Una adunata globale contro la libertà delle donne a Verona
AWMR Italia partecipa alla mobilitazione nazionale convocata dalla rete femminista Non Una di Meno e dai movimenti per i diritti civili in risposta e contestualmente al XIII World Congress of Families (WCF) che si tiene a Verona il 29-31 marzo.
di Ada Donno
Per le sue caratteristiche, i suoi precedenti e le presenze
previste, questo congresso mondiale delle famiglie si preannuncia come
un’adunata globale contro la libertà delle donne e i diritti civili. Tra i suoi
obiettivi, più o meno esplicitati, c’è infatti la restaurazione di un modello
di famiglia gerarchico e patriarcale, sostenuto da una visione misogina,
omofoba e antistorica delle relazioni umane.
Nato una ventina d’anni fa da una rete di associazioni
cristiane statunitensi antidivorziste e antiabortiste (in testa l’International
Organization for the Family, IOF, con sede a Washington) si è sviluppato
come lobby internazionale inglobando gruppi conservatori e integralisti – la rete
di organizzazioni ProVita, CitizenGo, National organization for marriage ed altri – un po’ ovunque, ma specialmente
nell’est europeo, con una connotazione sempre più marcatamente antiprogressista
e antifemminista.
Al di là della retorica sulla “difesa della famiglia
naturale” dalla presunta diffusione di una “mentalità abortista” e di una inesistente
“ideologia del gender”, il WCF porta un attacco al cuore dei diritti
conquistati dalle lotte delle donne in Europa e nel mondo (divorzio, aborto
assistito e gratuito, riforma del diritto di famiglia, leggi sulle unioni
civili) e difende un ordine tradizionale sessista e classista di società e di
famiglia.
Con parole apparentemente innocenti, mescolando e confondendo ad arte argomenti più
disparati e in certi casi contrapposti - l’aborto legale e l’utero in affitto,
l’omosessualità e la pedofilia o la pedo-pornografia, l’educazione alle
differenze e l’abuso sui minori, la libertà sessuale e la prostituzione, il traffico di droga e quello di organi, l’industria della contraccezione e quella della
fecondazione in vitro, il diavolo e l’acquasanta – attraverso la sua propaganda
costruisce false nemiche e falsi nemici contro cui canalizzare il disagio sociale e morale
della gente. Per questo motivo, dalle associazioni
internazionali per i diritti civili che ne seguono con preoccupazione le
evoluzioni, il WCF è stato classificato come un “hate group”, cioè
un’organizzazione che semina odio.
Prime, fra i bersagli, sono le femministe, e in genere le donne emancipate, colpevoli di
rinunciare alla loro “naturale funzione di madri” per la smania di carriera e
di diffondere una “mentalità abortista” che sarebbe la principale responsabile del cosiddetto
“inverno demografico” nei paesi più sviluppati. Complici e succubi le Nazioni Unite, che
promuovono progetti di pianificazione familiare su scala globale.
Insieme alle femministe, sarebbero parimenti responsabili le
soggettività LGBT che diffonderebbero una fantomatica “ideologia del gender”, che
ormai avrebbe pervaso gli ambiti dell’educazione pubblica, i mass media e le
famiglie, con gravi conseguenze sull’identità sessuale dei bambini.
Non basta. Con paradossale capovolgimento di cause ed effetti, viene posto il calo demografico alla base della crisi economica che colpisce i
paesi capitalistici più sviluppati. La crisi economica sarebbe, a sua volta, alla
base della perdita di supremazia della civiltà bianca-cristiana-occidentale. Così il cerchio è chiuso. Amen.
Nell’agenda del WCF, invece, non c'è posto (se si escludono assurde speculazioni anti-femminili) per la
piaga della violenza sulle donne, compresa quella domestica, e dei femminicidi.
Né viene messo in alcun modo sotto accusa il modello di sviluppo capitalistico,
con la distruttività insita nei processi di super sfruttamento e dilapidazione
delle risorse materiali e umane, l’aumento delle disuguaglianze, delle povertà
e delle guerre.
A presiedere il WCF di Verona sarà Brian Brown (presidente
anche della IOF). Colui che, dalla sua sede centrale di Washington, dove gode
dei pieni favori di Trump, ha espresso incondizionata ammirazione a Jair
Bolsonaro, per «la sua imperturbabile difesa dei valori pro-familiari e della
nostra tradizione giudaico-cristiana» e il suo impegno suprematista in Brasile.
La penultima edizione del WCF, due anni fa, si svolse in Ungheria sotto gli auspici vistosi di Orban e del partito neofascista Fidesz, col
sottofondo della loro scomposta retorica anti-immigrati e la cupa apologia della
“nazione dalla pelle bianca über alles".
Insieme a questi personaggi, a Verona ci saranno gli organizzatori
italiani e i partecipanti che la pensano come loro.
Per tutte queste ragioni ci preoccupa molto che al WCF, che
per la prima volta si tiene in Italia, siano stati concessi patrocini politici e
istituzionali.
Ci preoccupa molto e consideriamo scandaloso che sia stato
dato il patrocinio dal Ministro della Famiglia, Fontana, dai presidenti delle
Regioni Veneto e Friuli, dalla provincia di Verona.
Dopo aver cercato di fare di Verona una città capofila di una
campagna nazionale contro la legge 194 (che da quarant’anni garantisce alle
donne la possibilità di scegliere se essere madri o no, in sicurezza e
responsabilità), le amministrazioni leghiste vorrebbero ora farne per tre
giorni la capitale dell’oscurantismo mondiale.
Ci preoccupa molto e consideriamo inaccettabile anche la
presenza al congresso del Ministro degli Interni Salvini, del Ministro
dell'Istruzione Bussetti, del senatore leghista Pillon (autore di un contestato
disegno di legge che tenta di riportare indietro il diritto di famiglia in Italia),
i quali sfileranno con il loro titolo istituzionale sulla tribuna, accanto ad esponenti
della destra più retriva ed eversiva europea, pensando probabilmente di lucrare
dividendi elettorali anche da questa occasione.
Tutto questo è il segno di una pericolosissima deriva in atto
in Italia e in Europa.
NOI NON CI STIAMO. LE DONNE NON CI STANNO. Una grande
mobilitazione dei movimenti femministi e per i diritti civili presidierà Verona
e altre città in Italia per tre giorni, il 29, 30 e 31 marzo. Per dire che le famiglie - qualunque
forma scelgano di darsi, quale che sia il loro orientamento sessuale, siano
esse composte da cittadine e cittadini nativi o immigrati – non hanno bisogno
di deliranti ritorni al passato, ma di uno sguardo aperto, laico, solidale sul
futuro.
Le donne si aspettano di poter contare sulle istituzioni di
questo Paese per avere più sicurezza economica e sociale, maggiore benessere psichico,
fisico, sessuale garantito da un welfare universale, da politiche di educazione
al rispetto delle differenze, da politiche di contrasto alle violenze di genere
e a tutte le forme di oppressione, discriminazione e violenza sul lavoro, in
casa e nella società.