21/07/24

No ai nuovi euromissili / Una campagna per un futuro di pace

 Awmr Italia- Donne della Regione Mediterranea ha derito alla campagna lanciata su Peacelink contro la dissennata decisione della NATO di schierare nuovamente in Germania gli euromissili che erano stati smantellati e proibiti con il trattato INF. Una decisione gravissima che contribuirà ad acuire le già altissime tensioni internazionali e ad avvicinare ulteriormente il rischio di una catastrofe nucleare.


Disegno R.Goffredo

La decisione della Nato di ritornare a schierare entro il 2026 gli euromissili che erano stati banditi dal trattato INF – come si dice nell’appello che accompagna il lancio della campagna – è di una gravità assoluta perché segna l’inizio di una nuova escalation nucleare in Europa.

Negli anni ‘80, consapevoli della gravità di questo rischio, l’Unione Sovietica e gli Sati Uniti, sotto la pressione di una grande mobilitazione dei movimenti pacifisti e col concorso di forze politiche europee più responsabili, firmarono il trattato sulle forze nucleari a medio raggio(INF), quelle più rischiose per l’Europa, perché costringeva i paesi europei a sacrificarsi facendo da “scudo” agli Stati Uniti in un eventuale confronto nucleare Est-Ovest.

Quel trattato, che portò all’eliminazione di 2692 missili e a un abbassamento sostanziale del rischio e delle tensioni internazionali, è stato annullato, inizialmente dagli Stati Uniti nel 2018, e oggi la NATO ha deciso di schierarne di nuovi in Germania.

Tale decisione contribuisce in maniera sconsiderata ad avvicinare il rischio di una catastrofe nucleare in Europa e, mentre le superpotenze nucleari si rimpallano colpe e responsabilità, i governanti europei, invece di adoperarsi per risolvere in modo ragionevole e condiviso le controversie e i conflitti, ci stanno trascinando nuovamente nella spirale di un avventurismo bellicista, di cui l’opinione pubblica fatica a percepire la pericolosità.

«Con i nuovi missili ipersonici la situazione può sfuggire di mano – avverte l’appello – anche per un semplice errore e le decisioni di rappresaglia nucleare vengono prese in una manciata di secondi. Oggi in gioco c’è il rischio di una guerra nucleare sempre più vicina con la decisione della Nato. È responsabilità di ciascuno di noi prendere posizione e chiedere ragionevolezza. Facciamo sentire la nostra voce prima che i nuovi euromissili vengano installati».

Per sottoscrivere l’appello e aderire alla campagna: www.peacelink.it/noeuromissili     

13/07/24

Controvertice / 75 anni di Nato sono troppi

Mentre la NATO concludeva il suo vertice a Washington e Biden teneva una conferenza stampa cruciale, i media mainstream continuavano freneticamente a concentrarsi sull’età e sulle capacità cognitive di Biden. È troppo vecchio e disorientato per guidare il “mondo libero”? È riuscito a superare la conferenza stampa senza inciampare troppe volte? Nella copertura mediatica del vertice, tuttavia, si è persa una seria discussione sull’età avanzata della NATO e sulla capacità della NATO di guidare il cosiddetto“mondo libero”.

La Piovra NATO

di Medea Benjamin*, World Beyond War

A 75 anni, la NATO non è invecchiata bene. Nel 2019, il presidente francese Emmanuel Macron aveva già lanciato l’allarme, accusando la NATO di “morte cerebrale”. Mentre l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha dato alla NATO una nuova prospettiva di vita, l’adesione della NATO all’Ucraina rende di fatto il conflitto – e il mondo – più pericoloso.

Ricordiamo perché è stata fondata la NATO. Mentre dalla devastazione della Seconda Guerra Mondiale andavano emergendo i contorni della Guerra Fredda, dieci nazioni europee, insieme agli Stati Uniti e al Canada, si univano nel 1949 per creare un’alleanza che nelle loro dichiarazioni doveva scoraggiare l’espansione sovietica e, grazie a una forte presenza nordamericana nel continente, fermare la rinascita del militarismo nazionalista in Europa e incoraggiare l’integrazione politica europea. Ovvero, secondo una battuta del primo segretario generale dell’alleanza, Lord Ismay, il suo scopo era “tenere i sovietici fuori, gli americani dentro e i tedeschi sotto”.

Sono passati decenni da quando l’Unione Sovietica è collassata e le nazioni europee si sono ben integrate. Allora perché la NATO continua ad esistere? Quando l’Unione Sovietica crollò nel 1991, insieme alla sua alleanza militare chiamata Patto di Varsavia, la NATO avrebbe potuto – e avrebbe dovuto – dichiarare vittoria e chiudere. Invece, è passato dai 16 membri nel 1991 ai 32 membri di oggi.

La sua espansione verso est non solo ha violato le promesse fatte dal segretario di Stato James Baker al leader sovietico Mikhail Gorbaciov, ma è stata un grave errore. Il diplomatico americano George Keenan avvertì nel 1997 che “l’espansione della NATO sarebbe stato l’errore più fatale della politica americana nell’intera era post-Guerra fredda”. In effetti, sebbene l’espansione della NATO non legittimi l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022, ha comunque provocato la Russia e acceso nuove tensioni. I membri della NATO hanno anche svolto un ruolo chiave nel colpo di stato ucraino del 2014, nell’armamento e nell’addestramento delle forze ucraine in preparazione della guerra con la Russia e nell’annullamento dei negoziati che avrebbero potuto porre fine alla guerra nei suoi primi due mesi.

Dopo due anni di guerra brutale, il vertice NATO si è concentrato su come sostenere i fallimentari sforzi dell’Ucraina per respingere la Russia. L’insistenza sulla creazione di uno scenario “a prova di Trump”, che garantirebbe all’Ucraina miliardi di aiuti militari per gli anni a venire e un “percorso irreversibile” verso l’adesione alla NATO, è in realtà una garanzia che la guerra si trascinerà per anni – proprio perché l’adesione alla NATO è la preoccupazione numero uno della Russia. Al vertice non si è parlato di come porre fine alla guerra procedendo verso un cessate il fuoco e colloqui di pace. Perché? Perché la NATO è un’alleanza militare. L'unico strumento che ha è un martello.

Abbiamo visto la NATO brandire illegalmente e senza successo questo martello in un paese dopo l’altro negli ultimi 30 anni. Dalla Bosnia e la Serbia all’Afghanistan e alla Libia, la NATO ha giustificato questa violenza e destabilizzazione con la pretesa di difendere “l’ordine basato sulle regole”, violando ripetutamente i precetti fondamentali della Carta delle Nazioni Unite.

La NATO è ora un colosso militare con partner ben oltre il Nord Atlantico, che circonda il globo dalla Colombia alla Mongolia all’Australia. Si è rivelata un’alleanza aggressiva che avvia e intensifica le guerre senza consenso internazionale, esacerba l’instabilità globale e dà priorità agli accordi sugli armamenti rispetto ai bisogni umanitari. La NATO fornisce una copertura agli Stati Uniti per posizionare armi nucleari in cinque nazioni europee, avvicinandoci alla guerra nucleare in violazione sia del Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari che del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. La NATO ci sta mettendo tutti in pericolo nel disperato tentativo di riaffermare l’egemonia globale degli Stati Uniti in quello che oggi è un mondo multipolare.

Il 75° anniversario della NATO è il momento opportuno per fare il punto sulla visione obsoleta del mondo della NATO e sulle violazioni del diritto internazionale. La NATO dovrebbe essere messa a tacere in modo da poter rivitalizzare e democratizzare la sede adeguata per affrontare i conflitti globali: le Nazioni Unite.

(trad. AWMR Italia)

https://worldbeyondwar.org/similar-to-biden-nato-is-aged-and-unfit-for-leadership/

*Medea Benjamin è co-fondatrice del gruppo pacifista CODEPINK Women for Peace, che aderisce alla rete Global Women for Peace united against NATO (GWUAN). È autrice di numerosi libri, tra cui Guerra in Ucraina: dare un senso a un conflitto insensato, scritto in collaborazione con Nicolas J.S. Davies. Il suo libro più recente, scritto in collaborazione con David Swanson, è “NATO: What You Need to Know”.



 

08/07/24

Washington DC / “Espansionismo e guerre sono la vera natura della NATO globale”

In apertura del contro-vertice “No NATO – Yes Peace”, che ha riunito nella capitale Usa, il 6 e 7 luglio 2024, migliaia di attiviste e attivisti pacifisti provenienti da ogni parte del mondo, la parlamentare tedesca di origine curda, Sevim Dagdelen*, ha pronunciato un “J’accuse” puntuale e coraggioso nei confronti della vera natura aggressiva e bellicista dell’Alleanza Atlantica.

Sevim Dagdelen (Washington DC, 6-7 luglio 2024)

Giusto in tempo per il suo 75° anniversario, la NATO ha gettato la maschera. E il vertice della NATO dei prossimi giorni a Washington è un momento particolarmente illuminante in questo smascheramento. La storia dell'Illuminismo ci insegna a non prendere mai per oro colato l'immagine che una persona o un'organizzazione dà di sé. Lo stesso vale per le prime fonti delle idee illuministiche nell’antica Grecia. I greci già ebbero questa intuizione. Sopra il Tempio di Apollo era incisa la massima: conosci te stesso!

Se prendiamo questa ingiunzione non alla leggera, come un gentile promemoria dei limiti del pensiero umano, ma anche nel senso su cui insisteva il filosofo presocratico greco Eraclito – cioè che “spetta a tutti gli uomini conoscere se stessi e pensare bene” – allora dobbiamo considerare la conoscenza di sé come qualità umana essenziale, che forse dovrebbe applicarsi anche alle nostre organizzazioni.

Con la NATO, invece, sembra che avvenga esattamente il contrario. Per la NATO, la negazione della sua vera natura fa parte dell’essenza dell’organizzazione. O, per dirla in altro modo, l’identificazione quasi totale con l’immagine di sé fa parte dell’essenza dell’alleanza militare. È ancora più sorprendente, quindi, che i media occidentali si accontentino così spesso di restituire al pubblico migliaia di iterazioni di questa immagine di sé, senza fare domande e senza fermarsi a considerare se l’immagine rappresenta adeguatamente la realtà.

In effetti, 75 anni di NATO equivalgono a 75 anni di negazione, anche se con una drammatica espansione di scala e portata negli ultimi anni.

Ciò è dovuto in parte al fatto che i tre grandi miti della NATO stanno ormai tramontando.

Il primo è il mito centrale di una NATO organizzata come una comunità di difesa impegnata nel rispetto del diritto internazionale: una NATO che è una comunità di stati costituzionali che sostengono la legge e consentono al diritto internazionale di governare le sue azioni, come se esistesse per nessun altro scopo se non quello di difendere il territorio dei suoi membri.

Ma se interroghiamo le reali politiche della NATO, cosa troviamo?

01/07/24

FDIM/WIDF- Per una azione permanente contro la guerra

“No alla guerra! Solidarietà dei popoli contro l’imperialismo!” era il tema centrale del webinar europeo della FDIM/WIDF tenutosi il 29 giugno 2024, organizzato dall’Ufficio regionale europeo della Federazione Democratica Internazionale delle Donne.

Webinar europeo della FDIM/WIDF (29 giugno 2024)


Al webinar hanno partecipato le organizzazioni europee della FDIM/WIDF, la presidente internazionale della FDIM/WIDF Lorena Peña, le rappresentanti delle organizzazioni di Europa, America Latina e Caraibi, Paesi arabi, Africa, Asia affiliate alla FDIM/WIDF: Christina Skaloubaka, presidente della Federazione delle Donne di Grecia (OGE) e Mairini Stefanidis, co-coordinatrice della regione europea FDIM/WIDF per conto della stessa Federazione delle donne greche (OGE); Ada Donno, vicepresidente della FDIM/WIDF per l’Europa e presidente dell'Associazione Donne della Regione Mediterranea (AWMR Italia); Liz Payne presidente dell'Assemblea Nazionale delle Donne in Gran Bretagna (NAW); Eleni Evagorou segretaria organizzativa del Movimento delle donne POGO, Cipro; Regina Marques, Movimento Democratico delle Donne (MDM), Portogallo; Aslıhan Çakaloğlu dei Comitati di Solidarietà delle Donne (UWEF) Turchia. Marta Martin del Movimento Democratico delle Donne (MDM), Spagna. Nisreen Morqus, Presidente del Movimento Democratico delle Donne (MDWI), Israele. Azar Sepehr dell'Organizzazione democratica delle donne iraniane in Gran Bretagna (DOIW); Intisar Elwazir vicepresidente della FDIM/WIDF per i Paesi Arabi, presidente dell’Unione Generale delle Donne Palestinesi; Anahí Arizmendi portavoce del Frente Bicentenario de Mujeres 200, Venezuela; Fernanda Larrainzar, Presidente della Organizacion de Mujeres Trabajadoras de Mexico (OMTM)
Hanno portato i loro saluti i rappresentanti del Consiglio Mondiale della Pace (CMP), della Federazione Sindacale Mondiale (FSM), della Federazione Mondiale della Gioventù Democratica (FMGD).

Riportiamo qui la relazione di Ada Donno (Awmr Italia).

Care amiche e compagne, innanzitutto vorrei ringraziare le nostre compagne della OGE-Federazione delle donne greche, Mairini e Cristina, insieme a tutto l'ufficio regionale europeo della FDIM/WIDF per lo sforzo organizzativo che ci permette di essere qui riunite a discutere e costruire un’agenda comune, che vogliamo attuare nel prossimo futuro.

Perché un’agenda comune incentrata sull'azione permanente contro la guerra? Permettetemi di rispondere a questa domanda semplicemente nominando due motivi di mia grande preoccupazione e angoscia. La prima è che le recenti nomine ai massimi livelli decisionali dell’Ue e della Nato, decise pochi giorni fa dai governi, non ci rassicurano, anzi, ci preoccupano e ci inquietano ancora di più. Il nuovo Segretario generale della NATO è, se possibile, ancora più atlantista e guerrafondaio del precedente, Stoltenberg. Con la crescita dell’estrema destra nel Parlamento europeo e la rielezione della signora Von der Leyen a capo dell’UE, siamo, se possibile, un altro passo avanti verso la guerra.

Il secondo motivo di inquietudine è osservare come l’elezione di donne ai più alti livelli decisionali non è sempre sinonimo o segno di progresso e di pace. Come è nel caso della nomina a capo della politica estera dell’UE della prima ministro estone, la signora Kallas, nota per le sue opinioni guerrafondaie e visceralmente russofobe, a favore del riarmo totale dell’Europa. O come è nel caso della prima ministra italiana Meloni, neofascista e dichiaratamente nemica dei diritti delle donne.

Da un lato, la nomina di tali figure femminili è indice di un completo travisamento e di un uso strumentale dell’uguaglianza delle donne, un espediente che serve ad attenuare agli occhi della gente comune la paura di trovarci sull’orlo del baratro e a distrarci dall’impressione che le istituzioni europee siano nelle mani di pazzi furiosi che non arretrano neppure davanti alla prospettiva di una guerra totale e nucleare.

Purtroppo vediamo come un’ideologia reazionaria e misogina stia guadagnando terreno in paesi come Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Ungheria, Italia, Paesi Bassi, Polonia e Slovacchia, e come l’estrema destra stia occupando le istituzioni democratiche, anche quando non è dentro i governi.

Sappiamo che esiste una connessione molto stretta tra il pensiero che si oppone all’avanzamento delle politiche di uguaglianza di genere e quello che considera la guerra come unica soluzione per le controversie internazionali, e quindi sostiene l’escalation del militarismo nelle società e il riarmo totale.

Ecco perché l’Awmr Italia – Donne della Regione Mediterranea ha partecipato attivamente alla recente mobilitazione contro il vertice del G7, che ha avuto luogo a metà giugno nel Sud Italia, dove i cosiddetti "sette grandi" si sono incontrati per confermare la loro volontà di accelerare la transizione delle economie capitaliste verso la "economia di guerra" con programmi di riarmo, di continuare a finanziare piani di guerra che possono avere risultati catastrofici per tutta l'umanità.

In una tavola rotonda su “DONNE CONTRO L’ECONOMIA DI GUERRA” – tenutasi nell’ambito delle attività contro il G7 – abbiamo detto che è vergognoso che si continui a sprecare risorse in un frenetico riarmo, quando solo una parte della spesa militare dei paesi G7 basterebbe a eliminare la fame, le malattie e la mortalità infantile dalla faccia del pianeta, a risolvere i problemi del riscaldamento globale e del drammatico deterioramento ambientale, a promuovere i diritti umani delle donne e delle ragazze ovunque vengano violati.

Noi donne abbiamo denunciato, quale causa principale del disagio della maggioranza delle donne, lo stesso modello di sviluppo capitalistico, sia per la distruttività insita nei processi di supersfruttamento del lavoro, sia per il deterioramento dei beni materiali e umani, l’aumento sistematico delle disuguaglianze e della povertà, e infine la guerra, divenuta un progetto operativo permanente di un sistema economico-politico-militare che cerca di sottomettere il pianeta e l’umanità che lo abita agli interessi lucrativi di pochi dominatori.

Gli slogan che le donne hanno gridato nella marcia contro il G7 a Fasano in Puglia sono stati: Non un soldo, non un soldato per le guerre della NATO! GIÙ LE MANI DAI DIRITTI DELLE DONNE! BASTA escalation militare! Fermare il GENOCIDIO DEL POPOLO PALESTINESE!

Inoltre, come Awmr Italia stiamo partecipando alla campagna di mobilitazione internazionale contro le basi USA/NATO promossa dalla rete Global Women for Peace united against NATO: con l’occasione del 75° anniversario della fondazione dell'Alleanza Atlantica ne andiamo denunciando il carattere sempre più aggressivo e guerrafondaio, l’espansione illimitata che ha destabilizzato pericolosamente le relazioni internazionali e alimentato conflitti che ci mettono sempre più a rischio di una catastrofe globale.

75 anni di NATO sono troppi e hanno già fatto troppi danni! La permanenza delle basi USA/NATO impone ai nostri paesi il coinvolgimento nelle operazioni di guerra della NATO in tutti i continenti che già fanno presagire uno scenario di terza guerra mondiale. A cui si aggiungono le ricadute sulla società delle politiche di riarmo e militarizzazione, con la sottrazione di risorse pubbliche, che dovrebbero invece essere destinate al benessere sociale, alla sanità, all’istruzione, al lavoro e alla tutela dell’ambiente.

Chiediamo un cambiamento radicale nelle politiche europee: noi donne guardiamo a un’altra Europa, dove vigano pace, solidarietà, liberazione per le donne e gli uomini che ci vivono, accoglienza e rispetto verso le donne e gli uomini che vogliono venire a viverci, senza discriminazioni, sfruttamento, nessuna oppressione, nessuna guerra.

Care compagne, nei prossimi mesi e anni dovremo impegnarci per accrescere la presenza della nostra FDIM/WIDF in Europa, per rafforzare l'ufficio di coordinamento europeo, coinvolgere le organizzazioni affiliate attorno all'obiettivo comune di fermare la guerra, fermare l’avanzata del militarismo e del bellicismo, realizzare il progetto di quello che abbiamo chiamato "tribunale di coscienza" internazionale contro i crimini di guerra e il genocidio a Gaza, come proposto dalla nostra presidente Lorena Peña.

Vorrei chiudere questo mio intervento ringraziando ancora una volta l'OGE e l'ufficio regionale europeo per il loro sforzo organizzativo che ci permette di essere qui riunite, per discutere e costruire un'agenda comune delle donne che vogliamo attuare nei prossimi mesi e anni, attraverso un piano d’azione che coinvolga le organizzazioni affiliate alla FDIM/WIDF in tutta la Regione europea, da Ovest a Est, in collaborazione con quelle delle altre aree regionali – in primo luogo la Regione Araba – per la costruzione di un Mar Mediterraneo di pace, giustizia, accoglienza , diritti e solidarietà. Grazie.