubblica Popolare Democratica di Corea (UDSC), una
delegazione della Federazione Democratica Internazionale delle Donne (WIDF), guidata dalla presidente
Lorena Peña Mendoza e che sarà composta da rappresentanti di vari paesi di Europa, America,
Paesi Arabi e Asia, si recherà in visita di amicizia a Pyongyang dal 17 al 23
aprile 2018. Nel corso del suo soggiorno in Corea la delegazione della WIDF
avrà modo d’incontrare dirigenti e rappresentanti dell’Unione delle donne
socialiste di Corea, i delle istituzioni e della società civile e dialogare con
loro; visiterà diversi luoghi significativi della città e della regione di
Pyongyang. È prevista anche la partecipazione della delegazione internazionale
ad una marcia di solidarietà, per l’unità e l’autodeterminazione dei popoli e per
la pace, che attraverserà le vie della città per richiamare il mondo all’urgenza
di azioni di distensione e di politiche globali di disarmo e pace.
Nel corso del soggiorno a
Pyongyang, la WIDF terrà inoltre (presso il Palazzo della
Cultura Popolare messo a disposizione delle convenute per l'occasione) l’annuale
riunione del proprio comitato direttivo per valutare gli adempimenti realizzati
nell’anno trascorso dalla precedente riunione che si tenne a Roma nel giugno 2017, presso la Casa internazionale delle donne.
Fu in quella occasione, lo
ricordiamo con grande soddisfazione, che la WIDF accolse l’invito della
vicepresidente dell’UDSC Chae Chun Hui, presente alla riunione, a visitare il
suo Paese.
Come è facile immaginare, al
centro dei colloqui e degli incontri di Pyongyang ci saranno i temi
dell’attuale crisi dell’ordine mondiale e l’impatto sulla vita delle donne, i
pericoli che corre la pace mondiale e che cosa le donne possono fare per
mettere fine alle guerre in atto e per scongiurare i pericoli di nuove guerre,
compresa una guerra nucleare, che si profilano all’orizzonte.
Fin dalla sua fondazione 72 anni
fa, la WIDF ha accettato la sfida di farsi protagonista di politiche di pace, di
solidarietà e di costruzione di concrete prospettive di sicurezza globale,
investendo nella diplomazia delle donne in quanto capace di porsi come
laboratorio di idee e pratiche internazionali basate sull’incontro, il dialogo,
il negoziato e la proposta di misure efficaci per prevenire e superare i
conflitti internazionali.
In particolare nei momenti di acutizzazione
delle tensioni della guerra fredda, la WIDF ha svolto un significativo lavoro
di tessitura di relazioni solidali fra le donne dell’Ovest e dell’Est. Per
iniziativa della WIDF, nel lontano 1951, nel pieno della sanguinosa guerra che
divise in due la Corea, una Commissione internazionale d'inchiesta composta da 21 persone
di 17 paesi visitò la Repubblica Popolare Democratica di Corea per condurre un’indagine
sui crimini commessi dalle forze di occupazione USA contro la popolazione
civile, in particolare sull’uso devastante di armi batteriologiche. I materiali
raccolti dalla commissione furono pubblicati nel pamphlet intitolato Noi
accusiamo! che fu consegnato alle Nazioni Unite.
Detto per inciso, in seguito alla
sua denuncia documentata la WIDF subì una vera e propria persecuzione da parte
dei governi di alcuni paesi: in Francia, dove era allora la sede internazionale
centrale della WIDF, fu imposto il divieto ad ogni sua attività; in Gran
Bretagna ci furono minacce e persecuzioni contro Monica Felton, componente
della commissione d’inchiesta in Corea; la stessa cosa accadde in Canada contro
la signora Rodd, presidente della stessa commissione d’inchiesta. Gli Usa imposero
alle stesse Nazioni Unite una misura punitiva contro la WIDF, che fu privata
per una decina d’anni dello status consultivo “B” di cui godeva presso la
massima istituzione internazionale.
In seguito la WIDF, riacquistate in pieno le sue
prerogative, ha svolto un significativo ruolo nel sistema delle Nazioni Unite,
soprattutto a partire dai primi anni ’70, contribuendo alla costruzione di un’agenda pluriennale di iniziative internazionali tese a promuovere i diritti delle donne, la
distensione e il disarmo e a favorire relazioni pacifiche fra i popoli.
Oggi la WIDF torna a Pyongyang e, letto
in tale contesto, questo è un evento che
suona storico.
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