25/09/21

25 settembre in piazza a Roma / Il cambiamento che vogliamo

 La Casa delle donne di Milano con tutte le donne


Saremo in piazza a Roma il 25 settembre per difendere le libertà e i diritti delle donne, tragicamente violati in Afghanistan, e per comunicare al mondo intero che non possiamo permettere che tutto torni come prima.

Ormai è chiaro che per costruire la rivoluzione della cura dobbiamo ribaltare le premesse del sistema patriarcale che regge le nostre società fin dalle origini.

Dobbiamo uscire dal modello di sviluppo illimitato e predatorio cui si devono le malsane condizioni che hanno permesso il diffondersi dell’attuale pandemia e di probabili altre nel futuro. Purtroppo però sulle cause di questo disastro e sulla necessità di agire all’origine per modificarle è sceso il silenzio, spostando l’attenzione su avvilenti diatribe politiche e mediatiche che non risolvono nulla.

Si devono cambiare alla radice tutte le scelte che riguardano l’economia, l’ambiente, il lavoro, la sanità, la giustizia. Dobbiamo smettere di finanziare armi e guerre, la vera industria della morte, e dobbiamo cambiare paradigma simbolicamente e concretamente, spostando la maggior parte delle risorse economiche sulle attività di cura che persone invisibili e sfruttate, in maggioranza donne, svolgono ogni giorno per sostenere il necessario riprodursi della vita.

Ad esempio si può iniziare

  •  destinando l'1% della spesa programmata per le armi a investimenti per una medicina      territoriale;
  •  aumentando gli stipendi per il personale infermieristico;
  •  diminuendo il numero degli alunni per classe;
  •  attribuendo nuove risorse ad assunzioni e formazione del personale docente.

Quello che si sta decidendo però sembra andare purtroppo nel senso opposto.  Non soltanto nel Pnrr si destinano risorse minime a tutte le politiche di genere, ma continua il ricorso alle fonti fossili, si progettano altre trivellazioni, permane l’uso dei pesticidi e degli allevamenti intensivi, aumenta il consumo di suolo, sono allo studio nuove grandi opere, crescono diseguaglianze che privilegiano il Nord a scapito del Sud. Come se non bastasse, si riparla di nucleare, si potenzia l’industria delle armi con nuove spese e nuovi terribili strumenti di morte.

Si continua poi nella feroce ingiustizia di negare l’asilo a chi fugge da violenze e guerre, persino se proviene da paesi come l’Afghanistan, tacendo sulle tremende violenze che le persone migranti subiscono ai vari confini, in particolare sulla rotta balcanica che giunge fino a noi.  Si rifiuta la cittadinanza a chi ne ha pieno diritto vivendo qui dalla nascita o dalla prima infanzia.

E mentre la tecnologia e la finanza preparano inimmaginabili scenari post-umani su cui dovremmo tutte e tutti interrogarci, perché sembrano portare verso società ancor più autoritarie e oligarchiche, noi siamo costrette di nuovo a sfibranti lotte per riconquistare quei diritti che pensavamo di aver ottenuto.

C’è quindi un conflitto fra questo potere universale e misogino che ci ha portato al disastro e la necessità irrimandabile del cambiamento. Occorre rivendicare l’immensa capacità delle donne a tutti i livelli, e occorre esigere che al massimo grado di ogni struttura decisionale si dia voce e spazio al sapere e alle competenze delle donne.   

Si può e si deve fare. Esistono esempi virtuosi che lo dimostrano, come a Barcellona dove la sindaca Ada Colau ha promosso un modello di città sostenibile, equo e inclusivo, nonostante l’opposizione di potentissime lobby. Per noi è una strada da seguire.

 #CasadelledonneMilano

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