PERCHÉ NOI DELLA SOCIETÁ DELLA CURA CI SAREMO...
Torniamo in piazza con una consapevolezza in più, perché dalla pandemia abbiamo imparato una lezione: contro l'incuria del potere, occorre lottare per praticare la cura che metta al centro la vita degli esseri umani della natura e di tutti i viventi.
Torniamo
in piazza mentre
si svolge il dramma dell'Afghanistan. Un altro, e altri crimini provocati dalle
guerre dei potenti: in Siria, Yemen, Kurdistan, Palestina, Iraq, Libano,
Libia, in tanta parte dell'Africa... La guerra, sempre
scatenata da interessi economici e di potere, opera distruzione. La
violenza chiama violenza. Mai crea democrazia, libertà, diritti. Per
questo le nostre prime parole sono contro la guerra. Contro la guerra
patriarcale in nome della libertà delle donne. Contro la guerra distruttiva in
nome della "esportazione" di democrazia. Contro la guerra che
arricchisce l'industria delle armi e i poteri militari, che porta
occupazioni e guerre civili. Contro la guerra, che esprime con la massima
violenza l'incuria, dell'umanità e della natura
Il nostro paese non è innocente. Basta con la retorica mediatica, basta con l'esaltazione del "ventennio di libertà".
Torniamo
in piazza
per affermare ancora una volta l'amore per la libertà di tutte le nostre
sorelle, l'amore per i diritti conquistati, da conquistare, da difendere,
nel nostro paese e nel mondo: diritto all'istruzione e alla cultura, diritto
alla salute, diritto al lavoro, libertà di essere se stesse. Diritti oggi messi
pesantemente sotto scacco in molte parti del mondo.
Non
troviamo traccia di questi diritti nel "piano di ripresa", né un
cambiamento di passo sulle privatizzazioni che hanno smantellato la sanità, né
nella difesa dei posti di lavoro, e neanche nel sostegno a redditi sempre più
impoveriti.
Torniamo
in piazza per
cambiare un sistema sociale, economico, culturale e di potere basato sulla
disuguaglianza, pervaso di violenza spesso impunita, dalla discriminazione fino
all'omofobia, allo stupro e al femminicidio,
Torniamo in piazza decise ad avviare quella rivoluzione della cura che si basa sul rispetto dell'altra e dell'altro, i diritti e le libertà di tutte e di tutti, native/i e migranti, a partire dal diritto alla cittadinanza e dal riconoscimento di tutte le soggettività.
Gruppo Femminismo dellarete Società della Cura
1 settembre 2021
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