Mentre la spesa militare globale, nel
bel mezzo della pandemia, ha raggiunto la cifra record di 1.981 miliardi di
dollari (il 55% dei quali speso dagli stati membri della NATO), uno spettro
antimilitarista si aggira per l’Europa: sindacati, movimenti sociali e
organizzazioni politiche si mobilitano contro la guerra e contro l'imminente vertice
della NATO a Bruxelles.
Comunicato della Segreteria Europea dell’Assemblea Internazionale dei Popoli*
Il 14 giugno 2021 la NATO terrà un “Vertice dei leaderalleati” nella sede di Bruxelles. Secondo il segretario generale della NATO
Jens Stoltenberg, la riunione “è un’occasione unica per rafforzare la NATO come
struttura stabile del legame tra Europa e Nord America”. Il vertice seguirà
dopo un incontro dei leader del “Gruppo dei Sette” (G7) nel Regno Unito dall’11
al 13 giugno.
Verso un rinnovamento
delle relazioni militari USA-UE?
Come presentato ufficialmente, le discussioni del vertice si
concentreranno su “le azioni aggressive della Russia, la minaccia del
terrorismo, gli attacchi informatici, le tecnologie emergenti e dirompenti,
l’impatto del cambiamento climatico sulla sicurezza e l’ascesa della Cina”. Si
discuterà anche dell’iniziativa NATO 2030, commissionata nel 2019 sulle riforme
dell’alleanza, dopo che Trump aveva messo in discussione la sua importanza.
Dopo le elezioni americane, i vertici della NATO
rappresentano tradizionalmente un’opportunità per promuovere “l’unità”,
accogliere il nuovo presidente americano e concordare obiettivi politici e
militari comuni. In una visita a Bruxelles il mese scorso, il segretario di
Stato americano Antony Blinken ha detto che la NATO ha “riscoperto il suo lato
migliore”.
L’addetto stampa della Casa Bianca, Jen Psaki, ha aggiunto:
“Questo viaggio evidenzierà l’impegno a ripristinare le nostre alleanze,
rivitalizzare le relazioni transatlantiche e lavorare in stretta collaborazione
con i nostri alleati e partner multilaterali per affrontare le sfide globali e
garantire così gli interessi degli Stati Uniti”.
Per molti, lo scopo della NATO è chiaro. Si tratta di una
strategia per rinnovare e rafforzare la partnership transatlantica tra USA ed
Europa e per nascondere le enormi contraddizioni interne ed esterne di USA ed
Europa concentrando il discorso su presunti nemici esterni.
La NATO conduce il
mondo alla distruzione
Il rapporto NATO 2030 conferma i pericolosi piani di
espansione dell’alleanza transatlantica che aumentano le tensioni
internazionali e il rischio di guerra. Il rapporto – impiegando una neolingua
orwelliana – sottolinea che l’alleanza è basata su “principi di democrazia e
libertà individuale”. In questo modo oscura completamente la storia sanguinosa
della NATO legata a colpi di stato, sostegno a violente dittature,
destabilizzazione di interi paesi e guerre che hanno causato milioni di vittime
innocenti. Come nota la rete No alla guerra – No alla NATO in Belgio, “la
strategia NATO 2030 conferma la NATO come un’alleanza di guerra che serve gli
interessi del complesso militare-industriale, e non dei popoli. In nessun modo
garantirà la sicurezza umana”.
L’ultimo esempio di questa politica di guerra
contraddittoria è l’annuncio degli Stati Uniti di ritirarsi dall’Afghanistan.
L’invasione statunitense dell’Afghanistan nell’ottobre 2001 è stato un atto
criminale. Una forza immensa è stata usata per demolire le infrastrutture
dell’Afghanistan e per rompere i suoi legami sociali. In venti anni, più di
70.000 civili sono stati uccisi, senza alcuna garanzia di stabilità politica e
sociale. Oggi, l’Afghanistan è sull’orlo di una “guerra civile”, circa 16.000
contractor privati e 1.000 truppe statunitensi rimarranno nel paese, mentre i
bombardamenti aerei e gli attacchi con i droni continueranno.
Una nuova guerra
fredda contro la Cina
Un altro elemento chiave del rapporto NATO 2030 è la
definizione della Cina come “nemico esterno” da combattere. Secondo Fiona
Edwards della campagna internazionale No
Cold War, «nel rapporto NATO 2030 recentemente pubblicato, la Cina è
identificata come ‘un rivale sistemico a 360°’. Il rapporto raccomanda
minacciosamente che ‘la NATO deve dedicare molto più tempo, risorse politiche e
azioni alle sfide di sicurezza poste dalla Cina’».
Questo corrisponde direttamente alla campagna di aggressione
in corso degli Stati Uniti contro la Cina che sta confermando la sua ascesa
economica. Gli Stati Uniti hanno lanciato una guerra commerciale aggressiva
accompagnata da un’enorme campagna di riarmo che costituisce una minaccia
militare. Edwards sottolinea: «La priorità centrale della politica estera
dell’amministrazione statunitense sotto il presidente Joe Biden è quella di
condurre un’offensiva sfaccettata contro la Cina, con l’obiettivo di bloccare
l’ascesa e lo sviluppo pacifico della Cina».
Già oggi, gli Stati Uniti possiedono circa 400 basi militari
che circondano la Cina e le loro navi da guerra vagano regolarmente nel Mar
Cinese Meridionale. L’esercito degli Stati Uniti vuole rafforzare il suo potere
richiedendo 27 miliardi di dollari supplementari per i prossimi cinque anni al
fine di costruire una rete di missili di precisione lungo le isole che
circondano Pechino.
Edwards aggiunge: «Questa aggressione guidata dagli Stati Uniti contro la Cina è una minaccia alla pace mondiale ed è contro gli interessi della stragrande maggioranza dell’umanità».
Dal ‘welfare’ al
‘warfare’?
Per molti attivisti contro la guerra, tra cui Edwards, le
risorse, che ammontano a miliardi di dollari, sprecate dagli Stati Uniti e dai
suoi alleati nella NATO per affrontare la Cina, dovrebbero invece essere
investite per «combattere le minacce reali e urgenti che l’umanità, tra cui la
pandemia e il cambiamento climatico».
In effetti, nel bel mezzo della pandemia, la spesa militare
globale ha raggiunto un record di 1.981 miliardi di dollari nel 2020. Le spese
militari non sono mai state così alte. Gli stati membri della NATO
rappresentano il 55% del totale globale. Su richiesta degli Stati Uniti devono
investire il 2% del loro PIL nella “difesa”.
«Il Belgio, l’ospite della prossima riunione della NATO, ha
chiaramente voluto dettare l’esempio. Le sue spese militari sono aumentate
dell’11,1% nel 2020, pari a circa 4,75 miliardi di euro. 9,2 miliardi di
investimenti militari sono stati contrattati dal governo dell’ex primo ministro
Charles Michel [ora presidente del Consiglio europeo]», spiega Isabelle
Vanbrabant di Intal, un’organizzazione belga che lavora per la solidarietà
internazionale e la pace.
L’armamento nucleare
e la sfida ecologica
Mentre 122 paesi non appartenenti alla NATO si impegnano per
un mondo senza armi nucleari, la NATO si aggrappa alle armi nucleari come
“ultima garanzia” della sua sicurezza. La NATO sta conducendo i paesi
transatlantici in una corsa agli armamenti nucleari – come se le catastrofi
umane di Hiroshima e Nagasaki nel 1945 o Gerboise
Bleue, il test della bomba atomica francese nel Sahara durante la guerra
d’indipendenza algerina nel 1960, non fossero mai avvenuti.
Mentre i governi europei seguono il diktat imperialista
della NATO e continuano a militarizzare il territorio europeo, i popoli si
esprimono contro qualsiasi presenza nucleare nei loro territori. L’esempio
italiano è eclatante: «I referendum popolari del 1987 e del 2011 hanno
rifiutato l’utilizzo dell’energia nucleare e l’uso militare del nucleare in Italia»,
dice Ada Donno dell’Associazione delle
Donne della Regione Mediterranea (Awmr), un’organizzazione femminista
affiliata alla Women’s International Democratic Federation (WIDF), «ma ci sono ancora 40-70 testate nucleari
nelle basi militari USA e NATO in Italia. Questo è decisamente
incostituzionale».
Le alte spese militari e la corsa agli armamenti nucleari
stanno anche aumentando enormemente le emissioni di CO2. In un momento in cui
la sensibilità generale per le questioni ambientali ha raggiunto il picco
grazie a movimenti sociali globali come Friday’s
For Future e molti altri, la quantità di carbonio prodotta dall’industria
militare europea è di circa 24,8 milioni di tonnellate di CO2 (2019),
equivalente alle emissioni di circa 14 milioni di automobili. Le emissioni di
CO2 di un’ora di volo di un caccia F-35 corrispondono a quelle di otto
automobili in un anno intero. L’intero complesso militare-industriale è uno dei
principali inquinatori globali.
Di conseguenza, la militarizzazione, i conflitti per
l’accesso alle risorse naturali e il cambiamento climatico hanno impatti
devastanti sulle condizioni di vita delle persone, soprattutto nel Sud del
mondo. Entro il 2050, 200 milioni di rifugiati climatici saranno alla ricerca
di nuovi luoghi più abitabili in cui vivere. Nel suo rapporto “NATO 2030”, la
NATO ipocritamente definisce l’aumento del numero di rifugiati climatici come
una “minaccia che deve essere protetta militarmente”.
Vostre le guerre, nostre le vite
Le manifestazioni di solidarietà con il popolo palestinese e
contro il governo israeliano sostenuto dalla NATO e dagli USA nelle ultime
settimane hanno mostrato il forte sentimento antimilitarista tra i popoli a
livello globale. Come parte di questa ondata di mobilitazione, anche settori
della classe operaia hanno organizzato azioni di protesta in luoghi strategici
per esprimere la loro solidarietà e il loro rifiuto del militarismo.
Il 14 maggio, in Italia, i lavoratori portuali di Livorno organizzati nel sindacato USB sono stati informati dal Collettivo Autonomo dei
Portuali CALP del porto di Genova dell’arrivo di una nave cargo carica di armi
che era diretta al porto israeliano di Ashdod. I portuali hanno deciso di
bloccarla. Messaggi di solidarietà e sostegno sono arrivati da altri portuali di
tutta Europa, da Amburgo (Germania) al Pireo (Grecia). Per il 14 giugno,
nell’ambito delle mobilitazioni Sì alla pace, no alla NATO, il sindacato
italiano USB ha indetto uno sciopero nazionale dei portuali in favore di
condizioni di lavoro sicure, cosa che include il divieto del traffico di armi
da tutti i porti.
Il 17 maggio, a Oakland (USA), nell’ambito delle azioni di
solidarietà con la Palestina, l’Arab Resource & Organizing Center e decine
di altre organizzazioni progressiste hanno chiesto il boicottaggio e il blocco
della compagnia di navigazione ZIM, primo profittatore del sistema
segregazionista di Israele. La ZIM ha deciso di non attraccare la sua nave al
porto di Oakland. Queste azioni sono state ripetute il 4 giugno durante una
settimana internazionale di azione (#BlockTheBoat) dei lavoratori contro l’apartheid
di Israele. Il 20 maggio, i portuali sudafricani del porto di Durban hanno
ampliato le azioni di solidarietà e si sono rifiutati di scaricare una nave
israeliana. Collegare queste lotte è una grande sfida per il prossimo futuro.
Con l’imminente vertice della NATO, i movimenti progressisti
e i partiti di sinistra della regione hanno organizzato diversi eventi. A
Bruxelles, il 13 e 14 giugno è in programma un contro vertice NATO del
movimento internazionale per la pace. Il 13 giugno, un presidio “STOP NATO2021” condanna “la logica di guerra fredda orchestrata dalla NATO” e rifiutare
“il continuo aumento delle spese militari”. Lo stesso giorno, il webinar “Global
NATO: una minaccia per la pace” offrirà
informazioni per capire cos’è la NATO oggi. Il 14 giugno, due incontri online –
“Dissoluzione della NATO: per la solidarietà, la sostenibilità e il disarmo” e
“Voci per la pace” – concluderanno il contro-vertice.
Se le mobilitazioni antimilitariste sembravano essere in
letargo, oggi stiamo assistendo a una nuova primavera dei movimenti sociali e
dei lavoratori contro la guerra e per la giustizia sociale ed ecologica.
Questo comunicato è stato già pubblicato in italiano qui:
https://poterealpopolo.org/vostre-le-guerre-nostre-le-vite-il-ritorno-dellantimilitarismo/
In spagnolo qui:
Originariamente pubblicato in lingua inglese su PeoplesDispatch:
Their wars, our lives: The return of
anti-militarism
On June 14,
2021 NATO will hold a “Summit of Allied Leaders” at its headquarters in
Brussels. According to NATO Secretary General Jens Stoltenberg, the meeting “is
a unique opportunity to reinforce NATO as the enduring embodiment of the bond
between Europe and North America.” The summit will follow a “Group of Seven”
(G7) meeting of leaders in the UK from June 11-13.
Toward a renewal of US-EU military relations?
As
officially presented, summit discussions will focus on “Russia’s aggressive
actions, the threat of terrorism, cyberattacks, emerging and disruptive
technologies, the security impact of climate change, and the rise of China.” It
will also discuss the NATO 2030 initiative, commissioned in 2019 on reforms to
the alliance, after Trump questioned its relevance.
NATO
summits after a US election have traditionally been the setting for the
alliance to promote “unity”, welcome a new American president and agree on
political and military goals. In a visit to Brussels last month, U.S. Secretary
of State Antony Blinken said NATO had “rediscovered its better self.”
White House
press secretary Jen Psaki added: “This trip will highlight his commitment to
restoring our alliances, revitalising the transatlantic relationship, and
working in close co-operation with our allies and multilateral partners to
address global challenges and better secure America’s interests.”
For many, the purpose of NATO is clear. It is a part of a strategy to renew and strengthen the transatlantic partnership between USA and Europe and to hide the huge internal and external contradictions of USA and Europe by focusing discourse on supposed external enemies.
NATO leads the World to destruction
The NATO
2030 report confirmed the dangerous expansion plans of the transatlantic
alliance that would increase international tensions and the risk of war. The
report employs an Orwellian newspeak repeating that the alliance is based on
“principles of democracy and individual freedom.” It completely obscures NATO’s
bloody history of coups d’état, support to dictatorships, destabilization of
entire countries and wars resulting in millions of innocent victims. As the No
to war – No to NATO network in Belgium underlines, “NATO 2030 confirms NATO as
a war alliance that serves the interests of the military-industrial complex,
not of the people. It will not bring human security.”
The last example of this contradictory war policy is the announcement of the United States to withdraw from Afghanistan. The US invasion of Afghanistan in October 2001 was criminal. Immense force was used to demolish Afghanistan’s infrastructure and to break its social bonds. In twenty years, more than 70,000 civilians were killed, without any guarantee of political and social stability. Today, Afghanistan is on the brink of a “civil war” and around 16,000 US contractors and 1,000 undisclosed US troops will remain in the country while aerial bombardments and drone strikes will continue.
The New
Cold War on China
Another key
element in the NATO 2030 report is the definition of China as an “external
enemy” to fight. According to Fiona Edwards of the No Cold War international
campaign, “In the recently published NATO 2030 report, China is identified as
‘a full-spectrum systemic rival’. The report ominously recommends that ‘NATO
must devote much more time, political resources and action to the security
challenges posed by China.’”
This corresponds
directly to the United States ongoing campaign of aggression against China amid
its economic rise. The US has launched an aggressive trade war accompanied by a
huge rearmament campaign that constitutes a military threat. Edwards
highlights: “The central foreign policy priority of the US administration under
President Joe Biden is to wage a multi-faceted offensive against China, with
the goal of blocking China’s peaceful rise and development.”
The United
States already possesses around 400 military bases surrounding China and its
warships regularly roam the South China Sea. The US military wants to
strengthen its power by requesting an extra $27 billion for the next five years
in order to build a network of precision-strike missiles along the islands that
surround Beijing.
Edwards
adds, “This US-led aggression against China is a threat to world peace and is
against the interests of the overwhelming majority of humanity.”
From welfare to warfare?
For many
anti-war activists including Edwards, the resources which amount to billions of
pounds being wasted by the US and its allies in NATO to confront China, should
instead be put towards “tackling the real and urgent threats facing humanity
including the pandemic and climate change.”
Effectively,
in the middle of the pandemic, global military spending reached a record $1,981
billion in 2020. Never before has military spendings been so high. NATO member
states account for 55% of the global total. At the request of the United
States, they have to spend 2% of their GDP on “defense”.
“Belgium,
the host of the next NATO meeting, clearly wanted to be the best student in
class. Its military expenditure increased by 11.1% in 2020, amounting to some
4.75 billion euros. 9.2 billion of military investments were contracted by the
government of former prime minister Charles Michel [now the president of the
European council],” explains Isabelle Vanbrabant from Intal, a Belgium
organization working for international solidarity and peace.
Nuclear armament and the ecological challenge
While 122
non-NATO countries are committed to a world without nuclear weapons, NATO
clings to nuclear weapons as the “ultimate guarantee” of its security. NATO is
leading the transatlantic countries into a nuclear arms race – as if the human
catastrophe of Hiroshima and Nagasaki in 1945 or Gerboise Bleue, the French
nuclear bomb testing in the Sahara during the Algerian War of Independence in
1960, never happened.
European
governments follow the imperialist diktat of NATO and continue to militarize
the European territory, people express themselves against any nuclear presence
in their territories. The Italian example is striking: “Popular referenda in
1987 and 2011 refused permission of nuclear energy and the military use of
nuclear energy in Italy,” says Ada Donno of the Association of Women of theMediterranean Region (Awmr), a feminist organization affiliated to the Women’sInternational Democratic Federation (WIDF), “but there are still 40 to 70
nuclear warheads in US and NATO military bases in Italy. This is definitely
unconstitutional.”
High
military spending and the nuclear arms race are also increasing CO2 emissions
enormously. At a time when the general sensitivity for environmental issues has
reached the peak thanks to global social movements such as Friday’s For Future
and many more, the carbon footprint of the European military industry is about
24.8 million tonnes of CO2 (2019), equivalent to the emissions of about 14
million cars. The CO2 emissions from one hour of flight of an F-35 fighter jet
are roughly equivalent to those of eight cars over a whole year. The entire
military-industrial complex is one of the main global polluters.
By
consequence, militarization, conflicts about access to natural resources and
climate change have devastating impacts on the living conditions of the people,
above all in the Global South. By 2050, 200 million climate refugees will be
looking for new, more habitable places to live. In its report “NATO 2030,” NATO
sees this hypocritically as a threat that needs to be “protected militarily”.
Their wars, our lives
The
demonstrations in solidarity with the people of Palestine and against the NATO
and US-backed Israeli government in recent weeks showed the strong
anti-militaristic feeling among people globally. As part of this wave of
mobilization, organized sectors of the working class also held protest actions
in strategic places to express their solidarity and rejection of militarism.
On May 14,
in Italy, Livorno’s dock workers organized in the USB union were informed by
the Autonomous Collective of Dockworkers CALP of the port of Genoa about the
arrival of a cargo ship loaded with weapons that was headed to the Israeli port
of Ashdod. The dockworkers decided to block it. Messages of solidarity and
support arrived from other dockworkers all over Europe from Hamburg (Germany)
to Piraeus (Greece). For June 14, as part of the Yes To Peace, No To NATO
mobilizations, the Italian USB union has called for a national dockworker’s
strike in favor of safe working conditions which includes the ban of arms
trafficking from all the ports.
On May 17,
in Oakland (USA), as part of the actions in solidarity with Palestine, the Arab
Resource & Organizing Center and dozens of other progressive organizations
called for the boycott and blocking of the apartheid-profiteering ZIM shipping
company. ZIM decided not to dock its ship at the Port of Oakland. Those actions
were repeated on June 4 during an International Week of Action (#BlockTheBoat)
of workers against Israel’s apartheid. On May 20, South African dockers of the
port of Durban expanded solidarity actions and refused to unload an Israeli
ship. Linking these struggles is a great challenge for the next future.
With the
upcoming NATO summit, progressive movements and left parties in the region have
organized several events=. In Brussels, on June 13 and 14 a NATO counter summit
is being planned by the international peace movement. On June 13, a gathering
“STOP NATO 2021” seeks to condemn “the cold war logic orchestrated by NATO” and
reject “the ongoing increase of military expenditures”. On the same day, the
webinar “Global NATO: a Threat to Peace” will offer information to understand
what NATO is today. On June 14, two online meetings – “Dissolution of NATO –
for solidarity, sustainability and disarmament” and “Voices for Peace” – will
conclude the counter summit.
If
anti-militaristic mobilizations seemed to be in hibernation, today we are
witnessing a new spring of social and workers movements against war and for
social and ecological justice.
https://peoplesdispatch.org/2021/06/09/their-wars-our-lives-the-return-of-anti-militarism/
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