L’Awmr Italia-Donne della Regione Mediterranea aderisce e partecipa alla settimana europea di mobilitazione contro la guerra promossa da #Europe for Peace e dai Comitati per la pace, unitamente alla rete di convergenza femminista che, in Europa e in altre regioni del mondo, invita a disertare la guerra in #Ucraina, come le altre guerre che sono in corso a diverse latitudini e quelle che si stanno preparando.
Perché – come c’insegna la storia – le guerre non
“scoppiano”: le guerre si pianificano, si provocano e si combattono contro un “altro”
individuato come “nemico”, secondo uno schema che si ripete con spaventosa
prevedibilità da secoli.
E anche questa “guerra per procura” della #Alleanza Atlantica contro la #Federazone Russa in
Ucraina è stata lungamente preparata, era prevedibile ed anche prevenibile: si
sarebbe potuto evitarla risolvendo attraverso il negoziato la controversia che
l’ha generata, se ce ne fosse stata la volontà politica.
Vogliamo ricordare che già due anni fa – per non
andare più indietro nel tempo – nell’incontro internazionale su “Cura e
incuria” della rete femminista della Società della cura di cui facciamo parte, denunciammo
l’incombente clima da guerra fredda, il ritorno della contrapposizione
occidente/oriente e la riproposizione di logiche fallaci che sembravano estinte,
come quella dello “scontro di civiltà”.
Oggi quel nostro grido di allarme appare sommerso dal
frastuono delle armi che sta vanificando la faticosa ricerca di un’alternativa possibile
nella tessitura delle relazioni internazionali, che abbiamo chiamato “paradigma
della cura”.
Ci sembrava che la pandemia avesse aperto gli occhi
di molte e molti sulla necessità di assumere la cura come “paradigma politico”:
cura non solo come rimedio alla malattia, ma come fondamento delle relazioni
umane e sociali, dei rapporti fra le nazioni e del rapporto degli umani con il
vivente. Eravamo convinte di poter avere parola decisiva – proprio noi donne – in
questo prefigurabile salto di paradigma, dalle guerre per il profitto alla cura
del pianeta.
Invece la barbarie della guerra torna ad incombere –
non esclusa la guerra nucleare – s’incoraggia l’idea che attraverso la guerra
“si può vincere”, si agitano come “non negoziabili” falsi valori nazionalistici
contrapposti e s’induce nella gente l’assuefazione alla logica binaria
amico-nemico nelle relazioni internazionali. Per “normalizzare la paura” con irresponsabile
disinvoltura si fanno entrare nella comunicazione pubblica perfino ipotesi fino
a ieri impronunciabili come “guerra nucleare”.
Ma noi vogliamo evocare la paura e reagire. Ci fa paura
questo stravolgimento di senso, per cui in nome della sicurezza si finanzia
guerra. Ci inquieta profondamente che il discorso sulla sicurezza sia occupato
dalle destre revansciste e che il neofascismo torni ad occupare “normalmente” la
scena politica europea. Ci allarma un ministro dell’istruzione italiano che
minaccia provvedimenti disciplinari nei confronti di una dirigente scolastica
che evoca la Costituzione antifascista. Riconosciamo questo fascismo che si
presenta atlantista in politica estera, neoliberista in economia e veste
perfino abiti femminili: è quello di sempre con la stessa ideologia
militarista, suprematista, antidemocratica e misogina.
Ci opponiamo all’invio di armi all’Ucraina,
chiediamo che siano attivati tutti i canali diplomatici e istituzionali
internazionali per un’uscita negoziata da una guerra che nessuno dei
contendenti può vincere.
Rifiutiamo la corsa al riarmo e la militarizzazione
multidimensionale dell'UE – non innescata ma solo accelerata dall’invasione
dell’Ucraina – che sembra essere l'unico progetto politico portato avanti dall’élite
neoliberista dell'Unione Europea.
Rifiutiamo il frenetico aumento della spesa militare
e le scellerate politiche sanzionatorie europee che stanno producendo problemi
fino a ieri impensabili riguardo all’approvvigionamento di cibo, di energia e
di materie prime, oltre ad accrescere il colossale debito pubblico che si va
accumulando: tutte cose che gravano già sulle parti più vulnerabili delle
società, ma soprattutto ricadranno come macigni sulle generazioni future.
Affermiamo un’altra idea di sicurezza, declinata
dentro il paradigma della cura, come diritto degli esseri umani e di ogni
essere vivente a un’esistenza dignitosa. Una sicurezza non alimentata dalla
competizione per l’accaparramento e sfruttamento delle risorse, ma dalla
condivisione di risorse, conoscenze e tecnologie; non militarizzata, ma anzi
mirata a una transizione all’azzeramento degli arsenali militari e allo scioglimento
di alleanze militari che, come la NATO, sorreggono esiziali ambizioni di
dominio sul mondo.
Dichiariamo la nostra diserzione da questa guerra e
dalle altre guerre in corso. Diserzione non è estraniazione, né assenza dalla
tragedia della guerra. Al contrario, è presenza attiva e ricerca ostinata di
una uscita negoziata da questa guerra, di una efficace prevenzione delle guerre
future, sostenuta dalla restituzione di valore al diritto internazionale e di capacità
giuridica alle istituzioni e agli organismi rappresentativi globali, a partire
dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Awmr Italia – Donne della Regione Mediterranea
25 febbraio 2023
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