10/06/22

Un burrascoso Vertice delle Americhe 2022

Sfidando la burrasca, alle porte della riunione degli amici della Casa Bianca si è insediato il controvertice, il People’s Summit per la Democrazia


di Rosa Miriam Elizalde *

Il 7 giugno scorso è stata una giornata nera per Luis Almagro, segretario generale dell'Organizzazione degli Stati americani (OAS). Durante il nono Summit of the Americas a Los Angeles, un giovane gli ha gridato quello che è: un assassino e fantoccio della Casa Bianca, istigatore del colpo di stato in Bolivia. Ha detto che Almagro non può venire a dare lezioni di democrazia quando le sue mani sono macchiate di sangue. In un'altra sala del vertice di Los Angeles, al segretario di Stato Antony Blinken non sembrava andare meglio: diversi giornalisti lo hanno rimproverato di aver usato la libertà di stampa per coprire gli assassini di giornalisti e per sanzionare ed escludere alcuni paesi da questo incontro. "Democrazia o ipocrisia?" si poteva sentire dall'altoparlante quel martedì.

In realtà, questo tempestoso vertice è iniziato con un grande inciampo diplomatico per gli Stati Uniti, quando diversi presidenti latinoamericani hanno annunciato che non avrebbero partecipato al vertice a causa dell'esclusione di Cuba, Venezuela e Nicaragua, come dettato dalla Casa Bianca, mentre il Dipartimento di Stato americano rivendica ancora la natura aperta e illimitata della convocazione dell'incontro. Il suo sito web afferma che «gli Stati Uniti hanno dimostrato e continueranno a dimostrare il nostro impegno per un processo inclusivo che incorpora il contributo di persone e istituzioni che rappresentano l'immensa diversità del nostro emisfero e include voci indigene e altre voci storicamente emarginate.»


L'ipocrisia sembra essere stato il collante di questo vertice, e i principali media e analisti statunitensi hanno dichiarato che l'incontro del 6-10 giugno è stato un fallimento ancora prima di iniziare.

Già il 7 giugno, il Washington Post scriveva che «il Summit delle Americhe di questa settimana a Los Angeles sarà ricordato per le sue assenze piuttosto che per i suoi potenziali accordi», concentrando la sua attenzione sul presidente messicano López Obrador, che è stato il personaggio politico più citato nelle reti e nei media statunitensi il 7 e 8 giugno, anche più dello stesso Joe Biden, secondo le statistiche di Google Trends.

Richard N. Haass, che fu consigliere dell'ex Segretario di Stato Colin Powell e direttore della pianificazione delle politiche del Dipartimento di Stato, ha riassunto il disastro in modo insuperabile: «Il Summit delle Americhe sembra essere una débâcle, un autogol diplomatico. Gli Stati Uniti non hanno proposte commerciali, politiche di immigrazione e pacchetti infrastrutturali. Invece, il focus è su chi ci sarà e chi non ci sarà. Non è chiaro come abbiamo fatto a far succedere ciò».

Come ci si può aspettare da un incontro del quale a 72 ore dall’inizio ancora non si conosceva la lista degli invitati, l'apatia è sembrata dominare le aule di dibattito, con scarsissima partecipazione, secondo testimoni. Ma ciononostante il governo degli Stati Uniti non ha perso l'occasione di mettere in scena la finzione della partecipazione della società civile su cui scommette, incontrando gli inviati di Miami, pagati da USAID, e premiandoli con ulteriore denaro. Blinken ha infatti promesso a Los Angeles un nuovo fondo di 9 milioni di dollari per sostenere il "giornalismo indipendente" a coloro che già ricevono 20 milioni di dollari all'anno per promuovere il "cambio di regime" a Cuba.

È stata una fiction politica in un bunker, dato che la polizia di Los Angeles ha ricevuto 15 milioni di dollari per militarizzare una città famosa per i suoi senzatetto e le cinture di povertà. L'élite democratica degli Stati Uniti, fuori dal contatto con la realtà del proprio paese, scossa dai massacri quotidiani, sempre più impotente a soddisfare le aspettative dei cittadini e con la maggior parte delle decisioni e dei progetti legislativi in ​​stallo, replica i clichés della Dottrina Monroe - l'America agli americani – e dimostra quella che sembra essere la sua vocazione all’isolazionismo rispetto all'America Latina.

Di fronte ai vicini latinoamericani, gli Stati Uniti raramente tengono conto delle caratteristiche che li distinguono: quelle culturali, linguistiche, religiose e tradizionali, in breve, quelle che garantiscono e favoriscono un modo genuino di intendere la vita e i suoi miracoli. Può sembrare incomprensibile di questi tempi, ma la politica estera degli Stati Uniti nei confronti dell'America Latina è articolata e condotta con approcci esclusivamente ideologici, con decisioni semplicistiche che finiscono per danneggiare tutti, compresi e soprattutto gli stessi Stati Uniti.

Sfidando la tempesta, alle porte della riunione degli amici della Casa Bianca si è insediato il controvertice, il People’s Summit per la Democrazia. Promosso da circa 250 organizzazioni, la maggior parte delle quali sono sindacati locali, il 10 giugno ha marciato per le strade di Los Angeles, senza curarsi di avere o meno l’autorizzazione dalle autorità, che hanno fatto tutto il possibile per passare sotto silenzio l'incontro alternativo. Ma il blocco dei media non ha avuto il successo sperato. Almagro e Blinken sono diventati virali sui social contro la propria volontà e non saranno gli ultimi a provare sulla propria pelle com’è la rabbia degli esclusi. Amen.

https://cubaenresumen.org/2022/06/10/cumbre-borrascosa/

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*Rosa Miriam Elizalde, è vicepresidente della Federazione Latinoamericana dei Giornalisti (FELAP) ed editorialista de La Jornada di Città del Messico.

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