Dal Vertice per la Pace di Madrid riportiamo l’intervento di AdaDonno (vicepresidente FDIM per l'Europa) nel panel 8 su “Unità delle donne contro l’imperialismo”
Care compagne e cari compagni, vorrei aggiungere alcune rapide riflessioni, per punti, sul tema dell'unità delle donne contro l'imperialismo, che è molto vasto ed è stato già illustrato ampiamente dalla compagna Regina Marques.
Innanzitutto riguardo al momento politico che stiamo
vivendo, che è cruciale. L'emergenza della pandemia fino a ieri, e ora la
guerra in Ucraina insieme alle conseguenze economiche delle sanzioni contro la
Russia, di cui sentiamo già gli effetti in Europa (e sempre più li sentiremo nei mesi futuri), hanno aggravato le disuguaglianze e le discriminazioni preesistenti legate
alle politiche neoliberiste e all'ordine mondiale imperialista unipolare
capeggiato dagli USA.
Sembra che ci troviamo di fronte a un'alternativa,
dove la prima opzione è che il capitalismo patriarcale, sempre più autoritario e
militarista occupi tutti gli spazi politici, criminalizzando le proteste
sociali, riprendendo la brutale concentrazione della ricchezza, distruggendo la
natura, commercializzando tutte le strutture di riproduzione della vita,
lanciando nuove corse agli armamenti e nuove guerre.
In questa opzione, ovviamente, regrediranno anche i
diritti sociali e i diritti delle donne.
Ada Donno vicepresidente FDIM Europa |
L'altra opzione è che noi donne e i popoli del mondo, in una grande alleanza, riusciamo a raggiungere l’obiettivo di affermare un concetto diverso di sicurezza umana, smilitarizzata, come è stato detto ieri nella sessione di apertura di questo Vertice per la Pace.
Credo che noi femministe abbiamo parole decisive da
dire al riguardo, perché siamo noi che abbiamo messo in discussione alle sue
radici il vecchio ordine sociale patriarcale, su cui si è innestato il sistema
dell'accumulazione capitalistica che per secoli ha escluso ed emarginato le
donne.
Vorrei aggiungere che il nostro femminismo, il femminismo della FDIM, è un movimento mondiale capace di coniugare la visione del genere
con quella di classe, la lotta di genere con la lotta di classe. È una visione
che vuole che tutte e tutti, non solo le minoranze privilegiate, possano vivere una vita dignitosa in un ambiente
sano, in una società giusta, equa e pacifica, in condizioni di vera sicurezza
umana.
Il nostro impegno è perciò quello di costruire ovunque reti di donne più ampie e forti per affrontare la questione della sicurezza da una prospettiva di genere, con particolare attenzione ai bisogni delle comunità più vulnerabili nel mondo.
La domanda che come donne europee ci poniamo
urgentemente è: chi sarà chiamato a pagare i costi della crisi che sta
attraversando l'Europa?
Dalle misure che in questi giorni si stanno
prendendo a livello italiano ed europeo, una cosa appare molto chiara: ogni governo
europeo e l'Ue nel suo complesso intendono far pagare questa crisi alle classi
sfruttate, alle donne, ai migranti e alle comunità emarginate.
In primo luogo, perché le misure adottate dai governi e dall'UE
sono volte a salvare soprattutto il sistema capitalista finanziario, il sistema delle grandi imprese e delle banche.
Secondo, perché i paesi europei stanno contraendo un
enorme debito pubblico per far fronte alla crisi. Chi pagherà per questo debito
colossale? L'intenzione dell'UE è che paghino le classi popolari e i soggetti
più vulnerabili.
La pandemia ha rivelato agli occhi delle donne europee
l’irrisolvibilità della contraddizione tra la vita umana e il sistema
capitalistico, che è anche contraddizione tra le selvagge politiche di privatizzazione neoliberista e la vita stessa di noi donne.
La risposta del capitalismo alla crisi sanitaria è stata
speculativa e privatistica: la “cura” della pandemia predisposta dalla UE ha prodotto profitti colossali per le
multinazionali farmaceutiche e per l'economia imperialista. Altrettanto dicasi per
la "cura" della salute ambientale e del pianeta.
Il “ritorno alla normalità” dopo la pandemia ha di fatto portato più disuguaglianza e violenza, oppressione e sfruttamento, più debito
pubblico.
È necessario un profondo cambiamento politico e
sociale, ma per questo dobbiamo prepararci ad una lotta grande e duratura. Perché
chiedere al capitalismo di risolvere i problemi di povertà, disuguaglianza e
deterioramento ecologico, che esso stesso ha creato, sarebbe una sciocchezza. Sarebbe
la stessa cosa che, come si suol dire, "proporre la malattia come
cura".
È urgente un nuovo ordine mondiale, in cui le donne
siano protagoniste e tutti i retaggi patriarcali che ancora sopravvivono
nell'ordine culturale, sociale ed economico siano sconfitti.
Come questo Vertice per la Pace sostiene, bisogna che
si affermi un concetto alternativo di sicurezza umana non militarizzata, basato
sulla sicurezza delle persone senza discriminazioni né emarginazioni. L'unica vera
sicurezza è quella che garantisce uguali diritti a tutti, individui e popoli, a partire dal diritto alla salute, attraverso piani d'azione ispirati alla
solidarietà, alla cooperazione internazionale e allo scambio di conoscenze
scientifiche e tecnologiche.
Consentitemi però, per concludere, care compagne e compagni, una nota di ottimismo e di speranza. In Europa sta anche crescendo una nuova generazione di giovani donne e uomini che in qualche modo si prepara a chiudere i conti con cinque secoli di colonialismo e dominio imperialista occidentale sul mondo.
Voglio ricordare che il grido "I can’t breathe", non riesco a respirare, è stato un grido che abbiamo sentito moltiplicarsi nelle grandi manifestazioni non solo nelle strade degli Stati Uniti, ma anche nelle città europee, e che ha assunto un significato universale, è divenuto metafora di un profondo malessere sociale dei giovani uomini e donne che non vedono prospettive future. Un malessere personale e sociale, che dice: "l'ordine mondiale esistente e la vita futura sul pianeta non possono coesistere".
È segno di un bisogno di cambiamento profondo, perché il presente appare disastroso. Tuttavia, come diciamo noi donne italiane,
se il presente ci sembra disastroso, il futuro non è ancora scritto e le nostre
lotte determineranno come sarà.
Grazie.
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