Lettera aperta al governo degli Stati Uniti
«La recessione economica in Venezuela è stata aggravata dalle sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti. Se l'amministrazione Trump ed i suoi alleati continuano a seguire il loro corso avventato in Venezuela, il risultato più probabile sarà spargimento di sangue, caos e instabilità»
Nella foto: Washington 24 gennaio 2019, flash mob di Medea Benjamin, attivista di CODEPINK Women for Peace e firmataria della lettera aperta a Trump, durante la riunione del Consiglio OAS (Organizzazione Stati Americani) «Non supportate il golpe della destra in Venezuela»
La seguente lettera aperta - firmata da 70 statunitensi studiosi della realtà latinoamericana e di scienze politiche e storia, nonché cineasti, leader della
società civile e altri esperti (primo firmatario Noam Chomsky) - è stata
rilasciata il 24 gennaio 2019 in opposizione all'intervento minacciato dagli Stati Uniti in Venezuela:
«Il governo degli Stati Uniti deve cessare di interferire
nella politica interna del Venezuela, specialmente se con l’intento di rovesciare
il governo del paese. Le azioni dell'amministrazione Trump e dei suoi alleati
nell'emisfero certamente non faranno che peggiorare la situazione in Venezuela,
causando inutili sofferenze umane, violenze e instabilità.
La polarizzazione politica del Venezuela non è nuova; il
paese si è andato dividendo lungo linee etniche e socioeconomiche. Ma la
polarizzazione si è approfondita negli ultimi anni. Ciò è in parte dovuto al
sostegno degli Stati Uniti a una strategia di opposizione volta a rimuovere il governo
di Nicolás Maduro attraverso strumenti extra-elettorali. Mentre l'opposizione si è
divisa su questa strategia, gli Stati Uniti
hanno spalleggiato i settori dell'opposizione più intransigenti nel loro
obiettivo di rimuovere il governo di Maduro con proteste spesso violente, un
colpo di stato militare o altre vie che eludono le urne.
Sotto l'amministrazione Trump, la retorica aggressiva contro il
governo venezuelano è salita di tono fino ai livelli più estremi e minacciosi,
con i funzionari dell'amministrazione Trump che parlano di "azione
militare" e condannano il Venezuela, insieme a Cuba e al Nicaragua, come
parte di una presunta "troika della tirannia".
I problemi connessi con la politica del governo venezuelano
sono stati aggravati dalle sanzioni economiche statunitensi, illegali
nell'ambito dell'Organizzazione degli Stati americani e delle Nazioni Unite,
così come della legge statunitense e di altri trattati e convenzioni
internazionali. Queste sanzioni hanno privato il governo venezuelano dei mezzi
per sfuggire alla recessione economica, causando nel contempo una drastica
riduzione della produzione di petrolio e aggravando la crisi economica, e
causando la morte di molte persone che non riescono ad avere accesso a
medicinali salva-vita. Nel frattempo, gli Stati Uniti e altri governi
continuano ad accusare il governo venezuelano di essere il solo responsabile
dei guasti economici, anche quelli causati dalle sanzioni statunitensi.
Ora gli Stati Uniti e i loro alleati, compreso il segretario
generale dell'OAS Luis Almagro e il presidente di estrema destra del Brasile,
Jair Bolsonaro, spingono il Venezuela verso il precipizio. Riconoscendo il
presidente dell'Assemblea nazionale Juan Guaidò come nuovo presidente del
Venezuela – una cosa illegale secondo la Carta dell'OAS - l'amministrazione
Trump accelera bruscamente sulla crisi politica del Venezuela nella speranza di
dividere l'esercito venezuelano e polarizzare ulteriormente la popolazione,
costringendola a schierarsi da una parte o dall’altra. L'obiettivo ovvio, e
talvolta dichiarato, è di costringere Maduro attraverso un colpo di stato.
La realtà è che, nonostante l'iperinflazione, le carenze e
una profonda depressione, il Venezuela rimane un paese politicamente diviso a
metà. Gli Stati Uniti e i loro alleati devono smettere di incoraggiare la
violenza spingendo per un cambio di regime violento ed extralegale. Se
l'amministrazione Trump ed i suoi alleati continuano a seguire il loro corso
avventato in Venezuela, il risultato più probabile sarà spargimento di sangue,
caos e instabilità. Gli Stati Uniti avrebbero dovuto imparare qualcosa dalle
loro avventure di cambio di regime in Iraq, Siria, Libia e dalla loro lunga e
violenta storia di sponsorizzazioni di cambio di regime in America Latina.
Nessuna delle due parti in Venezuela può semplicemente
sconfiggere l'altra. I militari, ad esempio, hanno almeno 235.000 soldati in
prima linea e oltre 1 milione e mezzo sono nelle milizie. Molte di queste
persone combatteranno, non solo sulla base di un credo nella sovranità
nazionale ampiamente diffuso in America Latina - di fronte a ciò che appare
sempre più un intervento guidato dagli Stati Uniti - ma anche per difendersi
dalla probabile repressione nel caso che l'opposizione rovesci il governo con
la forza.
In tale situazione, l'unica soluzione è quella negoziata,
come è successo in passato nei paesi dell'America Latina quando le società
politicamente polarizzate non sono state in grado di risolvere le loro
divergenze attraverso le elezioni. Ci sono stati degli sforzi, come quelli
promossi dal Vaticano nell'autunno del 2016, che avevano delle possibilità, ma
non hanno ricevuto alcun sostegno da Washington e dai suoi alleati che appoggiavano
il cambio di regime. Questa strategia deve cambiare a favore di una soluzione
praticabile della crisi in corso in Venezuela.
Per il bene del popolo venezuelano, della regione e per il
principio di sovranità nazionale, questi attori internazionali dovrebbero
invece sostenere negoziati tra il governo venezuelano e i suoi oppositori, che
consentano al paese di uscire definitivamente dalla sua crisi politica ed
economica.»
#HandsOffVenezuela #NoAlGolpeEnVenezuela #Paz |
Mi pare ragionevole...
RispondiElimina