25/01/23

«Ayten Öztürk: non lasciamola sola!». Incontro di solidarietà a Roma

 

Il 14 gennaio 2023 si è svolto presso la Casa internazionale delle donne di Roma un incontro di solidarietà con la detenuta politica turca Ayten Öztürk, promosso dal Comitato giustizia e libertà per Ayten – di cui fa parte anche AWMR Italia-Donne della Regione Mediterranea. All’incontro ha partecipato in collegamento online da Ankara la stessa Ayten Öztürk, la giornalista turca attualmente agli arresti domiciliari in attesa di sentenza definitiva, che ha testimoniato la sua drammatica odissea. *

Prelevata illegalmente nel 2018 all’aeroporto di Beirut, dove si trovava in attesa di raggiungere l’Europa dopo 10 anni trascorsi in #Siria per sottrarsi alle persecuzioni del governo turco, riportata incappucciata in #Turchia e brutalmente torturata per sei mesi in un luogo di detenzione segreto. Quindi trattenuta in carcere per anni senza prove e infine condannata a due ergastoli con l’accusa non comprovata di avere assistito (non partecipato!) ad un linciaggio.

Nella condizione degli arresti domiciliari, Ayten è sottoposta a costante controllo, costretta a tenere le cavigliere elettroniche giorno e notte. Una storia difficile da accettare e che la dice lunga sulla situazione politica generale in quel paese che, a ben ricordare, aspira a far parte dell’Europa. L’incontro, coordinato da Liliana Ciorra che segue da tempo la vicenda di Ayten, è stato un crescendo di emozioni. Maura Cossutta, presidente della Casa internazionale delle donne di Roma, ha dato il benvenuto alle presenti sottolineando il grande coraggio della giovane donna turca e l’importanza di essere al suo fianco per ottenere per lei piena giustizia, così come è importante essere vicine alle donne afgane e iraniane che stanno vivendo giorni drammatici. «Sono tutte donne straordinariamente coraggiose – ha rilevato Maura Cossutta – e questo coraggio delle donne è oggi un dato politico che si impone in modo inedito nella scena internazionale, che rivendica libertà per tutte le donne, ma anche libertà per i loro popoli, contro ogni fondamentalismo, contro ogni violenza patriarcale, contro tutti i fascismi e contro le guerre, che sono il prodotto più feroce del patriarcato».

Per questo, ha aggiunto, la loro lotta è anche la nostra, contro il governo delle destre, per la difesa della pace, contro il nazionalismo, il militarismo, per la libertà femminile. E per questo l’incontro con Ayten Öztürk è molto importante, sia per tenere sempre accesi i riflettori sulla sua storia, sia perché Casa Internazionale delle donne possa sempre più caratterizzarsi nel suo profilo internazionale. 

Rosanna Marcodoppido, dell’UDI romana La Goccia, ha rievocato il dolore e l’indignazione provati nell’apprendere questa terribile vicenda, che ha ritenuto necessario far conoscere subito nel nostro paese. Il suo articolo “Il coraggio di Ayten” pubblicato ai primi di giugno sul settimanale Noi Donne e rilanciato sui social, è stata purtroppo una piccola goccia in un mare di colpevole silenzio. «Il sostegno ad Ayten – ha sottolineato Rosanna – non è soltanto una questione di solidarietà, che pure è necessaria sempre, ma anche di sorellanza, una precisa categoria della politica delle donne basata sulla convinzione che il valore della libertà e dignità di una è in stretta connessione con quello delle altre, di tutte le altre, e che lottare per affermare questo valore ovunque è l’unico modo per costruire ovunque una civiltà nuova, il più possibile libera dalla violenza per tutte e tutti».  

Liliana Ciorra, nell’introdurre la testimonianza di Ayten, ha osservato che questa vicenda può essere letta, da un lato, come la metafora di un popolo che si ribella alla dittatura fascista utilizzando ogni mezzo, compreso il rischio della stessa vita attraverso lo sciopero della fame, pratica diffusa e purtroppo a volte dagli esiti tragici, come è successo ad una delle sorelle di Ayten. Ma è anche, d’altro canto, la metafora di uno stato autoritario, sostanzialmente fascista, che reprime con ogni mezzo, anche con la tortura, tutto ciò che sfugge al controllo e all’imposizione di un sistema che non rispetta i più elementari diritti umani. 

In un commosso silenzio abbiamo ascoltato la testimonianza resa da Ayten nella sua lingua, il viso molto pallido (chissà se riuscirà mai, e quando, ad essere illuminato dal sole). Con l’aiuto della traduttrice ci ha raccontato la sua storia, ripercorrendo le fasi più drammatiche della sua detenzione, le tante forme di tortura subite per indurla a parlare, ma anche la violenza di questi lunghi mesi agli arresti domiciliari, con le continue irruzioni della polizia nella sua casa per verificare il funzionamento delle cavigliere elettroniche, che non pochi fastidi le danno soprattutto di notte, o per rovistare tra i cassetti, lasciando poi tutto per terra e in disordine: un modo per ricordarle da quale parte è il potere, un potere senza limiti di legge. Ayten durante il collegamento ha più volte espresso la sua gratitudine, sottolineando l’importanza che ha per lei il sostegno delle donne italiane. Ci ha invitato tutte nella sua casa quando sarà possibile e, nell’immediato, ad un Simposio internazionale per la giustizia e contro la tortura che si svolgerà via zoom il 29 gennaio.

Giulia Potenza, della segreteria nazionale UDI, ha poi ricordato che la Turchia ha rigettato la Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa del 2011, il documento internazionale più completo ed efficace contro la violenza maschile sulle donne, che era stato in un primo momento firmato dalla Turchia. Ha rimarcato come in particolare le donne siano bersaglio privilegiato della violenza, anche a livello internazionale, come ci ricorda il dramma delle Afghane e delle Iraniane, per le quali l’UDI si è attivata, per fare solo alcuni esempi. Sul fronte della Turchia, ha aggiunto, la dittatura di Erdogan risulta comoda a tanti, per questo motivo si ignora o si tace sulle torture nei confronti di dissidenti politici e migranti, sugli abusi sessuali di cui sono vittime molte delle donne detenute. «Ma Ayten è qui per ricordarci – ha aggiunto – che invece questa cruda e intollerabile realtà è proprio a due passi da noi, e lo Stato italiano deve adottare le misure necessarie perché si ponga fine a questo atteggiamento omertoso». 

Oria Gargano, presidente della Cooperativa sociale Be Free, ha inoltre ricordato il ruolo della Turchia nella tratta di esseri umani e nel fenomeno migratorio, denunciando in particolare gli accordi che l’Italia e l’Europa hanno fatto con il governo di Erdogan e la sua politica estera ricattatoria e spregiudicata. Non si può continuare a ignorare uno scenario internazionale in cui i diritti umani perdono valore a ritmo continuo e contro il quale dobbiamo rivolgere proteste e contestazioni, ha detto Oria. Non è forse vero che #Erdogan fa pesare il ruolo del suo paese nella questione dei migranti, essendo nodo cruciale degli esodi da paesi come l’Afghanistan, l’Eritrea, la Siria e altri afflitti governi non democratici o da guerre di cui nessuno si occupa? Non è forse vero che Erdogan ha fatto valere il suo peso diplomatico nel conflitto fra #Russia e #Ucraina, sia facendo da interlocutore tra Putin e Zelens’kyj, sia ponendo alla Svezia la condizione di non accogliere più profughi Curdi se vuole entrare nella Nato? La questione è dunque molto complessa, perché i diritti umani vengono violati all’interno di un sistema complessivo che li considera secondari, irrilevanti rispetto alle strategie di potere.

Per Ayten, con Ayten e con tutte le donne dell’Iran, dell’Afghanistan, ma anche dell’#Europa e dell’Italia, è importante stringere alleanze forti perché la sorellanza diventi una lotta vincente. Per questo è stata sollecitata da tutte un’apertura del Comitato ad altre associazioni e ad azioni condivise, come una interpellanza parlamentare e un lavoro di informazione più puntuale sui mass media.

L’incontro, al termine del quale è stato lanciato un appello per la liberazione di Ayten, è stato concluso da un monologo teatrale di Rosa Colella da lei magistralmente recitato: prosa, poesia e canto, in un intreccio di forte intensità e drammaticità, hanno restituito nella sua interezza la storia di Ayten. Una grande emozione trasmessa nei saluti finali e nell’impegno unanime di continuare a sostenere la lotta di Ayten fino a quando non riuscirà ad ottenere giustizia e tornerà ad essere una donna libera. Almeno lei, a cominciare da lei.

Il presente comunicato è stato pubblicato sul settimanale online Noi Donne

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