16/06/21

Venezuela / Verso il Congresso Bicentenario dei Popoli del Mondo

Il Congresso Internazionale Bicentenario dei Popoli del Mondo, che si terrà a Caracas dal 21 al 24 giugno, in coincidenza con il 200° anniversario della battaglia di Carabobo in cui il Venezuela si liberò dall'imperialismo spagnolo, apre l'opportunità a uno spazio intercontinentale di socialità , attivismo femminista e antimperialista, coordinato e forte, che consenta azioni globali contro attacchi globali ai diritti dell'umanità e alla sovranità dei popoli.


 di Cristina Simó Alcaraz MDM Movimiento Democrático de Mujeres (Spagna)

Chávez diceva che il socialismo o è femminista o non sarà. Noi del Movimento Democratico delle Donne di Spagna diciamo che non può esserci femminismo che non sia anticapitalista e antimperialista.

L'imperialismo funziona come il patriarcato, è il dominio e la sottomissione del più vulnerabile e chi si ribella sarà maltrattato o ucciso. Ci sono governi indegni e corrotti che servono il grande patriarca, l'alleanza imperialista egemonizzata dagli Stati Uniti. Governi prostituiti che sottopongono le loro popolazioni al pagamento di un debito che, anche volendo, non finiranno mai di pagare.

Per gli Stati Uniti e i loro accoliti non esiste una logica di vita, la loro logica è quella della guerra contro chi non si sottomette alla loro volontà e a quella della tortura contro i più deboli.

L'egemonismo economico consente a questa santa alleanza di comprare le volontà e il controllo dell'opinione pubblica. Sono padroni dei mezzi di comunicazione, manipolano e generano la cultura imperialista patriarcale. Milioni di persone mentre guardano la televisione non vedono milioni che muoiono, che soffrono la povertà, la tratta e lo sfruttamento sotto le grinfie dell'imperialismo patriarcale.

Non in nostro nome e non con il nostro silenzio! Gli Stati Uniti e gli stati europei che fanno parte di questa alleanza si dedicano a dissanguare popoli che cercano di attuare politiche che migliorino la vita delle persone più svantaggiate, che apprezzano la pace e la solidarietà.

Come femministe aspiriamo a una società egualitaria e valorizziamo il lavoro di cura invisibile cui la maggior parte delle donne contribuisce, lottiamo per un modello di società che metta la vita al centro. Sappiamo che solo da questa prospettiva sarà possibile sviluppare politiche che promuovano vite degne di essere vissute.

Siamo in presenza di una battaglia delle idee, una battaglia ideologica che vede a confronto il modello imperialista patriarcale e la visione femminista di classe e antimperialista.

Un modello sociale femminista di classe e antimperialista che privilegia la cura e l'attenzione alle persone. Che generi politiche corresponsabili e l'equa redistribuzione della ricchezza e la ricerca di un equilibrio tra tempo per vivere e tempo per il lavoro produttivo. Che valorizzi il pubblico, con servizi pubblici di qualità e impiego pubblico e che ponga fine alla privatizzazione dei servizi essenziali per la vita.

Siamo di fronte a un modello imperialista patriarcale che ha come priorità l'accumulazione del capitale a costo dell'oppressione e la negazione della libertà sovrana dei popoli di decidere sulla propria vita e sulle proprie risorse naturali.

Un modello che mira a depredare le risorse naturali di altri paesi attraverso guerre imperialiste. Lo abbiamo visto in Iraq e in Libia. Lo stiamo vedendo in Venezuela, uno dei paesi più ricchi al mondo di risorse naturali.

Un modello che approfondisce le disuguaglianze sociali e quelle tra uomini e donne. Nella logica che la vita delle persone povere non vale la pena di essere vissuta. Di fatto, il valore finisce per essere quello stabilito da chi può comprarle. Perché sono persone povere, sfrattate dalle loro terre, sfollate con la forza, profughe in fuga dalle guerre imperialiste, impoverite e più vulnerabili di fronte alle reti di trafficanti che, come avvoltoi, attendono i cadaveri di questo sistema. Sono donne che finiranno per essere vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale e riproduttivo.

Paradossale è che questa alleanza criminale imperialista accusi paesi come Cuba o il Venezuela di non rispettare i diritti umani delle persone, mentre loro, nel mezzo di una pandemia globale, non solo continuano a strangolare questi Stati e a depredare i loro beni e risorse naturali, ma inaspriscono anche le sanzioni e applicano nuove e aggressive misure coercitive unilaterali contro di essi.

La crudeltà sta raggiungendo limiti insostenibili per la maggior parte delle persone che vivono in questi paesi. Le politiche criminali imperiali tentano di destabilizzare i governi sottoponendoli a vessazioni permanenti e soffocando le loro popolazioni.

Sono popoli coraggiosi che, stanchi di subire l'egemonismo economico, culturale e politico degli Stati Uniti, hanno deciso di intraprendere il loro cammino di liberazione e di autodeterminazione per un mondo più sociale, giusto e solidale. Confrontarsi con l'impero non è una novità per loro, lo portano nei loro geni di discendenti di coloro che hanno liberato i loro popoli dal giogo imperialista della monarchia spagnola.

Cuba, Venezuela o Nicaragua sono processi rivoluzionari diversi ma totalmente legittimi perché sono l'autentica espressione politica della maggioranza dei loro popoli.

È urgentemente necessaria un'alleanza sociale femminista antimperialista. Vogliamo tutelare i diritti della maggioranza dell'umanità e, in questa logica, l'ingerenza promossa dall'alleanza patriarcale imperialista non può più essere tollerata.

Lo abbiamo visto in Brasile, come hanno destabilizzato un governo di sinistra progressista usando tutti i mezzi possibili e criminali, le false accuse che hanno portato in carcere l'ex presidente Lula, impedendogli di guidare una lista elettorale che avrebbe avuto la maggioranza alle elezioni. Abbiamo visto l'enorme manipolazione dell’opinione pubblica attraverso i media e i social network, che ha favorito la sconfitta della sinistra contro l'estrema destra di Bolsonaro, il quale coi suoi primi provvedimenti di governo ha messo la ricchezza del Brasile nelle mani degli Stati Uniti ed ha applicato politiche regressive sui diritti sociali e civili nel mezzo della pandemia, oltre a diffondere misoginia, omofobia e razzismo.

Sono le nazioni che non vogliono obbedire all'alleanza egemonizzata dagli Stati Uniti, che cercano di mantenere la propria sovranità, a dover subire periodicamente l’assalto della macchina propagandistica dell'alleanza imperialista, soprattutto quando devono affrontare processi elettorali cruciali. È il caso del Nicaragua, che affronterà le elezioni generali nel novembre di quest'anno, dove tutto indica, secondo i sondaggi, che Daniel Ortega e Sandinismo riconfermeranno la loro vittoria: la macchina imperiale è in moto per seminare dubbi sul risultato, è la stessa ricetta contro la sovranità e controrivoluzionaria.

Dall'altra, abbiamo i governi sbirri dell'imperialismo come quello della Colombia, che ha scatenato le sue forze di polizia repressive in attacchi senza pietà contro milioni di manifestanti che sono scesi nelle strade a protestare contro l'annuncio di una riforma fiscale che mirava ad aumentare le tasse sui prodotti essenziali e servizi pubblici in tempi di pandemia. Tuttavia, nonostante la riforma alla fine sia stata ritirata, non sono cessate le manifestazioni di malcontento verso l’insieme delle politiche antisociali, la persecuzione dei leader sociali, il mancato rispetto dell'accordo di pace e il massacro di coloro che hanno firmato quei patti.

Tuttavia, questi governi non vengono criminalizzati, né sottoposti a embargo o sanzionati. Invece, si applicano - in nome della difesa dei diritti umani! - sanzioni che uccidono le popolazioni privandole dei diritti fondamentali, come il diritto alla salute, al cibo e alla vita stessa. Blocchi economici che neppure in tempi di pandemia sono stati revocati per assicurare i necessari medicinali e aiuti umanitari, né per prevenire un'ulteriore diffusione della pandemia.

Contro lo Stato venezuelano, dalla dichiarazione di pandemia fino al marzo 2021, sono state emanate in totale 19 misure coercitive unilaterali. Misure contro le attività legate alla produzione, impiego, acquisto e vendita di petrolio incluso il blocco navale e marittimo contro il Venezuela che ostacola l'importazione di merci come medicinali e forniture industriali.

Di recente, un piccolo gruppo di eurodeputati che obbediscono all'agenda di Washington è arrivato a far includere nella prossima Assemblea plenaria del Parlamento europeo un punto relativo a “situazione politica e ai diritti umani a Cuba”. Si dicono preoccupati circa l'esercizio dei diritti umani a Cuba, un paese libero, indipendente e sovrano, dove democrazia significa giustizia sociale e solidarietà umana, dove le persone decidono dei loro destino.

Colpisce che europarlamentari così inquieti e preoccupati per i diritti umani a Cuba non abbiano convocato il Parlamento europeo per analizzare quella che è la principale violazione dei diritti umani subita dal popolo cubano, cioè il blocco genocida imposto da 62 anni e inasprito senza limiti nel mezzo di una pandemia.

Poiché ci temono, dobbiamo agire. Il Congresso Internazionale del Bicentenario dei Popoli delMondo, che si terrà a Caracas dal 21 al 24 giugno, in coincidenza con il 200° anniversario della battaglia di Carabobo in cui il Venezuela si liberò dall'imperialismo spagnolo, apre l'opportunità a uno spazio intercontinentale di socialità , attivismo femminista e antimperialista, coordinato e forte, che consenta azioni globali contro attacchi globali ai diritti dell'umanità e alla sovranità dei popoli.


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