11/01/23

IRAN/DOIW - Chiediamo il rilascio immediato dei detenuti politici sotto minaccia di esecuzione

Lettera dell’OrganizzazioneDemocratica delle Donne Iraniane (DOIW)* alle organizzazioni sorelle: bisogna agire per fermare altre esecuzioni di manifestanti in Iran!

Care amiche e compagne di lotta

sono passati quattro mesi da quando è nato in Iran il movimento “donna, vita, libertà”, contro il regime dittatoriale al potere. Questo movimento è iniziato con manifestazioni pacifiche di donne e altre forze sociali, tra cui studenti, allieve e insegnanti, lavoratrici, per protesta contro la morte di Mahsa Amini mentre era in arresto, lo scorso settembre. Per tutto questo periodo, il regime ha risposto con proiettili e la sanguinosa repressione dei manifestanti indifesi, soprattutto nelle regioni svantaggiate e oppresse del paese come le province del Baluchistan e del Kurdistan.

Negli ultimi quattro mesi, la Repubblica islamica ha ucciso, con la massima brutalità, più di 500 donne e uomini di ogni estrazione sociale. Tra gli uccisi vi sono più di 60 sotto i 18 anni, eppure il regime non è riuscito a spegnere le fiamme del movimento delle masse disperate che non ne possono più della povertà, del dispotismo e dell'inflazione galoppante. Questa rivolta rivoluzionaria è più profonda ed estesa delle precedenti la popolazione è determinata ad ottenere cambiamenti fondamentali. Per questo motivo, i governanti islamici dell'Iran stanno intensificando la repressione, terrorizzando la popolazione, torturando brutalmente i detenuti per estorcere confessioni, conducendo processi farsa e condannando a morte.


Le esecuzioni di cittadini iraniani avvengono in un momento in cui a molti di coloro che sono sotto processo è stato negato un processo regolare e giusto, vale a dire il diritto di nominare un proprio avvocato, e sono state inflitte condanne a morte in processi sommari della durata di pochi minuti. Nei suoi tribunali islamici, la Repubblica islamica dell'Iran identifica le proteste pacifiche delle donne, dei giovani e dei lavoratori iraniani come "atti di guerra contro l'Islam e contro Dio". Attualmente, più di 18.000 manifestanti arrestati sono detenuti nelle terribili prigioni della Repubblica islamica e subiscono le torture più brutali. Tra gli arrestati – migliaia di donne e uomini –  ci sono studenti, lavoratori, contadini, ma anche giornalisti, artisti, insegnanti, sportivi e perfino scolari. Questi detenuti sono sottoposti a brutali torture per costringerli a confessare colpe inventate, come avere legami con potenze straniere. Anche giovani di età inferiore ai 18 anni sono stati torturati per estorcere confessioni.


Nelle ultime due settimane, la Repubblica Islamica dell'Iran, ha impiccato due giovani manifestanti – Mohsen Shekari (23enne di Teheran) e Majid Reza Rahnavard (23enne della città nord-orientale di Mashad) – a seguito di prolungate torture con l’accusa di essere "in guerra con Dio" e di "mettere in pericolo la sicurezza del paese". E ancora oggi stanno allestendo la loro forca per l'esecuzione di altri prigionieri politici solo per prolungare la vergognosa esistenza del regime. Secondo media ufficiali legati alla magistratura della Repubblica islamica, negli ultimi giorni, in processi farsa sono state pronunciate condanne a morte per diversi altri prigionieri politici, tra cui: Mohammad Mehdi Karami, Seyd Mohammad Hosseini e Mohammad Beroghani.

Madri, padri e familiari stretti che cercano di piangere i loro cari, nelle cerimonie funebri o nel tradizionale lutto del 40° giorno dopo la morte, devono affrontare minacce e violenze. Ci sono state diverse segnalazioni di casi in cui gli agenti della Repubblica islamica hanno seppellito loro stessi i morti nel cuore della notte, in tombe nascoste. Nonostante le minacce e le vessazioni, le madri e le famiglie in lutto resistono alla violenza delle forze di sicurezza della Repubblica islamica e tengono cerimonie commemorative per i loro cari (che attirano molte persone che vi assistono in solidarietà e per rendere omaggio). Ma le forze dell’ordine della Repubblica islamica dell'Iran interrompono anche queste cerimonie funebri, attaccando i presenti e uccidendo altri giovani. È un ciclo sanguinoso che continua in Iran.

L'Organizzazione Democratica delle Donne Iraniane esprime il suo cordoglio alle famiglie in lutto e invita tutte le forze progressive dell'Iran e del mondo, in particolare le organizzazioni femminili a condannare questi atti di violenza in Iran, in particolare le condanne a morte, a protestare contro la brutale violazione dei diritti umani e a chiedere la fine di questo ciclo sanguinoso.

Non possiamo accettare che alle proteste pacifiche e legittime delle persone che non hanno altro modo di protestare contro l'oppressione, la corruzione e la dittatura, se non scendendo in piazza a mani nude, si risponda mandando i giovani al patibolo e uccidendoli. Sulla testa dei detenuti politici iraniani pende la minaccia di esecuzione. Dobbiamo impedire con tutte le nostre forze e in ogni modo possibile al regime dispotico di Velayat Faqih, il leader religioso supremo, di uccidere i nostri giovani.

Con la massima urgenza il nostro movimento per la libertà chiede il rilascio incondizionato dei prigionieri politici iraniani.

Gennaio 2023

*L'Organizzazionedemocratica delle donne iraniane, fondata col nome di OIW nel 1943 come ala femminile del partito Tudeh dell'Iran, aderì alla Federazione democratica internazionale delle donne nel 1947. Messa fuorilegge nel 1949 insieme allo stesso Tudeh, fu ricostituita nel 1951 col nome di DOIW.  


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