L’idea di questo mio contributo alla riflessione sulla forza costituente delle donne a Cuba e in Cile nasce dalle discussioni che facemmo, ormai più di un anno fa, prima come sezione italiana della Federazione Democratica Internazionale delle Donne (FDIM), il 6 aprile 2019 presso la Casa internazionale delle donne di Roma, con Ada Donno, Tina Cimini, Rosella Franconi, Franco Argada, Maddalena Celano, e qualche mese dopo allargando la discussione anche a Marina Pierlorenzi, Paola Marsocci, e Maura Cossutta a proposito delle novità introdotte dalla nuova Costituzione cubana, che – ricordo - è stata approvata in via definitiva dall’Assemblea Popolare di Cuba, organo supremo del potere popolare, il 10 aprile 2019, dopo un percorso di oltre 80.000 riunioni consultive con rappresentanti di ogni categoria sociale e settore della popolazione cubana. Oltre il 60% degli articoli hanno subito modifiche provenienti dalle circa 783.000 proposte emerse nelle riunioni delle assemblee popolari.
La nuova Costituzione è stata sottoposta a referendum popolare il 25 febbraio 2019 e ha ricevuto il voto favorevole del 90% dei votanti. Nel preambolo essa conferma i valori di fondo della Rivoluzione cubana: afferma quindi di ispirarsi alla lotta contro il colonialismo, lo schiavismo e l’imperialismo, di perseguire nello spirito internazionalista relazioni di fratellanza con gli altri popoli dell’America Latina e del Caribe, e infine ribadisce la convinzione che “solo nel socialismo e nel comunismo l'essere umano può raggiungere la sua piena dignità”.
Rispetto a quella precedente del 1976, essa sancisce un’estensione inedita dei diritti sociali, politici ed economici a Cuba, introducendo novità che ci hanno incuriosito e che ci faceva piacere approfondire e far conoscere, come ad esempio l’aggiunta delle categorie di genere, orientamento sessuale, identità di genere, età, origine etnica, disabilità e provenienza territoriale, quali elementi da tutelare da parte dello Stato. Ciò, in particolare, è stato il frutto dell’impegno attivo e deciso della Federazione delle Donne Cubane, nella società e in seno all’Assemblea Popolare, della quale le donne costituiscono il 53,22%.
Il 2019 è stato anche il 60 ° anniversario del “Movimento 26 luglio”, la prima formazione che lottò per l’indipendenza di Cuba sotto la guida di Fidel Castro, alla quale presero parte anche diverse giovani rivoluzionarie, fra le quali Celia Sanchez, Haydee Santamaria, Vilma Espin.
Nel 1959, all’indomani della
vittoria della Rivoluzione, le donne cubane guidate dalla guerrigliera Vilma
Espin, parteciparono alla Conferenza delle Donne dell’America latina che si
teneva proprio a Santiago del Cile, collegando così la loro lotta a quella
delle donne di tutto il continente latinoamericano e della FDIM nel suo
insieme.
Nel 1979 Cuba fu il primo paese al
mondo a firmare la Convenzione
sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro la donna (CEDAW)
adottata dalle Nazioni Unite.
Nella lotta al machismo, al sessismo, per il diritto alla diversità di genere è fondamentale il lavoro del CENESEX (Centro nazionale di educazione sessuale), presieduto da Mariela Castro Espin (figlia di Vilma Espin e Raul Castro). Tra le innovazioni più significative vi è il fatto che «a Cuba, sin dagli anni ’80, si realizzano operazioni di riassegnazione del sesso (cambio di sesso) gratuite e a carico dello Stato. Il CENESEX si batte per contrastare l’omofobia e le discriminazioni contro la comunità LGBTIQ cubana, offrendo consulenze sanitarie, psicologiche e legali gratuite a chiunque ne avesse bisogno» (Maddalena Celano, Le donne cubane, l’altra metà della Rivoluzione). La stessa Mariela Castro Espin ha affermato che: «la nostra opinione è che qualsiasi tipo di pregiudizio o discriminazione è dannoso per la salute».
Tra le protagoniste di allora c’era Yolanda Ferrer, che fu anche segretaria generale della FMC per molti anni e ne ha sempre valorizzato l’aspetto unitario di apertura a tutte le donne cubane. È anche una componente dell’Assemblea nazionale cubana e in tale veste è stata tra le più attive nell’impegno e nel lavoro per la nuova Costituzione.
Come dice Yolanda Ferrer in una intervista tradotta da Maddalena Celano, le conquiste prodotte dagli sviluppi della Rivoluzione, per quanto riguarda i diritti umani e delle donne in particolare, hanno in qualche modo richiesto una nuova Costituzione che le sancisse nel modo più solenne e ponesse le basi per ulteriori progressi. Una continuità tra il percorso della Rivoluzione cubana fin qui compiuto e la Costituzione approvata nel 2019.
Un aspetto che ci interessa in
modo particolare in questa sede è quello del
CAPITOLO III intitolato significativamente
LE FAMIGLIE
ARTICOLO 81 - Ogni persona ha
diritto a formare una famiglia. Lo Stato riconosce e protegge le famiglie,
qualunque sia la loro forma di organizzazione, come cellula fondamentale della
società e crea le condizioni per garantire che sia favorito integralmente il
raggiungimento dei loro fini.
Sono costituite da legami giuridici o di fatto, di natura affettiva, e si
basano sul concetto di parità di diritti, doveri e opportunità dei suoi
componenti.
La protezione giuridica dei
diversi tipi di famiglia è regolata dalla legge.
Yolanda Ferrer: «Con quale ammirazione guardiamo alle scienziate, accademiche, ricercatrici che contribuiscono con le loro conoscenze; ai medici, alle infermiere, ai tecnici sanitari della Brigata Henry Reeve che contribuiscono alla salute delle persone, alla speranza. […] Il femminismo è una teoria della lotta; un movimento molto ampio, esteso, diversificato e plurale; è una corrente politica che include organizzazioni molto diverse con ideologie, esperienze, influenze e obiettivi che rispondono alle esigenze e alle esperienze specifiche di ogni gruppo o paese».
La nuova costituzione cilena
Naturalmente, sotto la dittatura militare, la condizione delle
donne era drasticamente peggiorata rispetto ai progressi realizzatisi con il
governo di Unidad Popular guidato da Salvador Allende a partire dal 1970: dopo
il golpe di Pinochet (1973) l’occupazione femminile si ridusse drasticamente e
si cercò di riportare le donne ai ruoli tradizionali delle società patriarcali;
inoltre la violenza sessuale fu uno degli strumenti utilizzati dagli aguzzini
del regime contro le donne antifasciste.
Tuttavia già all’inizio degli anni ’80 in varie zone del paese
cominciarono a sorgere comitati e coordinamenti di donne che legavano un
approccio di genere alla lotta contro il regime di Pinochet andando incontro
anche a una dura repressione.
Allorché negli anni ’90 iniziò la transizione verso la democrazia,
anche il ruolo delle donne ebbe un avanzamento.
Tuttavia molti erano ancora i passi in avanti da compiere.
Solo nel 2016, per esempio, venne approvata una legge che
depenalizzava l’aborto: una vittoria di tutte le forze progressiste e dei
movimenti femministi cileni, su cui ascoltiamo le parole della giovane
parlamentare comunista Camila Vallejo.
Prima ancora che nei contenuti, l’attenzione alla parità di genere
emerge già nella composizione dell’Assemblea costituente, per la quale è stato
previsto un meccanismo correttivo, la “Convención Constituyente”, volto appunto
a garantire una rappresentanza paritaria dei generi. Lo stesso percorso che ha
portato alla Costituente è stato accompagnato da una forte mobilitazione
femminista.
Questo garantirà la presenza di rappresentanti delle donne
indigene, ossia di una delle fasce della popolazione maggiormente discriminate
e che invece svolgono un ruolo cruciale nella lotta per la difesa
dell’ambiente, contro i cambiamenti climatici e per il “buen vivir”, ossia per un
rapporto armonioso tra esseri umani e natura.
Bellissima la relazione.
RispondiEliminaLe donne sono sempre di più in movimento e non si fermeranno finché non cambieranno questo sistema capitalista e patriarcale.