Hanno portato i loro saluti i
rappresentanti del Consiglio Mondiale
della Pace (CMP), della Federazione
Sindacale Mondiale (FSM), della Federazione
Mondiale della Gioventù Democratica (FMGD).Riportiamo qui la relazione di Ada Donno (Awmr Italia).
Care amiche e compagne, innanzitutto vorrei ringraziare le nostre compagne della OGE-Federazione
delle donne greche, Mairini e Cristina, insieme a tutto l'ufficio regionale europeo della FDIM/WIDF
per lo sforzo organizzativo che ci permette di essere qui riunite a discutere e
costruire un’agenda comune, che vogliamo attuare nel prossimo futuro.
Perché un’agenda comune incentrata sull'azione permanente contro la
guerra? Permettetemi di rispondere a questa domanda semplicemente nominando due
motivi di mia grande preoccupazione e angoscia. La prima è che le recenti nomine ai
massimi livelli decisionali dell’Ue e della Nato, decise pochi giorni fa dai
governi, non ci rassicurano, anzi, ci preoccupano e ci inquietano ancora di più.
Il nuovo Segretario generale della NATO è, se possibile, ancora più atlantista
e guerrafondaio del precedente, Stoltenberg. Con la crescita dell’estrema
destra nel Parlamento europeo e la rielezione della signora Von der Leyen a
capo dell’UE, siamo, se possibile, un altro passo avanti verso la guerra.
Il secondo motivo di inquietudine è osservare come
l’elezione di donne ai più alti livelli decisionali non è sempre sinonimo o
segno di progresso e di pace. Come è nel caso della nomina a capo della
politica estera dell’UE della prima ministro estone, la signora Kallas, nota
per le sue opinioni guerrafondaie e visceralmente russofobe, a favore del
riarmo totale dell’Europa. O come è nel caso della prima ministra italiana
Meloni, neofascista e dichiaratamente nemica dei diritti delle donne.
Da un lato, la nomina di tali figure femminili è
indice di un completo travisamento e di un uso strumentale dell’uguaglianza
delle donne, un espediente che serve ad attenuare agli occhi della gente
comune la paura di trovarci sull’orlo del baratro e a distrarci
dall’impressione che le istituzioni europee siano nelle mani di pazzi furiosi
che non arretrano neppure davanti alla prospettiva di una guerra totale e
nucleare.
Purtroppo vediamo come un’ideologia reazionaria e
misogina stia guadagnando terreno in paesi come Austria, Belgio, Repubblica
Ceca, Francia, Ungheria, Italia, Paesi Bassi, Polonia e Slovacchia, e come
l’estrema destra stia occupando le istituzioni democratiche, anche quando non è
dentro i governi.
Sappiamo che esiste una connessione molto stretta tra
il pensiero che si oppone all’avanzamento delle politiche di uguaglianza di
genere e quello che considera la guerra come unica soluzione per le
controversie internazionali, e quindi sostiene l’escalation del militarismo nelle
società e il riarmo totale.
Ecco perché l’Awmr Italia – Donne della Regione
Mediterranea ha partecipato attivamente alla recente mobilitazione contro il
vertice del G7, che ha avuto luogo a metà giugno nel Sud Italia,
dove i cosiddetti "sette grandi" si sono incontrati per confermare la
loro volontà di accelerare la transizione delle economie capitaliste verso la
"economia di guerra" con programmi di riarmo, di continuare a
finanziare piani di guerra che possono avere risultati catastrofici per tutta
l'umanità.
In una tavola rotonda su “DONNE CONTRO L’ECONOMIA DI
GUERRA” – tenutasi nell’ambito delle attività contro il G7 – abbiamo detto che
è vergognoso che si continui a sprecare risorse in un frenetico riarmo, quando
solo una parte della spesa militare dei paesi G7 basterebbe a eliminare la
fame, le malattie e la mortalità infantile dalla faccia del pianeta, a
risolvere i problemi del riscaldamento globale e del drammatico deterioramento
ambientale, a promuovere i diritti umani delle donne e delle ragazze ovunque
vengano violati.
Noi donne abbiamo denunciato, quale causa principale
del disagio della maggioranza delle donne, lo stesso modello di sviluppo
capitalistico, sia per la distruttività insita nei processi di
supersfruttamento del lavoro, sia per il deterioramento dei beni materiali e umani,
l’aumento sistematico delle disuguaglianze e della povertà, e infine la guerra,
divenuta un progetto operativo permanente di un sistema
economico-politico-militare che cerca di sottomettere il pianeta e l’umanità
che lo abita agli interessi lucrativi di pochi dominatori.
Gli slogan che le donne hanno gridato nella marcia
contro il G7 a Fasano in Puglia sono stati: Non un soldo, non un soldato per le
guerre della NATO! GIÙ LE MANI DAI DIRITTI DELLE DONNE! BASTA escalation
militare! Fermare il GENOCIDIO DEL POPOLO PALESTINESE!
Inoltre, come Awmr
Italia stiamo partecipando alla campagna di mobilitazione internazionale
contro le basi USA/NATO promossa dalla rete Global Women for Peace united against
NATO: con l’occasione del 75° anniversario della fondazione dell'Alleanza
Atlantica ne andiamo denunciando il carattere sempre più aggressivo e
guerrafondaio, l’espansione illimitata che ha destabilizzato pericolosamente le
relazioni internazionali e alimentato conflitti che ci mettono sempre più a
rischio di una catastrofe globale.
75 anni di NATO sono troppi e hanno già fatto
troppi danni! La permanenza delle basi USA/NATO impone ai nostri paesi il
coinvolgimento nelle operazioni di guerra della NATO in tutti i continenti che
già fanno presagire uno scenario di terza guerra mondiale. A cui si aggiungono
le ricadute sulla società delle politiche di riarmo e militarizzazione, con la
sottrazione di risorse pubbliche, che dovrebbero invece essere destinate al
benessere sociale, alla sanità, all’istruzione, al lavoro e alla tutela
dell’ambiente.
Chiediamo un cambiamento radicale nelle politiche
europee: noi donne guardiamo a un’altra Europa, dove vigano pace,
solidarietà, liberazione per le donne e gli uomini che ci vivono, accoglienza e
rispetto verso le donne e gli uomini che vogliono venire a viverci, senza discriminazioni,
sfruttamento, nessuna oppressione, nessuna guerra.
Care compagne, nei prossimi mesi e anni dovremo
impegnarci per accrescere la presenza della nostra FDIM/WIDF in Europa, per rafforzare
l'ufficio di coordinamento europeo, coinvolgere le organizzazioni affiliate attorno
all'obiettivo comune di fermare la guerra, fermare l’avanzata del militarismo e
del bellicismo, realizzare il progetto di quello che abbiamo chiamato "tribunale di coscienza" internazionale
contro i crimini di guerra e il genocidio a Gaza, come proposto dalla nostra
presidente Lorena Peña.
Vorrei chiudere questo mio intervento ringraziando
ancora una volta l'OGE e l'ufficio regionale europeo per il loro sforzo
organizzativo che ci permette di essere qui riunite, per discutere e costruire
un'agenda comune delle donne che vogliamo attuare nei prossimi mesi e anni,
attraverso un piano d’azione che coinvolga le organizzazioni affiliate alla
FDIM/WIDF in tutta la Regione europea, da Ovest a Est, in collaborazione con
quelle delle altre aree regionali – in primo luogo la Regione Araba – per la
costruzione di un Mar Mediterraneo di pace, giustizia, accoglienza , diritti e
solidarietà. Grazie.